Rivista Anarchica Online
La carica
dei 101
a cura della Redazione
Giovedì 16 marzo, a Milano,
all'ospedale di Niguarda - dove era stato ricoverato qualche giorno
prima in seguito ad un ictus cerebrale - è morto Augusto
Micelli. Aveva da poco compiuto 101 anni.
Nato a Lecce il 25 febbraio 1888,
Micelli si era accostato giovanissimo al movimento operaio e
socialista, simpatizzando fin da ragazzino per l'anarchismo.
Carattere estroverso ed artistico, si era subito segnalato nella sua
regione per la sua attività di propagandista e di divulgatore.
Nelle prime due decadi del nostro
secolo fu tra i promotori di varie filodrammatiche (tra cui una
intestata a Pietro Gori, il "poeta dell'anarchia" a lui
tanto caro), che rappresentavano opere teatrali e bozzetti sociali, a
volte scritti dallo stesso Micelli.
Per il suo rifiuto di partire per il
fronte, all'epoca della prima guerra mondiale subì noie ed
intimidazioni, ma riuscì a non partire.
Trasferitosi a Milano, partecipò
nel primo dopoguerra alle infuocate vicende del "biennio rosso".
Significativo fu il suo contributo anche tecnico all'uscita del
quotidiano anarchico Umanità Nova, diretto da Errico Malatesta
(al cui pensiero Micelli continuò ad ispirarsi).
Pur controllato, non ebbe a patire
persecuzioni durante il nero ventennio fascista. Durante
l'occupazione tedesca, fu "rastrellato" dai nazisti nel
corso di un'azione di rappresaglia, che portò alla fucilazione
al Campo Giuriati di vari antifascisti. Micelli riuscì a
dileguarsi durante il trasporto dal carcere al luogo della
fucilazione.
Nel secondo dopoguerra Micelli ha
continuato a seguire la vita del movimento ed a seguirne le
iniziative. Di tanto in tanto, poi, la sua vena artistica lo spingeva
a scrivere pezzi teatrali, spezzoni di memorie autobiografiche, ecc.,
di cui poi lui stesso curava la pubblicazione in opuscolo.
Con particolare simpatia seguiva la
nostra rivista, alle cui "cene" non è mai mancato ed
alla quale mai ha fatto mancare il suo parere anche critico. Ogni
tanto squillava il telefono e questo giovane centenario ci faceva i
complimenti o ci tirava le orecchie (come diceva lui) per questa o
quell'altra scelta redazionale o grafica.
Aveva la passione di scrivere
acrostici: l'ultimo, scritto in occasione del proprio 101°
compleanno, si intitolava: "E ora affrontiamo la morte!".
Diciannove giorni dopo, moriva.
Il 20 marzo, in una mattinata piovosa,
gli abbiamo dato l'ultimo addio nei giardinetti sotto la sua
abitazione. C'erano i suoi parenti, i vicini di casa, gli amici. E
c'eravamo noi giovani, con le nere bandiere dell'anarchia. Nessuno,
però, aveva pensato di scrivere un acrostico per
quest'occasione. E poi, francamente, non ne saremmo stati capaci.
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