Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 23 nr. 205
dicembre 1993 - gennaio 1994


Rivista Anarchica Online

Strani videogiochi
di Carlo Oliva

Non è ancora arrivata in Italia, a quanto mi consta, la nuova generazione di videogiochi elaborata, prodotta e diffusa in Gran Bretagna da tale Tim Buff, che suppongo (dal Corrriere della sera del 16 novembre ultimo scorso) essere un esperto del settore, e non è detto che vi attecchirebbe.
Si tratta infatti, a quanto mi è sembrato di capire, di una sorta di percorsi elettronici interattivi la cui caratteristica saliente è quella di ispirarsi alla Bibbia, un testo notoriamente poco diffuso nei paesi a prevalente tradizione cattolica come il nostro. Ma non è detto: le vie del Signore notoriamente sono infinite e, chissà, forse presto potremo sfidarci anche noi a Spiritual Warfare, un gioco di simulazione che propone in forme simboliche la difficile ricerca dell'«armatura di Dio», o a Exodus, in cui il problema ovviamente è quello di portare il popolo d'Israele dall'Egitto alla terra di Canaan, o a Save Baby Moses, che investe i giocatori del difficile compito di proteggere il futuro legislatore del popolo eletto dalle ire del Faraone cattivo. Questo Mr. Buff, a quanto ha dichiarato lui stesso ai giornali, è un signore preoccupato soprattutto dal livello di violenza espresso dai videogame tradizionali, in cui i nemici vengono «decapitati, squarciati, fulminati senza pietà», e così ha deciso di lanciare sul mercato dei prodotti, diciamo così, più mansueti, i cui protagonisti cercano di «convertire i nemici con la testimonianza cristiana».

Anania e Saffira
Sarà. Personalmente m'intendo poco di videogiochi e meno ancora di Bibbia. Ma ho letto abbastanza della seconda per non aspettarmi niente di buono se la proposta del pio imprenditore s'imporrà e lancerà una moda. Sarò un vecchio laico incallito, di quelli che oggi non hanno diritto di cittadinanza neanche al «Microfono aperto» di Radio Popolare, ma non vorrei proprio che le nuove generazioni traessero ispirazione morale, che so, da un gioco ispirato alla conquista di Gerico (Giosuè 6, 20/21: «...e votarono allo sterminio tutto ciò che era in città, passando a fil di spada uomini, donne, fanciulli e vecchi, e buoi e pecore e asini»). O che apprendessero come trattare le minoranze linguistiche simulando alla tastiera o con il joystick il modo in cui Jefte e i Galaaditi trattavano gli Efraimiti (Giudici, 12, 5: «Quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva "lasciatemi passare" gli chiedevano "sei tu un Efraimita?" e se quello rispondeva di no gli dicevano "Ebbene, prova a dire 'Scibboleth'" e se quello diceva "Sibboleth" senza badare alla pronuncia lo prendevano e lo scannavano presso i guadi del Giordano». Non vedo neanche quale coscienza ecologica potrebbe nascere da un eventuale interazione elettronica ispirata a Re II, 3, 24/25: «Sorsero i figli d'Israele e sbaragliarono i Moabiti, che fuggirono innnanzi a loro. Poi penetrarono nel paese ... distrussero le città, ogni buon pezzo di terra lo riempirono di pietre, ognuno gettandovi la sua, turarono tutte le sorgenti e abbatterono tutti i buoni alberi».
E per non trascurare il Nuovo Testamento, non mi piacerebbe affatto che i miei figli giocassero ad Anania e Saffira, sapete, quei due sposi di Gerusalemme che si erano rifiutati di versare a San Pietro la somma completa ricavata dalla vendita di un podere e ne furono così aspramente rimproverati che spirarono sul colpo, in una specie di anticipazione piuttosto radicale della pratica dell'otto per mille descritta in Atti 4, 32.

Quantità notevole di nefandezze
Non insisterò con gli esempi, anche perché so benissimo qual è la risposta standard a questo genere di obiezioni.
È vero, si dice, che nella Bibbia (e nel Corano, nell'Avesta, nelle Upanishad, nel Popol Vuh e in quanti altri libri sacri si leggono in questo nostro globo sublunare) si può rinvenire una quantità notevole di nefandezze, ma ciò non esclude affatto il loro carattere sacro, e quindi il loro valore educativo, anche se non necessariamente in forma di videogioco. Sono aspetti che vanno letti nel contesto della loro epoca, tenendo conto dei costumi e dei valori allora diffusi, e non inficiano certo la portata generale del messaggio religioso e morale ivi proposto.
Ché se poi rispondeste che a introdurre delle distinzioni che fanno comodo siete bravi anche voi e che comunqe vi sembra poco carino storicizzare certi aspetti di un'opera e non certi altri, e per di più in base a un puro criterio di fruibilità, verreste considerati senza dubbio un caso irrecuperabile e spediti d'urgenza dall'arcivescovo di Torino per essere esorcizzati.

La libertà altrui
Saranno sciocchezze, che volete, ma in questi tempi di integralismi risorgenti, di ricorrenti polemiche sul chador in Francia e altrove e di persistente presenza in Italia dell'onorevole Formigoni, quando semiologi di vaglia e insigni filosofi della scienza riscoprono nei supplementi culturali dei quotidiani i valori del trascendente e nei circoli anarchici si svolgono seminari sul sacro e il rito, anche i videogiochi basati sulla Bibbia mi sembrano in qualche modo preoccupanti.
So benissimo che non è necessario credere nella sacralità di quei testi per commettere una quantità di azioni riprovevoli e che, come ebbe occasione di osservare Madame Roland, infiniti delitti sono stati commessi in nome della libertà.
Ma in nome della libertà propria, che è valore che sta parimente a cuore a laici e credenti, e la cui strenua difesa unifica le comunità umane al di là di qualsiasi opzione di natura soprannaturale.
L'impegno a difendere la libertà altrui... beh, quello è tutta un'altra cosa. Ma provate a trovarlo nella Bibbia (o nel Corano) se ci riuscite.