Benvenuta l'inattualità di questo libro (Voci da Tienanmen, a
cura di Salvo Vaccaro e Katia Albanese, i La Palma, Palermo 1991, pagg. 201, Lire 28.000), perché ci
fa ricordare quanto è labile la memoria mediata dell'occidentale "informato" al solo modello
di attualità del magnifico e progressivo sviluppo. Le voci di Tienanmen, sprofondate nel silenzio
di ritrovate concordie diplomatiche e commerciali, non troveranno certo nuova forza dai documenti raccolti,
già letti o ignorati, già dimenticati dai più, ma - senza aspettare anniversari o scadenze
emblematiche - possono offrirsi a riflessione nella loro essenzialità ed obiettività,
affinché si ritorni con la mente all'esperienza più bella, complessa ed inutile nella storia recente
della Cina continentale. Si è molto parlato (ma dicendo poco) delle forze oscure che hanno
governato il movimento della Seconda Primavera, degli scontri di potere sottesi al fermento democratico e
libertario espresso dagli studenti cinesi. Le testimonianze raccolte in questo volume restituiscono al fenomeno
politico l'anima di un'esperienza di piazza, di un popolo giovane che ha creato un'opposizione di contenuti e
simboli vissuti e concretizzati in un modello di organizzazione spontanea e assembleare. Partecipazione,
libertà, democrazia: non tanto "miti richieste" (così le definisce S. Maffettone nella
sua svogliata prefazione) quelle avanzate dal movimento studentesco, ovvero non così miti se fondate
nell'esempio di una pratica drammatica e determinata fino al sacrificio. Ma un'opposizione contro chi? Non
solo contro il per nulla "precario sistema comunista cinese", sebbene gli obiettivi dichiarati della
protesta studentesca fossero i geronti del governo. Ma soprattutto, oggi è evidente, lo spirito che
animava la protesta (spirito politico, non per le "riforme economiche" morivano gli studenti, ma
per i diritti civili) fu soffocato da quegli interessi commerciali che se furono in un primo tempo funzionali alla
protesta, finirono per giustificarne la repressione in nome di un principio che l'occidente ben conosce: il
"profitto" che giustifica la dimenticanza, e nella dimenticanza accomuna significativamente le
democrazie occidentali al regime comunista cinese. Sacrificando la domanda di libertà politica
a favore di una stabilità che garantisca una crescente apertura commerciale, la classe imprenditoriale
cinese è più responsabile principale che compartecipe della conservazione autoritaria, e fornisce
la linfa ideologica del necessario consenso al regime burocratico-militare. Attraverso questo connubio tra potere
politico militare e iniziativa imprenditoriale, la Cina realizza la sua "modernizzazione", ridiviene
attuale nel grande modello globale del mercato mondiale, e sulle pagine economiche dei
quotidiani. Così, il valore dell'inattualità delle voci di Tienanmen è nei contenuti
dimenticati che il libro ci restituisce, nel senso di un'opposizione che è innanzitutto affermazione di un
diverso modello sociale, come di individui deliberanti, responsabili e partecipi, risvegliati dal torpore della
pianificazione ideologica, delle molte oppressioni di vecchi mandarini e nuovi plutocrati.