Rivista Anarchica Online
Segnali di fumo a cura di Carlo E. Menga
Felici e confetti
Ricevo, da un amico che lascio nell'anonimato giacché non mi ha richiesto espressamente di fare il
suo nome,
un ritaglio di rivista contenente la pubblicità del confetto Falqui. Mi annuncia: è delizioso; vedi
cosa riesci a
tirarne fuori. Devo ammettere che sia il ritaglio che la richiesta mi mettono in imbarazzo. La storia, la
problematica, la portata
metaforica del famoso confetto, già rendono difficile chiarire di che tipo d'imbarazzo si possa trattare.
Ne andrò
scartando due tipi, in quanto non mi competono. Il primo è quello di cui al senso letterale dell'inserzione.
Non
mi compete, così come credo neanche all'amico mittente per analogo motivo, essendo io di segno
peristaltico del
tutto opposto a quello del target del messaggio. In questo caso davvero basta soltanto la parola per causarmi
secchezza delle fauci, tremito diffuso e visioni apocalittiche di disidratazione epocale. Come diceva Seneca: bere
e sudare è la vita del malato di stomaco. Il secondo tipo di imbarazzo che non mi compete, è
quello su cui storicamente il confetto Falqui ha fondato la
sua fortuna. La frase: BASTA LA PAROLA definisce esattamente l'esigenza di quel tipo di persone avide di quei
confetti e avare di spiegazioni in merito al loro problema. Il nesso freudiano con lo stadio sadico-anale della libido
è dato per scontato. In questo senso, il confetto Falqui si propone da sempre, fin nello stesso nome, come
l'antonomasia dell'eufemismo enterico. Entri in farmacia, non vuoi dire 'lassativo', dici 'Falqui', et voila, si
aprono le acque del Mar Rosso e Mosè conduce salvo il suo popolo dall'Egitto. Ora, io non appartengo
a sette
di adoratori del vibrione, né sono un maniaco coprolalista alla Mozart, e tuttavia non ho mai avuto nessun
problema nel dire pane al pane, vino al vino, e catabolita ai cataboliti di entrambi i detti nutrimenti (io sono
rimasto allo stadio orale della libido). L'imbarazzo che mi sorge, riguarda invece la complessità
dell'analisi, dovuta all'implicito multiplo concentrato
nel testo del ritaglio e nella struttura dell'inserzione stessa. Per non far torto alle aspettative di quell'amico, avrei
bisogno di spazi troppo esorbitanti dai massimi concedibili dal pur pazientissimo direttore di questa rivista.
Dovrò
limitarmi ad analizzare quello che, anche come spazio, risulta il più rilevante. E voi dovrete accontentarvi
che tutti
gli altri io ve li segnali soltanto. L'elemento chiave è la sequenza che adesso descriverò, e che
dimostrerò essere nient'altro che un sillogismo
fondato su diverse fallacie, oltre che sfociante in conseguenze discutibili. Il testo comincia così: OGNI
MOMENTO FELICE HA IL SUO CONFETTO. Poi si susseguono verticalmente cinque modalità di
confetti con
relative didascalie: a) confetto bianco (Confetto Matrimonio); b) rosa (Battesimo) - e così nessuno
potrà accusare
il dott. Falqui di sciovinismo maschilista; c) argento (Venticinquesimo - nel senso di anniversario di matrimonio,
meglio noto come nozze d'argento); d) rosso (Laurea); e) farmaceutico (Confetto Falqui). Il sillogismo
annunciato vorrebbe dimostrare che il confetto Falqui, alla stessa stregua dei confetti sopra descritti,
scandisce un momento felice dell'esistenza. Ma se analizziamo il sillogismo, vediamo che esso fa acqua da tutte
le parti. Intanto è falsa la premessa maggiore, o almeno è reticente sul fatto che si tratta di
momenti felici
istituzionali, dato che non mi risulta esistano confetti per l'ascolto di Bach o per la lettura di Dante o per
l'ingresso nella biblioteca del Trinity College a Dublino, ecc. In secondo luogo è fallace il paragone fra
i confetti,
per scambio della causa con l'effetto. I primi quattro (a, b, c, d) sono infatti effetti secondari e simbolici di
altrettanti momenti felici; il quinto (Falqui) è causa di tale momento. Se fosse effetto o simbolo, la
distribuzione
di confetti Falqui assumerebbe una portata sociale degna di un BuÒuel ancora più visionario che
ne Il fantasma
della libertà. Il che ci porta diritti alla terza fallacia, che considera come valore assoluto quello che
è solo un punto
di vista, un atteggiamento, che in quanto tale può essere capovolto, se si assumono valori diversi. L'acqua
per chi
ha sete è la stessa acqua, ma ha un significato differente per chi sta affogando. Matrimonio e anniversario
non
hanno bisogno di commenti. Laurea: vedi 'disoccupazione'. Battesimo: come dice il poeta: "dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dì natale". Quanto all'evacuazione, non ho bisogno di testimoni per
suggerire che possa
non sempre trattarsi di un momento di felicità. Tanto basti per la logica. Un qualsiasi Adso da Melk
avrebbe
mandato il dott. Falqui esattamente nello stesso luogo in cui lui vorrebbe mandare noi. Ma ci sono, vi dicevo,
degli effetti collaterali imprevisti, certo non considerati dai sicari (anche il fico è lassativo,
oltre che la prugna) del dott. Falqui, e che potrebbero avere il sapore di una verità indesiderata.
Paragonare
confetti, collegati con funzioni e istituzioni, può indurre a paragonare quelle funzioni e istituzioni
collegate coi
confetti. E ho l'impressione che più d'un fruitore si sentirà portato a considerare l'equazione
'evacuazione=matrimonio' e simili, con spirito intensamente partecipativo. Infine quegli ulteriori accenni che
vi avevo promesso. Il testo successivo, fattosi più serio e discorsivo, parla di
"intestino pigro e svogliato", di "riacquistare la puntualità". Il che mi fa pensare a Menenio Agrippa che
declama
il suo apologo nella City londinese, e in più mi ricorda una scena che mi ha fatto capire alcuni aspetti
disumani
della patologia puntualistica: un uomo, alla guida di un'auto, fermo al semaforo nel traffico di Milano in ora di
punta, si radeva col rasoio elettrico. Non ho avuto modo di controllare, ma nulla toglie che potesse avere una
"padella" o un "pappagallo", sotto il sedile. Il tempo è denaro. Ancora Freud e lo stadio anale. E poi:
"da 1 a 3 confetti Falqui sono sufficienti per ritrovare il sorriso e la serenità dei giorni più felici".
Io, con
3 confetti Falqui, potrei anche tentare il suicidio. Per concludere, un concetto agro-scientifico: "la dolcezza
della prugna e l'efficacia della fenolftaleina". Cito
dall'Enciclopedia della Chimica, ISEDI, vol. V°, pp. 152-155: "Sebbene attualmente la maggior parte della
popolazione mondiale adoperi regolarmente questi farmaci è da tenere presente che il loro uso
indiscriminato
risulta senz'altro dannoso in quanto tende a favorire la stipsi piuttosto che a combatterla. [...] I purganti irritanti
esercitano la loro azione purgativa attraverso un'azione irritante a livello delle terminazioni nervose sensitive della
mucosa intestinale, determinando così per via riflessa la peristalsi del colon. [...] La fenolftaleina
è uno tra i
purganti irritanti più usati [...]. Viene preparato per reazione tra fenolo e anidride ftalica in presenza di
disidratanti
(cloruro di zinco, acido solforico ecc.)." Io sono convinto che il dott. Falqui, nel chiuso della sua cameretta
buia, usi il buon vecchio clistere d'acqua calda.
Tanto, se qualcuno glielo scopre, può sempre sostenere che sia un narghilè.
|