Rivista Anarchica Online

rivista anarchica
anno 27 nr. 237
giugno 1997


Rivista Anarchica Online

Segnali di fumo
a cura di Carlo E. Menga

Felici e confetti

Ricevo, da un amico che lascio nell'anonimato giacché non mi ha richiesto espressamente di fare il suo nome, un ritaglio di rivista contenente la pubblicità del confetto Falqui. Mi annuncia: è delizioso; vedi cosa riesci a tirarne fuori.
Devo ammettere che sia il ritaglio che la richiesta mi mettono in imbarazzo. La storia, la problematica, la portata metaforica del famoso confetto, già rendono difficile chiarire di che tipo d'imbarazzo si possa trattare. Ne andrò scartando due tipi, in quanto non mi competono. Il primo è quello di cui al senso letterale dell'inserzione. Non mi compete, così come credo neanche all'amico mittente per analogo motivo, essendo io di segno peristaltico del tutto opposto a quello del target del messaggio. In questo caso davvero basta soltanto la parola per causarmi secchezza delle fauci, tremito diffuso e visioni apocalittiche di disidratazione epocale. Come diceva Seneca: bere e sudare è la vita del malato di stomaco.
Il secondo tipo di imbarazzo che non mi compete, è quello su cui storicamente il confetto Falqui ha fondato la sua fortuna. La frase: BASTA LA PAROLA definisce esattamente l'esigenza di quel tipo di persone avide di quei confetti e avare di spiegazioni in merito al loro problema. Il nesso freudiano con lo stadio sadico-anale della libido è dato per scontato. In questo senso, il confetto Falqui si propone da sempre, fin nello stesso nome, come l'antonomasia dell'eufemismo enterico. Entri in farmacia, non vuoi dire 'lassativo', dici 'Falqui', et voila, si aprono le acque del Mar Rosso e Mosè conduce salvo il suo popolo dall'Egitto. Ora, io non appartengo a sette di adoratori del vibrione, né sono un maniaco coprolalista alla Mozart, e tuttavia non ho mai avuto nessun problema nel dire pane al pane, vino al vino, e catabolita ai cataboliti di entrambi i detti nutrimenti (io sono rimasto allo stadio orale della libido).
L'imbarazzo che mi sorge, riguarda invece la complessità dell'analisi, dovuta all'implicito multiplo concentrato nel testo del ritaglio e nella struttura dell'inserzione stessa. Per non far torto alle aspettative di quell'amico, avrei bisogno di spazi troppo esorbitanti dai massimi concedibili dal pur pazientissimo direttore di questa rivista. Dovrò limitarmi ad analizzare quello che, anche come spazio, risulta il più rilevante. E voi dovrete accontentarvi che tutti gli altri io ve li segnali soltanto.
L'elemento chiave è la sequenza che adesso descriverò, e che dimostrerò essere nient'altro che un sillogismo fondato su diverse fallacie, oltre che sfociante in conseguenze discutibili. Il testo comincia così: OGNI MOMENTO FELICE HA IL SUO CONFETTO. Poi si susseguono verticalmente cinque modalità di confetti con relative didascalie: a) confetto bianco (Confetto Matrimonio); b) rosa (Battesimo) - e così nessuno potrà accusare il dott. Falqui di sciovinismo maschilista; c) argento (Venticinquesimo - nel senso di anniversario di matrimonio, meglio noto come nozze d'argento); d) rosso (Laurea); e) farmaceutico (Confetto Falqui).
Il sillogismo annunciato vorrebbe dimostrare che il confetto Falqui, alla stessa stregua dei confetti sopra descritti, scandisce un momento felice dell'esistenza. Ma se analizziamo il sillogismo, vediamo che esso fa acqua da tutte le parti. Intanto è falsa la premessa maggiore, o almeno è reticente sul fatto che si tratta di momenti felici istituzionali, dato che non mi risulta esistano confetti per l'ascolto di Bach o per la lettura di Dante o per l'ingresso nella biblioteca del Trinity College a Dublino, ecc. In secondo luogo è fallace il paragone fra i confetti, per scambio della causa con l'effetto. I primi quattro (a, b, c, d) sono infatti effetti secondari e simbolici di altrettanti momenti felici; il quinto (Falqui) è causa di tale momento. Se fosse effetto o simbolo, la distribuzione di confetti Falqui assumerebbe una portata sociale degna di un BuÒuel ancora più visionario che ne Il fantasma della libertà. Il che ci porta diritti alla terza fallacia, che considera come valore assoluto quello che è solo un punto di vista, un atteggiamento, che in quanto tale può essere capovolto, se si assumono valori diversi. L'acqua per chi ha sete è la stessa acqua, ma ha un significato differente per chi sta affogando. Matrimonio e anniversario non hanno bisogno di commenti. Laurea: vedi 'disoccupazione'. Battesimo: come dice il poeta: "dentro covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale". Quanto all'evacuazione, non ho bisogno di testimoni per suggerire che possa non sempre trattarsi di un momento di felicità. Tanto basti per la logica. Un qualsiasi Adso da Melk avrebbe mandato il dott. Falqui esattamente nello stesso luogo in cui lui vorrebbe mandare noi.
Ma ci sono, vi dicevo, degli effetti collaterali imprevisti, certo non considerati dai sicari (anche il fico è lassativo, oltre che la prugna) del dott. Falqui, e che potrebbero avere il sapore di una verità indesiderata. Paragonare confetti, collegati con funzioni e istituzioni, può indurre a paragonare quelle funzioni e istituzioni collegate coi confetti. E ho l'impressione che più d'un fruitore si sentirà portato a considerare l'equazione 'evacuazione=matrimonio' e simili, con spirito intensamente partecipativo.
Infine quegli ulteriori accenni che vi avevo promesso. Il testo successivo, fattosi più serio e discorsivo, parla di "intestino pigro e svogliato", di "riacquistare la puntualità". Il che mi fa pensare a Menenio Agrippa che declama il suo apologo nella City londinese, e in più mi ricorda una scena che mi ha fatto capire alcuni aspetti disumani della patologia puntualistica: un uomo, alla guida di un'auto, fermo al semaforo nel traffico di Milano in ora di punta, si radeva col rasoio elettrico. Non ho avuto modo di controllare, ma nulla toglie che potesse avere una "padella" o un "pappagallo", sotto il sedile. Il tempo è denaro. Ancora Freud e lo stadio anale.
E poi: "da 1 a 3 confetti Falqui sono sufficienti per ritrovare il sorriso e la serenità dei giorni più felici". Io, con 3 confetti Falqui, potrei anche tentare il suicidio.
Per concludere, un concetto agro-scientifico: "la dolcezza della prugna e l'efficacia della fenolftaleina". Cito dall'Enciclopedia della Chimica, ISEDI, vol. V°, pp. 152-155: "Sebbene attualmente la maggior parte della popolazione mondiale adoperi regolarmente questi farmaci è da tenere presente che il loro uso indiscriminato risulta senz'altro dannoso in quanto tende a favorire la stipsi piuttosto che a combatterla. [...] I purganti irritanti esercitano la loro azione purgativa attraverso un'azione irritante a livello delle terminazioni nervose sensitive della mucosa intestinale, determinando così per via riflessa la peristalsi del colon. [...] La fenolftaleina è uno tra i purganti irritanti più usati [...]. Viene preparato per reazione tra fenolo e anidride ftalica in presenza di disidratanti (cloruro di zinco, acido solforico ecc.)."
Io sono convinto che il dott. Falqui, nel chiuso della sua cameretta buia, usi il buon vecchio clistere d'acqua calda. Tanto, se qualcuno glielo scopre, può sempre sostenere che sia un narghilè.