Rivista Anarchica Online
Ma quale asocialità?
Con questa lettera desidero ribattere
- a titolo personale - quella pubblicata lo scorso ottobre "il
ghetto siamo noi" firmata dalla compagnia teatrale Utopia di
Rimini.
Faccio parte dei collettivi nazionali
punx anarchici e se vi scrivo è solo perché certa che
nessun altro lo avrebbe fatto con le medesime intenzioni considerata
la poca diffusione che la vostra rivista gode in ambienti antagonisti
e punx anarchici.
A parte questo, credo che non sia
giusto chiudere la questione liquidando chi come noi resta attivo
negli anni con le proprie proposte creative, musicali, politiche
tutte nell'ambito di un metodo - quello autogestionario - che è
e rimane anarchico, non mi sembra corretto, dicevo, sentire
considerare solo una delle tante voci - quella appunto della C.T. di
Rimini - a proposito dell'asocialità dei punx, un discorso che
ricorda non poco quello tirato fuori da alcuni amministratori
pubblici (Torino, Milano) che, ispirati dai vari sociologi ed
"operatori del settore", intendevano correggere le
pericolose devianze della gioventù metropolitana più
autorganizzata e cosciente a suon di "progetti giovani" e
denunce penali.
È
il solito discorso zeppo di obiettive ragioni di ordine ed igiene
sociale, finalizzate alla subordinazione dei comportamenti alle
regole borghesi della cosiddetta "civile convivenza". La
generalizzazione è da sempre efficace arma nelle mani dei
pennivendoli di regime per screditare ed isolare (opprimere) le
realtà meno disposte a barattare i propri costumi con quelli
tradizionali, ciò che sorprende è lo spregiudicato uso
che se ne fa anche da parte di alcuni compagni che non vogliono
capire e che preferiscono distaccate ed inequivocabili affermazioni
del tipo "i punx anarchici sono i pagliacci del movimento"
(nella fattispecie riferita a Roma) non tenendo conto che proprio a
causa dei bisunti stracci, gli orecchini al naso, ai capelli bizzarri
che spesso ci distinguono dalla massa, dicevo, grazie a questi
elementi esteriori già si sopportano le angherie di poliziotti
e fascisti; proviamo a sommare morale a morale,il
quadro si tinge tristemente di incomprensione, fraintesi, e scarsa
comunicativa sia coll'esterno che col movimento ufficiale (per
semplificare chiamiamolo così). Cari amici di Rimini, "alcuni
gruppi di punx" responsabili a vostro dire di molestie e di
mancati confronti con le altre individualità presenti alle
varie manifestazioni libertarie non è detto che possono
identificarsi come punx anarchici solo perché fisicamente si
trovano in quei luoghi di lotta, di discussione, di trasgressione, di
dibattito eccetera. La mobilità è ancora garantita
anche per i punk quindi non vedo perché i rompiballe di Fano
ai quali si fa particolare riferimento nella lettera in discussione
non potessero trovarsi là pur fregandosene di "dialogare"
perché ubriachi fradici. Penso che la tranquillità a
cui sembrano aspirare i compagni di Rimini poco si coniughi con le
manifestazioni anarchiche che attirano quei non propriamente campioni
di militanza che sono i punk, un'istituzione qualsiasi coi suoi
buttafuori e le sue regole offrono nel caso ben altri requisiti
selettivi. Credo che la discutibile frase "bella figa vieni qua"
non sia stata pronunciata in maniera corale ma da una voce isolata,
al solito di tutta un'erba si fa un fascio riproducendo lo stereotipo
del "dibattito educato" che poco si addice ad un
antagonismo reputato tale, spesso detto stereotipo viene riconosciuto
meno che niente come "propria devianza" da correggere da
parte di alcuni compagni... ortodossi?
"L'annullamento delle proprie
facoltà psichiche" a cui a vostro dire mirano i punk è
- per sorriderci sopra - la ciliegina sulla metaforica torta dell'intolleranza, non occorre scavare nell'universo giovanile e non,
antagonista e non, per trovare ubriaconi, intossicati da televisione,
fumati, intossicati da non inedite sostanze non ultima l'ideologia...
pericolosa scoria che inibisce lo spirito autocritico e scarica sugli
altri le colpe di una supposta o reale incomunicabilità negli
incontri libertari di varia matrice, area, tendenza (...).
Per concludere consiglio agli
interessati di procurarsi fanzine come La Pernacchia o il primo
numero del bollettino nazionale dei punx anarchici (entrambi
disponibili presso Controcultura Distribuzioni c/o il Forte
Prenestino, via Federico Delpino, 00171 Roma) per conoscere i loro
contenuti; a coloro che invece amano cimentarsi nell'occupazione
preferita dai preti, quella del giudicare, consiglio di calare - che
so! - al Forte Prenestino di Roma dove da più di due anni
opera (tra gli altri) il gruppo dei punx anarchici producendo
quotidianamente antagonismo e non chiacchiere. Un noto gruppo punk
musicale cantava "...combatti la tua guerra solo con la
mente..." quando non ci sentiamo di accettare una rassegnata
opposizione sulla difensiva e sul dibattito culturale solamente, ma
sull'attacco e sull'irriverenza coscienti contro il sistema
reazionario che ci opprime, come la mettiamo? Liberare noi stessi per
liberarci dai ghetti, via il condizionamento educativo e religioso
che ci "stagiona" nella pochezza di un'unica misura per
tutto, basta coi luoghi comuni.
Saluti libertari.
Lucia Malvezzi (Grosseto)
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