Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 19 nr. 169
dicembre 1989 - gennaio 1990


Rivista Anarchica Online

L'apartheid dei bambini
di Filippo Trasatti

Infanzia, fanciullezza, adolescenza: in altri termini "minore età". Minore non soltanto quantitativamente rispetto ai 18 anni, soglia per la legge italiana dell'età adulta, ma anche per i diritti negati, sbandierati, a titoli giganteschi dai media, interessati ai lati più appariscenti, morbosi e spettacolari della condizione dei minori.
Contro i dibattiti seriosi, che ci hanno annoiato per anni, intorno alla nuova legge sulla sessualità dei minori, può servire a risollevarci il libro di Martin Hoyles, The politics of childhood, (La politica dell'infanzia). Illustrato piacevolmente con vignette (di Phil Evans), stampe e foto d'epoca, il libro (Joumeyman, Londra 1989) conduce il lettore, con chiarezza e decisione, in un breve viaggio attraverso il mito dell'infanzia, mito ancor oggi dominante.
La tesi fondamentale è che l'infanzia (e la gioventù) non è uno stato o una condizione naturale, ma un prodotto sociale e culturale che si è modificato nel corso dei secoli. Il mito del bambino come essere debole e innocente, incapace di intendere e di esprimere i propri bisogni, comincia lentamente a prodursi nel corso della storia occidentale moderna e si radica a partire dal XVII secolo, a pari passo con la nascita della rivoluzione industriale.
Ciò che per noi oggi è ampiamente scontato, la "diversità" del bambino rispetto all'adulto, è una "costruzione" concettuale, che ha prodotto poteri e pratiche capillari nella società, ricavata a partire da un modello di uomo adulto, economico e produttivo, sessualmente maturo e "normale", meglio se sposato, psicologicamente stabile e sociologicamente inquadrabile negli indici statistici. Il bambino è concepito come il negativo di queste caratteristiche adulte e anche gli studiosi che, come Freud, hanno tentato di spingere più a fondo l'osservazione oltre i pregiudizi correnti, sono per lo più rimasti legati ad un'immagine di riferimento a tutto tondo dell'adulto.
Il libro tenta appunto di decostruire questa immagine comune del bambino, ponendola in una prospettiva storica e mostrandoci in tanti modi come ci siano state epoche e ci siano ancora culture in cui non esiste la separazione netta tra il mondo del bambino e quello dell'adulto.
Questa separazione riguarda tutte le aree fondamentali dell'esistenza, la sessualità, il gioco, l'educazione, il lavoro e la politica, e su ognuna di queste, Hoyles propone spunti interessanti, utilizzabili come punti di partenza per approfondimenti e ricerche ulteriori.
Non si tratta di cercare un'"età dell'oro" del bambino, perché e certo che mai ve ne sono state; il bambino è sempre stato sfruttato come gli adulti, se non di più. Lo scopo è invece quello di ricercare la "differenza" del bambino, non codificata e appiattita sul negativo dello stampo degli adulti. Se una parte del movimento femminista si è occupata di questo problema, è però spesso rimasta legata ad una concezione del bambino che accentua la sua dipendenza dalla madre.
Il libro cerca di dare voce ai bambini e ai ragazzi, riportando stralci di lettere e interviste, prese di posizione anche politiche, confessioni e espressione di bisogni e desideri.
Ed è forse anche per questo che l'autore ci dà quasi l'impressione di un libro collettivo, aperto, in movimento.
Un invito a più voci per cominciare a pensare il bambino come soggetto desiderante, politico, che tenta in ogni modo di opporsi al dominio sociale e adulto, in cerca di una propria via di liberazione, che non può essere uguale, pur essendo strettamente collegata, a quella degli uomini e delle donne. Come diceva Morris più di un secolo fa, i bambini hanno bisogno della rivoluzione più dei proletari. E, aggiungerei, più delle donne.

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Esistono pochi libri in italiano che seguano una linea interpretativa simile a quella di Martin Hoyles. Vanno perciò senz'altro segnalati come rarità il libro dello storico Philippe Ariès , Padri e figli, che ha influenzato notevolmente le ricerche successive in questa direzione, compresa quella di Hoyles; e nell'ambito di una diversa concezione della sessualità del bambino, è sicuramente interessante il libro di Tony Duvert, L'infanzia al maschile, e prezioso un opuscolo a cura di Egle Becchi, L'amore dei bambini.
Segnaliamo infine l'indirizzo dell'editore:
The Journeyman Press Limited, 97 Ferme Park Road, Crouch End, London N 8 9 SA, Inghilterra.