Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 191
maggio 1992


Rivista Anarchica Online

Persecuzioni governative
di Gianni Sartori

E' una suora vicentina a scagliare l'accusa. Singolare combinazione: proprio a Vicenza, vent'anni fa, un giovane sudanese, seminarista comboniano, denunciò con forza le persecuzioni subite dalla sua gente da parte del governo sudanese. Si trattava di Paolino Lukudu, destinato a diventare vescovo di Juba (Sudan meridionale).
Mentre in quella circostanza le sue dichiarazioni suscitarono indignazione e provocarono slanci di solidarietà (ben al di fuori del ristretto ambito vicentino), stavolta le denunce sembrano destinate a svanire nella totale indifferenza.
Del resto, anche se persecuzioni e massacri subiti dalla minoranza nera del Sudan meridionale sono ricorrenti da quasi trent'anni, da un pezzo la stampa occidentale sembra volerli ignorare o quasi.
Un appello quindi che rischia di rimanere inascoltato. A lanciarlo è stata suor Lina Costalunga, sorella del fondatore dei "Costruttori di Pace", don Mario Costalunga. Definisce l'attuale situazione del martoriato paese africano un "Inferno" e aggiunge: "La sola speranza che ci sostiene è che un giorno anche questa indescrivibile, diabolica situazione terminerà".
Come è noto almeno dal 1963 periodicamente riesplode il conflitto (solo in parte di natura etnica e religiosa) tra la maggioranza araba musulmana del centro-Nord e i Neri (cristiani e animisti) del Sud.
Le speranze di pacificazione, saltuariamente alimentate da accordi (come nel 1972) tra il governo centrale e i movimenti di Liberazione nel Sudan meridionale, si sono poi rivelate illusorie.
In quell'anno si era avviato un progetto di autonomia (pur nell'ambito dell'unità nazionale) per la Regione meridionale (costituita dalle province dell'Alto Nilo, del Bahr el Ghazal e di Equatoria), un'area di 648.854 kmq, allora abitata da circa quattro milioni di abitanti.
Suor Costalunga racconta di aver preso parte verso la fine di febbraio ad una "marcia silenziosa per la Pace, per la fine dei massacri". Per tutta risposta il Governo ha ordinato la distruzione di una decina di villaggi della zona e la deportazione di qualche centinaio di persone.
"La gente, con i suoi pochi stracci, è stata portata lontano decine di km da qualsiasi centro abitato, in mezzo al deserto, ospiti solo della sabbia e del sole".
Qui sono rimasti, circondati e sorvegliati dalle forze armate. I soldati hanno impedito non solo ogni tentativo di fuga ma anche che qualcuno si azzardasse a portare loro aiuto.
Secondo le ultime notizie i sopravvissuti erano ancora là, senza più cibo né acqua, privi di ogni assistenza medica, in attesa della morte. La suora vicentina racconta come uno dei loro seminaristi fosse riuscito ad entrare di nascosto nell'immenso campo di concentramento, dopo aver percorso a piedi decine e decine di chilometri. Vi aveva incontrato solo "cadaveri ambulanti". Ritornato fortunosamente alla missione, ancora a distanza di giorni quando ne parlava non faceva altro che piangere.
Ha visto bambini, ormai incapaci di reggersi in piedi, con la pelle bianca per la denutrizione.
Non riusciva a riconoscere nessuno; dovunque solo gente disperata e affamata.
Ha raccontato che la maggior parte dei sopravvissuti se ne stava accovacciata dentro le buche che avevano scavato per difendersi dal freddo notturno, senza nemmeno una coperta per ricoprirsi.
Molti anziani erano già deceduti, altri erano "lì che guardano il cielo pregando il Signore di accorciare loro questi giorni".
E' facile immaginare come quell'immensa "valle di lacrime" si sarà ormai trasformata in un grande cimitero, una landa ricoperta di cadaveri, nemmeno considerati degni di sepoltura.
Del resto è di questi giorni la notizia che il Governo sudanese avrebbe già eliminato in questo modo, con la deportazione nel deserto, circa 400.000 (quattrocentomila) "squatters" (baraccati abusivi).
Era tutta gente fuggita dal Sud, dalla guerra e rifugiatasi nelle baraccopoli intorno a Khartoum e alle maggiori città del Sudan.
La denuncia è esplicita: "il Governo sudanese sembra voler distruggere tutti i cristiani del Sudan e lo sta facendo con tutte le sue forze. Inutili sono appelli e preghiere da parte delle nostre autorità religiose. Vengono ricambiati
con insulti e maledizioni'". Al momento dei rastrellamenti molte alunne della missione erano lontane da casa per la scuola. In questo modo si sono, per ora, salvate ma hanno perso la famiglia.
"Per adesso - continua la suora missionaria - le stiamo aiutando noi ma a scuola terminata non so cosa sarà di loro". E conclude: "Noi ci sentiamo schiacciare nell'impossibilità di fare di più di quello che stiamo facendo perché siamo tutti sorvegliati dalla Sicurezza e per ogni banalità siamo portati davanti ai giudici, vescovo compreso, con sentenze già belle e pronte".