Rivista Anarchica Online
Né madre, né puttana, né strega,
né santa: Camille Rosalie Claudel, la "pazza"
di Marc de' Pasquali
Vorrei proporre qui una rubrica d'arte per tentare ludicamente d'avvicinarci alla
difficile armonia fourieriana;
per tentare concretamente di sfatare quel ginepraio d'urtante ignoranza (eclatante nella supposta élite)
stratificatasi e difesa masochisticamente in nome di soprusi ritenuti più vitali; per tentare
consapevolmente
d'allontanare mercificazioni, mode, coazioni a ripetere d'immagini e commissioni sgarbate dentro le nostre
topesche quotidianità. La inizio pur sapendo quanto l'arte - come l'anarchia - non sia traducibile,
né spiegabile
od organizzabile, ma emozione, gioia, poesia, scaturigine di fatiche d'amore e dolore, di purezze quaresimali,
di desideri libertari, innovativi, unificanti - forza. Occupiamo questo minuscolo spazio perché riteniamo
insensato negare le nostre ricchezze, rovesciare il nostro gusto, e lo faremo bisbigliando, in contrasto col
prolifico culto dell'accumulo e della sua importanza, con l'agitazione di temporali e apocalittici cavalieri di
conquista, fame, guerra, morte. Nella sua piccola rivista (marzo 1916) la Anderson scriveva
che "Nietzsche ha detto di non economizzarsi ma
di spendersi" esortandoci all'apertura; all'essere bohemien, dada, privi d'ansie, senza fondo, ripetizioni; un
esistere universale di ponti su ponti, nei secoli dei secoli, con ironia, scialacquando energie, attenzione, porte
aperte, circolante piacere. Proviamoci. Dedichiamo questo nostro debutto a CAMILLE ROSALIE
CLAUDEL, grande scultrice (che non ha voce sulla
Treccani o sulla Garzantina), purtroppo femmina, resa folle dall'arte fallocentrica, castrata dall'abuso di potere
sciovinista e familiare, dalle istituzioni. "Io mi considero come uno scrittore religioso e cattolico. Se una
missione mi è stata imposta, è quella di portare nuovamente a un mondo corroso dal dubbio e
abbruttito dal
materialismo, l'idea della gioia e dell'amore, nella certezza e nella fede d'un Dio personale, a noi legato da un
rigoroso contratto". Parole di Paul Claudel, stimato poeta, drammaturgo, console, ambasciatore e diplomatico
in tre continenti (da Pekino a New York, da Tokyo a Rio, da Praga a Roma) che per evitare ulteriori scandali,
un po' infastidito, un po' padronalmente incestuoso, fa seppellire viva Camille, sua sorella maggiore,
sequestrandola in un crudele manicomio di provincia, per trent'anni, col divieto di ricevere posta,
visite. Anche Francois August Rodin era religioso e cattolico (ebbe persino la vocazione d'entrare dai padri
del SS.
Sacramento e il suo primo busto fu dedicato a Eymard, il fondatore), e non mosse un dito per l'amante Camille,
forse perché esaurito e rassegnato dalle ossessive lamentele e paranoie di lei, forse per il crescente
successo,
cavaliere della Legion d'onore, corteggiato a Palazzo Byron, la sua lussuosa dimora rocaille, a Parigi, con
giardino, Rilke come segretario; forse per la borghesuccia relazione con la fedele compagna Rose, il figlio, a
Meudon,Villa dei Brillanti (trasformate entrambe in musei nazionali, biglietto d'entrata 40 fr., dalle 10 alle 17,
lunedì chiuse, acquistabili sacchetti, cartoline, diapositive, video, cravatte, spille, ombrelli, cappellucci,
per
niente evidenziate le opere bellissime e struggenti della Claudel). E sì che Rodin, nuovo Michelangelo,
Donatello delicato - ed è vero, malgrado vent'anni di sbozzature e lezioni da Carrier-Belleuse, a lei, solo
a lei,
affida il compito di scolpire mani (azzurre vene di sangue che scorre) e piedi giacché col marmo Camille
è
notoriamente più abile e incisiva di lui. La storia della geniale e innovatrice artista che non
accettò la mansueta
consuetudine dei ruoli di madre o puttana, di strega o santa, diviene la storia di una povera pazza, affascinata
dai fauni e dalle saghe della foresta vicino la Champagne dov'è nata nel 1864. Trasferitasi nella capitale,
caparbia e individualista, scolpendo con lo stesso stile di Rodin senza averlo mai sentito nominare,
anticonformista, il suo vecchio maestro Alfred Boucher, alla fine, glielo presenta. Incontro fatale. Lui è
balbuziente e miope, massiccio e barbuto, maneggione e laido Pan; lei ha ventiquattro anni meno, è
claudicante,
vestita di nero sempre, incipriatissima, efebica, innamorata, sarà piegata. Lo sarà dopo dieci
anni di simbiosi
tra arte intelletto e cupe passioni, gelosie e competizioni, lunghe convivenze, reiterati addii, aborti. Lo
sarà tra
violenze, sporcizie, ubriacature, autorité, senza nessuna pietas un incubo per tutti, sicché nessun
interessamento,
intervento amoroso, comprensione, nemmeno dalla madre, né dalla sorella, sino alla morte, nel 1943,
alcun
funerale. Più fu se stessa, più fu usata e annullata. Al primo piano del Museo d'Orsay
c'è il bronzo de La Porta
dell'inferno di Rodin realizzata dieci anni dopo il suo decesso; dall'originale in marmo, nettamente
superiore,
a Palazzo Byron, emerge la sconfinata capacità espressiva, la profonda bravura e la collaborazione
attivissima
di Camille Claudel, soprattutto distinguibile nella sofferenza delle Donne con
bambino, ne La nymphe, La
douleur, così simili a L'età matura e all'eccelso
Clotho da lei firmati, e come non emozionarsi nello
spasimante movimento, nel forte abbraccio del suo famoso Valzer? Ma le firme di
Camille si fermeranno lì,
per fragilità, karma, incantamenti voluti o inconsapevoli, disamore di sé, disistima. Non la sua
arte. Un lavoro
collettivo, mai riconosciuto, eccelso. Quattro braccia, due talenti. Tutto distrutto. Non Rodin, eterno.
P.S. Segnaliamo su Rodin il catalogo edito da Fabbri a 38.000 lire, un vecchio libro scritto da lui
non tradotto in
Italia Les cathédrales de France; su Camille Claudel un film di Bruno Nuytten
premiato con l'orso d'oro di
Berlino e il Cesar all'Adijani, un libro della pronipote edito da Marsilio da cui la compagnia
Chièdiscena ha
tratto un buon spettacolo teatrale (come Ibsen a suo tempo), un'altra biografia di Anne Delbée edita da
Longanesi.
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