Rivista Anarchica Online
Motociclisti
uniti
Motociclista "militante" da
sempre, ho "scoperto" da alcuni anni affinità sempre
più strette con l'ideale anarchico. È
stata quindi una piacevole sorpresa leggere l'articolo sulle "due
ruote" di Roberto Gimmi sul n. 163 di "A". Non voglio ripetere cose che ci ha già
raccontato Roberto, ma portare un'esperienza associativa che non ho
trovato nell'articolo di "A". Anche nell'ambito del motociclismo si è
avuta una organizzazione di tipo vagamente sindacale, o meglio: PER
IL MIGLIORAMENTO E LA LIBERTÀ
DEL MOTOCICLISMO STRADALE, questa la scritta che dal 1979 ha
accompagnato il marchio MOTOCICLISTI UNITI.
Il "M.U." è una libera
associazione di persone, unite sì dalla passione per le due
ruote, ma anche da una visione del mondo istintivamente libertaria e
che vede nell'aggregarsi, muoversi, dimostrare una forma di
antagonismo all'attuale tendenza che vuole fare della moto un
semplice status symbol al servizio delle mode passeggere e che
quindi, come tale va tartassato e spremuto da chiunque.
Il M.U. ha tentato di promuovere una
riqualificazione dell'immagine del motociclista, ha combattuto la
legge che obbliga i maggiorenni all'uso del casco (la prima
manifestazione in moto per le vie di Milano nel 1979 sotto una
pioggia battente a cui sono susseguite altre fino al triste passaggio
della legge), si è sempre opposto ai divieti di circolazione
alle sole moto, all'IVA del 38% per i mezzi oltre i 350 cc e altre
discriminazioni. Ha svolto opera di controinformazione attraverso un
proprio Notiziario, con volantinaggi, trasmissioni radiofoniche e
contattando i tanti autori di articoli denigratori sul motociclismo
in genere.
Le tante riviste del settore (abbiamo
anche MotoCapital!) non sono altro che contenitori di pubblicità
e, in quanto serve dell'industria ci hanno sempre boicottato e
inquadrato come personaggi scomodi. Anche tra i motociclisti
benpensanti, le nostre attività sono risultate sospette, forse
perché per loro la moto serve solo ad andare in gelateria la
domenica. Il boicottaggio e la prevenzione nei confronti di chi non
accetta le leggi e le regole che lo stato gli ha preparato non sono
certo una novità e così non stupisce non trovare anche
nell'articolo di "A" alcuna traccia di noi. Non è certo una colpa della
rivista o dell'autore dell'articolo, ma la dimostrazione che tutto
ciò che fa spettacolo (vedi Giacche Blu d'Italia o i vari
gruppi di "bikers" che amano farsi fotografare in bella
posa sulle pagine dei settimanali) ottiene pubblicità e
promozione, ma chi persegue obiettivi e non cede a compromessi viene
cancellato, isolato.
Ora, la mia non vuole limitarsi ad una
testimonianza perché spero di aver creato almeno curiosità
nei confronti di questa iniziativa e, "senza teorizzare
l'anarcomotociclista" spero che questa curiosità si tramuti
presto in un contatto o forse in una collaborazione.
Grazie per lo spazio, ciao
Fabrizio Villa (Monza)
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