Rivista Anarchica Online
Nino Pino: un anarchico siciliano
di Antonio Catàlfamo
Nino Balotta è stato una delle figure più brillanti di antifascista in
provincia di Messina. Laureato in
Medicina Veterinaria, si iscrisse alla Facoltà di Scienze Politiche di Perugia. In precedenza era stato
radiato dal corso allievi ufficiali e ridotto al rango di soldato semplice. Dichiarato abile ai servizi
sedentari, non vestì mai la divisa militare, fedele alla tradizione anarchica e antimilitarista dei suoi
concittadini di Barcellona di Sicilia, Salvatore Caratozzolo e Sebastiano Torre, figlio del popolo. Infatti,
Caratozzolo, che si rifiutava di combattere nella prima guerra mondiale, fu legato ad un palo ed esposto
alla gogna degli austriaci, che lo risparmiarono. Torre, antimilitarista ai tempi della guerra di Tripoli,
fu processato e condannato. A Perugia, Pino si lega agli ambienti antifascisti di Giustizia e
Libertà. Con una falsa tessera del GUF
e con nome vero, inizia l'attività di corriere antifascista tra l'Italia e la Francia, incontrando i francesi
Beccatini, il segretario di Virgile Barel, e Gasparre. La vera identità di costoro gli fu nota solo nel
dopoguerra. Un primo maggio del 1935-'36 ad una manifestazione anarchica a Marsiglia, fa circolare
sul foglio dattiloscritto la poesia Alba di Maggio, successivamente musicata e pubblicata nel '47
su
Terra e Libertà, la voce del movimento anarchico siciliano: Stanotte una gran
face è balenata sul mondo L'agitava una turba: vi erano Sacco e
Vanzetti Bonaventura Durruti Kropotkin, Pietro Gori, Ferre
Gorki, Bonnot, tutti quelli che furono tutti quanti
saranno... Stanotte è balzato alla vita il
sogno creduto chimera: il sogno per cui tanti forti indomiti
son morti e tanti ancora morranno, il sogno per cui tanti
morti son vivi e per sempre vivranno nei cuori Nel febbraio del
'32 polizia e carabinieri lo aspettano al ritorno di uno dei tanti viaggi in Francia per
sequestrargli materiale compromettente ed arrestarlo. Pino si barricò in un abbaino per distruggere i
documenti diretti ai vari cospiratori con i quali aveva i contatti. Un carabiniere si avventurò su per il
tetto e cominciò a sparargli. Pino si schermiva come poteva, lanciando tegole. I carabinieri certamente
lo avrebbero ucciso se non fosse insorta la folla trabocchevole che intanto si era radunata nella
sottostante Via Operaia. Se la cavò con qualche ferita e 18 mesi di reclusione. Ma riuscì a
distruggere
il materiale e nessuno fu coinvolto. Nel corso della perquisizione nella sua abitazione, la polizia
sequestrò la traduzione di un saggio divulgativo della teoria della relatività. Einstein, ch'egli era
andato
a trovare più volte durante l'esilio dello scienziato ebreo in Belgio, a villa "La Savoyarde",
a Le Coq-sur-mer, lo aveva autorizzato a pubblicare l'opera in Italia, purché i proventi andassero in
beneficenza. Nel 1935 pubblica il volumetto Tifo Sportivo e suoi effetti, che mette in evidenza
gli effetti negativi del
tifo sull'organismo umano e perciò cozza con la propaganda sportiva del regime. A due anni dalla
pubblicazione la rosea Gazzetta dello Sport attaccò il volume con un articolo firmato da
Enrico
Emanuelli. Il libro fu messo all'indice dal Minculpop e l'autore fu denunciato. Eminenti studiosi
dimostrarono la validità scientifica del saggio e il Pino se la cavò. Nel 1937 finiscono i viaggi
di Pino
all'estero. Cadde nelle mani della polizia al valico di Mortola presso Ventimiglia. Al momento
dell'arresto finse di leggere un libro. Fu processato e diffidato. Il mancato incontro in contrada Lotte di
Ventimiglia doveva avvenire con il libertario Colombo. Costui, accortosi di essere pedinato dalla
polizia, non venne all'appuntamento col Pino. Torturato, non fece mai i nomi degli altri corrieri
dell'organizzazione. Fu fucilato. A Savona è una figura mitica. La madre dopo il '37 esercitò il
mestiere
di pescivendola al mercato cittadino.
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