Rivista Anarchica Online
Il '68 a Palermo
di Salvo Vaccaro
Chi pensava, come me, che l'anno
appena finito avrebbe fatto registrare un boom di commemorazioni del
'68, è rimasto deluso sia per la ritrosia dei protagonisti,
noti e meno noti, di allora di parlarne in termini di riflessione
seria e non retorica, sia per la sovrana indifferenza delle
generazioni più giovani, impermeabili a simile attrazione
storica.
Quanto dico è venuto emergendo
dal convegno palermitano "Il sessantotto della periferia",
tenutosi presso la locale Biblioteca comunale nelle giornate del 28,
29 e 30 novembre scorso, sotto il patrocinio dell'assessorato
comunale alle attività culturali ed organizzato dalla cattedra
di storia della filosofia del Magistero di Palermo (in soldoni, da
Franco Riccio e dal sottoscritto).
Il taglio che intendevamo dare era
ampio: una riflessione a tutto campo su più temi, considerando
che il '68 locale fu anche eredità delle lotte degli anni '60,
fu il Belice, oltre ai movimenti studenteschi e operai. Avevamo
pertanto allestito una mostra fotografica con 160 foto d'epoca
(curata dal Centro Nuova Espressione Fotografica), un mini stand
librario con testi di allora e di studio, una rassegna documentativa
abbastanza ricca di volantini, riviste, ciclostilati, giornalini,
ecc; infine, abbiamo predisposto un opuscolo di "assaggio"
con foto, materiali, una cronologia storica, in maniera da dare una
prima idea del '68 locale.
Che, ecco la prima sorpresa, è
veramente esistito, con tratti magari di riporto, ma con quel
ventaglio di eventi, azioni, idee e immagini presenti in qualsiasi
'68 in ogni parte del globo. Una periferia viva, dunque, nonostante
il contesto fosse per certi versi più arretrato di quello
odierno (quando il caso Palermo è sulle prime pagine di tutti
i giornali) ed i problemi sociali fossero uguali a quelli che ci
ritroviamo oggi (impressionante la continuità nei vent'anni:
penuria d'acqua e di alloggi popolari, speculazione edilizia, caos
cittadino, insufficienza dei servizi pubblici, criminalità
mafiosa, ecc. ecc.).
I relatori intervenuti dopo il saluto
delle autorità ed i saggi introduttivi di Franco Riccio e
Carlo Donolo, hanno messo l'accento sulle varie sfaccettature in cui
si articolò il '68, dal mondo della cultura (Violante,
Perriera) a quello della politica istituzionale (Jannazzo,
Pintacuda), dalla sfera dei movimenti (Santino) a quella della
differenza femminile (Mafai), dal Belice vissuto dal di dentro
(Barbera), dal Belice visto da chi allora vi trascorse un periodo
venuto dalle metropoli settentrionali (Ramundo).
Nessun bilancio finale, comunque (con
la pubblicazione degli atti, ognuno potrà tirare le proprie
conclusioni in merito), anche perché la discussione finale ha
trovato discordanze più che convergenze: se il '68 ha fallito,
sconfitto proprio in ciò che viveva come tensione non ancora
progettata, e cioè la rottura dei rapporti di forza e la
rivoluzione antiautoritaria dal basso (Manconi), molto di quella
cultura è filtrata sino ad oggi (Brigaglia), magari
istituzionalizzatasi fisiologicamente come generazione al potere
(Zanca), talvolta distorta e piegata alle esigenze di recupero
riformista (Orlando, La Loggia).
È
anche vero, però, che è impossibile interpretare il '68
come evento unitario sotto un significante dominante, come ha
sostenuto Franco Riccio, bensì si tratta di cogliere quegli
elementi singolari che abbiano operato delle interruzioni visibili le
quali, oggi, possono ancora darci qualcosa del presente.
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