Rivista Anarchica Online
La lotta degli Indios di Roraima
di Gianni Sartori
Finalmente, dopo che la Lega per i diritti e la liberazione dei popoli ha avviato una campagna di
solidarietà, anche
in Europa si parla della lotta che gli indios Macuxi, Wapixana, Taurepang e Ingarico di Roraima (Brasile)
conducono contro la politica genocida del governo. Dal 15 marzo 1994 folti gruppi di Indios presidiano
due blocchi stradali sulle principali vie d'accesso all'Area
Indigena Raposa/Serra do Sol «AIRASOL», zona abitata da sempre dagli indigeni. Gli Indios vogliono che il
Governo brasiliano rispetti l'art. 231 della Costituzione del 1988 con cui si garantisce la demarcazione dei
territori
indigeni. Esigono inoltre che le migliaia di «garimpeiros» (cercatori d'oro) che invadono la loro terra portandosi
appresso violenza, malattie, alcoolismo, prostituzione e distruzione dell'ambiente, siano espulsi definitivamente
dall'area. Sono più di quindici anni che gli indios lottano per ottenere la demarcazione delle loro terre,
requisito
irrinunciabile per la loro stessa sopravvivenza fisica e culturale. In questi anni si è costituito il Consiglio
Indigeno
di Roraima (CIR), una combattiva organizzazione indigena che lotta con mezzi pacifici per i diritti della
popolazione autoctona. Il CIR ha lanciato un appello alle varie organizzazioni internazionali di
solidarietà al fine
di ottenere appoggio alle proprie rivendicazioni. In Italia questo appello è stato raccolto appunto dalla
Lega per
i diritti e la liberazione dei popoli che sta raccogliendo firme per una petizione per la demarcazione delle terre.
Inoltre ha avviato una campagna di fax e lettere di solidarietà con gli Indios da inviare alle massime
autorità
brasiliane riservandosi di intraprendere altre azioni opportune nel prossimo futuro.
La morte di Bento Sampaio Un recente comunicato del CIR in merito
all'ennesima, barbara uccisione di un indio macuxì può far capire quale
sia la situazione degli indigeni nell'Area Indigena Raposa/Serra do Sol: «Un nuovo assassinio, il 13° negli
ultimi
sei anni, viene denunciato dal Consiglio Indigeno di Roraima. L'ultimo episodio si è svolto nella notte
del 17
maggio 1994, quando Rudney Cesar da Silva di 23 anni, dipendente del fazendeiro (proprietario terriero)
José
Saraiva, in stato di ebbrezza ha ucciso a bastonate l'indio macuxì Bento Sampaio di 69 anni e violentato
subito
dopo la moglie Evilene da Silva di 45 anni. Secondo quanto affermano la vedova e il figlio, Bento era stato
minacciato di morte già varie volte, sempre da dipendenti di José Saraiva. Un suo impiegato
ha detto che nella
notte del delitto, il fazendeiro era arrivato nella fazenda (tenuta) verso le ore 21 con una bottiglia di acquavite
per
il dipendente che poi ha ucciso il vecchio indio intorno alla mezzanotte». Dal seguito del comunicato si
apprende che il delitto è stato scoperto solo alcune ore dopo, dal figlio di Bento,
Raulino Sampaio. Questo ha prontamente avvisato gli abitanti del villaggio Napoleao che sono corsi alla
fazenda
riuscendo a fermare l'assassino che si è opposto sparando alla cattura. E'stato quindi possibile
consegnare
l'omicida alla Polizia. Il giudice federale ha poi concesso l'incarcerazione.
Un delitto su commissione Numerosi membri della comunità
Napoleao hanno confermato che il fazendeiro José Saraiva aveva litigato con
Bento Sampaio già molte volte per questioni relative alla terra, mentre Rudney Cesar lavorava nella
fazenda da
poco tempo e non aveva mai avuto diverbi con la vittima. Sembra che Rudney sia stato ingaggiato dal
fazendeiro
per eliminare il vecchio indio. In ogni caso dal giorno successivo al delitto il proprietario si è reso
irreperibile.
Il CIR denuncia lo stato di persecuzione in cui vivono gli indios macuxì e wapixana nella regione
nord-est dello
stato di Roraima. Omicidi e altre azioni criminali nei loro confronti godono in genere di un'ampia
impunità. Nel 1988 un giovane macuxì, Valerio Tames, è stato assassinato negli
uffici del Commissariato di Polizia Civile
di Normandia dal poliziotto Roger e da altri suoi colleghi. Il processo del 1988 sta continuando ancora nella fase
iniziale di istruttoria.
Uccisi per ordine dei fazendeiro Al 1988 risale anche un altro caso: Donaldo
Williams del villaggio Canawapai è stato assassinato dal fazendeiro
Izan Maton in circostanze mai chiarite. Nel 1990 un guardiano di bestiame ha ucciso due indios macuxì
del
villaggio Macaco, sembra su consegna del fazendeiro Newton Tavares. Il guardiano è stato processato
ma poi
assolto perché il tribunale gli ha concesso la «legittima difesa», anche se al momento del delitto si
trovava a
cavallo e armato di fucile. Gli indios dal canto loro erano a piedi, armati di arco e sono stati colpiti alle spalle,
segno che stavano fuggendo. Nel mese di giugno 1990 Juvencio André del villaggio Caraparu
è stato ucciso da un «garimpeiro» (cercatore
d'oro) conosciuto con il nome di Nitio. In seguito, nel mese di novembre, Lourival Ribeiro da Silva, sempre di
Caraparu, è stato ucciso dal «garimpeiro» Joao Dias. Ancora nello stesso villaggio, nel gennaio 1991,
alcuni
cercatori d'oro hanno assassinato Claudemisson José Laim.
Delitti impuniti Ma la lista dei delitti contro gli indios continua. In aprile
(1991) Geraldo Mendes del villaggio Santa Cruz viene
ucciso dai garimpeiros. Nel settembre 1991 un bambino di sette anni del villaggio Amalia, è morto in
seguito a
ferite e stupro. Sempre in settembre un altro gruppo di garimpeiros ammazza Aristodio da Silva di fronte al bar
Placa. In ottobre un altro minore, Mario Jurana del villaggio Chumina, muore in seguito a ferite e stupro. Il
CIR si chiede perché la stampa brasiliana che prevede «spargimenti di sangue nella Raposa/Serra do
Sol nel
caso che quest'area venisse demarcata» (dato che fazendeiros e garimpeiros non starebbero certo a guardare
ndr),
sembra non volersi occupare del sangue versato dagli indios. Sembra quasi che la stampa governativa
consideri cosa ovvia «che il sangue dei macuxì e dei wapixana, uccisi
impunemente dai fazendeiros, dai garimpeiros, dai guardiani di bestiame e dai membri della Polizia Civile,
macchi continuamente il suolo di Roraima».
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