Rivista Anarchica Online
Gardini sì grazie!
di Luigi Nicolis
"Il fatto è - gridava
Ermete Realacci, il presidente, aprendo i lavori del Convegno
Scientifico che ha preceduto il 3° Congresso della Lega Ambiente
(Siena, 3/5 novembre) (e mentre ancora l'atmosfera era arroventata
dalla contestazione dei congressisti di Massa e Cengio)... "Il
fatto è che noi dobbiamo fare i conti e confrontarci con tutti
gli interlocutori che intendono impegnarsi sulle questioni
ambientali: quindi anche con gli imprenditori!"...Tutto si può
dire della Lega Ambiente in questo momento, fuorché una cosa:
che non sia vitale, che sia addormentata o intorpidita... E il suo ultimo Congresso l'ha
dimostrato fin troppo. Anzi, diciamo che a un certo punto sfiorava
quasi la "sceneggiata". Tanto per cominciare è
partito con il "fattaccio" della contestazione interna
(Leghe locali, congressisti e verdi) contro la sponsorizzazione del
Congresso dal Gruppo Ferruzzi-Montedison e la partecipazione del suo
presidente, Raul Gardini, all'inaugurazione dello stesso (ma già
nei vari congressi regionali si erano levate voci di aspra condanna
contro la scelta dei dirigenti nazionali...). Peggio ancora: quando
le delegazioni della Lega ambiente Valbormida e di Massa hanno fatto
irruzione nella sala del convegno con cartelloni e striscioni
anti-Gardini, sono stati sloggiati dalla polizia, mentre Chicco
Testa, ministro-ombra all'ambiente e deputato del PCI (ex-segretario
della Lega) li ammoniva severamente tacciandoli di "immaturi"
(poi però li hanno lasciati entrare coi cartelli).
Tutto ciò non ha impedito al
Convegno di proseguire i lavori, così come non lo hanno
impedito il durissimo volantino della Lista Verde e Arcobaleno di
Siena o il "fondo" ancor più aspro di Rossana
Rossanda sul Manifesto del giorno successivo, anche se la polemica ha
serpeggiato dietro le quinte e sulla stampa per vari giorni ed è
comunque emersa durante il Congresso vero e proprio, due giorni dopo.
Nel frattempo un obiettivo indiretto, ma importante, gli
ambientalisti l'avevano raggiunto (non tutti i mali vengono per
nuocere): che la questione dell'ACNA di Cengio ritornava alla ribalta
e che lo scandalo della diossina trovata nelle acque di scarico nel
Bormida costringeva il Ministro Ruffolo a risvegliarsi. l fatti
successivi li sappiamo... Se poi Gardini manterrà l'impegno di
ridurre del 50% la chimica nell'agricoltura (sic!) lo verificheremo
nel futuro immediato.
Gardini a parte, anche sulla
sponsorizzazione in genere le polemiche si sono accese:
sponsorizzarsi o non sponsorizzarsi? Il congresso precedente, si
difendono i dirigenti nazionali, era stato sponsorizzalo dall'ENEA,
che allora era nuclearista, e nessuno aveva trovato da ridire... e
poi dove li troveremmo i soldi per convegni così (quasi 200
milioni!)?
"Accettare il finanziamento di
Gardini non significa avergli venduto il nostro silenzio
sull'industria chimica, - dirà Massimo Scalia, il Segretario
della Lega, nel suo intervento congressuale - ma semplicemente aprire
un dialogo e una trattativa con gli industriali che intendono
disinquinare". "Quando noi siamo andati all'Assemblea degli
azionisti della Montedison, e Gardini ha scelto di dialogare con
noi... allora noi abbiamo accettato un confronto con gli industriali
che intendono disinquinare - gli fa eco Ermete Realacci. "Non
c'è niente né dietro, né sotto, cara compagna
Rossanda! Ma è tutto alla luce del sole!" prorompe seguito da
uno scroscio di applausi... (Certo che anche il saluto dell'ASSOPLAST
col volantino distribuito all'ingresso non ci voleva...!).
Ma la "sceneggiata" non
finisce qui, anzi diventa quasi tragedia shakespeariana quando
persino lei, la "grande madre" dell'ambientalismo italiano,
il nume tutelare degli ecologisti nostrani, e fondatrice della Lega,
Laura Conti, dopo un intervento alla tribuna molto polemico verso le
tesi scientifiche di tutti gli esponenti dell'ambientalismo mondiale
sulla termodinamica, gli effetti serra e l'energia (e viene subito
dopo rimbeccata garbatamente ma con altrettanti argomenti scientifici
dal noto ecologo e docente di fisica nonché autore di
brillanti saggi Enzo Tiezzi) Laura Conti - dicevo - dopo questo
battibecco scientifico, che mina decisamente le basi delle nostre
teorie più correnti, se ne va quasi sbattendo la porta, anzi
si dimette dal Comitato Scientifico della Lega.
Poi, manco a farlo apposta, nelle
ultimissime ore, quando si tratta di approvare rapidamente la mozione
politica redatta da Realacci e Paolo degli Espinosa (capo del
Comitato Scientifico) prima di passare all'elezione del nuovo
Direttivo nazionale (sono le quattro del pomeriggio e le operazioni
congressuali sono appena cominciate, perché si è voluto
dare spazio al dibattito fino all'ultimo...) scoppia un altro mezzo
bailamme. Questa volta la polemica è sulla parola "sviluppo"
contenuta nel testo della mozione: gli emendamenti fioccano, la
presidenza è nervosa, Gianni Mattioli (reduce dalle fatiche
delle liste verdi romane) incastrato nel ruolo improbo di presidente,
cerca disperatamente di mettere ordine nella procedura, ma alla fine
- sommerso dalla mischia - perde il controllo della situazione e si
dilegua furtivamente dietro le quinte. "Basta con lo sviluppo!"
grida Cecilia Mastrantonio, giovane e focosa redattrice di NUOVA
ECOLOGIA, emersa improvvisamente sul palcoscenico. "Vandana
Shiva e Susan George ce l'hanno detto chiaramente al Convegno
Scientifico: lo sviluppo porta solo catastrofi! Anche con il prefisso
"eco" davanti, cioè eco-sviluppo (termine di cui si
è molto abusato nel convegno n.d.r.) il risultato non cambia:
e quindi propongo di sostituire la parola sviluppo con "società
sostenibile". La confusione giunge al suo apice.
Non valgono i tentativi mediatori e
accomodanti di Realacci e Degli Espinosa...In effetti eravamo giunti
al nodo di Gordio, al punto cruciale di tutte le dispute
tattico-strategiche dei movimenti ecologisti e alternativi o
semplicemente riformisti... Ma come risolverla ora con un battibecco,
a pochi minuti dalla chiusura del Congresso, quando per ore e ore,
relatori esperti di fama mondiale ne avevano discusso nelle tre
giornate iniziali del Convegno Scientifico, senza essere riusciti a
risolverlo, trovandosi anzi spesso su posizioni molto distanti (salvo
ad essere tutti d'accordo che con l'attuale sviluppo,
comunque, si va verso la catastrofe sicura...)? Ma forse quello che
importa, è che le contraddizioni siano finalmente scoppiate, e
proprio sulle questioni cruciali. È una discussione che speriamo non
si fermi più, e anzi si propaghi in ogni sede.
"PERCHÈ
CI SIA UN PO' DI LADAKH NEL NOSTRO FUTURO!" Ovvero come la tematica del Convegno
Scientifico si sia intrecciata col dibattito congressuale... Questa
frase, pronunciata da Massimo Scalia nel suo intervento al congresso,
si riferiva alla relazione di Helena Norberghodge, presentatrice
fuori programma di una relazione sulla sua esperienza quindicennale
nel Ladakh, la regione tibetana del Kashmir, dove è
sopravvissuta fino ad oggi un'antichissima civiltà autoctona
del Tibet, che negli ultimi anni è stata aggredita dalle
potenze colonizzatrici (indiane, pakistane, occidentali) con le loro
logiche "sviluppiste" e speculative, dovute soprattutto
all'irruzione del turismo moderno che ne ha distrutto improvvisamente
l'equilibrio originario (le barriere naturali come le montagne,
l'alta quota di 3500 m e l'impervietà non costituiscono più
un ostacolo per i trasporti moderni, ma anzi un incentivo...).
(cfr. Nuova Ecologia n°48,
Novembre 1989).
Il Ladakh, dunque, presentato da
Helena, con l'aiuto di magnifiche diapositive, com'era quando lei vi
era arrivata nel '73, un popolo tranquillo, coraggioso, fiero delle
sue tradizioni e come è diventato oggi. La strategia della
Lega Ambiente, quindi, secondo Scalia è, con un'immagine
poetica, "perché ci possa essere un po' di Ladakh nel
nostro futuro". Possiamo accettarla. Purché si salvi il
Ladakh, quello vero!
Il fatto è che la relazione di
Helena Norberghodge, seguiva quelle di Susan George, l'economista
americana contestatrice della Banca Mondiale e della politica
relativa verso i paesi del Terzo Mondo (autrice di famosi libri
sull'argomento e animatrice della recente Campagna Nord-Sud
debito-sopravvivenza) e di Vandana Shiva, altrettanto famosa e
popolare tra i verdi occidentali, per gli stessi motivi, e in più
perché leader del Movimento Chipko indiano. E stranamente
questi tre interventi, non casualmente accostati tra di loro e
straordinariamente omogenei e incastrati l'uno all'altro, hanno
formato come un tutt'uno, una summa teologica, un digesto sulla
teoria dello sviluppo per gli anti-sviluppisti...
"Il vero significato di
sostenibilità - è questo l'assunto centrale di
Vandana Shiva, su cui fa perno l'unica alternativa possibile alla
distruzione - è la priorità della conservazione
naturale rispetto alla crescita produttiva, la sostituzione
dell'economia di mercato con l'economia di natura, in cui l'uomo e la
sua sussistenza sono inseparabili dal loro ambiente naturale, sono un
tutt'uno con questo...". Sviluppo e mercato, quindi sono
ontologicamente incompatibili con l'ecologia, e quindi la mitigazione
del concetto (tipicamente ed essenzialmente capitalistico, ribadiamo
noi...) di sviluppo e crescita economica con aggettivi
come "eco" e "sostenibile" sono delle pure
finzioni, che possono al massimo servire come pannicello caldo di
fronte ai casi più brutali di sfruttamento e distruzione. Non
come obiettivo principale.
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