Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 24 nr. 213
novembre 1994


Rivista Anarchica Online

Caserio lumbard?
di Giuseppe Galzerano

Sia ben chiaro: ognuno può scrivere i libri che vuole e non saremo certamente noi a negare questa possibilità e questa libertà, ma allo stesso tempo non vogliamo e non possiamo sottrarci al diritto di critica e di dissenso sui libri che vengono pubblicati e che in un modo o nell'altro ci riguardano o si occupano del nostro passato, perché pensiamo che per scrivere certi libri ci vogliono anche i sentimenti giusti. Profittando dell'assenza degli anarchici, recentemente, certo Roberto Gremmo di Biella, non si è lasciato sfuggire l'occasione del centenario della morte di Sante Caserio e, puntuale come un orologio svizzero, alla vigilia del centenario, sforna un suo libro su Sante Caserio, ghigliottinato a Lione il16 agosto del 1894 per aver ucciso il 24 giugno dello stesso anno il presidente francese Sadi Carnot. Certo, se gli anarchici volessero ricordare tutti i loro centenari, dovrebbero pubblicare un libro al giorno, talmente è ricca di vicende la storia delle loro battaglie sociali e probabilmente l'impresa sarebbe anche di difficile attuazione. A parte il fatto che fortunatamente gli anarchici non hanno il culto dell'individuo, né praticano la «santificazione» dei loro compagni, anche la povertà economica non gli consente di fare i libri che pure vorrebbero fare e allora, spesso, in questo inevitabile «vuoto», si inseriscono gli altri, magari personaggi che nulla hanno a che fare con l'anarchismo e si impadroniscono delle nostre vicende e della nostra storia per piegarla e sfruttarla ai loro scopi. Aveva ragione Gaetano Salvemini quando consigliava Armando Borghi di scrivere le sue memorie e alle titubanze di Borghi gli faceva notare: «Se non saranno gli anarchici a scrivere la loro storia, la scriveranno i loro nemici».
E così a fine luglio a molti compagni arriva un dépliant editoriale che annuncia l'imminente uscita di un libro su Sante Caserio. Ne è autore un certo Roberto Gremmo, un nome per lo più sconosciuto nel movimento anarchico, ed è edito da una nuova casa editrice, la Elf di Biella, completamente sconosciuta nel piccolo panorama editoriale anarchico. La scheda di presentazione è firmata da Gabriele Gremmo, certamente un parente dell'autore e questa sensazione che si faccia tutto in famiglia non ci è molto simpatica, anche perché affiorano dei ricordi, nei quali l'immagine di Roberto Gremmo non è affatto delle migliori, nel senso che ci era capitato di sentirlo comiziare violentemente a Radio Radicale contro i meridionali, gli zingari e gli extracomunitari e ci colpì la foga, la rozzezza e la povertà delle sue assurde tesi.
Poi spesso la stampa si è occupata di Gremmo, come amico-nemico di Bossi, fondatore della Lega Lumbarda e poi della Lega Piemonte e deputato regionale della stessa e la cui azione politica si è caratterizzata per un acceso razzismo.
Il sottotitolo del libro presenta Caserio come un «Anarchico Lombardo», con grande spreco di maiuscole, e già da questo è facile intuire che si tratta di un maldestro tentativo leghista di profittare del centenario di Caserio per penetrare - chissà poi perché - nel movimento anarchico, che nulla ha né può avere in comune con le varie leghe, e per portare acqua al proprio mulino politico, sfruttando e strumentalizzando la genuina ed adamantina figura di Sante Caserio.
Chiediamo il libro, «Sante Caserio - Vita tragedia e mito di un Anarchico Lombardo», (Edizione Elf, Biella, 1994, pagg. 116, L. 15.000) e ci viene mandato subito. Lo leggiamo, ma in verità non ci troviamo nulla di nuovo rispetto a quanto già conosciuto sulla vicenda di Caserio, tranne questa incredibile ed assurda rivendicazione regionalistica di Caserio come «lombardo», un termine scritto con la l maiuscola! Per il resto il libro è costruito interamente sulla pubblicistica anarchica, passata e recente, che si era già occupata della vicenda di Sante Caserio e in più Gremmo lo fa con una certa superficialità senza i necessari approfondimenti politici e storici.
D'altronde chi professa idee siffatte non può né apprezzare né capire l'anarchismo, che parla al mondo, esprime idee al di sopra delle frontiere e guarda all'uomo indipendentemente dal colore della sua pelle e dalla provenienza geografica e Gremmo non può ridurre la figura di Caserio a personaggio del localismo lombardo, perché Caserio si sentiva fratello e solidale con tutti gli uomini della terra, al di là della loro provenienza e come tale non può essere compreso da uno che la pensa come Roberto Gremmo. Si tratta di due mondi completamente diversi e sinceramente stentiamo anche a capire come abbia fatto il leghista Roberto Gremmo a scegliere di occuparsi di Sante Caserio, che era sì lombardo, ma si sentiva ed agiva come cittadino del mondo e non si chiuse mai nella piccola ed inesistente patria lombarda.
Nella parte finale del libro, Roberto Gremmo non si lascia sfuggire l'occasione per pontificare sull'anarchismo, sostenendo - bontà sua - che l'anarchismo migliore è quello «padano» - naturalmente non poteva essere diversamente - e cita anarchici padani e lombardi come Molinari, Molaschi, Berneri (come «connazionale di Cattaneo»), Galleani e sproloquia sul loro federalismo (cicero pro doma sua), continuando a strumentalizzare il pensiero dei nostri compagni per portare acqua alle sue teorie federaliste ed autonomiste.
Ecco perché all'inizio dicevamo che per scrivere di certe cose ci vogliono i sentimenti giusti, e Roberto Gremmo ha dimostrato di non possederli.