Rivista Anarchica Online
Medio Oriente: botta...e risposta
Cari compagni della redazione,
non condividiamo né il punto di
vista di Arturo Schwarz ("A" 154) né tantomeno il
rilievo secondo noi eccessivo dato (anche graficamente) al testo
stesso.
Si ha un po' l'impressione che "A"
privilegi testi sostanzialmente in linea con la posizione enunciata
da Schwarz, mentre finora non sono ancora apparsi interventi di segno
diverso. Ma veniamo al testo sopra citato.
Prima di tutto c'è
un'affermazione molto grave, quasi razzistica: "I musulmani
provano per gli ebrei (e per tutti gli "infedeli" e le
minoranze etniche come copti, drusi, bahai, curdi, ecc...) soltanto
odio e disprezzo" che si cerca di dimostrare con fatti personali
e citazioni quantomeno discutibili (ad esempio: l'appello dl Radio
Cairo è buttato lì senza indicare la fonte) e comunque
sempre orientate nel senso del fanatismo islamico che, lo
sottolineiamo, non è di tutti gli arabi.
Inoltre si ha l'impressione che Schwarz
pensi ad una specie di equazione OLP=palestinesi. Poi l'autore pone
un curioso circolo vizioso: all'inizio sono i palestinesi ad essere
usati come seminatori di inutile zizzania, mentre di seguito le carte
vengono rovesciate, con i "cattivi" paesi arabi che
sfruttano i diritti del popolo palestinese.
In effetti, che gli stati arabi (ma non
i popoli) cavalchino la tigre palestinese, è vero, ma non è
vera la prima affermazione e comunque ciò non implica la
non-responsabilità di Israele, che invece Schwarz vorrebbe
farci accettare.
Veramente strano è l'appello
finale ad "una fratellanza cementata dalla lotta per una nuova
Israele e una nuova Palestina, socialiste, libertarie, felici":
rischia di essere tragico e involontario umorismo, date le premesse
che pone nel corso di tutto l'articolo.
Saluti anarchici.
Patrizia Diamante, Eugen Galasso (Firenze)
Cari compagni Diamante e Galasso,
non so se "A" privilegi il
mio punto di vista. So invece che dopo la pubblicazione del
mio testo, ho avuto richieste di ripetere l'intervento un po'
ovunque: Brescia, Torino, Bologna, Trento, Venezia e anche dalla
vostra città (l'Università Barbara di Firenze).
Ho ricevuto inoltre numerosissime
lettere, telefonate e espressioni di plauso, tra le quali anche una
dal penitenziario di Porto Azzurro. Nel corso dei dibattiti che hanno
seguito i miei interventi, è sempre emersa una sostanziale
identità di vedute.
Il vizio di fondo di alcuni militanti è
di prendere per realtà i propri desideri, le proprie
elucubrazioni teoriche. La cosa più difficile da fare
accettare è ancora la verità, e non c'è peggior
cieco di chi non vuol vedere. Negare il fanatismo islamico, che
purtroppo condiziona i popoli arabi (compreso quello palestinese), è
negare l'evidenza, è dimenticare la storia di questi ultimi 80
anni.
Al riguardo ho ricordato fatti e
circostanze che non è possibile confutare; i fatti sono cose
testarde, come ricorda un detto inglese.
L'appello di Radio Cairo era stato
sentito da me. I nostri carcerieri ci avevano radunato per
ascoltarlo. Comunque, lo si ritrova nel Libro Bianco
pubblicato a Londra dalla B.B.C., che precisa la data della
trasmissione: 16 maggio 1948. Ma non è necessario risalire a
quarant'anni. Radio Algeri e l'Agenzia di stampa del regime hanno
diffuso due mesi fa un appello alla guerra santa contro "l'entità
sionista", nel quale si afferma che "non esiste salvezza
che nell'eliminazione di Israele" (Le Monde, 21 aprile 1988).
Il mese scorso, sempre a Algeri,
l'ultima sinagoga in Algeria è stata completamente devastata;
i libri e gli scialli di preghiera sporcati con escrementi (Le
Monde, 7 maggio 1988). I massacri degli armeni da parte dei
musulmani sciiti, a settant'anni dalla rivoluzione d'ottobre, sono
notizie delle ultime settimane.
Il fanatismo islamico si sviluppa a
tutti i livelli e contro tutti: ebrei, cristiani e musulmani, se non
aderenti alle stesse sette. Il Centro Studi dell'Università
del Cairo documenta che tra il 1945 e il 1981, i conflitti interarabi
sono stati oltre 2270: 450 guerre, 500 attentati terroristici, 400
rotture di relazioni diplomatiche ecc., ecc. (Corriere della Sera,
9 giugno 1988). La sanguinosa guerra tra iracheni sunniti e iraniani
sciiti è la manifestazione più micidiale di questo
fanatismo insensato.
Strano definire le mie citazioni
discutibili, dato che esse riportano non delle opinioni, ma fatti
accertati. Ho citato ad esempio Marx, e per quanto riguarda la
situazione attuale, le testimonianze di osservatori laici,
estremamente qualificati, quali, tra gli altri, V. Maurus e L. George
(quest'ultimo libanese e corrispondente, come la prima, del Le
Monde).
Da parte palestinese ho citato
l'esponente più rappresentativo dell'ala sinistra dell'O.L.P.:
Nayef Hawatmeh.
Comunque, ho tentato di mettere in
guardia contro l'ottuso riduzionismo inventato dagli antisemiti arabi
e non, di destra come di sinistra, laici o religiosi, cripto o
palesi, che confondono gli ebrei in generale con il popolo
israeliano, e questi col governo israeliano. Anche Diamante e Galasso
scrivono della "responsabilità di Israele", anziché
delle colpe del governo israeliano. È
come quando durante il ventennio si condannava l'Italia e non il
fascismo, la Spagna e non il franchismo.
L'accusa che mi fanno i due
interlocutori di voler fare accettare la non-responsabilità di
Israele è semplicemente ridicola. Ho documentato, e lo faccio
da anni, le gravissime responsabilità dei governanti
israeliani. Ho chiesto la pubblicazione, quale complemento al mio
testo, del manifesto di condanna de L'altra Israele.
Nei Quaderni del Medio Oriente, da me pubblicati
tra l'aprile del 1968 e il dicembre 1972, ho costantemente messo in
luce la politica repressiva, annessionista e sciovinista dei
governanti israeliani. Ricordo in particolare i seguenti numeri:
L'altra Israele (novembre 1969), L'opposizione
antisionista in Israele (maggio 1970), Escalation fascista
in Israele (dicembre 1970), La sinistra extraparlamentare in
Israele (ottobre 1972).
Il mio appello finale può
sembrare strano soltanto a chi, accecato dai propri pregiudizi,
taccia di "involontario umorismo" una posizione libertaria
che ho sempre difeso con gli atti. Cordiali saluti,
Arturo Schwarz (Milano)
|