Rivista Anarchica Online
Uomini liberi, non disertori
Ci si sente un po' "reduci", dopo la "rimpatriata" anarco-anti-militarista tenutasi al Bloom di
Mezzago. I termini appena riportati tra virgolette rappresentano lo sfogo provocatorio della generazione nata
a cavallo
del'68, troppo tardi per avere nel sangue gli slanci ideali di quel periodo e troppo presto per poterne assaporare
i frutti (spesso caduti ancor prima di maturare). Un modo insomma, per esorcizzare l'inconscia sottomissione che
ha accompagnato la gioventù di quasi tutti i diciottenni degli anni '80. E' posssibile che il gene
dell'antimilitarismo sia un'esclusiva del DNA anarchico (magari dell'ultima
generazione...) e che le annuali ondate di soldati di leva rappresentino il monotono rinnovarsi di un'indistinta
marea di sottomessi; ma messa in questi termini, non si sfocia nel banale? Gli anni dell'adolescenza, al
termine dei quali fa capolino il servizio militare, sono il periodo più ribelle e confuso
ad un tempo, nella vita di ciascuno di noi; Non è escluso altresì, che lo stato richieda questo tipo
di prestazioni
ai suoi cittadini, approfittando proprio di questa congiuntura! Come se non bastasse, questo servigio viene
richiesto al termine di molti anni di indottrinamento scolastico, sul quale molto è già stato scritto
e che non
consente quasi mai una visione lucida ed obbiettiva del problema in questione. A diciotto anni, infine, sono ancora
aperte le ferite provocate dalla sottomissione catto-famigliare, autentici inibitori della libertà
giovanile. Già! E l'antagonismo tipico dei giovani che fine ha fatto? che ne è stato
dell'intraprendenza ribelle e libertaria
dell'adolescenza? Non basta avere lo spirito giusto, occorrono anche strumenti! I giovani che hanno avuto
la fortuna di essersi
affrancati dalla sottomissione culturale del regime, si sono trovati a doversi confrontare con l'assenza
d'informazioni e consulenza. Oggi le cose stanno lentamente cambiando e la nascita di molti gruppi e
associazioni specializzate nell'assistenza
all'obiezione totale, stanno provocando l'aumento esponenziale dell'antimilitarismo (pacifico...) nel nostro tessuto
sociale. Questa è la dimostrazione più evidente che i giovani degli scorsi decenni erano soli
più che sottomessi
e sprovveduti più che insensibili. Attualmente siamo in presenza di un ricettario smisuratamente
variegato nel campo dell'antimilitarismo e del
pacifismo; a seconda dei casi è diventato: rifugio, ripiego mestiere, moda e chissà cos'altro. Lo
stato si sta
attrezzando per riciclare in ogni modo l'enorme massa di "obiettori", sempre più spesso a discapito
dell'occupazione e della stessa dignità dei giovani. Il "servizio civile", infatti, sta divenendo un
vergognoso
strumento di sfruttamento della manodopera a costo zero; naturalmente il tutto si svolge nell'ombra dell'ala
benevola della sinistra e delle sue organizzazioni, nonchè degli apparati statali e produttivi (come sempre
è
necessario che tutto cambi affichè ogni cosa resti uguale a prima...). Anche l'obiezione totale, come
accennato in precedenza, sta avendo un discreto boom! c'è chi sospetta che ciò
sia dovuto all'addolcimento delle pene detentive e della repressione statale; ma si tratta pur sempre di una scelta
impegnativa, a prescindere dai costi. E' curiosa piuttosto la scelta fatta da taluni, di evitare il carcere, onde finire
nelle mani degli assistenti sociali; non significa forse, ammettere... una certa "patologia piuttosto che palesare un
diverso e consapevole ideale? Il cadere in qualche contraddizione ed esemplificare nel trattare queste
tematiche, è sintomatico di una vivacità
dialettica tormentata e feconda, tipica della cultura anarchica e libertaria, nel tentativo di comprendere una
realtà
in continua evoluzione e soggetta ad ogni sorta di pulsioni addomesticatrici: istituzionale, partitiche, produttive
e di certa società civile... Difficilmente si potrà venire a capo di questa questione, senza
estirpare le cause stesse che la determinano. Gli
strumenti, la fantasia e la determinazione non ci mancano. Il presupposto di qualsiasi futura iniziativa, non
può
che restare la creazione di una cultura autenticamente antimilitarista e antiautoritaria, attraverso i più
svariati
canali informativi e di sostegno, da e verso le realtà impegnate in questi ambiti e coinvolgendo tutte le
energie
a nostra disposizione; nel nome di un diverso modo di vivere insieme.
Franco Frascolla (Olgiate Molgora)
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