Rivista Anarchica Online
Autogestione non è...
Ultimamente si fa un gran parlare di
autogestione, anche sull'onda della crescente popolarità dei
Centri Sociali autogestiti. In queste righe vorrei sottolineare,
però, a scanso di equivoci cosa implica il servirsi di questo
termine.
Autogestione sta ad indicare la
capacità di gestire, per i propri desideri, la propria
esistenza, comprendendo in questo le manifestazioni teoriche e
pratiche che si susseguono nel proprio vivere. Detto questo appare
evidente come il ricondursi all'autogestione sia lo sganciamento
reale o se vogliamo il superamento, che consente all'individuo la
possibilità di riprendersi quella decisionalità
sottrattagli dalla farsa democratica di una presunta volontà
popolare. Autogestione è il riprendersi la vita nella sua
totalità espressiva o non è niente!
Sgomberiamo il campo dai significati
parziali a cui si è giunti di recente; autogestione è
divenuta l'occupazione del tempo libero, un nuovo modo per proporre
la stanca immagine dell'antagonismo contemporaneo. Tutto questo al di
là di ogni possibile polemica con chi occupa il suo tempo alla
ricerca di un mutamento possibile; il mio cuore è con loro!
La decisione di scrivere alcune cose in
merito all'autogestione proviene infatti dal feroce desiderio di
mutamento che dentro me si agita. Fin quando per esistere si
dipenderà esclusivamente dallo scambio mercantile mutamenti
reali non se ne avranno, perché fermo restando il concetto di
scambio tramite compravendita resterà implicita la logica che
permette lo sfruttamento ed il dominio gerarchico.
Non accorgersi che i legami più
tenaci fra noi ed il reale sono di natura economica è credere
che una realtà di bisogni equivalga ad una realtà di
desideri. In pratica significa che non sono i mezzi che ci mancano
per dare corpo ai nostri ideali bensì che sono i desideri ad
essere naufragati nel trascinamento in atto.
Il mercato e la merce sono stati la
corda ed il cappio di un'umanità alla ricerca di un benessere
fondato sull'eventualità di un progresso stabile che permetta
all'uomo il sorgere da un mondo fatto di necessità all'alba di
una comodità cosmica in cui non resterà che raccogliere
e gustare.
Chi si richiama all'autogestione deve
sapere che in questo è racchiuso il sogno globale di una
determinazione totale che non esclude nemmeno il più
insignificante attimo della propria vita. Autogestione non può
essere la festa/concerto in cui si ricicla le attitudini al
mercantile degli antagonisti ed in cui in ultima analisi non si fa
che riproporre la merce sotto altre etichette. Autogestione non è
furto! Non è riappropriandosi del denaro oppure delle merci
che si stabilisce la propria indipendenza da essi, così come
non è la presa del potere da parte del proletariato che
abolisce il potere, in tutti e due i casi è solo una
ridistribuzione nera di beni che attirano e catturano la nostra
decisionalità.
Autogestione non è incontrarsi
criticamente e discutere sulle prospettive politiche e sociali
qualche sera alla settimana e trascorrere il resto del proprio tempo
dietro i meccanismi produttivi o distributivi della merce. Volendo
essere eccessivi si può pensare al valore intrinseco di quelle
monete che in tasca testimoniano la nostra appartenenza al mercato
degli stati o meglio allo stato di mercato!
Da parte mia, per quanto può
valere sto tentando di sganciarmi dal mercato e dalla sua logica
rivalutando come desideri ciò che un tempo era pura necessità.
Ho preferito iniziare a nutrirmi con quello che la mia attività
riesce a far maturare in un circostante naturale tentando di
raggiungere un grado d'indipendenza tale da consentirmi di ammiccare
all'autogestione. Per alcuni è un progetto utopico nel senso
deleterio che si usa appioppare al termine, per me è un
progetto utopico nella sua meravigliosa accezione reale di posto al
di là della conoscenza,ovvero immanifestabile nella topografia
ufficiale e per questo immune dalla logica mercantile della civiltà
dei rifiuti. Autogestione è un concatenamento strutturale
paragonabile alla meravigliosa armonia di un corpo umano, di un
animale, di una pianta...insomma l'armonia del vitale è ciò
che potrebbe rappresentare l'autogestione in atto.
Così come un corpo non è
gerarchicamente strutturato ma rappresenta la naturale aggregazione
cellulare, l'autogestione come l'anarchia sono la naturale e
spontanea organizzazione degli individui che escono alla vita come
corpo sociale. Lo so è un brutto esempio, troppi ancora
ritengono che alla testa ed al cervello siano affidati i compiti più
delicati ma non occorre essere Menenio Agrippa per comprendere come
questa visione sia sponsorizzata pompata per ottenere una
similitudine pseudo gerarchica, d'altra parte se il corpo in oggetto
fosse quello di un volatile forse le valutazioni muterebbero e
l'autogestione sarebbe la capacità di armonia che si sprigiona
da un falco in una corrente ascensionale che sale senza battere un
colpo d'ala!
Spero di non aver annoiato nessuno, ma
credevo legittimo indurre all'attenta considerazione del manifestarsi
mercantile in un quotidiano che mercifica qualsiasi cosa possa essere
oggetto di lucro, anche, e non è una novità, i
sentimenti genuini dell'essere antagonista.
Turbato non poco da tutto quello che si
è scritto sull'autogestione, che sembra l'ultima spiaggia del
dissenso, e che nella fretta rischia la fine dell'ecologia e della
libertà, ho creduto opportuno sottolineare che il fascino del
termine non deve indurre all'uso scriteriato o poco appropriato per
cui si banalizza alla fine per far quadrare i bilanci in rosso dei
nostri pensieri e delle nostre azioni. Mercato alternativo, concerto
autogestito, produzione di cultura...ambiguità nascoste
strisciano già a catturare le espressioni vitali dei Centri
Sociali Autogestiti e mentre con la testa si attivano fantasie e
memorie per mutuare immagini dell'autogestione si passeggia nel
mercato, nella merce e nella compravendita aderendo alla miseria
della sopravvivenza.
Per un'autogestione quotidiana del
quotidiano autogestito.
Von Blumen (Bordighera)
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