Rivista Anarchica Online
Ebraismo e Libertà
di Jean-François Fueg
Jean-Denis Bredin resuscita Bernard Lazare in un libro (Bernard
Lazare, de l'anarchiste au prophète, Edition
de Fallois, Paris, 1992 ,428 pp., FF. 140) a ben vedere molto appassionante. Nato a Nimes nel 1865, Lazare
giunge a Parigi a 22 anni assetato di ambizioni letterarie. Egli ritrova suo cugino Ephraim Mikhael, poeta
superdotato che lo introduce negli ambienti simbolisti. Frequenta Fontainas, Henri de Regnier, dedica una
religiosa ammirazione a Stephane Mallarmé che l'allegra banda ascolta ogni martedì sera. Questi
giovani
anticonformisti, che non rinnegano l'appellativo di "Decadenti" dato loro dai borghesi, nemici dell'ordine
costituito e di quella ultima élite di letterati che essi aspirano a rimpiazzare, si interessano rapidamente
alle
dottrine sociali. Bernard Lazare, socialista rivoluzionario, innamorato della uguaglianza e della
libertà, si orienta naturalmente
verso l'anarchia. Egli scriverà in numerosi giornali libertari come "L'en dehors" di Zo d'Axa, e, quando
questi si
esilierà in Inghilterra per sfuggire alla giustizia che lo accusa di offesa alla morale, è Lazare
che raccoglierà la
fiaccola insieme a Féneon, Quillard e Descaves. Come numerosi anarchici, Lazare si interessa molto
di
educazione. "I politici socialisti - scrive - parlano ad un popolo e non fanno il minimo sforzo per educare questo
popolo; essi dedicano tutto il proprio tempo alle statistiche che permetteranno loro di prevedere il numero futuro
di schede elettorali (...). Ciò che i politici non fanno, tocca a noi indipendenti di farlo. Tutte le scuole
sono nelle
mani della borghesia e del governo che possiede così il mezzo per dirigere i cervelli. Uniamoci e
fondiamo delle
scuole private, uniamoci ancora, penetriamo nei sindacati, creiamo dei corsi e delle conferenze (...) in una
parola:
cerchiamo di cambiare questo gregge e cieco e schiavo in un popolo di uomini liberi". Ma Bernard Lazare
è già attirato da altre battaglie. Egli si interessa all'antisemitismo che si sviluppa in Francia.
Alternativamente antisemita, difensore degli ebrei oppressi dalla notte dei tempi, egli vede anzitutto
nell'antisemitismo, un problema interno alla classe borghese allineandosi così alla maggioranza dei
socialisti. In
seguito arriverà fino a lodare le virtù di un antisemita che "...eccita la classe media, i piccoli
borghesi e i contadini
qualche volta contro i capitalisti ebrei, ma anche (...) conduce loro dolcemente al socialismo (...) preparandoli
all'anarchia, conducendoli all'odio di tutti i capitalisti e soprattutto del capitale. Così inconsciamente,
l'antisemitismo prepara la sua propria rovina". Queste idee ingenue mutano sotto la pressione degli
avvenimenti. Il 29 ottobre 1894, "La libre parole" annuncia
che un militare accusato di spionaggio è stato arrestato. La vita di Dreyfus subisce un rovesciamento.
Anche
quella di Lazare ma lui non lo sa ancora. Immediatamente inizia una campagna antisemita; liste di ufficiali ebrei
sono pubblicate, in una spaventosa unanimità, i giornali conservatori denunciano "la Francia Ebraica",
o, quando
Dreyfus sarà condannato, la stampa di destra come quella di sinistra griderà il suo odio.
Clemenceau scrive che
Dreyfus non è "altro che un'anima immonda, un cuore abbietto" mentre Jaurès esige il ripristino
della pena di
morte per tradimento. Nessuno dubita della colpevolezza di questo ebreo alsaziano. Ci vuole molto coraggio
per
proclamare l'innocenza di Dreyfus. Lazare fu il primo, dietro l'appello della famiglia Dreyfus, a lanciarsi in una
campagna per la riabilitazione. "Nessun movente, nessun crimine", dirà più tardi. Nei primi
tempi dell'Affaire,
è convinto di essere di fronte ad una sentenza antisemita. E' a Bruxelles che nell'ottobre 1896, Bernard
Lazare fa
stampare la tesi della innocenza di Dreyfus, provocando una levata di scudi sulla stampa parigina. Il socialista
Zevaès scrive: "E' una nuova manovra nella campagna astutamente orchestrata dai giornali della finanza
e dagli
ebrei per far dubitare l'opinione della colpevolezza del traditore" e sicuramente questo è niente
paragonato alle
ingiurie immonde propagate dalla stampa di destra. E' alla fine del 1897 che il gruppo dei Dreyfusardi
assume importanza e dopo il "J'accuse" di Zola, il 13 gennaio
1898, la Francia sarà tagliata in due e verrà costituito il "partito della giustizia". Ci si
dimenticherà del ruolo di
Lazare, oscurato dai suoi brillanti compagni di strada senza dubbio un poco afflitti da non aver compreso tutto
prima. Nel 1906, al momento della sua riabilitazione definitiva, Albert Dreyfus scriverà alla vedova
di Bernard Lazare:
"Bernard che, per primo, osò prendere la difesa di un innocente, avrebbe meritato di assistere al trionfo
della verità
al quale egli contribuì potentemente" in una epoca in cui tutti hanno dimenticato il ruolo che egli
giocò e in cui
Jaurès, Zola, Clemenceau e altri Picquart restano i soli nella memoria. Ma Lazare si preoccupava
della gloria come un pesce di una mela. Egli è infaticabile e già altre cause lo
attendono. Nel 1896 incontra Theodore Herzl. Affascinato dal fondatore del movimento sionista, Lazare si
lancia
nella lotta, cercando di conciliare nazionalismo e socialismo. Ciò che unisce gli ebrei, scrive, non
è certamente
la razza: "si può dire che l'identità delle origini costituisce già un legame fra gli
ebrei". Origini, tradizioni, abitudini e sofferenze comuni costituiscono l'ebraicità e sono alla origine
di questo formidabile
amore della libertà che caratterizza questo popolo. La nazione ebraica sarà dunque un paese
di libertà. A partire
dal 1897 e quando il caso Dreyfus gliene lascia il tempo, Lazare si prodiga senza posa per il movimento sionista.
Il 29 agosto 1897 si tiene il congresso di Basilea, "prima riunione nazionale ebraica dopo duemila anni". Lazare
non vi partecipa, trattenuto in Francia dall'Affaire, ma nell'agosto 1898, partecipa al secondo congresso sionista.
Poco prima della sua partenza, Lazare scrive: "Noi dobbiamo anzitutto trasformare le nostre masse in un popolo
ebraico. E' dunque nostro dovere, oltre alla colonizzazione, di preoccuparci della educazione del nostro popolo.
Io vado a lavorarci a Basilea". Entrando nella sala del congresso, Lazare è acclamato freneticamente,
la sua
reputazione l'aveva preceduto, lui che fu il primo a difendere Dreyfus. Ma subito Lazare rompe con Herzl, "voi
siete dei borghesi", scrive affermando il suo rifiuto del "sionismo politico-diplomatico, capitalista e borghese
che
occupa la scena". Egli sogna di trasformare il sionismo in un grande partito che deve prendersi cura di educare
i giovani, di creare delle associazioni operaie e di aiutare gli ebrei oppressi nel mondo. Lazare userà
le sue ultime
forze per la difesa di tutti gli ebrei poveri e perseguitati, viaggiando specialmente in Romania. Egli muore nel
1903 roso dal cancro. Non aveva che trentotto anni. Di questa vita passata al servizio dei deboli, di questo
impegno senza profitto, Jean-Denis Bredin disegna un
ritratto attraente, unendo un grande rigore scientifico e delle analisi sottili ad uno stile letterario che rende
l'opera
gradevole a leggersi ed accessibile anche ad un pubblico non specializzato. Si può recriminare,
senza cadere nella gallofobia che affligge numerosi storici belgi, qualche grossolano errore
più degno di uno studentello che di un brillante accademico. Così si apprende che "Knocke"
(sic) si trova vicino
Bruxelles, mentre l'Université Nouvelle fondata nel 1894 da Reclus e altri è qualificata come
"Université
anarchiste" ciò che costituisce, a dir poco, una scorciatoia audace. Malgrado qualche riserva, lo si
avrà compreso,
il "Bernard Lazare" di Jean-Denis è un libro appassionante dall'inizio alla fine, e non unicamente a
causa della
ricca personalità di Lazare.
(traduzione di Furio Biagini dal periodico belga "Alternative
Libertaire")
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