Rivista Anarchica Online
Il ghetto siamo noi
Già in altre manifestazioni
svoltesi in varie parti d'Italia ci era parso di notare uno strano
fenomeno: ci recavamo in queste località con la volontà
di approdare a qualcosa di concreto e costruttivo, o quanto meno con
la speranza di trascorrere un paio di giorni in un ambiente dove il
dialogo, la discussione, il confronto e tutto quanto insomma possa
essere contributo alla lotta si svolgesse nel clima di reciproco
rispetto della individualità e di solidarietà
anarchica.
Ma niente di tutto questo avviene:
questo clima è introvabile. E, ci dispiace dirlo, con sempre
maggiore frequenza i responsabili di queste mancate occasioni di
incontro si identificano con alcuni gruppi di punx. Dobbiamo
riconoscerlo con estremo dispiacere, in quanto noi stessi abbiamo
avuto e abbiamo tutt'ora a che fare con l'universo punx anarchico.
Cosa c'è che non va? Giungendo a queste manifestazioni l'odore
di violenza è insopportabile; non avviene dialogo con questi
individui; le risse fra compagni si susseguono una all'altra; se una
ragazza si avventura sola per lo spazio della manifestazione è
subito "invitata al dialogo", con un molto libertario -
Bella figa, vieni qua! -, degno del più bieco e maschilista
avventore di un qualsiasi Bar dello Sport rionale; poi insulti,
provocazioni, sopraffazioni e altro non mancano.
Se qualcuno osa protestare con i
diretti responsabili di tutto questo, lo fa a suo rischio e pericolo.
Un pugno in faccia o una minaccia coltello alla mano sono quanto di
meglio si possa desiderare recandosi ad un incontro con compagni
anarchici.
Questo è quello che abbiamo
potuto notare alla riunione dei Centri Sociali tenutasi presso
l'Indiano a Firenze in primavera; e al Meeting Anticlericale di Fano.
I responsabili di tutto questo, come già detto, sono alcuni
gruppi di punx. Fatto ancora più allarmante, non si trattava,
nelle due occasioni, delle medesime persone, ma di individui diversi,
provenienti da città diverse.
Inutile dire che entrambe le
manifestazioni si sono concluse in ben povera cosa, grazie alla
continua degenerazione violenta, verbale e fisica.
Soprattutto quella di Fano, ridotta ad
un campo stretto d'assedio; molti compagni si sono visti costretti ad
andarsene, vista l'atmosfera creatasi. Tutto quello che pare
interessi queste persone è il raggiungimento del più
totale annullamento delle proprie facoltà fisiche e mentali,
ottenuto grazie all'alcool ed altro; la ricerca di tutto questo e del
denaro per procurarsene è l'occupazione principale di questi
individui, schiavi di una condizione psico-fisica: l'intorpidimento
mentale.
Libera scelta, certo; lo sarebbe, se
fosse fatta con coerenza, e non vagando in branchi con la ferma
intenzione di divertirsi prevaricando su altri.
Così, le forze dell'ordine non
hanno più l'esigenza di presenziare massicce; immagino già
come se la ridono in caserma e in questura pensando a noi che ci
pestiamo a dovere.
Ma oltre a tutto questo, il danno
portato da questi punx alla lotta anarchica è di ben altra portata:
se è vero che vogliamo demolire i muri del ghetto e avvicinare
più persone possibile alla lotta contro tutto ciò che è
contrario alla libertà dell'uomo, non è certo questa la
via. Tanto per chiarirci, ecco una scena.
Fano. Meeting Anticlericale. Due
ragazzi entrano nella rocca pedalando su di un tandem. Due curiosi.
Si fermano e osservano. Poco più in là, uno di questi
punx cammina veloce seguendo una ragazza. Nel passar vicino ai due
ragazzi, molla uno scappellotto in testa a uno dei due. I due
riprendono a pedalare e se ne vanno.
Quanti altri ancora se ne dovranno
andare? Ed ecco dove sono i muri del ghetto: il ghetto siamo noi, una
nostra sovrastruttura, né più né meno della
morale borghese o della religione; se quel punx fosse entrato in una
chiesa durante una funzione, l'avrebbero probabilmente trattato allo
stesso modo, invitandolo caldamente ad andarsene. Noi per primi ci
rifiutiamo di avere rapporti con la gente, di confrontarci con altre
persone, e non si parla qui di proselitismo né
indottrinamento.
Solo, non abbiamo intenzione di firmare
la resa e la sconfitta prima ancora di avere iniziato a lottare; di
fare propaganda da una parte per mandare contemporaneamente affanculo
chi si avvicina a noi dall'altra.
A questi punx, si può solo dire
che è comprensibile la situazione particolarmente tragica e
opprimente di chi vive in una metropoli, e i relativi comportamenti
violenti che ne derivano, purtroppo.
La giungla ha le sue leggi, ma è
proprio per abbatterle che è necessario incontrarsi senza
dimenticare dov'è la barricata e con chi abbiamo a che fare. Basta con le bolge infernali (...):
torniamo all'anarchia.
La compagnia teatrale UtopiA e altri
(Rimini)
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