Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 22 nr. 196
dicembre 1992 - gennaio 1993


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Un vilipendio insopportabile

Come concesso per la legge 772, nell'anno 1990 ho presentato richiesta di servizio civile presso il distretto di Milano in quanto obiettore di coscienza. Richiesta peraltro perfettamente accettabile a rigor di norme vigenti e completa in tutte le sue parti, ma giunta alle autorità competenti con ritardo, il quale è stato causato dall'incompetenza del militare dell'ufficio, e non da mia negligenza. Una volta ricevuta la chiamata alle armi, partire e prestare regolare servizio di leva sarebbe stato in antitesi con le mie convinzioni etiche e prova di profonda contraddizione con le mie ideologie di nonviolenza nonché di indiscutibile pusillanimità.
Probabilmente ho peccato di ingenuità pensando che un obiettore di coscienza non possa essere per definizione imputato di renitenza alla leva; in realtà questo è accaduto.Vilipendio alle armi è un termine piuttosto forte, ma vilipendio alla mia dignità e ai miei valori etici, mi riesce ancora più insopportabile.
Crescita morale continua, integrità dell'individuo, sono valori inalienabili e garantiti dalla Costituzione italiana, e sulla base di queste convinzioni, ritengo di dover ravvedermi sulla scelta di prestare servizio civile. Innanzi tutto perché ritengo che i compiti che mi verrebbero affidati, sia a livello di assistenza e sanità, culturale, di tutela ambientale, mi trovino completamente impreparato su molti fronti. Operatori esperti, provati e sicuramente più motivati per passione e compensi economici e professionali hanno certo più capacita e diritto di agire all'interno di settori e situazioni di sovente molto fragili e precarie; dove spesso le altrui reazioni e sentimenti vengono messi in gioco. In secondo luogo sono profondamente convinto che la scala gerarchica e le dinamiche di sottomissione e privazione individuale si ripetano nel corso del servizio civile quanto nella normale organizzazione militare. Poiché questa concezione della vita, seppur ridotta in uno spazio di tempo non permanente, mi riesce inaccettabile, incompatibile e deleteriamente deprimente intendo pormi davanti ad essa quale obiettore totale.
Ciao

Fabio Portaluppi (Milano)