Rivista Anarchica Online
I fatti di Lipetsk
di Alessio Vivo
Nella complessa realtà della Russia post-comunista, si segnalano anche le attività dei risorti
gruppi anarchici
e sindacalisti libertari. Ecco la cronaca di una grossa lotta antinucleare, conclusasi con la vittoria degli
anarchici
e degli altri ecologisti.
Per gli anarchici dell'ex-URSS sono diventate ormai una tradizione le
azioni in difesa dell'ecologia che vedono
la partecipazione di membri di diverse organizzazioni di differenti repubbliche. Tali azioni vengono condotte
secondo due direzioni:
a) come lotta contro il nuovo programma governativo di sviluppo dell'energia atomica; b)
come lotta contro le imprese più pericolose per l'ambiente.
L'anno scorso vennero condotte dagli anarchici dell'ex unione tre azioni. Nel luglio 1991 a Gorkij (oggi
Nizhnyj Novgorod), contro la centrale termonucleare della città. Come risultato la centrale venne
trasformata
da nucleare in centrale a gas, munita di attrezzature per la depurazione degli scarichi. Nei mesi di giugno e
luglio 1991, contro la centrale nucleare di Bagakovskoe, vicino a Saratov. Il risultato ottenuto fu l'interruzione
della messa in opera del nuovo (il quarto) blocco energetico e la rinuncia alla costruzione di due ulteriori
blocchi. Nei mesi di luglio e agosto del 1991, contro la grande industria chimica di Zappatore. Il risultato fu
la chiusura di tre reparti e la costruzione di apparecchiature per la depurazione. Nel corso
del 1992 sono state condotte due azioni: la prima ha visto l'infruttuoso tentativo di bloccare la
centrale nucleare "Leningrado", la seconda, che si è conclusa invece con un pieno successo, è
stata l'azione
contro la costruzione nella regione di Lipetsk dell'industria chimica "Viking Raps" da parte dell'impresa
svedese "Karl Hamens AB". Quest'ultima fabbrica doveva essere costruita con una tecnologia obsoleta, vietata
in Svezia e senza alcun impianto di depurazione. Le dimensioni della produzione di questa fabbrica erano
previste come corrispondenti a 15 volte quella di una fabbrica svedese dello stesso tipo. Inoltre, la regione di
Lipetsk possiede le zone del "terreno nero", terre fra le più fertili della Russia. Gli esperti economici
avevano
proposto al progetto 39 emendamenti, ma la "Viking Raps", con l'autorizzazione dei poteri centrali, venne
iniziata ugualmente senza tenerne conto. I contadini della zona avevano incominciato in maggio la costruzione
di barricate per bloccare il passaggio di materiali da costruzione e della tecnica necessaria. La dirigenza
dell'amministrazione regionale allora promise di vietare la costruzione dello stabilimento, vista la resistenza
della popolazione, ma con l'intenzione di ingannare i contadini, contando sul fatto che non avrebbero potuto
abbandonare indefinitamente i campi e quindi la loro lotta si sarebbe presto conclusa. I conti però erano
stati
fatti senza l'oste. Infatti sono entrati in azione gli anarchici, che hanno ben presto fatto fallire quei piani,
prendendo in mano la bandiera della rivolta.
L'articolo che segue è il racconto della rivolta avvenuta nella città russa di Lipetsk, nella regione
a sud di
Mosca, fra le città di Orel e Tambov, contro la costruzione nel cuore della Russia, da parte di una
Corporation
svedese a compartecipazione russa, di un grande complesso chimico altamente nocivo per gli abitanti e le terre
della regione. Esso ricalca fedelmente la cronaca scritta da alcuni dei partecipanti alla difficile azione, che
ha costretto le autorità locali e centrali a bloccare per sempre la costruzione.
La partecipazione dei movimenti libertari, soprattutto giovanili, affiancati da quelli ecologisti, è stata
determinante ed il racconto della coraggiosa e decisiva resistenza, a tratti riecheggiante quasi ricordi
ottocenteschi, sta già facendo il giro dell'immenso Paese, come quello di una straordinaria epopea,
destinata
ad entrare nell'immaginazione e nella memoria popolare. I fatti di Lipetsk dimostrano ancora una volta come
le istanze di difesa del proprio territorio da parte degli abitanti si saldino con quelli di autonomia, che significa
innanzitutto autodeterminazione e decisione del proprio destino.
Quei giorni dimostrano inoltre come solo azioni di protesta e rivolte popolari durevoli e decise, coordinate con
intelligenza e spirito di sacrificio, possono portare alla riappropriazione del proprio ambito vitale. Una lezione
della quale anche nel nostro paese è venuto il momento di fare tesoro.
Alessio Vivo
Il 15 giugno nel villaggio di Lenino (7 km a sudovest da Lipetsk) accanto al luogo di costruzione della
fabbrica
chimica "Viking Raps" è stato impiantato un accampamento ecologico di protesta.
In esso si è incominciato a lavorare per formulare le seguenti richieste: 1) prendere un'immediata
decisione circa l'interruzione della costruzione della "Viking Raps"; 2) prendere una decisione immediata
circa la ripresa della coltivazione delle terre rovinate dalla costruzione; 3) intentare un processo contro la
compagnia della "Viking Raps" per edificazione illegale e occupazione delle
terre. Il 17 giugno le rivendicazioni sono state trasmesse al Consiglio Regionale dei Deputati del Popolo
e alla stampa,
nonché consegnate energicamente al capo dell'amministrazione della regione Lipetsk, G. V. Kuptsov.
La sera
dello stesso giorno Kuptsov si è recato alla radio locale per rispondere alle domande degli abitanti.
Intanto due
giovani anarchici erano saliti su una casa del centro, non distante dalla radio, issando uno striscione nero lungo
10 metri con la scritta "STOP". Dal 18 al 28 giugno è stata organizzata una campagna per la pressione
mediante
lettere: nei punti di picchettaggio venivano distribuite cartoline da inviare a Kuptsov. Il 26 giugno i partecipanti
al campo, riusciti a penetrare nell'edificio del consiglio regionale, sono entrati nell'ufficio di Kuptsov,
comunicandogli che non se ne sarebbero andati finché non fossero state soddisfatte le richieste
presentate. Il
capo della regione allora si è visto costretto a promettere che le richieste sarebbero state osservate
lunedì 29 giugno.
Quando però il 29 giugno sono stati inviati al consiglio altri rappresentanti dei picchetti di protesta, il
capo della
Regione si è barricato nel suo ufficio non dando alcuna risposta e non ricevendo nessuno. Allora
prontamente
i giovani anarchici aiutati dalla popolazione hanno bloccato la porta dell'edificio e due di loro sono saliti sul
tetto, dal quale hanno strappato la bandiera tricolore della Russia per innalzare una grande bandiera nera.
Il vessillo è rimasto esposto per mezz'ora, finché sul tetto non sono salite le forze speciali del
Ministero degli
Interni (OMON), nella zona da giorni, che l'hanno tolta, bloccando anche coloro che l'avevano issata. Nel
momento in cui la bandiera anarchica aveva incominciato a sventolare, altri membri delle forze speciali hanno
incominciato a premere contro le forze della protesta e il palazzo. Rotto il cordone di polizia, molti altri giovani
sono riusciti a penetrare nel palazzo del consiglio. Kuptsov nel suo ufficio non c'era più, essendosi nel
frattempo
dileguato permettendo in quel modo ai giovani di occupare la stanza e di barricarvisi dentro utilizzando i
mobili. Intanto la richiesta avanzata di interruzione della costruzione veniva ripresentata con insistenza.
Resistere è stato possibile per due ore, poi sono penetrati nell'ufficio dalle finestre e sfondando la porta
otto
persone di un reparto per la lotta antiterrorismo, armati fino ai denti, con mitragliatori e giubbotti antiproiettile,
affiancati da oltre 40 persone dell'OMON (nell'ufficio erano penetrate solo 12 persone fra giovani libertari e
contadini). Tutti sono stati arrestati, ma immediatamente è scattata la resistenza passiva, con il rifiuto
di
testimoniare e la comunicazione di un generale sciopero della fame.
I rappresentanti del potere inizialmente volevano mettere in moto la procedura prevista dall'articolo 206 del
codice penale (teppismo), che prevede ancora 3 anni di lager, e dal 178 (interruzione del normale lavoro
dell'amministrazione statale) che prevede 5 anni di lager, ma la paura di suscitare uno scandalo, vista la
partecipazione di massa alla protesta, li ha trattenuti, inducendoli ad esigere solo il pagamento di una forte
multa.
Dal 30 giugno al 6 luglio sono proseguiti i picchetti e alle pareti della costruzione sono apparsi manifesti.
Finalmente, il 6 luglio ha avuto luogo una grande dimostrazione sulla piazza centrale di Lipetsk. Di fronte
all'edificio del consiglio della regione è stata costituita una tenda vigilata permanentemente, con lo
"stato
maggiore" della protesta. Il 9 luglio un furgone della polizia ha assalito la tenda, strappato i manifesti,
allontanato la gente, sequestrato gli appunti degli organizzatori dell'azione, gettato tutto il materiale in una
discarica fuori città. Però la protesta è continuata, la gente ha presto fatto ritorno negli
stessi luoghi.
Barricate di sabbia e mattoni Il 15 luglio una delegazione del campo di protesta
è stata inviata presso i deputati del consiglio cittadino e della
regione. Alla sera il presidente del consiglio della regione O. Koroljov ha proposto di porre la questione delle
richieste del campo alla sessione del Consiglio della regione del 16 luglio. Il giorno seguente il consiglio
regionale di Lipetsk ha deciso che se Kuptsov si fosse rifiutato di prendere una decisione, entro una settimana
sarebbe spettato all'organo esecutivo (piccolo consiglio) del Consiglio regionale stesso proibire la costruzione
della fabbrica. Il 20 luglio i coordinatori della protesta hanno ricevuto un rapporto di Greenpeace dalla Svezia,
dal quale si veniva a sapere che secondo studi sulle scorie di fabbriche analoghe la pericolosità della
fabbrica
in costruzione era di gran lunga superiore alle altre.
Il 23 luglio il "Consiglio minore" che doveva interrompere la costruzione della fabbrica come deliberato, non
si è nemmeno riunito. Allora il 25 viene deciso di circondare l'edificio del Consiglio della regione. I
partecipanti
all'azione, in stragrande maggioranza dei gruppi anarchici, si sono assicurati con corde alle porte e fra di loro.
Per mezz'ora la polizia ha tentato di rompere l'accerchiamento ma invano. Solo l'intervento dei corpi speciali
ha spezzato la catena umana, usando la violenza. Molti giovani sono stati caricati su furgoni della polizia, sui
quali sono continuate le colluttazioni. E. Businotvili (dell'IREAN, l'"Iniziativa degli anarchici rivoluzionari",
di Mosca) è anche riuscito a disarmare un agente dei corpi speciali. In seguito i furgoni hanno
trasportato i
fermati a 20 km dalla città, abbandonandoli molto lontano dalle vie di traffico e disperdendoli nei
boschi.
Intanto sulla piazza principale, di fronte al Consiglio della regione, sono sorte barricate di sabbia e mattoni
portati dal luogo della fabbrica in costruzione da parte delle rimanenti forze ecologiste ed anarchiche. Le mura
delle case si sono riempite di scritte e di slogan. La polizia ha continuato ad intervenire ripetutamente,
arrestando ancora alcuni giovani, che però sono riusciti a fuggire dal commissariato.
Gli imprendibili libertari Alla fine di luglio al presidio permanente si erano
aggiunte alcune centinaia di persone. Quattro membri della
gioventù anarchica sono riusciti nuovamente a salire sul tetto del Consiglio della regione e a piantarvi
la
bandiera nera. Sulla facciata dell'edificio gli stessi sono riusciti anche a scrivere in rosso: "Stop alla Viking
Raps". Quando sono scesi, la polizia si è lanciata per arrestarli, ma la folla, enormemente accresciutasi,
lo ha
impedito. Arresti sono avvenuti invece ancora la sera del 22 ad opera di nuovi reparti di polizia arrivati di
rinforzo (in due giorni lo stato maggiore della rivolta, localizzato alla tenda, è stato arrestato cinque
volte, ma
subito rimpiazzato da altri). L'accusa rivolta ai fermati era sempre quella prevista dall'articolo 206. Dopo un
giorno però gli arrestati sono stati liberati, avendo dimostrato di non essere coloro che erano saliti
sull'edificio,
gli imprendibili libertari.
Il 6 agosto a Lipetsk è stato convocato il direttore generale dell'impresa mista "Viking Raps",
Charitonov.
Quest'ultimo ha promesso ai coordinatori della protesta che il progetto della fabbrica sarebbe stato variato,
eliminando tutti i reparti dai quali sarebbero dovute uscire scorie altamente nocive, introducendo depuratori
degli scarichi aerei e liquidi. Promesse queste che si sono rivelate inutili, poiché accettando le
rivendicazioni
della rivolta il capo dell'amministrazione regionale Kuptsov il 12 agosto ha firmato un decreto recante il divieto
assoluto di costruire la fabbrica e l'ordinanza sulla riapertura delle terre invase dai materiali da costruzione alla
coltivazione. Inoltre la popolazione, sotto la guida degli studenti, si è costituita parte civile contro la
Corporation
della Viking Raps, per i danni arrecati al territorio e alle persone.
Certezza quasi assoluta Il 17 agosto le notizie riguardanti la vittoria della
protesta popolare e le gesta degli anarchici, in particolare
l'occupazione di palazzi governativi, stavano già facendo il giro delle città dell'immenso
territorio russo, come
i racconti di un'epopea.
La messa in pratica di tutti i punti del programma della protesta da parte dell'autorità, ha ormai dato la
certezza
quasi assoluta che quella fabbrica non verrà costruita più in alcun luogo della Russia.
All'azione di Lipetsk hanno partecipato le seguenti organizzazioni:
1) "Difensori dell'arcobaleno" (Chraniteli radughi), ecologisti;
2) "IREAN" (Iniziativa degli anarchici rivoluzionari);
3) Lega dei partiti verdi;
4) Confederazione degli anarchici dell'Ucraina (KAU);
5) Associazione dei movimenti degli anarchici (ADA);
6) Fronte Anarchico giovanile (AMF);
7) Difesa ecologica (Ekozashita).
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