Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 18 nr. 157
estate 1988


Rivista Anarchica Online

Medio Oriente: botta...e risposta

Cari compagni della redazione,
non condividiamo né il punto di vista di Arturo Schwarz ("A" 154) né tantomeno il rilievo secondo noi eccessivo dato (anche graficamente) al testo stesso.
Si ha un po' l'impressione che "A" privilegi testi sostanzialmente in linea con la posizione enunciata da Schwarz, mentre finora non sono ancora apparsi interventi di segno diverso.
Ma veniamo al testo sopra citato.
Prima di tutto c'è un'affermazione molto grave, quasi razzistica: "I musulmani provano per gli ebrei (e per tutti gli "infedeli" e le minoranze etniche come copti, drusi, bahai, curdi, ecc...) soltanto odio e disprezzo" che si cerca di dimostrare con fatti personali e citazioni quantomeno discutibili (ad esempio: l'appello dl Radio Cairo è buttato lì senza indicare la fonte) e comunque sempre orientate nel senso del fanatismo islamico che, lo sottolineiamo, non è di tutti gli arabi.
Inoltre si ha l'impressione che Schwarz pensi ad una specie di equazione OLP=palestinesi. Poi l'autore pone un curioso circolo vizioso: all'inizio sono i palestinesi ad essere usati come seminatori di inutile zizzania, mentre di seguito le carte vengono rovesciate, con i "cattivi" paesi arabi che sfruttano i diritti del popolo palestinese.
In effetti, che gli stati arabi (ma non i popoli) cavalchino la tigre palestinese, è vero, ma non è vera la prima affermazione e comunque ciò non implica la non-responsabilità di Israele, che invece Schwarz vorrebbe farci accettare.
Veramente strano è l'appello finale ad "una fratellanza cementata dalla lotta per una nuova Israele e una nuova Palestina, socialiste, libertarie, felici": rischia di essere tragico e involontario umorismo, date le premesse che pone nel corso di tutto l'articolo.
Saluti anarchici.

Patrizia Diamante, Eugen Galasso (Firenze)


Cari compagni Diamante e Galasso,
non so se "A" privilegi il mio punto di vista.
So invece che dopo la pubblicazione del mio testo, ho avuto richieste di ripetere l'intervento un po' ovunque: Brescia, Torino, Bologna, Trento, Venezia e anche dalla vostra città (l'Università Barbara di Firenze).
Ho ricevuto inoltre numerosissime lettere, telefonate e espressioni di plauso, tra le quali anche una dal penitenziario di Porto Azzurro. Nel corso dei dibattiti che hanno seguito i miei interventi, è sempre emersa una sostanziale identità di vedute.
Il vizio di fondo di alcuni militanti è di prendere per realtà i propri desideri, le proprie elucubrazioni teoriche. La cosa più difficile da fare accettare è ancora la verità, e non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere. Negare il fanatismo islamico, che purtroppo condiziona i popoli arabi (compreso quello palestinese), è negare l'evidenza, è dimenticare la storia di questi ultimi 80 anni.
Al riguardo ho ricordato fatti e circostanze che non è possibile confutare; i fatti sono cose testarde, come ricorda un detto inglese.
L'appello di Radio Cairo era stato sentito da me. I nostri carcerieri ci avevano radunato per ascoltarlo. Comunque, lo si ritrova nel Libro Bianco pubblicato a Londra dalla B.B.C., che precisa la data della trasmissione: 16 maggio 1948. Ma non è necessario risalire a quarant'anni. Radio Algeri e l'Agenzia di stampa del regime hanno diffuso due mesi fa un appello alla guerra santa contro "l'entità sionista", nel quale si afferma che "non esiste salvezza che nell'eliminazione di Israele" (Le Monde, 21 aprile 1988).
Il mese scorso, sempre a Algeri, l'ultima sinagoga in Algeria è stata completamente devastata; i libri e gli scialli di preghiera sporcati con escrementi (Le Monde, 7 maggio 1988). I massacri degli armeni da parte dei musulmani sciiti, a settant'anni dalla rivoluzione d'ottobre, sono notizie delle ultime settimane.
Il fanatismo islamico si sviluppa a tutti i livelli e contro tutti: ebrei, cristiani e musulmani, se non aderenti alle stesse sette. Il Centro Studi dell'Università del Cairo documenta che tra il 1945 e il 1981, i conflitti interarabi sono stati oltre 2270: 450 guerre, 500 attentati terroristici, 400 rotture di relazioni diplomatiche ecc., ecc. (Corriere della Sera, 9 giugno 1988). La sanguinosa guerra tra iracheni sunniti e iraniani sciiti è la manifestazione più micidiale di questo fanatismo insensato.
Strano definire le mie citazioni discutibili, dato che esse riportano non delle opinioni, ma fatti accertati. Ho citato ad esempio Marx, e per quanto riguarda la situazione attuale, le testimonianze di osservatori laici, estremamente qualificati, quali, tra gli altri, V. Maurus e L. George (quest'ultimo libanese e corrispondente, come la prima, del Le Monde).
Da parte palestinese ho citato l'esponente più rappresentativo dell'ala sinistra dell'O.L.P.: Nayef Hawatmeh.
Comunque, ho tentato di mettere in guardia contro l'ottuso riduzionismo inventato dagli antisemiti arabi e non, di destra come di sinistra, laici o religiosi, cripto o palesi, che confondono gli ebrei in generale con il popolo israeliano, e questi col governo israeliano. Anche Diamante e Galasso scrivono della "responsabilità di Israele", anziché delle colpe del governo israeliano. È come quando durante il ventennio si condannava l'Italia e non il fascismo, la Spagna e non il franchismo.
L'accusa che mi fanno i due interlocutori di voler fare accettare la non-responsabilità di Israele è semplicemente ridicola. Ho documentato, e lo faccio da anni, le gravissime responsabilità dei governanti israeliani. Ho chiesto la pubblicazione, quale complemento al mio testo, del manifesto di condanna de L'altra Israele. Nei Quaderni del Medio Oriente, da me pubblicati tra l'aprile del 1968 e il dicembre 1972, ho costantemente messo in luce la politica repressiva, annessionista e sciovinista dei governanti israeliani. Ricordo in particolare i seguenti numeri: L'altra Israele (novembre 1969), L'opposizione antisionista in Israele (maggio 1970), Escalation fascista in Israele (dicembre 1970), La sinistra extraparlamentare in Israele (ottobre 1972).
Il mio appello finale può sembrare strano soltanto a chi, accecato dai propri pregiudizi, taccia di "involontario umorismo" una posizione libertaria che ho sempre difeso con gli atti. Cordiali saluti,

Arturo Schwarz (Milano)