Rivista Anarchica Online
Vieni avanti, Savoia!
di Patrizio Biagi
Alcuni anni fa, non ricordo quanti, un signore dall'altisonante nome di Vittorio
Emanuele di Savoia (quarto di
detto nome) e con diversi titoli che qui tralascio di elencare, credendosi una specie di giustiziere
imbracciò il suo
fucile e, in quel di Cavallo (isola vicina alla Corsica), partì, come in passato ebbero a fare i suoi valorosi
avi, per
una crociata contro alcuni sprovveduti che l'avevano insultato e gli avevano trafugato, badate bene, un gommone.
Il bilancio dell'intrepida spedizione fu l'omicidio di un giovane turista tedesco che nulla aveva a che fare con
l'orribile delitto di lesa maestà di cui sopra. Dopo anni venne celebrato il processo che
vide l'assassino savoiardo uscirne assolto ma con un titolo in più da
aggiungere alla sfilza di quelli già detenuti. Il titolo glielo affibbiò la sorella del tedesco
assassinato, dimostrando
di comprendere molto profondamente il personaggio, e glielo gridò in faccia in perfetto italiano:
principe di
merda!! Passarono gli anni, i governi si susseguirono, centro, centro, centro, centro con venature di
destra, ecc. Poi arrivò
quello attuale, centro con una spruzzata di sinistra, il quale chissà per quale estro strano ha avuto, tra le
altre, una
notevole pensata: perché non far tornare i Savoia? Che uno dei prossimi passi sia quello di abolire
quella fastidiosissima data del 25 aprile (magari togliendola
addirittura dal calendario passando direttamente dal 24 al 26) e con essa il ricordo di tutto ciò che hanno
significato il fascismo e la dura lotta contro di esso? Ma bando alle banalità e torniamo
all'omicida Savoia che, contento come una pasqua per questa decisione del
governo italiano (non tutta la maggioranza però è convinta, Rifondazione, Verdi e Repubblicani
arricciano il
naso), rilascia una intervista al Tg2. Ignorando totalmente il vecchio adagio che insegna: prima di parlare
accertarsi che il cervello sia collegato!, all'intervistatore, che gli domanda se non sia una buona idea
chiedere
simbolicamente scusa per le leggi razziali del '38, emanate con la firma di suo nonno Vittorio Emanuele III re
d'Italia, dice candidamente che non è assolutamente il caso e che quelle leggi, beato lui, non erano poi
così
terribili. Maligni di varia natura potrebbero pensare che le suddette leggi emanate dallo stato
savoiardo-fascista, con quelle
similari emanate in altri paesi nazifascisti, abbiano spianato il terreno all'immane sterminio, maniacalmente
programmato su scala industriale, di milioni di Ebrei e non solo. Per il pretendente al trono d'Italia invece non
furono poi così terribili!! Queste affermazioni hanno messo probabilmente in difficoltà coloro
che lavorano per il suo rientro e il giorno
dopo l'assassino sabaudo è costretto a fare una goffa rettifica delle dichiarazioni precedenti, facendo una
figura
ancora più meschina di quella fatta il giorno prima. Qualche anno prima, e precisamente nel 1898
(questa me la ricordo), un antenato di questo nobile individuo
firmava lo stato d'assedio in risposta a una vera e propria insurrezione popolare scoppiata a Milano. A proposito
di stati d'assedio, è curioso notare come Casa Savoia sia sempre stata fulminea nel firmare quelli che
andavano
contro le rivendicazioni delle classi sfruttate (Sicilia e Lunigiana nel 1894 e Milano nel 1898) mentre non
firmò
affatto quello preparato da Facta contro i fascisti che marciavano su Roma nel 1922! Il bilancio
dello stato d'assedio a Milano fu di diversi morti e feriti e di molti incarcerati, tutti, ovviamente, dalla
parte del popolo insorto. Vennero pure conferite alte onorificenze al comandante delle forze militari di repressione
Bava Beccaris o "Beccaio" come venne definito anche in una vecchia canzone di Dalla. L'onorificenza a Bava
fu un pò come dire: oltre al danno la beffa, come recita il vecchio adagio. Due anni dopo
re Umberto I venne
assassinato, per vendicare i fatti di Milano, da Gaetano Bresci. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma che c'entra
Vittorio Emanuele di Savoia con Gaetano Bresci. Probabilmente
niente. Sono gli attori di due fatti molto ma molto diversi tra loro, naturalmente. Da una parte c'è un
nobile
insipiente, vuoto, borioso e annoiato che uccide senza alcun motivo una persona assolutamente estranea (ma cosa
sarebbe cambiato se non fosse stato così: uccidere per un gommone oltre che essere cosa orribile mi
sembra un
tantino spropositata), e che riesce a farla franca grazie ad amicizie influenti. Dall'altra c'è un operaio
anarchico
che, spinto dall'idea di vendicare altri operai assassinati in nome del re, uccide non un qualsiasi passante, ma la
persona che è stata la causa degli eccidi, pagando il suo gesto con un anno di fortezza e con la vita:
morì in
circostanze misteriose, forse suicidato, nel penitenziario di Santo Stefano. (...) Tempo fa la proposta di erigere
un monumento a Bresci a Carrara, lanciata dall'anarchico Mazzucchelli, riuscì a surriscaldare il
dibattito estivo. Scalfaro con i suoi machiavellismi dialettici, Amedeo d'Aosta con le
minacce di far saltare il monumento e altri ci allietarono con le più svariate ed esilaranti amenità
ferie che
altrimenti sarebbero passate tranquille, forse noiose, come al solito. Come allora, trovo che i monumenti oltre
ad essere espressione di una retorica a dir poco stucchevole e a servire
da servizi igienici per piccioni e volatili di vario genere, deturpino il paesaggio , ma non sarebbe una cattiva idea
ricordare, anche per mezzo di questi aggeggi, Bresci e il suo gesto. Né sarebbe una cattiva idea apporre
ovunque
possibile lapidi in ricordo delle vittime degli stati d'assedio, delle vittime delle leggi razziali, di coloro che furono
mandati a morire nelle guerre coloniali e non, di coloro che furono uccisi dall'intervento militare italiano, del
turista tedesco, ecc. ecc., magari con un ringraziamento particolare a Casa Savoia per essere stata l'artefice
consapevole di tutto questo. Potrebbe essere una poderosa controprovocazione nei confronti di chi oggi vuole
provocatoriamente il ritorno di questi nefasti e decadenti rimasugli del passato.
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