Rivista Anarchica Online
Salento. A proposito di immigrazione
di Gruppo Anarchico Salentino
La decisione del Governo Italiano di inviare l'esercito a presidiare le coste salentine
(da Monopoli a
Santa Maria di Leuca) per bloccare lo sbarco degli immigrati ci preoccupa non poco. Ci preoccupa sia
perché tale decisione può consolidare le spinte xenofobe, razziste, che provengono dalla parte
più
reazionaria della società; sia perché da sempre siamo ostili a qualunque forma di militarizzazione
del
territorio. L'esercito viene impiegato oggi per reprimere lo sbarco di chi fugge dalla miseria e/o dalla
guerra (come i profughi kurdi e della ex Jugoslavia), domani verrà usato per reprimere eventuali
movimenti di emancipazione sociale che mettano in discussione l'ingiusto ordine vigente. Oltretutto
militarismo, per noi che aspiriamo ad una società libera ed egualitaria, non significa solo la presenza
di caserme e soldati, ma anche la diffusione di una cultura gerarchica, autoritaria, di imposizione del
dominio sul più debole, che viene inculcata negli individui assuefatti a convivere quotidianamente con
divise, capi, superiori. Dalla militarizzazione del territorio alla militarizzazione delle coscienze il passo
è molto breve. Inoltre il governo, facendo passare il problema immigrazione per un problema di ordine
pubblico da gestire con l'uso delle forze armate, intende mascherare le reali responsabilità che
l'occidente ha nel generare la miseria o le guerre da cui questa gente fugge. L'alto tenore di vita che i paesi
industrializzati possono permettersi è ottenuto grazie alla rapina delle
risorse che le multinazionali attuano nei paesi della "periferia" del mondo, in questo coadiuvate dalla
politica economico (di stampo colonialista) di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale
(organismi di diretta emanazione occidentale). E, ad esempio, sempre occidentali sono i finanziamenti
che permettono alla Turchia (paese membro della NATO, della Confederazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa e associate alla CEE) di acquistare le armi che poi impiega nella guerra di
"pulizia etnica" contro la popolazione kurda, i cui profughi tentano poi di trovare rifugio nei paesi più
"democratici". Contro la militarizzazione del territorio contro tutte le frontiere per una società
multiculturale per
un'economia equa e solidale
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