Rivista Anarchica Online
Dalla notizia alla sua matrice ideologica
di Francesco Ranci
Analizzando attentamente le parole utilizzate in un articolo di un quotidiano sui naziskin tedeschi si possono
capire molte cose non dette
Sotto il titolo "Una condanna mite a naziskin assassini", il Corriere della Sera (15
settembre '92) propone un
articolo di cronaca la cui struttura argomentativa merita secondo me una breve riflessione. La condanna
riguarda cinque giovani che avrebbero ucciso un "immigrato africano", precisamente a quattro
anni di carcere, tre anni e sei mesi, e due anni con la condizionale. Definire il provvedimento "mite" -
possiamo dirlo pur non avendo una conoscenza approfondita del codice
penale e della giurisprudenza tedesca, né del caso in questione - è fin troppo generico. La
condanna è assai più
che mite, la pena comminata è straordinariamente esigua rispetto alle "normali" applicazioni. Si
tratta di una scelta lessicale volta a normalizzare l'operato, a prima vista anomalo, dei giudici. E ad essa si
accompagna - con la medesima funzione comunicativa - la categoria specificante di "naziskin assassini":
assassini speciali, condanna speciale. Lo snodo cruciale del testo è costituito da un "ma" in funzione
contrappositiva a qualcosa di non detto: come
nel classico esempio dell'annuncio matrimoniale in cui cercasi fanciulla "bionda ma illibata"; asseverante la
tesi che le bionde di regola non sono illibate (altrimenti sarebbe stata "bionda e illibata"). L'articolo in
questione, non firmato, esordisce con il fissare un riferimento - sufficientemente ripetuto dai
giornali del periodo in cui è chiamato a inserire il suo pezzo - che possiamo anche chiamare
"paradigma":
esordisce, cioè, dicendo che la "Germania è scossa dall'ondata di violenze
xenofobe". Notiamo che si parla "dell'ondata", richiamando cronache precedenti, e non di "una" ondata,
la cui esistenza
sarebbe da spiegare al lettore a meno di supporre che in Germania si abbiano ondate di razzismo (ma il
"Corriere" la chiama "violenza xenofoba"...razzista è chi vota Lega Nord!) così come ci sono
le onde del mare. Siamo d'accordo che esista "la" Germania, e siamo d'accordo che è in corso
"l'ondata": il consenso al
paradigma è ormai dato, o negato, e possiamo andare avanti con la lettura e con l'analisi, non senza aver
osservato che la metafora dell'"onda" si aggiunge come ulteriore livello di giustificazione, una metafora che
promette di deresponsabilizzare i protagonisti senza tuttavia accollarsi l'onere di un'analisi più
ampia. "Ma" - ecco il punto cruciale e la susseguente offerta di arricchimento del paradigma - "la
magistratura, a
giudicare da un verdetto emesso dal tribunale di Francoforte sull'Oder (ex Germania comunista), non sembra
aver colto in pieno la portata della minaccia". Le cautele relative al fatto che si trattava di un verdetto di
un singolo tribunale e la localizzazione del fatto in
zona "ex comunista", sembrerebbero ulteriori conferme che dalla Germania ci si aspetta la repressione del
razzismo. Allora, se la "magistratura", come avrebbe dovuto, avesse "colto in pieno la portata della
minaccia", ben altra
sarebbe stata la pena inflitta ai "naziskin": la risposta all'"onda". Tuttavia, troviamo che nella motivazione
della sentenza, la Corte in questione "sottolinea" che non si è voluto
dare un "esempio", ma, invece, puntare al "recupero" degli imputati. Lo stesso estensore dell'articolo
conclude dicendo che "durante le udienze, iniziate in luglio, davanti al tribunale
i militanti di destra hanno attuato ripetute manifestazioni di solidarietà con gli imputati, scontrandosi
con gli
attivisti di estrema sinistra" (ed è curioso che la qualifica di "estrema" spetti, in questo caso, alla
"sinistra"). Sembrerebbe piuttosto che, sentendosi pesantemente minacciati, i giudici abbiano optato per
il trattamento
"mite".
I puntelli dell'ideologia Se ci fosse stata una "e", al posto di quel "ma",
avremmo avuto una Germania scossa e una magistratura tedesca
conseguentemente indebolita; avendo invece un "ma", ci teniamo la Germania scossa e la sua magistratura
inopinatamente deficitaria. Come a dire che la magistratura dovrebbe sopperire alle carenze della
società di cui
fa parte, una tesi implicita, che in questo periodo è avvalorata da molte parti, ma non perciò
pone meno problemi
di plausibilità. Così come le bionde non sono illibate (secondo l'annuncio matrimoniale
precedentemente citato), la Germania
perseguiterebbe duramente i razzisti (secondo questo articolo, volto comunque ad avvisare che questa certezza
è scossa); ma la tesi è così poco convincente che dev'essere nascosta dietro un "ma"
e implicitata in una poetica
sequela di giustificazioni del perché ciò non avviene affatto. Dalla sentenza "mite" e
"rieducativa", alla categoria di "naziskin assassini", dalla "ondata" al giudizio sulla
"magistratura" ricavato però da un singolo e atipico tribunale. Riassumiamo - per terminare la serie
di questi puntelli all'ideologia dominante - il paradigma della "Germania"
che sarebbe "scossa dall'ondata di violenze xenofobe". Secondo l'estensore, la magistratura tedesca reagisce
debolmente contro i responsabili e pensa di poterli rieducare, non rendendosi conto di essere sulla via della
rieducazione essa stessa, perché non saprebbe "cogliere in pieno la portata della minaccia": si tratta del
ricorso
al medesimo meccanismo esplicativo con il quale è stato narrato il successo storico dei fascismi sui
regim
iliberali, sempre accusati di non aver capito cosa stava succedendo e di non aver capito che sarebbero stati fatti
fuori anche loro. Possiamo perciò considerare questo aspetto dell'argomentazione come un caso
esemplare, un'applicazione nella
cronaca di un sapere - sempre implicitato - riguardante la nostra società e la sua storia. Un sapere che
dipende
da certi presupposti che guidano la ricerca e che informano poi storia e cronaca.
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