Rivista Anarchica Online
A nous la libertè diario a cura di Felice Accame
Un'adunata di teneri refrattari
Se, tramite un'operazione non priva di
grossolanità, volessimo e potessimo "estrarre" le
idee di un regista dai suoi film - quasi una per una, come fossero
tessere di un mosaico -, da Peter Weir ricaveremmo: l'incanto di una
terra che bisogna saper prendere per il verso giusto (la sua
Australia, come campione della terra di ciascuno, in "Pic-nic ad
Hangig Rock", ne "L'ultima onda"), il rispetto per le
culture degli uomini (anche quando questi uomini non fanno più
Storia e fanno poco notizia - ne "L'ultima onda", in "Un
anno vissuto pericolosamente", in "Mosquito Coast"),
la condanna della violenza organizzata e delle sue giustificazioni
istituzionali (ne "Gli anni spezzati", altrimenti detto
"Gallipolis"), la denuncia di quanto gli interessi
nazionali e privati si alleino alla faccia degli interessi popolari
(in "Un anno vissuto pericolosamente") e l'ammonimento,
anche caustico e mordace, a non cercare fughe ormai impossibili verso
ecosistemi alternativi: il mondo è questo, gli uomini sono
questi, le cose sono andate così e così ed è con
tutto ciò - e solo con tutto ciò - che possiamo e
dobbiamo fare i conti (in "Mosquito Coast").
Tutte opinioni più che
rispettabili, ed a maggior ragione rispettate quando - come nel caso
di Peter Weir - l'abilita del narratore sa anche avvalersi di
immagini preziose, di musiche ben selezionate allo scopo
d'accompagnarle dolcemente, di visi partecipi e di corpi
sapientemente accreditati ad epoche e vicende. Nell'ultimo film di Weir - questo
"L'attimo fuggente" che nell'edizione originale
suonava, meno facilone e più descrittivo, "La società
dei poeti estinti" - si confermano le proprietà formali
(che poi, proprio formali e basta, non sono mai) e si approfondisce a
tal punto la struttura genetica delle idee-guida da far pensare ad un
risultato di certa e gagliarda maturità. All'analisi è
sottoposta la natura della tradizione - nella correlazione dei
sistemi produttivi definiti storicamente come "famiglia" e
"scuola" -, per evidenziarne la rigida funzionalità
nei confronti della trasmissione ideologica del potere. Progresso è
scarto dalla norma, deroga imprevista e faticosa, agra trasgressione,
amara violenza a sé e ad altri: alla consolazione dei più
in ciò che si conserva o che si finge tale per convenienza,
risponde il sacrificio di qualcuno, la rabbia di un gesto creativo e
le lacrime ingoiate da chi ha perso che, soltanto in un estremo
rantolo di generosità, si sa ritrovare coeso in una
consapevole minoranza. Grazie, allora, a questi pochi, perché
se no - oppressi nella stanca ripetizione di ciò che ci
consola ed al contempo ci inebetisce - la Vita non ci meriterebbe.
Grazie a questi giovani "poeti" che ogni tanto saltan fuori
sfuggendo alle maglie della ragione e fregandosene degli anatemi
dell'autorità; grazie a quelli che sanno "cogliere
l'attimo": senza di loro saremmo sempre al punto di prima e ci
vergogneremmo di noi stessi.
Vicenda semplice, quella cui Weir
ricorre per dare corpo a tutto ciò, e sciorinata con tutta la
delicatezza di cui c'era necessità e di cui è capace,
senza tuttavia "perdere l'attimo" in cui il tono va
indurito di quel tanto perché il proiettile superi la nostra
pellicola protettiva: l'universo concentrato e chiuso di un college
esclusivo - dove si preparano le cosiddette "classi dirigenti"
-, i ragazzi, l'insegnante nuovo, le regole gradualmente falcidiate,
l'autorità di simulacri viventi e di scienze che frana
rivelando menzogneri e menzogne, meschini calcoli di potere che
vengono spazzati via da una deflagrazione nella notte, la codardia
dei più, la rivolta del debole, un briciolo di solidarietà
che si oppone al sardonico trionfo della reazione. Tutto qui, e non è
poco: sufficiente a inscrivere il nome di Weir nel novero di coloro
cui sarà giusto stringere la mano. Recitato benissimo dai
ragazzi, che danno fragilità e tenerezza di persone e coraggio
di sentimenti ai loro personaggi, animato intelligentemente da Robin
William nei panni non comodissimi del professore; fra nebbioline
notturne e sussulti del cuore suggeriti da soluzioni d'intensa
musicalità, "L'attimo fuggente" ci rammenterà
a lungo la latenza di un rischio che riguarda tutti noi, nei quali -
che lo si sappia o no - alberga un "poeta" in via
d'estinzione.
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