Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 212
ottobre 1994


Rivista Anarchica Online

Nel corso del tempo
di Stefano Giaccone

Quasi-recensioni in salsa fanta-cronaca...

Oggi sono stanco. Passato tutta la notte alla grande Evaporazione, il guasto alla memoria del Mondo, il cervello Europa 1. Il guasto ha disperso, mescolato, danneggiato tutti i file contenenti le storie degli uomini. Io lavoro al Palazzo Agnelli, nella zona chiamata anticamente Torino Lingotto (ora parte di MI.TO). Ieri notte, guardando nel groviglio di dati in cui si trovano i due file ai quali sono addetto, ho pensato che forse alcune cose che risultano disperse o incomprensibili erano finite da qualche altra parte. Cioè, per rientrare nello schema logico di Europa 1, le informazioni dovevano essere leggibili, codificabili dal computer stesso. E se certi fossero stati di natura diversa, sfumati, a-logici, oppure non fosse stato ritenuto utile al sapere del Mondo memorizzarli? Esiste un dentro e un fuori? Difficile crederlo per noi uomini della Rivoluzione Cibernetica, visto che siamo cresciuti in questo Mondo del razionale e binario produrre, consumare, giudicare, archiviare. I miei colleghi mi guardavano strano mentre esponevo i miei dubbi (oltre a sbirciare dentro il mio volumone neo-acquisto "Internazionale situazionista 1958-'69" della Nautilus, C.P. 1311, Torino, e restare folgorati da frasi tipo "il vuoto dello svago è il vuoto della vita nella società attuale e non potrà essere colmato nel quadro di questa società" ... dentro il quadro, fuori il quadro ... ).
Un po' come essere un geroglifico egiziano: uno passa e ti parla di alberi, della loro ombra. Come potrei capirlo, io povero essere bidimensionale? Sarebbe fuori dal mio cosmo. Noi, fuori dalla Memoria Centrale, cosa conosciamo, cosa pensiamo di trovare? Esiste un'altra parte? "Fuggire, allora? Certo, si può ben andare via con una barca benché non si sia mai stati per mare prima, si può veleggiare lontano da tutto, Brisbane, Mogadiscio, Mascat, Triconmali, Petsamo, Jacksonville, è possibile viaggiare per tutta la carta geografica all'infinito e tuttavia non liberarsi di ciò che si vorrebbe, si sarà sempre identificati come quel servo del quale tutti potranno disporre quando vogliono". Stig Dagermann. Una volta lessi "L'isola dei condannati" e tutto il corpo prese a dolermi, il mio respiro arrugginiva nell'aria.
Anche i miei due amici persi nei meandri della Memoria Elettronica sembrano dibattersi per uscire dalla tela: ma, non sono forse pure loro...la tela? Avanti con Arialdo, il dolciniano che scrive le sue memorie mentre fugge per la Valsesia assediata dagli inquisitori: "...e certamente uscimmo dal sentiero della giusta causa. Lo dissi a Dolcino di desistere dal mettere in dubbio le sacre scritture, le leggi del creato. Cosa poteva esserci al di là di Dio Onnipotente, cosa che potesse spiegare la nostra misera vita? Non ricordava forse Enrico di Losanna, che nel 1116, nel Mans, dapprima fece il predicatore itinerante, invitando alla penitenza l'alto clero ma poi incitò il popolo, attaccò i conventi. Arrivò a negare il battesimo e il peccato originale. Non uscì dalla Chiesa, uscì dal Mondo". Il mondo ribollente dell'autoproduzione per esempio (dischi, fanzine, concerti, posti): per avere tutti gli indirizzi del pianeta, o quasi, ci vuole "Book your own fucking life" n° 3, pochi dollari a RoccoPublishing, 2427 so. 58th CT. Cicero IL 60650 USA.
E Spino, il compagno nascosto nel solaio di Radio Alice durante una retata, Bologna 1977?
"...soccia, ma 'sti sbirri non van più via! Va bè comunque il '77 è stato un periodo veramente straordinario, esaltante. C'era l'impressione di vivere intensamente, velocemente, insieme a tanti altri che su percorsi paralleli si muovevano tutti spontaneamente nella stessa direzione...un momento magico, con tanta energia e dolcezza, che è durato pochissimo come tutti i momenti magici ma che per chi l'ha attraversato ha lasciato, ancor più che il rimpianto, la certezza che i momenti magici possono veramente esistere...ovvero vivere qui e ora forme di vita collettiva, alternativa, comunitaria non basate su modelli precostituiti ma sui proprio desideri..." qualcosa non funziona. Questo, più che Spino, sembra Nanni Balestrini su Decoder n° 8. Quello dove c'è un ottimo articolo di Primo Moroni "Post-fordismo e nuova destra sociale". È tutto mescolato ormai, devo pulire, sistemare.
Il Cosmo Celeste (dio, la creazione, le stelle, i santi e noi) e il Cosmo del Capitale, ad esempio. "...la crisi non coinvolge solo i partiti, ma si assiste sempre più ad una sostituzione della politica con la tecnica. Le decisioni vengono prese da tecnocrati ai vertici delle varie organizzazioni burocratiche. Con questo non si vuole imporre delle censure allo sviluppo della tecnica; anzi, per quanto mi riguarda, credo che siamo ancora in presenza di una tecnica insufficiente, molto rudimentale. Il dominio del capitale ingabbia e semplifica la tecnica, le cui virtualità sono infinite, tenendo in conto che tecnica e capitale sono associati in una sequenza storica, non nel concetto...il marxismo oggi non è morto. È storicamente distrutto. Occorre abitare questa distruzione...se si vuol tenersi nel marxismo bisogna occupare questo luogo distrutto perché possa essere sviluppato un pensiero effettivamente politico della sua distruzione...la crisi della politica, visto che la determinazione della sua essenza non è data né dalla struttura sociale (non esistono insiemi o legami sociali da rappresentare) né dal senso storico, ci costringe a pensarla nella precarietà di ciò che viene, nell'evento." Domenico Potenzoni, sull'ultimo ottimo "Wobbly-Collegamenti" n° 33. Però: il marxismo come cosmo/gabbia che si ha paura di scoperchiare? Mi ricorda un po' i bambini che continuano a giocare con un sasso dopo che il proprietario s'è portato a casa il pallone. La gabbia del reale? Della mediazione con esso? Christophe, su Le Monde Libertarie, tradotto dall'insostituibile Umanità Nova: "Il problema di ogni organizzazione sociale è la produzione, la ripartizione delle ricchezze. Cosa produrre? Come? A chi dare, con quali criteri? È il mercato che risponde a queste domande, nell'economia capitalista. Pensare una economia libertaria vuol dire rispondere alle stesse domande dandogli risposte diverse in grado di soddisfare il bisogno di eguaglianza, di solidarietà e di reale libertà. Ciò significa contestare i due pilastri su cui si basa il capitalismo: il mercato e la divisione sociale del lavoro". Ma siamo sicuri che siano queste le domande e che le risposte debbano essere formulate da noi? Noi chi? "...non abbiamo interesse a tornare 'alla campagna' se l'affare include la vita noiosa di un burino di paese. Non siamo in guerra con il concetto di cultura, inclusa la tecnologia; per noi il problema inizia con la civilizzazione...rigettiamo ogni collaborazione con la civlità dell'Anoressia e della Bulimia, con gente così vergognosa di non aver mai sofferto da inventarsi i propri cilici per sé e per gli altri, o quelli che si ingozzano senza compassione e poi versano il vomito del loro senso di colpa represso in masochistici jogging e diete. Tutti i nostri piaceri e autodiscipline ci appartengono di Natura, non ci neghiamo mai, non rinunciamo mai a niente; ma certe cose hanno rinunciato a noi e ci hanno lasciato perché siamo troppo larghi per esse...manteniamo il nostro affetto per il Luddismo come tattica: se una data tecnologia è usata per opprimermi qui e ora, allora devo impugnare l'arma del sabotaggio oppure impossessarmi dei mezzi di produzione (e, di più, di quelli di comunicazione). Non c'è umanità senza techne, ma non c'è techne che valga più della mia umanità...per noi tutte le forme di determinismo appaiono vane: non siamo schiavi né dei nostri geni né delle nostre macchine...". Tensione, il divenire, ovvero essere, come insurrezione per rompere la povertà dello Spettacolo del Reale: come lo vede Hakim Bey su "TAZ. Zone temporaneamente autonome" Shake ed. via Bligny 42, 20136 Milano. Fa un pò paura ma forse ci ricorda che il quadro che ci hanno venduto al mercato è appeso ad un muro, il muro è nella casa, fuori c'è il Tempo, lo Spazio, il Silenzio della nostra Tempesta.
YOU HAVE NEW MAIL. OUT OF THE BLUE@ FU.DEC.COM.
Benissimo! come se il casino non bastasse con l'oggi, ecco Out of the Blue, la mia amica che mi scrive nella E-mail dal posto più reale possibile. Perché l'unico...pensabile e non pensato: il futuro.
"In rete, dannato preistorico! Ho controllato la memoria del tuo Zen (lo sapevi che avete conservato tutti i passaggi del lavoro, ora per ora, lì alla grande Evaporazione, così noi oggi sappiamo cosa avete trovato e cosa no?...non eravate male per essere dei proto-cybernauti!). Così so che oggi ti sei avventurato nell'eterno dilemma: è fuori dalla nostra portata l'uscita verso l'esterno, rompere la rigida sequenza del prima e dopo, oppure l'uomo e la donna sono fuori portata dal loro stesso desiderio? Eh sì, ho controllato anche i tuoi appunti. Il Blatto (quel vecchietto con un sacco di roba della tua...era!) mi ha passato qualche disco e qualche CD di quell'epoca, così anche l'ambiente sonoro era perfetto. Cosa? "Friends", primo vero LP del gruppo Eversor di Gabicce (PS). L'hardcore vuole dire qualcosa come il cuore del cuore, l'essenza.
L'hardcore punk è il suono di una vita dura dentro la falsità e la solitudine del mercato ma anche della breve gioia per una piccola, veloce canzone punk da suonare, cantare, pogare. Il miglior gruppo HC in Italia: se cantassero in italiano, però...(c/o Blu Bus). Ti ricordi di aver scritto questo sulla rivista A?
Ah, beh forse non lo sai ancora...Sono d'accordo, comunque: 'sto disco va dritto al cuore. E poi altre grandi canzoni sul CD dei BandaManera, di Torino: la poesia un pò ubriaca di Tom Waits, Springsteen con in più quel suono elettrico, sonico, teso che incattivisce il rock dei tuoi anni, ottimi sul serio (scrivi nel tuo diario elettronico che dal vivo erano speciali). Poi mi ascolto un CD dei Dsordne "24 o 25/Gruomo". Parole, elettronica, il freddo bruciore dell'anima. Molto intenso (presso Hax Via Mozart 13 20092 Cinisello - MI). Mi sono veramente divertita con "Abbestia!" una fanza del 1994, ottima e ben fatta (c/o Pomini, Via Goito, 2910064 Pinerolo-To). Comunque, visto le tue angosce e tutto il vostro parlare di virtuale e via dicendo, sappi una cosa (ma è l'ultima volta che ti aiuto!): qui da noi, la Rete, cioè tutto il software e l'hardware, il sapere e il tempo necessari al collegamento e all'equilibrio della mia comunità sono considerati una...pena! Dividiamo questo lavoro come dividiamo la raccolta dei rifiuti; passiamo tutto il tempo possibile fuori casa, lavoriamo poco perchè non è molto quello chie vogliamo (la frenesia di avere è un po' passata da quando è più facile essere!), e il sesso ti assicuro che lo facciamo...di persona. Certo non siamo contenti, perchè...forse è fuori dal quadro, la felicità.
Ma diglielo ai tuoi colleghi: qui noi pensiamo ai cyber come voi ai testimoni di Geova (ci sono ancora!). Sempre a cercare e difendere Mondi a venire, fuori da qualche parte, facendo il gioco di chi non vuol aprirti le porte al dentro, che è qui, in te. Liberarsi, fratello è una tensione, lucida, terribile, gioiosa e meditata. Godere se stessi: debbo spiegarvi io che davanti ad uno schermo certe cose vengono proprio male? Fuori rete, amico". Che palle questi sermoncini finali: ma perché scrive proprio a me?