Rivista Anarchica Online
Che fare con la Lega?
La Lega Nord, già Lega Lombarda, è stata dapprima guardata con
sufficienza dai partiti tradizionali, poi è stata
criminalizzala, ed ora... beh, ci si può parlare. Magari anche darle un appoggio "tecnico" per fare una
giunta in
quei comuni lombardi dove la Lega ha avuto più di un terzo dei voti alle ultime elezioni.
L'atteggiamento della
politica partitica ha cambiato parzialmente di segno ed è diventata un po' più morbida per
cercare di recuperare
la Lega al gioco delle schermaglie politiche tradizionali; e magari anche per aprirsi qualche prospettiva futura
in
una situazione che presenta molte incertezze e chiari sintomi che un'epoca politica si sta avviando a chiudersi
definitivamente. Gli anarchici invece restano perlomeno diffidenti quando non taglienti e sbrigativi nel
definire la Lega: "razzisti".
Punto e basta. Vale la pena di spendere qualche parola nel merito e cercare di capire; per poterlo fare non
si può mai essere
sbrigativi. Le elezioni come strumento di sovranità popolare continuano (giustamente) a non convincere
gli
anarchici, ma non si può negare che siano il più preciso ed esteso sondaggio di opinione che
si possa fare; almeno
finché c'è il sistema proporzionale. Il fenomeno Lega c'è, non è passeggero,
interessa un'area economicamente
centrale e quindi non possiamo far finta che non esista o che non ci riguardi. Punto primo: la Lega ha
seguito un po' in tutte le classi sociali ed è utile perché ha stanato opinioni ed
atteggiamenti individuali che prima vivevano all'ombra degli ideali sbandierati dai partiti; come collocazione
il
voto leghista sembra uscire principalmente dalla Democrazia Cristiana, ma nessuno dei partiti numericamente
più consistenti ne è uscito indenne. Inoltre ha colpito i partiti nella cosa cui tenevano di
più: la sedia; perdere
consiglieri e deputati rende più difficile il controllo delle leve del potere ed io non credo che sia casuale
che
"tangentopoli" salti fuori solo ora. Non è direttamente merito della Lega, ma il clima sociale al nord
è certamente
cambiato negli ultimi anni. Punto secondo: la Lega è razzista? Non propriamente. Le proposte
politiche leghiste sono in realtà generiche, o
semplicistiche, a volte un po' rozze, nella sostanza tendono a solleticare i desideri più opportunistici ed
individualistici delle persone; solo qualche esponente leghista fa affermazioni di tipo razzista, ma più
per
pochezza che per un disegno teorico. Non per questo sono meno pericolosi, nel senso che il leghismo ha
consentito di contrabbandare per discorso politico "accettabile" una serie di affermazioni xenofobe,
discriminatorie e violente che un tempo non si osava pronunciare. Una fetta degli "italiani, brava gente",
però,
la pensa così ed è meglio saperlo chiaramente piuttosto che credere ancora che abbia largo
seguito il solidarismo
cattolico o l'internazionalismo proletario. Punto terzo: un merito ce l'ha. Il federalismo della Lega non
è assolutamente quello degli anarchici, né mai lo sarà,
ed è impossibile (o piuttosto, sbagliata) una qualsiasi alleanza su questo terreno. Detto questo,
però, non si può
negare che se in Italia si parla con una certa concretezza di uno stato federale questo avviene perché
è un obiettivo
primario della Lega ed è un obiettivo che fa concretamente paura a molti poteri tradizionali. Sembrava
un discorso
chiuso ed invece qualche spiraglio anche per le posizioni libertarie si è aperto. Chi non ricorda gli
sguardi di
divertita sufficienza quando gli anarchici parlavano di federalismo? Ora, anzi, c'è quasi interesse diffuso
per la
cosa e vale la pena di mettere i puntini sulle i e ricordare a tutti che il federalismo non l'ha inventato la Lega,
ma
che fa parte del patrimonio storico europeo da circa duecento anni. Il fenomeno Lega è spuntato
in modo imprevedibile ed è difficile anche prevedere che esiti ci potranno essere
dalla sua azione politica, che comincia ora, al nord, ad avere una qualche concretezza. E' un fenomeno che
può
essere pericoloso nei suoi risvolti sociali e quindi dobbiamo seguirlo con attenzione per poter cercare di
contrastarlo ove ce ne fosse bisogno. Nello stesso tempo ha una forza di pressione di massa che gli
anarchici difficilmente possono sperare di avere
di questi tempi e se lo stato italiano arrivasse a dargli una qualche forma di decentramento reale (regionalismo,
più poteri a provincie e comuni, ecc.), potrebbero aprirsi spazi di azione più ampi anche per
i libertari o almeno
creare delle condizioni perché in un futuro non lontano si possa ottenere di più. Che ci piaccia
o meno, una bella
fetta della gente è leghista e limitarci a frequentare solo quelli del nostro giro trinciando giudizi sbagliati
non ci
aiuta nell'azione politica. È una fase politica questa in cui c'è spazio per ribadire le posizioni
dei libertari, ma per
poterlo fare ci vuole anche una presenza più attiva in movimenti (tipo i verdi per fare un esempio) che
se anche
hanno obiettivi limitati o poco "politici", a volte, quantomeno possono servire da veicolo per idee nostre.
Bisogna
accettare di "sporcarsi le mani"; fino a che punto è libera scelta individuale.
Fabrizio Eva (Milano)
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