Rivista Anarchica Online
Qui Living
di AA. VV.
Una lettera del Living Theatre per informare della chiusura del loro spazio teatrale a NewYork. La
testimonianza di una studiosa italiana che ha vissuto per vari mesi con il Living a New York. Il testo finora
inedito di una lunga poesia/canzone di Julian Beck dedicata a Giuseppe Pinelli e Andreas Baader.
Il 22 marzo scorso il Living Theatre ha scritto a tutti gli amici sparsi nelle varie
parti del mondo per informarli
della chiusura del Teatro della Terza Strada, lo spazio che Judith Malina, con Hanon Reznikov e gli altri membri
stabili del gruppo, era riuscita ad aprire nell'aprile dell'89 in una delle zone più povere, ma anche
più dense di
fermenti artistici e sociali di New York. Di questo teatro avevamo scritto nel n. 177 di «A» pubblicando fra
l'altro la traduzione di un articolo di Michael Merschmeier (da «Theater Heute» n. 11, 1989) che raccontava
di
questo piccolo spazio «ai confini fra la giungla metropolitana e la zona degli affari» dove arrivava gente «che
non si sarebbe mai avventurata a Broadway». Oltre alla traduzione della lettera che annuncia la chiusura
di questo spazio, ma anche l'apertura di una nuova,
coraggiosa fase per la vita del gruppo, pubblichiamo un brano dedicato al teatro della Terza Strada, tratto da
un articolo di Grazia Felli, una giovane studiosa che si è laureata di recente sul Living Theatre, e che
ha
trascorso diversi mesi a New York con una borsa di studio dell'Università dell' Aquila. (L'articolo,
intitolato Il
Living Theatre alla Terza Strada, si potrà leggere per intero nel prossimo numero della rivista
«Teatro e Storia»,
VIII, 15, ottobre 1993).
Cristina Valenti
Di nuovo sulla strada Cari amici, il
Living Theatre è ancora una volta una compagnia sulla strada! Il nostro spazio sulla Terza Strada a New
York
è stato chiuso dal Servizio Antincedio e dall'Ufficio per l'Agibilità Edilizia e noi non possiamo
sostenere i lavori
di ripristino necessari per continuare a lavorare lì. Nuovamente nomadi, andiamo avanti! Abbiamo
ripreso ora le prove dello spettacolo Regole di comportamento,
di George Washington, che presto rappresenteremo a New York, al «Theater for the New City» (24
aprile - 2
maggio) e in Germania in maggio. All'inizio di giugno inizieremo a lavorare a un nuovo progetto (a New
York, se nessuno ci offrirà ospitalità
altrove). Vogliamo creare uno spettacolo destinato agli spazi pubblici sul tema della pena di morte attualmente
in vigore negli Stati Uniti. Centinaia di persone sono state giustiziate negli ultimi anni e altre migliaia sono
condannate in questo momento. Noi progettiamo di rappresentare questo spettacolo nell'imminenza delle
esecuzioni. La compagnia del Living Theatre lo metterà in scena dovunque si trovi al momento, e
inoltre
manderemo un gruppo di attori nella città dove dovrà avvenire l'esecuzione e alleneremo dei
volontari sul luogo,
in grado di rappresentare lo spettacolo fuori dalla prigione. Nello stesso tempo prepareremo uno spettacolo
dal cast ridotto (lo pensiamo come «un pulmino») in grado di
spostarsi in giro per il mondo e realizzare un progetto di teatro di strada. Abbiamo iniziato a preparare una
pièce
intitolata The Writing on the Wall (La scritta sul muro), che tratta della misteriosa comparsa della
lettera «A»
circondata da un cerchio sugli edifici di tutto il mondo. Chi ne è l'autore? Cosa significa? Stiamo
inoltre cercando i mezzi - un finanziamento, una sede, una sovvenzione adeguata - per creare un grande
spettacolo da portare in giro con l'intera compagnia, basato sull'opera di Braudel Civiltà materiale
e capitalismo:
1400-1800. Si tratta di un grande progetto che intende esplorare le radici del sistema economico vigente
coinvolgendo la partecipazione attiva e consapevole del pubblico. Ecco come puoi aiutarci mentre si apre
questa ulteriore fase della nostra vita: - inviaci nomi, indirizzi, numeri di telefono e di fax di chiunque
possa essere interessato ad averci per
spettacoli, laboratori, ecc. - mandaci le tue idee sui progetti in cui ti piacerebbe veder impegnato il Living
Theatre - tienci nei tuoi pensieri e vieni a vederci dovunque siamo!
The Living Theatre
272, East Third Street Abita qui il Living
Theatre, nel punto esatto in cui la Terza Strada incontra la Avenue C, o Loisada (1). Una
delle zone «calde» di Manhattan. Terra di Neri e di Neoricans (2), di squatters e di
droga, di murales e di
polizia, di alcolismo e di arte multiforme, di vita colorata e vivacissima in ogni ora del giorno e della notte, dove
vive un'umanità spesso allo stremo ma combattiva e piena di calore. E' uno dei luoghi in cui la
dimensione
dell'arte incontra quella della povertà, dove ciò che si vive è semplicemente vero, dove
si sperimenta la poesia
della realtà. Piena di teatri e di «Bar e Performance Space», questa parte della città la si
percorre a suon di musica. Dal
Living Theatre pochi passi a piedi portano al Mabou Mines, al Theater for the New City, al Gargoile
Mechanique, al Neorican Poets Cafe, ma spingendosi sulla Decima Strada si può trovare anche il
Tomkins'
Square Park, intorno al quale ancora indugiano i poliziotti armati. Dopo la violenta cacciata degli
homeless, gli
scontri e l'intervento rovinoso delle ruspe, la normalizzazione è appena avviata. Qui abita il
«Teatro Vivente», completamente integrato nella realtà circostante; aperto agli artisti, agli anarchici
visionari, ai vecchi junkies ricolmi di birra che si attardano seduti sui gradini dinanzi all'ingresso,
al piccolo
portoricano che viene ogni giorno portando una poesia da affiggere sul muro. E' il luogo privilegiato in cui gli
artisti domandano di esprimersi ed è «casa» per alcuni, che vi trascorrono le loro notti insicure
perché
momentaneamente anche loro «senza tetto». E poco importa che lo scantinato sia polveroso, popolato da topi
e scarafaggi: così vive molta gente di qui. Lo spazio è minimo. Un ufficio immette
direttamente nel teatro-sala prove. Il soffitto e le pareti di legno
completamente dipinti di nero. Storefront, ossia «magazzino», non ha finestre. Dei catini vengono
opportunamente disposti in caso di forte pioggia. Sistemando dei praticabili tutto intorno, la sala può
contenere
al massimo settanta-ottanta persone. Una scala sul fondo e una fuori, accanto alla porta d'ingresso, immettono
nel basement, lo scantinato, che funge anche da camerino per gli attori. Qui si trovano i costumi,
le attrezzature
tecniche, le scenografie di precedenti spettacoli possibilmente riciclabili, i libri e il personal staff
di quanti lo
abitano. Nella sostanziale continuità tra il 'fuori' e il 'dentro', è ugualmente percepibile una
eccezionalità di tempo e di
spazio, in cui tutto è regola e il suo esatto contrario. Una selezione naturale regola il tipo di gente che
affluisce
al Living Theatre, che resta o che passa per una stagione soltanto: consiste in una qualità culturale, in
un modo
civile di percepire la realtà, in un bisogno espresso di visioni, nella fede nella possibilità di un
make up culturale
collettivo. Impietose le regole della vita fuori, perciò 'dentro' la sensazione è precisamente
quella di godere di
una 'terra liberata', una zona franca dove è possibile spogliarsi delle necessarie difese e abbassare la
guardia. Qui il Living Theatre non è soltanto «teatro», luogo della rappresentazione
dell'extra-quotidiano, è di per sé
situazione extra-quotidiana, è un mondo, nel quale si può essere semplicemente quello che si
è ed avere la
chance di diventare artisti.
Grazia Felli
1) È la traduzione in spagnolo di Lower East
Side e ricorda nel suono il nome di una cittadina portoricana. 2) Sono i
Portoricani di New York, che ispanizzano il loro americano avvicinandone l'ortografia alla
pronunzia.
Una poesia lunga una vita Nel 1970 in Brasile
il Living Theatre inaugurò L'eredità di Caino, un ciclo di creazioni collettive per
interventi
in strade, fabbriche, università, manicomi e altri luoghi dove sembrasse utile portare l'azione diretta del
teatro.
Tale ciclo, che non è mai stato considerato chiuso, si è composto di vari spettacoli, alcuni dei
quali rappresentati
molte volte, altri sotto forma di unicum per occasioni e contesti specifici (Fra i primi si
ricorderanno almeno
Sette Meditazioni sul Sadomasochismo Politico e Sei Atti Pubblici). Del ciclo
dell'Eredità di Caino fece parte anche Il corpo di Giuseppe Pinelli,
rappresentato per la prima volta
a Napoli, all'Ottavo Liceo Scientifico, nel gennaio del 1977 e sviluppato nel novembre seguente, in occasione
di una rappresentazione presso la facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, col titolo
Il corpo di
Giuseppe Pinelli e Andreas Baader. A questo testo Julian Beck ha continuato a lavorare fino al gennaio
'79,
quando è giunto alla forma definitiva di una lunga poesia in tre parti che ha intitolato Pinelli
Baader Manifesto. Ma più che poesia, il componimento andrebbe definito «canzone»
perché Songs of the Revolution Julian Beck
ha chiamato i componimenti poetici che ha continuato a scrivere nel corso di tutta la sua vita, dei quali solo una
minima parte è stata tradotta e pubblicata in Italia. «Queste poesie sono il tentativo di registrare
la dimensione epica della mia vita nei termini dei cambiamenti
che ho sperimentato, che rappresentano il background e il grido del mio tempo» ha scritto Julian Beck in un
brano dal titolo Singing These Songs of the Revolution, posto a prefazione di una raccolta
recentemente
pubblicata negli Stati Uniti (Living in volkswagen buses, Seattle, Broken Moon Press, 1992).
E ancora: «Le poesie registrano una progressiva visione e comprensione della realtà, dei suoi
problemi, lacune
e soluzioni. Le soluzioni assumono inevitabilmente la forma di cambiamento rivoluzionario. Le poesie
registrano la mia disperazione, che credo sia la stessa dei miei contemporanei. Questa disperazione apre la
strada al progetto rivoluzionario, le poesie sono un'invocazione che provoca visioni». Queste parole di
Julian Beck crediamo rappresentino la migliore introduzione al Pinelli Baader Manifesto, testo
assolutamente inedito finora, che pubblichiamo nella recente, ottima, traduzione di Serena Urbani, che
ringraziamo per avercene donato copia.
Cristina Valenti
Pinelli Baader manifesto (Julian Beck)
I Il corpo di giuseppe pinelli
il corpo di giuseppe pinelli continua a cadere dal quarto piano d'ogni edificio italiano ogni giorno
per ogni donna italiana che nella voce di vita del suo corpo protesta contro questo cadere uguale al
suo stesso cadere ai piedi d'ogni uomo italiano mente femminile serrata in sottomissione
il corpo di giuseppe pinelli ancora e ancora cade dal quarto piano d'ogni palazzo del privilegio
emblema d'un popolo ridotto al silenzio
il corpo di giuseppe pinelli è buttato giù dal quarto piano del cielo ogni giorno
per ogni lavoratore italiano con la sua vita buttata via dal lavoro forzato che uccide
il corpo di giuseppe pinelli giace sprecato sul selciato tragico rifiuto come i corpi di tutti i
disoccupati stivati da capitale e stato nei campi di concentramento della povertà
il corpo di giuseppe pinelli è cacciato fuori dalla finestra d'una piramide da sicari militari
che brindano a princìpi scritti su tavole di pietra e pergamene tenuti assieme da ganci di morte
il corpo di giuseppe pinelli cade dalla finestra della questura di milano era il mio corpo quello che
è caduto io adesso sono un cadavere morto ma continuo a cantare per voi non potete
fermarmi le mie labbra ancora vibrano come la morta bocca d'orfeo e scorre la voce di giuseppe pinelli
suoni di luce per trasformare la guerra di classe in amanti e le prigioni in vuote reliquie della tirannia
fallocratica
il corpo di giuseppe pinelli che cade a morte è il corpo d'ogni vittima della violenza
è il corpo d'ogni bambino picchiato d'ogni donna sotto il peso della proprietà
il corpo di giuseppe pinelli cade come le speranze dei bambini quando imparano che la vita dal
dolce sapore diventerà dalle otto di mattina alle otto di sera come morte dal sapore di metallo
paga zuppa denaro quando verrà il loro turno di trovarsi un lavoro ed essere cacciati fuori
dalla finestra della vita
il corpo di giuseppe pinelli cade come la risposta delle autorità porta in faccia alla
richiesta del permesso d'aver sentimenti
il corpo di giuseppe pinelli che cade è l'eclisse di dio l'oscuramento delle sante
possibilità
il corpo di giuseppe pinelli che cade è il cibo faticosamente prodotto dai contadini
finché il cielo della loro vita s'è dissanguato all'orizzonte ed è sparito
è il cibo che viene poi sprecato nelle fogne d'ammassi inceneritori istituzionali strategie di
prezzi e mercati
il corpo di giuseppe pinelli è il corpo di tutti noi che abbiamo spiato tra le fessure del
crepuscolo
il corpo di giuseppe pinelli che cade è il corpo di sette lavoratori sette poeti caduti questa
mattina dalla finestra d'una fabbrica quando tutto è saltato in aria chimica di morte valvole
difettose e moralità corpi buttati come zavorra da un sistema che non sa amare abbastanza i corpi
il corpo di giuseppe pinelli è il corpo di un anarchico che vedeva i prigionieri nei
più oppressi lavoratori sotto padrone nell'essere umano più afflitto a fianco di quelli
che muoion di fame e sono perseguitati e si disperano e son ridotti alla follia e di quelli che son brutalizzati
dal servizio militare e dall'attesa di rapporti profondi nei corridoi della burocrazia e di poter pulire i
pavimenti nelle petroliere d'alaska e nelle sale del trono della democrazia senza umiliazione
il corpo di giuseppe pinelli cade come cadono nel buco del tempo tutti i corpi di tutti i prigionieri di
tutte le prigioni del mondo e tutto il mondo è una prigione tenuta dallo stato e dovunque
c'è una prigione c'è anche uno stato
il corpo di giuseppe pinelli è caduto portando in sè la coscienza che si può
vivere senza polizia quando gli uomini abbandonano il mito che possedere carne umana per esempio
una donna sia un piacere
il corpo di giuseppe pinelli cade come una musica e le sue note per un secolo ci chiameranno in
assemblea generale a creare un teatro nel quale nulla sia forzato
il corpo di giuseppe pinelli che cade è il corpo di un anarchico convinto che è
possibile per noi produrre e distribuire ogni chicco di riso necessario a nutrirci tutta la vita senza
banchieri e statisti a decidere chi deve piantarlo e trasportarlo e chi dev'esser pagato e che prezzo
il corpo di giuseppe pinelli che cade è il corpo di tutti gli anarchici convinti che possiamo
metter ordine nel caos malato delle nostre esistenze in questo squallido ospedale tenuto dallo stato
organizzando il nostro sano folle impulso di libertà sapendo che il tempo è la
realtà della libertà
il corpo di giuseppe pinelli vola nell'aria agitando garze di sogni e fasce d'una nuova medicina
chiamata mutuo soccorso concepita da dottori anarchici per ricomporre i nostri bilioni di corpi smembrati
il processo di guarigione che si chiama rivoluzione
il corpo di giuseppe pinelli sta cadendo è caduto ed ancora cadrà e tutti noi siamo
il corpo di giuseppe pinelli e stiamo cadendo e la caduta deve finire dentro il sacco della morte a
dispetto di tutti i sogni e le ali di fasce di garza e siamo caduti e continueremo a cadere per sempre
II Il corpo di andreas baader
il corpo di andreas baader cade sulla lastra di marmo nell'obitorio d'ogni cucina tedesca in ogni cucina
aspettando che la gente parli
il corpo di ulrike meinhoff dondola appeso tra le tende di ogni finestra tedesca aspettando che l'occhio
tedesco ed ogni occhio si apra e veda
il corpo di gudrun ennslin giace sul pavimento d'ogni cesso tedesco aspettando che la gente apra la
porta
il corpo di jan-carl raspe giace nel bagagliaio d'ogni auto aspettando
ed il corpo di hanns martin schleyer giace con lui dentro il bagagliaio d'ogni auto aspettando che il
motore s'avvii con un sobbalzo e che la gente pensi e si muova
ed ogni corpo nel suo letto tedesco sta aspettando che i suoi stessi occhi si aprano e la bocca si muova
in sante parole che cosa ha ridotto al silenzio la germania e la grande bocca del mondo cosa ha reso il corpo
incapace d'osare osare ed afferrare i rami della vita e lasciarsi dondolare che cosa ha ridotto al
silenzio l'italia che ha sentito i gemiti delle pallottole nelle orecchie l'orecchio destro e poi quello sinistro
tutta la notte tutta la mattina
sono domande retoriche queste? mentre la luna si alza sul corpo in cucina e adesso vi dico
cos'è che ha spaventato la gente in germania in italia e nel mondo blu è la paura del padre
e della sua terribile dimensione
ecco perchè tanti di noi abbiamo un po' ucciso baader e tutti ci siamo uccisi un po' l'un altro ed
abbiamo paura dei centurioni con antenna philco piazzati proprio lì nella mente con le loro
prigioni mobili giù nella strada e non avevamo altra scelta
e baader credeva nell'uccidere per nostra paura e conseguente disperazione e baader credeva
nell'uccidere perchè lo stato nella sua terribile dimensione proclama che non s'arrenderà
mai se non l'uccidiamo e baader credeva nell'uccidere perchè tanti credono nel potere della
morte se la mosca dà fastidio schiacciala se il nemico non cede schiaccialo
è così che si presenta la vita adesso il boia col rossetto sulle labbra e noi siamo
tutti così spaventati nei nostri letti che è difficile fare l'amore
ma non è ancora finita non siamo ancora morti i tedeschi son vivi e gli italiani
ed anche baader in ogni cucina
ed anche pinelli su ogni selciato
ed anche schleyer ed ogni poliziotto morto in ogni culla
e continuano a cadere per sempre attraverso la linea della visione quando guardiamo negli occhi i nostri
amanti
finché
III manifesto
finché l'illusione delle coppie d'opposti bloccate nell'abbraccio della lotta fatale oh
zarathustra si dissolve nella comprensione del.movimento molecolare
finché la strategia del a qualsiasi costo e la strategia della carne macellata e la
strategia del diamogli una lezione e la strategia del non c'è altro modo e l'infezione dell'aria
dell'acqua della mia vita e tutte le strategie d'ideologia armata incapperanno nei blocchi di luce che
brillano con deliberazione apri! nel nome delle tue membra e dei loro bisogni apri! nel nome dei fiumi
apri! nel nome di tutti gli animali e dei loro spiriti apri! nel nome del paradiso nel buco del culo
apri! nel nome del manifesto dei corpi che son caduti attraverso la mia vita e la tua comete
di morte non lo sai che in loro c'è la fine del mondo
apri! nel nome dei corpi di dio che stan cadendo
tu sei l'arca
apri! apri!
napoli bologna milano roma frankfurt -am-main milano roma 7 gennaio 1977 - 27 gennaio 1979
(traduzione di Serena Urbani)
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