Rivista Anarchica Online
Nel corso del tempo
di Stefano Giaccone
Quasi-recensioni in salsa fanta-cronaca...
Oggi sono stanco. Passato tutta la notte alla grande Evaporazione, il guasto alla
memoria del Mondo, il cervello
Europa 1. Il guasto ha disperso, mescolato, danneggiato tutti i file contenenti le storie degli uomini. Io lavoro
al Palazzo Agnelli, nella zona chiamata anticamente Torino Lingotto (ora parte di MI.TO). Ieri notte, guardando
nel groviglio di dati in cui si trovano i due file ai quali sono addetto, ho pensato che forse alcune cose che
risultano disperse o incomprensibili erano finite da qualche altra parte. Cioè, per rientrare nello schema
logico
di Europa 1, le informazioni dovevano essere leggibili, codificabili dal computer stesso. E se certi fossero stati
di natura diversa, sfumati, a-logici, oppure non fosse stato ritenuto utile al sapere del Mondo memorizzarli?
Esiste un dentro e un fuori? Difficile crederlo per noi uomini della Rivoluzione Cibernetica, visto che siamo
cresciuti in questo Mondo del razionale e binario produrre, consumare, giudicare, archiviare. I miei colleghi mi
guardavano strano mentre esponevo i miei dubbi (oltre a sbirciare dentro il mio volumone neo-acquisto
"Internazionale situazionista 1958-'69" della Nautilus, C.P. 1311, Torino, e restare folgorati da frasi tipo "il
vuoto dello svago è il vuoto della vita nella società attuale e non potrà essere colmato
nel quadro di questa
società" ... dentro il quadro, fuori il quadro ... ). Un po' come essere un geroglifico egiziano: uno
passa e ti parla di alberi, della loro ombra. Come potrei capirlo,
io povero essere bidimensionale? Sarebbe fuori dal mio cosmo. Noi, fuori dalla Memoria Centrale, cosa
conosciamo, cosa pensiamo di trovare? Esiste un'altra parte? "Fuggire, allora? Certo, si può ben andare
via con
una barca benché non si sia mai stati per mare prima, si può veleggiare lontano da tutto,
Brisbane, Mogadiscio,
Mascat, Triconmali, Petsamo, Jacksonville, è possibile viaggiare per tutta la carta geografica all'infinito
e
tuttavia non liberarsi di ciò che si vorrebbe, si sarà sempre identificati come quel servo del quale
tutti potranno
disporre quando vogliono". Stig Dagermann. Una volta lessi "L'isola dei condannati" e tutto il corpo prese a
dolermi, il mio respiro arrugginiva nell'aria. Anche i miei due amici persi nei meandri della Memoria
Elettronica sembrano dibattersi per uscire dalla tela:
ma, non sono forse pure loro...la tela? Avanti con Arialdo, il dolciniano che scrive le sue memorie mentre fugge
per la Valsesia assediata dagli inquisitori: "...e certamente uscimmo dal sentiero della giusta causa. Lo dissi a
Dolcino di desistere dal mettere in dubbio le sacre scritture, le leggi del creato. Cosa poteva esserci al di
là di
Dio Onnipotente, cosa che potesse spiegare la nostra misera vita? Non ricordava forse Enrico di Losanna, che
nel 1116, nel Mans, dapprima fece il predicatore itinerante, invitando alla penitenza l'alto clero ma poi
incitò
il popolo, attaccò i conventi. Arrivò a negare il battesimo e il peccato originale. Non
uscì dalla Chiesa, uscì dal
Mondo". Il mondo ribollente dell'autoproduzione per esempio (dischi, fanzine, concerti, posti): per avere tutti
gli indirizzi del pianeta, o quasi, ci vuole "Book your own fucking life" n° 3, pochi dollari a RoccoPublishing,
2427 so. 58th CT. Cicero IL 60650 USA. E Spino, il compagno nascosto nel solaio di Radio Alice durante
una retata, Bologna 1977? "...soccia, ma 'sti sbirri non van più via! Va bè comunque il '77
è stato un periodo veramente straordinario,
esaltante. C'era l'impressione di vivere intensamente, velocemente, insieme a tanti altri che su percorsi paralleli
si muovevano tutti spontaneamente nella stessa direzione...un momento magico, con tanta energia e dolcezza,
che è durato pochissimo come tutti i momenti magici ma che per chi l'ha attraversato ha lasciato, ancor
più che
il rimpianto, la certezza che i momenti magici possono veramente esistere...ovvero vivere qui e ora forme di
vita collettiva, alternativa, comunitaria non basate su modelli precostituiti ma sui proprio desideri..." qualcosa
non funziona. Questo, più che Spino, sembra Nanni Balestrini su Decoder n° 8. Quello dove c'è
un ottimo
articolo di Primo Moroni "Post-fordismo e nuova destra sociale". È tutto mescolato ormai, devo pulire,
sistemare. Il Cosmo Celeste (dio, la creazione, le stelle, i santi e noi) e il Cosmo del Capitale, ad esempio.
"...la crisi non
coinvolge solo i partiti, ma si assiste sempre più ad una sostituzione della politica con la tecnica. Le
decisioni
vengono prese da tecnocrati ai vertici delle varie organizzazioni burocratiche. Con questo non si vuole imporre
delle censure allo sviluppo della tecnica; anzi, per quanto mi riguarda, credo che siamo ancora in presenza di
una tecnica insufficiente, molto rudimentale. Il dominio del capitale ingabbia e semplifica la tecnica, le cui
virtualità sono infinite, tenendo in conto che tecnica e capitale sono associati in una sequenza storica,
non nel
concetto...il marxismo oggi non è morto. È storicamente distrutto. Occorre abitare questa
distruzione...se si vuol
tenersi nel marxismo bisogna occupare questo luogo distrutto perché possa essere sviluppato un pensiero
effettivamente politico della sua distruzione...la crisi della politica, visto che la determinazione della sua essenza
non è data né dalla struttura sociale (non esistono insiemi o legami sociali da rappresentare)
né dal senso storico,
ci costringe a pensarla nella precarietà di ciò che viene, nell'evento." Domenico Potenzoni,
sull'ultimo ottimo
"Wobbly-Collegamenti" n° 33. Però: il marxismo come cosmo/gabbia che si ha paura di scoperchiare?
Mi
ricorda un po' i bambini che continuano a giocare con un sasso dopo che il proprietario s'è portato a casa
il
pallone. La gabbia del reale? Della mediazione con esso? Christophe, su Le Monde Libertarie, tradotto
dall'insostituibile Umanità Nova: "Il problema di ogni organizzazione sociale è la produzione,
la ripartizione
delle ricchezze. Cosa produrre? Come? A chi dare, con quali criteri? È il mercato che risponde a queste
domande, nell'economia capitalista. Pensare una economia libertaria vuol dire rispondere alle stesse domande
dandogli risposte diverse in grado di soddisfare il bisogno di eguaglianza, di solidarietà e di reale
libertà. Ciò
significa contestare i due pilastri su cui si basa il capitalismo: il mercato e la divisione sociale del lavoro". Ma
siamo sicuri che siano queste le domande e che le risposte debbano essere formulate da noi? Noi chi? "...non
abbiamo interesse a tornare 'alla campagna' se l'affare include la vita noiosa di un burino di paese. Non siamo
in guerra con il concetto di cultura, inclusa la tecnologia; per noi il problema inizia con la
civilizzazione...rigettiamo ogni collaborazione con la civlità dell'Anoressia e della Bulimia, con gente
così
vergognosa di non aver mai sofferto da inventarsi i propri cilici per sé e per gli altri, o quelli che si
ingozzano
senza compassione e poi versano il vomito del loro senso di colpa represso in masochistici jogging e diete. Tutti
i nostri piaceri e autodiscipline ci appartengono di Natura, non ci neghiamo mai, non rinunciamo mai a niente;
ma certe cose hanno rinunciato a noi e ci hanno lasciato perché siamo troppo larghi per
esse...manteniamo il
nostro affetto per il Luddismo come tattica: se una data tecnologia è usata per opprimermi qui e ora,
allora devo
impugnare l'arma del sabotaggio oppure impossessarmi dei mezzi di produzione (e, di più, di quelli di
comunicazione). Non c'è umanità senza techne, ma non c'è techne che valga più
della mia umanità...per noi tutte
le forme di determinismo appaiono vane: non siamo schiavi né dei nostri geni né delle nostre
macchine...".
Tensione, il divenire, ovvero essere, come insurrezione per rompere la povertà dello Spettacolo del
Reale: come
lo vede Hakim Bey su "TAZ. Zone temporaneamente autonome" Shake ed. via Bligny 42, 20136 Milano. Fa
un pò paura ma forse ci ricorda che il quadro che ci hanno venduto al mercato è appeso ad un
muro, il muro è
nella casa, fuori c'è il Tempo, lo Spazio, il Silenzio della nostra Tempesta. YOU HAVE NEW
MAIL. OUT OF THE BLUE@ FU.DEC.COM. Benissimo! come se il casino non bastasse con l'oggi, ecco
Out of the Blue, la mia amica che mi scrive nella
E-mail dal posto più reale possibile. Perché l'unico...pensabile e non pensato: il futuro. "In
rete, dannato preistorico! Ho controllato la memoria del tuo Zen (lo sapevi che avete conservato tutti i
passaggi del lavoro, ora per ora, lì alla grande Evaporazione, così noi oggi sappiamo cosa avete
trovato e cosa
no?...non eravate male per essere dei proto-cybernauti!). Così so che oggi ti sei avventurato nell'eterno
dilemma:
è fuori dalla nostra portata l'uscita verso l'esterno, rompere la rigida sequenza del prima e dopo, oppure
l'uomo
e la donna sono fuori portata dal loro stesso desiderio? Eh sì, ho controllato anche i tuoi appunti. Il
Blatto (quel
vecchietto con un sacco di roba della tua...era!) mi ha passato qualche disco e qualche CD di quell'epoca,
così
anche l'ambiente sonoro era perfetto. Cosa? "Friends", primo vero LP del gruppo Eversor di Gabicce (PS).
L'hardcore vuole dire qualcosa come il cuore del cuore, l'essenza. L'hardcore punk è il suono di
una vita dura dentro la falsità e la solitudine del mercato ma anche della breve
gioia per una piccola, veloce canzone punk da suonare, cantare, pogare. Il miglior gruppo HC in Italia: se
cantassero in italiano, però...(c/o Blu Bus). Ti ricordi di aver scritto questo sulla rivista A? Ah, beh
forse non lo sai ancora...Sono d'accordo, comunque: 'sto disco va dritto al cuore. E poi altre grandi
canzoni sul CD dei BandaManera, di Torino: la poesia un pò ubriaca di Tom Waits, Springsteen con
in più quel
suono elettrico, sonico, teso che incattivisce il rock dei tuoi anni, ottimi sul serio (scrivi nel tuo diario elettronico
che dal vivo erano speciali). Poi mi ascolto un CD dei Dsordne "24 o 25/Gruomo". Parole, elettronica, il freddo
bruciore dell'anima. Molto intenso (presso Hax Via Mozart 13 20092 Cinisello - MI). Mi sono veramente
divertita con "Abbestia!" una fanza del 1994, ottima e ben fatta (c/o Pomini, Via Goito, 2910064 Pinerolo-To).
Comunque, visto le tue angosce e tutto il vostro parlare di virtuale e via dicendo, sappi una cosa (ma è
l'ultima
volta che ti aiuto!): qui da noi, la Rete, cioè tutto il software e l'hardware, il sapere e il tempo necessari
al
collegamento e all'equilibrio della mia comunità sono considerati una...pena! Dividiamo questo lavoro
come
dividiamo la raccolta dei rifiuti; passiamo tutto il tempo possibile fuori casa, lavoriamo poco perchè
non è molto
quello chie vogliamo (la frenesia di avere è un po' passata da quando è più facile
essere!), e il sesso ti assicuro
che lo facciamo...di persona. Certo non siamo contenti, perchè...forse è fuori dal quadro, la
felicità. Ma diglielo ai tuoi colleghi: qui noi pensiamo ai cyber come voi ai testimoni di Geova (ci
sono ancora!). Sempre
a cercare e difendere Mondi a venire, fuori da qualche parte, facendo il gioco di chi non vuol aprirti le porte al
dentro, che è qui, in te. Liberarsi, fratello è una tensione, lucida, terribile, gioiosa e meditata.
Godere se stessi:
debbo spiegarvi io che davanti ad uno schermo certe cose vengono proprio male? Fuori rete, amico". Che palle
questi sermoncini finali: ma perché scrive proprio a me?
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