Rivista Anarchica Online
Autoguarigione anarchica
Cari compagni, Vi scrivo in riferimento all'articolo di Filippo Trasatti pubblicato su «A»
di giugno a pagina 28. Nell'ultima parte
di questo articolo viene toccato l'argomento della medicina psicosomatica, di cui viene data una breve definizione
abbastanza esatta. Ciò che non risulta assolutamente esatto è l'interpretazione dell'espressione
«linguaggio
dell'anima». Innanzitutto è opportuno specificare che parlando di medicina psicosomatica è
necessario parlare delle tecniche
di autoguarigione che vengono utilizzate in rapporto ad essa. Queste tecniche, nella quasi totalità, non
sono
riconosciute dalla medicina ufficiale che si affretta a liquidare l'argomento parlando di superstizione, di «effetto
placebo» (concetto alquanto vago) o di qualsivoglia autoinganno psicologico adatto solo alle menti deboli,
scordandosi, come sembra che faccia Trasatti, di scoprire la reale importanza di quanto avviene negli
individui. I metodi di cura «alternativi» o «olistici» (omeopatia, medicina indiana, Reiki, tecniche di
riequilibrio energetico,
ecc...) sono quasi esclusivamente basati sull'autoguarigione. La figura del medico o di chiunque altro è
da evitare
o quanto meno da superare in breve tempo. Questo perché parlare di linguaggio dell'anima vuol dire
riferirsi ad
un segnale che proviene da dentro di noi, dalla nostra parte più nascosta e sconosciuta (qualcosa che va
ben al di
là dell'inconscio freudiano). Tale messaggio, per quanto doloroso, può rivelarsi utile al nostro
progresso e alla
nostra evoluzione. Questo non significa assolutamente che bisogna parlare di «malattia morale», o,
perlomeno, non necessariamente;
ma in ogni caso la «morale» cui ci si riferisce quando si fa appello all'autoguarigione non è la morale
standardizzata, cattolica o laica che sia, ma sempre preconfezionata e imposta dall'esterno. La nostra malattia
parla a noi stessi e fa appello alla nostra individualità, e solo noi, ciascuno nel proprio intimo, dovremmo
essere
capaci di fornire l'esatta interpretazione del suo messaggio. Il raffreddore o l'Aids non sono sintomi di «male
morale» e non sono proporzionali alla gravità delle nostre azioni, ma più semplicemente sono
sintomi di conflitti
interni. Sta a chi è colpito da questo tipo di disequilibrio individuare il significato di esso e integrare il
messaggio
nella propria vita mettendo in moto un meccanismo di guarigione che è prima di tutto interiore. Questa
è la vera
ricerca interiore personale, che rende le persone giudici e sacerdoti di se stesse, poiché nessun sacerdote
con
l'assoluzione ti toglierà la tua malattia, ma tu stesso, vero individuo cosciente e indipendente, potrai farlo
con
pieno successo. È dunque molto superficiale parlare di «determinismo becero» senza evidentemente
aver approfondito quelli che
sono i risultati delle medicine olistiche e delle tecniche di autoguarigione; operare su se stessi è il migliore
approfondimento possibile, ma in ogni caso ci si può informare sui successi di tali discipline, che vanno
ben oltre
quelli della cosiddetta «scienza» anche nel caso delle malattie considerate incurabili. Qual'è il
collegamento con l'anarchia mi sembra già evidente. Certamente non si può non parlare di morale,
perché negare la morale è per un anarchico una evidente contraddizione, in quanto questa parola
contiene in sé
tutte le motivazioni che forniscono l'incentivo a lottare per un mondo più giusto, sino al limite del
sacrificio
personale. Sappiamo anche che prima di criticare o giudicare è necessario un riesame di noi stessi,
riesame che
anche in questo caso non è imposto dagli altri ma scelto liberamente. Tutto ciò è scontato
per chi vive il
movimento anarchico più o meno dall'interno, ma non lo è per gli altri, e se non si vuole aspettare
che tutto il
mondo sia anarchico è necessario aggiungere questo anello di collegamento per ora mancante. Con
l'autoguarigione si può dimostrare che chi è capace di conoscersi, chi sa essere individuo
indipendente dagli
altri (medici, sacerdoti, ecc...), può attuare una prima rivoluzione, vera, tangibile: la rivoluzione dello
stare bene. Così si cambia l'immagine e l'immaginario della malattia, ci si libera da paure e
dipendenze e si attua finalmente
una concreta rivoluzione culturale. Senza preconcetti. Saluti anarchici
Luca Molinario (Chianciano Terme)
Gentile Luca Molinario, grazie per la lettera che mi permette di precisare meglio il
mio punto di vista. Prima di te ho sentito altri
compagni che mi domandavano ragione della mia critica alla medicina psicosomatica. In realtà il mio
intento
era ben diverso. Non basta fare psicosomatica o Reiki, o usare farmaci omeopatici per cambiare il proprio
rapporto con la salute e con la malattia. Bisogna fare, come dici anche tu, un percorso di ricerca ben più
radicale. Queste tecniche, se usate in modo distorto, possono diventare tranquillamente un alibi per lasciare le
cose come stanno, allo stesso modo di una pillola. Si può sostituire al prontuario terapeutico della
medicina
ufficiale, un altro prontuario e si resta dipendenti come prima. Quello che piace poco è che si rifiuti la
dipendenza farmacologica per accettare una dipendenza morale. É chiaro, questo non è
probabilmente il tuo né
il mio caso, e non è assolutamente implicito nelle pratiche di cui parliamo, ma purtroppo accade spesso.
E
quando scrivevo pensavo a persone concrete che ho conosciuto e che conosco. Chiamo determinismo becero
quello di chi cerca (e sempre trova) la causa, facile troppo facile, di una malattia in un comportamento o in un
atteggiamento o in un modo di essere. Ti è venuto questo, perché... Ci sono intere riviste che
ammantano le
malattie di un presunto linguaggio dell'anima e che, secondo me e mi par di capire anche secondo te, danno una
visione a dir poco distorta della medicina olistica. Sta accadendo cioè nel campo psicosomatico, lo stesso
processo di semplificazione e volgarizzazione che si è avuto per la psicoanalisi: vuoi sapere il significato
del
sogno? Cercalo sul dizionario dei sogni; vuoi sapere il significato della tua malattia?... E arriviamo così
al punto
finale. Il medico specialista ti dice: hai questo sintomo? Dev'essere questa malattia; prendi questo farmaco. Il
farmaco potrebbe essere magia pura, per quel che capisco di chimica, ma funziona e dunque rinuncio a capire.
Non mi prescrive un comportamento, salvo quello di obbedire e ingurgitare una pillola. Non è poco, dirai
tu. Ma
che dire di chi, in nome magari della psicosomatica dice: hai questa malattia? C'è qualcosa che non va
nella
tua vita, devi cambiarla. E magari ti suggerisce anche come. Beh, questo è molto di più. E io, in
questo caso,
passo. Spero di essermi spiegato meglio. Saluti fraterni,
Filippo Trasatti
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