Rivista Anarchica Online
Musica & idee
a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)
Mitili FLK "...Grida! Tutti gridano. Taci! Tutti
tacciono. Il vento soffia di sotto e le nubi si compongono. La testa aperta,
spalancata nello spazio. Il tempo, il maestro m'insegna, si morde. Taci mentre tutti gridano. Grida mentre tutto
tace. Le nubi soffiano bora..." (da "Klostris"). Un po' per sentito dire, un altro po' perché è
impossibile non intuirlo da confezione, note tecniche
accompagnatorie e lista di ringraziamenti, il CD "Colors" dei Mitili FLK viene pubblicato all'insegna di un
cambiamento: una serie di decisioni (anche artistiche, anche personali, anche politiche) hanno portato alcune
strade ad allontanarsi, non senza sofferenza e tensione. Senza adesso indagare più in profondità
nella costellazione
di scazzi e divergenze, e mettendo semplicemente a confronto questa con la precedente uscita "Ratatuie" (una
cassetta, segnalata su queste pagine lo scorso anno) non passa inosservata la diversità di alcuni aspetti,
e di
particolari anche di un certo rilievo vista l'immagine di sé che i Mitili amavano ed amano
dare. Musicalmente parlando, il gruppo è sensibilmente migliorato, le nuove canzoni sono molto
belle, quelle già
conosciute perché proposte nei concerti lo sono altrettanto... ma non è questo il punto. Se la
caratteristica di
"Ratatuie" era l'immediatezza della comunicazione, la semplicità, e la giocosità delle strutture
ritmiche, il nuovo
"Colors" è un'opera introspettiva, recalcitrante ad ogni possibile uso spettacolarizzante al punto che i pezzi
già
conosciuti e qui ripresi sono stati ristrutturati e riarrangiati in una forma musicale davvero meno solare, meno
festosa e - diciamocelo - spogliati di qualsiasi ammiccamento a suoni di tendenza. Nonostante sia stato registrato
praticamente dal vivo, ricreando in un teatro la situazione del concerto, "Colors" è frutto di lunghe
riflessioni, una
stratificazione di immagini e pensieri e interpretazioni di spessore sempre maggiore. L'immagine di quanto voglio
dire è ben suggerita dalla copertina, dove una foglia ed una piuma sono venute a cadere su di un blocco
di
cemento o sulla roccia aspra. Note musicali leggere, che sanno volare, ma che ci sbattono in faccia tutta la
pesantezza dell'infelicità, tutta l'aridità dell'insoddisfazione. C'è un contrasto che fa
riflettere e quasi sconcerta
tra le atmosfere gravi che spesso addensano l'aria di questo disco e le immagini che ritraggono un gruppo di
musicisti sorridenti. Lo stesso sconcerto che si prova al vedere orti rigogliosi strappati alla roccia carsica. I
testi, tutti in lingua friuliana, sono a dir poco stupendi, pregni di un senso di poesia spinoso ed irriducibilmente
vivo, e si intrecciano alla melodia delle musiche in maniera mirabile. Un paio di pezzi ("Veglie di Lune" e
"Benny", ma anche il resto è su ottimi livelli) sono capolavori di poesia ed emozione. Non ho idea
del prezzo né della reperibilità. Contatti: in copertina c'è questo indirizzo: Nota c/o
Micromedia, cas. postale 187 133 Udine
A.I.C. Volume One Non perdete tempo per
interpretare le prime tre lettere di questa misteriosa sigla : A.I.C. sta per Asian Independent
Compilation e, raccolti sotto forma di cassetta e/o di CD, ci sono dieci gruppi provenienti da Hong Kong e da
Taiwan. La segnalo perché, visto che mi è per adesso impossibile un viaggio in un così
Estremo Oriente
(immagino sia destino di quasi tutti voi...) mi accontento di un più economico e veloce viaggio con la
fantasia.
Questa compilation mi è stata portata da Guo DaNian e Cassi dei Blackbird in una loro recente visita:
oltre a un
loro contributo (un collage impressionante di suoni e rumori e ritmi sopra, sotto e tutt'attorno alla voce di Ronald
Creagh) quello di altri gruppi i quali, stando alle poche traduzioni in inglese dei testi e al linguaggio universale
del suono, non mi sembrano particolarmente brillanti né impegnati. In questo, almeno, le compilation si
assomigliano quasi tutte... "Voix vulgaires" a parte! (Perdonate le mie stupidaggini: è quasi mezzanotte
e sono
in piedi dall'alba). Credo di non allontanarmi di molto dalla verità se dico che questa raccolta
è introvabile da questa parte del
mondo: provate a chiedere a Guo e ai Blackbird. Per il prezzo regolatevi voi, tenendo conto della distanza che
ingigantisce le spese postali. Contatti: P. O. Box 25244, Harbour Building, Hong Kong. (Per favore NON
scrivete il nome di Guo e/o quello
dei Blackbird sulla busta: i motivi sono ovvi).
Le forbici di Manitù Vittore Baroni
(già Lt. Murnau, collaboratore di riviste musicali di mezzo mondo nonché fondatore di TRAX)
segnala la pubblicazione del CD "Quadrivelogue" ( su etichetta Disturbance, come dire la Minus Habens di Bari)
del suo gruppo Le Forbici Di Manitù. Ecco qualche ritaglio dai fogli informativi: "Le immaginose
sonorità
trance-ambient di questo album (...) non sono da intendersi come una forma di escapismo solipsistico,
bensì come
attenta indagine e analisi ravvicinata di dettagli che compongono la trama del reale. Risultato finale di un tour de
force "auto plagiarista", i quattro brani di "Quadriveloque" traggono infatti origine da frammenti completamente
riprocessati e mutati dell'album "Triveloque" (ancora inedito). Entrambi i lavori sono incentrati su diversi modelli
di viaggio (la storica spedizione di Magellano, un'escursione sonora nella memoria, il trip dell'LSD, il tragitto del
pendolare etc.) ed offrono all'ascoltatore singolari opportunità di attiva interazione...". Personalmente l'ho
trovato
un po' noioso, ma voi non fidatevi di uno a cui piacciono contemporaneamente David Crosby, Television e Sonic
Youth... Entrambi gli indirizzi che vi sto per dare sono preziosi: Vittore è stato ed è tuttora
promotore di iniziative che
brillano per intelligenza ed intuizione, la Minus Habens di Ivan Iusco diffonde materiali che sapranno mettere a
dura prova la vostra pazienza di ascoltatori spostando lontano i confini del vostro universo musicale. Contatti:
Vittore Baroni, Via C. Battisti, 339 - 55049 Viareggio (Lucca). Minus Habens Records, Via G. Fortunato 8/n,
- 70125 Bari Tel. e Fax (080)5010950
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