Rivista Anarchica Online
Strani videogiochi
di Carlo Oliva
Non è ancora arrivata in Italia, a quanto mi consta, la nuova generazione
di videogiochi elaborata, prodotta e
diffusa in Gran Bretagna da tale Tim Buff, che suppongo (dal Corrriere della sera del 16 novembre
ultimo
scorso) essere un esperto del settore, e non è detto che vi attecchirebbe. Si tratta infatti, a quanto
mi è sembrato di capire, di una sorta di percorsi elettronici interattivi la cui
caratteristica saliente è quella di ispirarsi alla Bibbia, un testo notoriamente poco diffuso nei paesi a
prevalente
tradizione cattolica come il nostro. Ma non è detto: le vie del Signore notoriamente sono infinite e,
chissà, forse
presto potremo sfidarci anche noi a Spiritual Warfare, un gioco di simulazione che propone in
forme simboliche
la difficile ricerca dell'«armatura di Dio», o a Exodus, in cui il problema ovviamente è
quello di portare il
popolo d'Israele dall'Egitto alla terra di Canaan, o a Save Baby Moses, che investe i giocatori del
difficile
compito di proteggere il futuro legislatore del popolo eletto dalle ire del Faraone cattivo. Questo Mr. Buff, a
quanto ha dichiarato lui stesso ai giornali, è un signore preoccupato soprattutto dal livello di violenza
espresso
dai videogame tradizionali, in cui i nemici vengono «decapitati, squarciati, fulminati senza pietà», e
così ha
deciso di lanciare sul mercato dei prodotti, diciamo così, più mansueti, i cui protagonisti
cercano di «convertire
i nemici con la testimonianza cristiana».
Anania e Saffira Sarà. Personalmente m'intendo poco di videogiochi
e meno ancora di Bibbia. Ma ho letto abbastanza della
seconda per non aspettarmi niente di buono se la proposta del pio imprenditore s'imporrà e
lancerà una moda.
Sarò un vecchio laico incallito, di quelli che oggi non hanno diritto di cittadinanza neanche al
«Microfono
aperto» di Radio Popolare, ma non vorrei proprio che le nuove generazioni traessero ispirazione morale, che
so, da un gioco ispirato alla conquista di Gerico (Giosuè 6, 20/21: «...e votarono allo sterminio tutto
ciò che era
in città, passando a fil di spada uomini, donne, fanciulli e vecchi, e buoi e pecore e asini»). O che
apprendessero
come trattare le minoranze linguistiche simulando alla tastiera o con il joystick il modo in cui Jefte e i Galaaditi
trattavano gli Efraimiti (Giudici, 12, 5: «Quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva "lasciatemi passare" gli
chiedevano "sei tu un Efraimita?" e se quello rispondeva di no gli dicevano "Ebbene, prova a dire 'Scibboleth'"
e se quello diceva "Sibboleth" senza badare alla pronuncia lo prendevano e lo scannavano presso i guadi del
Giordano». Non vedo neanche quale coscienza ecologica potrebbe nascere da un eventuale interazione
elettronica ispirata a Re II, 3, 24/25: «Sorsero i figli d'Israele e sbaragliarono i Moabiti, che fuggirono innnanzi
a loro. Poi penetrarono nel paese ... distrussero le città, ogni buon pezzo di terra lo riempirono di pietre,
ognuno
gettandovi la sua, turarono tutte le sorgenti e abbatterono tutti i buoni alberi». E per non trascurare il Nuovo
Testamento, non mi piacerebbe affatto che i miei figli giocassero ad Anania e
Saffira, sapete, quei due sposi di Gerusalemme che si erano rifiutati di versare a San Pietro la somma completa
ricavata dalla vendita di un podere e ne furono così aspramente rimproverati che spirarono sul colpo,
in una
specie di anticipazione piuttosto radicale della pratica dell'otto per mille descritta in Atti 4, 32.
Quantità notevole di nefandezze Non insisterò con gli
esempi, anche perché so benissimo qual è la risposta standard a questo genere di
obiezioni. È vero, si dice, che nella Bibbia (e nel Corano, nell'Avesta, nelle Upanishad, nel Popol
Vuh e in quanti altri libri
sacri si leggono in questo nostro globo sublunare) si può rinvenire una quantità notevole di
nefandezze, ma ciò
non esclude affatto il loro carattere sacro, e quindi il loro valore educativo, anche se non necessariamente in
forma di videogioco. Sono aspetti che vanno letti nel contesto della loro epoca, tenendo conto dei costumi e dei
valori allora diffusi, e non inficiano certo la portata generale del messaggio religioso e morale ivi
proposto. Ché se poi rispondeste che a introdurre delle distinzioni che fanno comodo siete bravi
anche voi e che comunqe
vi sembra poco carino storicizzare certi aspetti di un'opera e non certi altri, e per di più in base a un puro
criterio
di fruibilità, verreste considerati senza dubbio un caso irrecuperabile e spediti d'urgenza dall'arcivescovo
di
Torino per essere esorcizzati.
La libertà altrui Saranno sciocchezze, che volete, ma in questi tempi
di integralismi risorgenti, di ricorrenti polemiche sul chador
in Francia e altrove e di persistente presenza in Italia dell'onorevole Formigoni, quando semiologi di vaglia e
insigni filosofi della scienza riscoprono nei supplementi culturali dei quotidiani i valori del trascendente e nei
circoli anarchici si svolgono seminari sul sacro e il rito, anche i videogiochi basati sulla Bibbia mi sembrano
in qualche modo preoccupanti. So benissimo che non è necessario credere nella sacralità
di quei testi per commettere una quantità di azioni
riprovevoli e che, come ebbe occasione di osservare Madame Roland, infiniti delitti sono stati commessi in
nome della libertà. Ma in nome della libertà propria, che è valore che sta parimente
a cuore a laici e credenti, e la cui strenua difesa
unifica le comunità umane al di là di qualsiasi opzione di natura soprannaturale. L'impegno
a difendere la libertà altrui... beh, quello è tutta un'altra cosa. Ma provate a trovarlo nella Bibbia
(o
nel Corano) se ci riuscite.
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