Rivista Anarchica Online
L'apartheid dei bambini
di Filippo Trasatti
Infanzia, fanciullezza, adolescenza:
in altri termini "minore età". Minore non soltanto
quantitativamente rispetto ai 18 anni, soglia per la legge italiana
dell'età adulta, ma anche per i diritti negati, sbandierati, a
titoli giganteschi dai media, interessati ai lati più
appariscenti, morbosi e spettacolari della condizione dei minori.
Contro i dibattiti seriosi, che ci
hanno annoiato per anni, intorno alla nuova legge sulla sessualità
dei minori, può servire a risollevarci il libro di Martin
Hoyles, The politics of childhood, (La politica
dell'infanzia). Illustrato piacevolmente con vignette (di Phil
Evans), stampe e foto d'epoca, il libro (Joumeyman, Londra 1989)
conduce il lettore, con chiarezza e decisione, in un breve viaggio
attraverso il mito dell'infanzia, mito ancor oggi dominante.
La tesi fondamentale è che
l'infanzia (e la gioventù) non è uno stato o una
condizione naturale, ma un prodotto sociale e culturale che si è
modificato nel corso dei secoli. Il mito del bambino come essere
debole e innocente, incapace di intendere e di esprimere i propri
bisogni, comincia lentamente a prodursi nel corso della storia
occidentale moderna e si radica a partire dal XVII secolo, a pari
passo con la nascita della rivoluzione industriale.
Ciò che per noi oggi è
ampiamente scontato, la "diversità" del bambino
rispetto all'adulto, è una "costruzione"
concettuale, che ha prodotto poteri e pratiche capillari nella
società, ricavata a partire da un modello di uomo adulto,
economico e produttivo, sessualmente maturo e "normale",
meglio se sposato, psicologicamente stabile e sociologicamente
inquadrabile negli indici statistici. Il bambino è concepito
come il negativo di queste caratteristiche adulte e anche gli
studiosi che, come Freud, hanno tentato di spingere più a
fondo l'osservazione oltre i pregiudizi correnti, sono per lo più
rimasti legati ad un'immagine di riferimento a tutto tondo
dell'adulto.
Il libro tenta appunto di decostruire
questa immagine comune del bambino, ponendola in una prospettiva
storica e mostrandoci in tanti modi come ci siano state epoche e ci
siano ancora culture in cui non esiste la separazione netta tra il
mondo del bambino e quello dell'adulto.
Questa separazione riguarda tutte le
aree fondamentali dell'esistenza, la sessualità, il gioco,
l'educazione, il lavoro e la politica, e su ognuna di queste, Hoyles
propone spunti interessanti, utilizzabili come punti di partenza per
approfondimenti e ricerche ulteriori.
Non si tratta di cercare un'"età
dell'oro" del bambino, perché e certo che mai ve ne sono
state; il bambino è sempre stato sfruttato come gli adulti, se
non di più. Lo scopo è invece quello di ricercare la
"differenza" del bambino, non codificata e appiattita sul
negativo dello stampo degli adulti. Se una parte del movimento
femminista si è occupata di questo problema, è però
spesso rimasta legata ad una concezione del bambino che accentua la
sua dipendenza dalla madre.
Il libro cerca di dare voce ai bambini
e ai ragazzi, riportando stralci di lettere e interviste, prese di
posizione anche politiche, confessioni e espressione di bisogni e
desideri.
Ed è forse anche per questo che
l'autore ci dà quasi l'impressione di un libro collettivo,
aperto, in movimento.
Un invito a più voci per
cominciare a pensare il bambino come soggetto desiderante, politico,
che tenta in ogni modo di opporsi al dominio sociale e adulto, in
cerca di una propria via di liberazione, che non può essere
uguale, pur essendo strettamente collegata, a quella degli uomini e
delle donne. Come diceva Morris più di un secolo fa, i bambini
hanno bisogno della rivoluzione più dei proletari. E,
aggiungerei, più delle donne.
************
Esistono pochi libri in italiano che
seguano una linea interpretativa simile a quella di Martin Hoyles.
Vanno perciò senz'altro segnalati come rarità il libro
dello storico Philippe Ariès , Padri e figli, che ha
influenzato notevolmente le ricerche successive in questa direzione,
compresa quella di Hoyles; e nell'ambito di una diversa concezione
della sessualità del bambino, è sicuramente
interessante il libro di Tony Duvert, L'infanzia al maschile,
e prezioso un opuscolo a cura di Egle Becchi, L'amore dei
bambini.
Segnaliamo infine l'indirizzo
dell'editore:
The Journeyman Press Limited, 97 Ferme
Park Road, Crouch End, London N 8 9 SA, Inghilterra.
|