Rivista Anarchica Online
Chernobyl a casa nostra
di Gianni Sartori
Meglio tardi che mai? Stavolta non ci sentiamo di sottoscriverlo. Stavolta i danni
sono già irreparabili. Stavolta
non è questione di qualche tangente, ma di prevedere un sensibile aumento dei casi di leucemia...
Perfino il
Giornale di Vicenza ha denunciato (v. articolo di C. Roverotto del 7-8-'93) che nelle fonderie di Vicenza
(Beltrame in particolare) vengono fusi, lavorati e immessi nel mercato sotto forma di oggetti di uso corrente,
i rottami contaminati provenienti dall'Ucraina e dintorni. Non per volerci atteggiare a quelli che «sono arrivati
per primi», ma anche in questo caso ci tocca dichiarare che «noi l'avevamo già detto» quasi con tre anni
d'anticipo. E completamente inascoltati, naturalmente (vedi «A» 183, giugno '91, pag. 49, «L'Ucraina è
vicina»). Dalle notizie allora raccolte, il materiale stava arrivando sottobanco, proveniente soprattutto dai
territori
contaminati intorno a Chernobyl. Tra l'altro veniva acquistato a prezzi stracciati, visto che ai fornitori
interessava soprattutto liberarsene quanto
prima. Da notare la lungimiranza delle autorità cittadine nostrane: all'epoca oltre che attraverso alcuni
articoli
(«Lunedì» di Repubblica, Rivista Anarchica ... ) la notizia venne divulgata tramite Radio Est (a
Vicenza) e
Radio Sherwood (a Padova). Inoltre venne ulteriormente diffusa con volantinaggi e affissioni dalla Lega per
l'Ambiente di Vicenza. Queste ultime ci costarono anche una multa salata per «affissione abusiva»!
Evidentemente le locali autorità vigilano severamente sul mantenimento dell'ordine pubblico. Peccato
non
facciano altrettanto quando è in gioco la salute dei cittadini. Tre anni fa, forse, si era ancora in tempo
per
impedire a questi criminali capitalisti (ma i due termini sostanzialmente si equivalgono) di far affari sulla nostra
pelle, evitare ulteriori danni alla salute ... È ormai noto (v. gli articoli di «Panorama» di agosto) che in
questi
ultimi mesi sono stati scoperti in gran numero oggetti di ogni genere (dalle bielle alle pentole) ottenuti con
materiali radioattivi. Una volta entrati in commercio è praticamente impossibile rintracciarli tutti ... (ma
qualcuno già pensa a una campagna pubblicitaria per la vendita di piccoli contatori geiger di «uso
domestico»...). In questi giorni ad assumere, del tutto demagogicamente, il ruolo di «difensore dei
cittadini» è la Lega Nord,
guardandosi bene però dal mettere in discussione quell'infame modello economico, il decantato
«mercato» , che
sottintende e giustifica operazioni di questo genere. In nome del profitto tutto diventa lecito (almeno
finché non
viene scoperto). Ma ricapitoliamo brevemente per chi non avesse seguito tutta la faccenda. Ai primi
di agosto la Guardia di Finanza di Milano (sembra su segnalazione del Sisde) invia una nota
informativa ad alcuni sindaci ed altrettante Ussl del nord est d'Italia (del bresciano e del vicentino in
particolare). Nella nota si parla di un traffico internazionale di metalli contaminati e altre sostanze tossiche.
In particolare
radioattive. Parte del traffico avrebbe origine addirittura da centrali nucleari e da impianti militari dell'ex
Unione Sovietica,
oltre che dalle zone contaminate dalla catastrofe di Chernobyl. Il materiale ha come destinazione Brescia
e Vicenza, dove questi materiali vengono trasformati in tondini da
alcune acciaierie. Nell'elenco compaiono ben otto impianti sospetti. A Vicenza è in particolare la
«Beltrame»
ad essere incriminata. A coinvolgere ulteriormente Vicenza c'è anche un altro fatto: secondo la
Guardia di Finanza sarebbe vicentino
anche il mediatore di questo traffico di morte. Questo delinquente comune viaggia (secondo le informazioni
finora raccolte) a bordo di una Mercedes e si
sposta in lungo e in largo per i territori ormai aperti alla colonizzazione più sfrenata, dell'ex URSS,
fermandosi
nelle centrali nucleari e negli impianti militari tra San Pietroburgo, Odessa, Kiev, spingendosi anche in Polonia
per recuperare tutto il materiale possibile. I rottami sono poi venduti a due società tedesche che
a loro volta piazzano i metalli sul mercato vicentino e
altrove. Il compito di trasportare dalla Germania il carico contaminato sarebbe affidato a ditte di trasporti
di nazionalità
tedesca. In ogni caso, una volta raggiunta l'Europa occidentale i rottami verrebbero smerciati con maggior
facilità dal momento che dal primo gennaio di quest'anno, trattandosi di materiali CEE, non subiscono
più quei
controlli che invece vengono riservati ai prodotti provenienti dall'Est. Questo spiega la «triangolazione»
già ben
sperimentata nel traffico clandestino di armi. Un percorso più diretto seguirebbero invece i rottami
poi «riciclati» nelle fonderie di Padova. In proposito
sarebbe interessante sapere come mai recentemente un carico di materiale ferroso, effettuato da un noto
importatore padovano, sia stato bloccato d'autorità nel porto di Odessa. Non sarebbe il caso di
indagare sull'eventuale radioattività del carico? Sempre in tema di imprenditori di Padova, da circa
due anni un carico di acciaio (già fuso e trasformato in barre)
di diverse tonnellate è bloccato in un porto americano perché i controlli hanno stabilito che
è contaminato dalle
radiazioni. Per la cronaca riporto che le due ultime notizie sono inedite, finora mai pubblicate (anche se
della cosa qualche
direttore di fonderia in pensione ha «lasciato intendere...»). In ogni caso le acciaierie vicentine, padovane,
bresciane ecc., comprano i rottami a prezzi convenientissimi,
nonostante i vari intermediari. Sarà compito della magistratura stabilire le loro responsabilità.
In commercio comunque ci sarebbero vari tipi di materiale: sia quello direttamente contaminato, sia quello
usato
per manovrare o contenere materiale radioattivo. Inoltre la finanza sostiene che «non è da
escludere anche il commercio di materiale radioattivo ancora in vita,
di ben altra portata economica nascosto nei rottami e poi trasportato in cilindri schermati adatti al trasporto di
oggetti altamente pericolosi». Dell'intera vicenda, oltre ai comandi delle Fiamme Gialle, sono stati informati
i Presidi di prevenzione multizonale delle Ussl. Sarebbe infatti compito delle Ussl, rilevare qualsiasi traccia di
radioattività negli impianti incriminati. Intanto è cominciato il classico scaricabarile. Ha
dichiarato il direttore tecnico della Beltrame, Antonio Faggionato: «Tutti i rottami che arrivano nella nostra
acciaieria vengono controllati dal personale della sezione di fisica del Presidio di prevenzione multizonale
dell'Ussl 8, pertanto, se ci fossero state tracce di radioattività sarebbero stati proprio i tecnici i primi ad
intervenire. Questi controlli vengono fatti in particolar modo su quello proveniente dall'Est» (ma questi,
ufficialmente, provengono dalla Germania, ndr). Sul fatto che il materiale venisse acquistato a prezzi
stracciati (facendo quindi venire qualche dubbio) neanche
una parola. In realtà, come denunciato a suo tempo dal nostro volantino, il traffico di morte con
l'Ucraina era
oggetto di conversazione negli ambienti industriali vicentini e padovani anche tre anni fa. Ma evidentemente
l'omertà non è esclusiva degli ambienti dichiaratamente criminali: anche tra capitalisti deve
essere diffusa,
magari in nome della «solidarietà di classe».
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