Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Detonazione
Nel parlare dell'attività
concertistica e discografica degli udinesi DETONAZIONE ho
sempre usato toni più che positivi, mescolando all'entusiasmo
della "fruizione" una forte - e non nascosta - simpatia per
le idee e le congetture anche extra-artistiche del gruppo. Dal 7"
autoprodotto dell'esordio, l'orwelliano "Sorvegliare e
punire" del 1983 (allora un vero e proprio record di
vendite: oltre duemila copie praticamente auto-distribuite),
all'enigmatico "Dentro me" col conterraneo P. P.
Pasolini in copertina, ultima uscita ufficiale edita dalla grossa
indie fiorentina IRA nel 1986: la creatività dei Detonazione
ha dato come risultato una grande quantità di musica, solo in
parte resa pubblica. I concerti tenuti sono stati relativamente
pochi, come pure le occasioni discografiche e le partecipazioni a
raccolte su vinile e nastro. Un talento sotterraneo, o quasi.
Negli archivi della Tunnel,
piccola etichetta gestita da alcuni membri del gruppo stesso, sono
però conservate le registrazioni più diverse. Una
memoria fatta di testimonianze di esibizioni dal vivo in Italia e
all'estero, mescolanze e scambi d'esperienze con altri musicisti,
appunti magnetici più o meno brevi, più o meno
disordinati. E ancora abbozzi, ritagli, prove, demo-tape, cover ed
"alternate versions". Ora, non essendo in possesso che del
test-pressing di questo disco (niente copertina, nessuna indicazione
sull'etichetta) posso solamente formulare delle ipotesi e, facendo
delle supposizioni, tentare qualche briciola di informazione. Le due
facciate di "Ultimi pezzi" (questo il probabile titolo
dell'album, il primo vero e proprio long-playing dei Detonazione) mi
sembrano progettualmente e cronologicamente ben distinte. Su di un
lato appunti, provini, qualche esperimento (mi sbaglio, o in un brano
c'è addirittura la voce di Piero Pelù dei
Litfiba nascosta sotto ad un reticolo di sovraincisioni?).
Sull'altro registrazioni dal vivo o presunte tali, probabilmente
frutto delle ultime esperienze. Il terreno d'azione del gruppo è
sempre stato composito ed accidentato, e questo lavoro riflette
diverse situazioni musicali, pur sempre riconducibili ad un certo
stile originale. Ritmi poliedrici e complicati, testi intelligenti,
armonie bizzarre e buona impronta tecnica, hanno portato i
Detonazione a ridiscutere dei "generi" musicali usando con
naturalezza linguaggi non-jazz e non-rock,
spingendoli a produrre delle "novità".
Novità in quanto tali, e non
perché semplicemente poco somiglianti al preesistente.
"Ultimi pezzi", adesso, per
me significa la sovrapposizione di due sensazioni diverse. Significa
una grossa soddisfazione, un po' difficile da raccontare, nel vedere
finalmente "resa pubblica" una manciata di frammenti di un
certo pregio, opera di una formazione ammirevole. Significa anche un
certo fastidio, una certa rabbia nel sapere di quest'album
"postumo" giunto con troppo ritardo, cioè ben due
anni dopo l'avvenuto ed irrimediabile scioglimento.
Testardi, recalcitranti a qualsiasi
definizione ed impegno, e proprio per questo commercialmente
sfortunati, i Detonazione non si sono mai voluti aggregare ad alcun
carrozzone, indipendente od alternativo o controcorrente che fosse.
Il loro individualismo sfrenato li ha portati a conseguenze estreme,
o a costruire di se stessi un'immagine spesso poco aderente alla loro
bella personalità.
I commenti sul disco, infine.
Nonostante la fattura tecnicamente più che buona, e nonostante
un leggero scivolone in senso kitsch (una imbarazzante cover di "Radioactivity" dei Kraftwerk! Perché non includere
invece la loro bella e stralunata interpretazione di "Love
will tear us apart"?), bisogna ammettere che i
Detonazione "da vivi" erano tutt'altra cosa. È
stato finora difficile, anche per loro stessi, imprigionare in un
pezzo di plastica il brio, la pazzia, l'imprevedibilità delle
loro creazioni, il gusto sottile di certi arrangiamenti dettato solo
dall'incoscienza e dall'inconsapevolezza, dalla non-paura del troppo
esporsi, del troppo "darsi". Tante cose da dire, da
proporre, da discutere.
E se, a sorpresa, il gruppo si
riformasse?
Non ci si può accontentare di un
buon pezzo di plastica, quando la posta in gioco è ben altra.
Romani e Cojaniz
Con un occhio al passato e uno al
presente/futuro, Tunnel/Records pubblica, contemporaneamente
all'album dei Detonazione, "Tarahumara", un altro
album - stavolta dal contenuto nuovo di zecca - intestato a Bruno
Romani (sax, mente e vocalist dei Detonazione, appunto) e al
pianista e compositore Claudio Cojaniz. Prima cosa che viene
spontanea fare è accostare la voce del sax di oggi alle vecchie
immagini che ne avevo: l'evoluzione è incontestabile e
sconcertante. Bruno Romani non ha perso tempo, ed ha dedicato studio,
sforzi ed amore al suo strumento, facendolo diventare una specie di
prolungamento dell'anima e del sentimento, come si dice succedesse ai
grandi musicisti di un tempo.
Anche se bisogna sempre stare attenti
agli scherzi con gli spiriti, c'è da scommettere che il buon
vecchio John Coltrane debba aver sussurrato più
di qualche buon consiglio all'orecchio di Bruno, e animato più
di qualche suo respiro in questo disco. Al volo leggero del sax fanno
da cornice, tappeto e sfondo i paesaggi ricamati dalle tastiere di
Claudio Cojaniz. Di estrazione classica, sperimentatore agguerrito
eppure sensibile, sa rendere vivo e palpabile ogni passaggio, ogni
attimo, ogni sospiro delle composizioni di quest'album.
Un'accoppiata fantastica, e
probabilmente un altro di quei dischi troppo intelligenti, destinati
a restare pietra preziosa racchiusa nello scrigno di pochi.
Entrambi i dischi sono distribuiti da
Indie, via C. Goldoni 42/d, 30170 Mestre Venezia. La
reperibilità, pertanto, dovrebbe essere limitata a quei negozi
che sono soliti trattare anche produzioni indipendenti nazionali.
Indie fa comunque anche vendita per corrispondenza: ha un catalogo
molto nutrito e prezzi competitivi.
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