Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 25 nr. 215
febbraio 1995


Rivista Anarchica Online

Il mostro e il suo creatore

La realtà virtuale fantasia al potere? Direi semmai potere sulla fantasia. Ci pensate? Dominio sul sogno. Manipolazione sempre più profonda della sfera interiore di ciascun individuo. Ma partiamo più da lontano.
Parecchi anni fa, mi sembra nel 1983, ero in vacanza in Olanda e ricordo che ad Amsterdam mi recai ad un museo in cui veniva esposta una mostra dedicata alle popolazioni del terzo mondo: c'erano coloratissimi quadri naif del Centroamerica, ma soprattutto c'erano le ricostruzioni dettagliatissime delle abitazioni, delle botteghe, delle piazze, dei luoghi di culto delle più svariate popolazioni del Sudamerica, dell'Asia, dell'Africa e dell'Oceania; c'era perfino un enorme letamaio fatto di pezzi di rifiuti incollati fra loro il cui effetto era estremamente realistico ... e c'era l'uomo di cera, il misterioso uomo occidentale civilizzato che, in abito, le gambe accavallate, era intento a leggere il giornale. Era perfetto, al punto che rimasi alcuni minuti ad osservarlo per capire se si trattasse di un bravissimo attore o di una scultura eccessivamente realistica.
Ma tutto era ricostruito con notevole cura e minuzia, con la possibilità - tramite un gettone, o una moneta - di ascoltare brani di musica del luogo in cui si passava.
Dal negozietto marocchino emanavano odori di spezie. Era tutto così realistico da sentirsi immersi nel paese che, in quel momento, si visitava come in un riassunto scolastico. Pensai che potesse essere una buona idea, magari proprio a livello educativo. Certo è che l'enorme varietà di quel breve viaggio sulla terra rinchiuso in un museo lasciava un po' storditi, un po' confusi, come svuotati da quell'overdose di mondo.
Ricordo che, mentre passavo dal villaggio degli aborigeni australiani a quello degli indigeni del Borneo, restai stralunato: c'era un ascensore e questo si aprì per tirar fuori un' apparizione quasi extraterrestre: un altissimo papà biondo, elegante e sorridente che prendeva per mano due marmocchi biondi e già giganteschi, entrambi con un sorrisetto furbo da gelato. Avvertii una strana sensazione: mi parve che tutte quelle civiltà fossero come morte e fosse il potere mummificante del museo ad ucciderle. Dodici anni dopo la tecnologia cibernetica è in grado di proporci molto di più di quella mostra ormai antiquata e ingenua che tanto mi sconvolse ad Amsterdam; con la realtà virtuale è possibile anche provare le sensazioni vere e proprie di un viaggio, dialogare con i personaggi immaginari di un lontano paese, o magari con quelli veri, chi lo sa, ma quanto veri? Dov'è il confine fra realtà e fantasia? Si può convincere qualcuno che sia realtà l'una ed irrealtà la seconda, così, a nostro arbitrio?
Arriveremo al punto in cui tutta la nostra vita sarà riempita artificialmente? Nel lavoro a distanza, nel gioco col computer anziché con l'amico, nell'amore vissuto in una masturbazione di sensori, nell'avventura programmata a lieto fine, nel gioco folle di sostituirsi alla natura, di rimuovere la vita, di scambiarla con un'imitazione... Dov'è finito l'uomo? Dove?
No, non è arte questa, manipolazione; non apoteosi della fantasia, sua morte. E' come se d'un tratto tutti gli spazi d'immaginazione venissero previsti, catalogati, consegnati già pronti alla mente. Si dice che potremo lavorare di meno, che tutto risulterà semplificato; in realtà vogliono trasferire la vita di una persona tutta dietro una scrivania, o dentro una cabina, senza bisogno di spostamenti, un vero sortilegio di tecnologia nera.
Ci saranno gli automi a lavorare per noi che ci limiteremo a dare ordini a distanza. E poco importa se vivremo in rifugi ermeticamente chiusi, posti in mezzo alle montagne di scorie, di pezzi avariati e in un turbinio d'aria grigia che mi oscura il foglio: saremo abbastanza forti da cambiare il disegno, da far immaginare a noi stessi e agli altri una realtà molto diversa, sicura, tranquilla, perfino un tantino emozionante, che ci impedirà di vedere la realtà che ieri chiamavamo realtà e che da oggi è stata sostituita, con l'approvazione di Stati e Chiese.
Nel futuro della realtà virtuale c'è un sogno surgelato, un'emozione già misurata e pesata, una confezione-fantasia.
Chi terrebbe per le redini questo mostro dell'inconscio?
Chiunque ci proverà sappia fin d'ora che il mostro si rivolta sempre contro il suo creatore.

Carlo Bellisai (Capoterra)