Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
ElAstico Rock
Niente viaggio in Francia per il MIMI Festival quest'anno, e quindi niente reportage - potrete leggerne i
resoconti e i retroscena in uno dei prossimi numeri dell'ottima rivista Musiche -: Lucia era ormai molto avanti
con la gravidanza (nel frattempo, a proposito, è nata Valentina) e il viaggio troppo lungo nelle sue
condizioni.
Molto minore, invece, la distanza tra casa nostra e il luogo di un altro appuntamento proprio nello stesso
periodo, anche questo non solo musicale, e pure di elevato interesse. Il Centro Stabile di Cultura di Schio
(Vicenza) ha organizzato una nuova edizione dell'incontro ElAstico Rock: una buona occasione per respirare
aria buona, sia per le circostanti montagne dalla val d'Astico, che per la situazione in se stessa, completamente
autofinanziata ed autogestita, in completa pace ed indipendenza. Posto giusto, questo, per incontrare compagni
temporaneamente persi di vista, e soprattutto pretesto per ristabilire contatti, raccontarsi le novità e dare
un'oliata ai meccanismi della cultura alternativa e un po' di impulsi vitali agli scambi del materiale prodotto nel
tempo trascorso dall'incontro precedente. Oltre che per ritrovarsi e stare un po' in compagnia attorno a
qualcosa da bere, la gente è venuta per sentire della
musica. In questo senso l'organizzazione di ElAstico Rock ha privilegiato due soggetti "storici" del circuito
impegnato ed antagonista quali ISHI e KINA, nonché dedicato la seconda serata (alla quale, premetto,
non ho
potuto partecipare) a sonorità espressive contemporanee dai tratti ritmici ed elettronici più
marcati (i locali
JAWLESS, il gruppo croato TRANSMISIA, l'OTR POSSE di Varese). Nel gruppo ISHI sono confluite
le diverse ramificazioni del rock alternativo torinese: Franti, Environs, Panico,
le etichette indipendenti Blu Bus ed Inisheer. Una storia lunga, molto bella nonostante le interruzioni e la
ruvidezza dei rapporti personali che cambiano, ricca di emozioni grandi e sogni ancora più grandi, di
progetti
naufragati o materializzati improvvisamente, con sorpresa. Da tutte le esperienze passate, ISHI ha raccolto
preziosi insegnamenti musicali e la consapevolezza
dell'importanza della comunicazione. La scelta dei testi delle canzoni è sempre in bilico tra il racconto
poetico
ed intimista e l'interpretazione vibrante delle storie vissute per la strada e con la gente: ma una mescolanza di
"politico" e di "personale" che sorprende per la freschezza, forza e carattere. Parole che, appena ascoltate,
piantano un seme nel cuore. Un seme che germoglia subito e si fa albero dai grandi rami, oppure pietra
durissima e tagliente, oppure ancora si trasforma in una nuvola sottile. La voce di Lalli è sorpresa
mirabile di
forza, sentimento, disperazione, speranza. Nella sua bocca le parole si trasformano, ti toccano, cambiano colore.
Musicalmente parlando, ISHI è una nuova stagione dei Franti (hardcore folk, rinnovato e mai
rinnegato),
l'evoluzione degli Environs (ballate oblique striate di jazz e rumore), la faccia melodica nascosta dei Panico (la
chitarra di Vanni Picciuolo sa cambiare vestito in fretta e frequentemente...). Niente dischi di ISHI, per adesso:
spero sia solo questione di tempo, e che questo corra veloce. Veloce come i KINA, dal suono davvero
sorprendente, pulsante, ricco di energia e vitalità. Nel riascoltare la
loro musica a volte sembra che il tempo si sia fermato, forse perché i tempi in fin dei conti non sono
cambiati,
o perché i Kina cantano di cose legate al "dentro" delle persone senza che ci siano mode o tendenze
in grado
di sciacquarle via. E così va avanti la storia di un gruppo che non si è fermato per strada, e che
anzi della strada
ha fatto la propria ragione d'esistenza. Nell'autobus blu è salito da qualche tempo anche Stefano
Giaccone, alter-biografia ricca di attività, portando con sé la sua valigia piena di buone
intenzioni, di sassofono sporco, di
California, di anni Settanta e Ottanta e Novanta e chissà quant'altro e quant'oltre ancora. I Kina
hanno rimescolato tutto, tempo e confini di stato, e proprio adesso, 1992, saltano nella Chicago della fine
degli anni '60 riproponendo una canzone di Graham Nash divenuta bandiera senza tempo dell'utopia, del
cambiamento: "We Can Change the world", noi possiamo cambiare il mondo, vista dalla parte di chi è
sempre
capace di protestare e di arrabbiarsi anche, di unire la propria alle voci di chi crede che, continuando nella
citazione, leggi e regolamenti in fondo non servano a niente. Per informazioni e contatti: Centro Stabile di
Cultura, casella postale 12, 36015 Schio - ISHI c/o Vanni
Picciuolo, via Monginevro72, 10144Torino - Backdoor, via Pinelli 45, 10124 Torino - Blu Bus c/o Sergio
Milani, via Bramafam 14, 11100 Aosta.
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