Rivista Anarchica Online
Segnali di fumo a cura di Carlo E. Menga
Congetture involontarie
Alcmeone, presocratico medico crotoniate, pressappoco contemporaneo di Pitagora (Aristotele dice che egli
era
giovane quando Pitagora era vecchio), fu il primo a praticare la vivisezione, se dobbiamo credere alla
testimonianza di Calcidio, benché con risultati piuttosto scarsi, se credeva, come ci dice ancora Aristotele,
che
le capre respirino con le orecchie. Ma il frammento più importante che ci resta della sua opera, e che ci
è stato
trasmesso da Diogene Laerzio, contiene un'opinione molto più seria: "delle cose invisibili e delle cose
visibili
soltanto gli dèi hanno conoscenza certa; gli uomini possono soltanto congetturare". Opinione serissima
per quei
tempi. Oggi la pubblicità non ci lascia neanche il piacere di congetturare. La velocità con cui, nel
Villaggio
Globale, la spiegazione dei fatti succede ai fatti stessi è, il più delle volte, prossima a quella della
luce, e il
relativismo umanistico che Protagora aveva minacciato si è trasformato, nei secoli, nell'assolutismo
dell'informazione. Salvo casi rari, la spiegazione, rispetto all'informazione ha al massimo un giorno di
ritardo. Ma se il Grande Fratello ha vinto molte battaglie, per nostra fortuna non ha ancora vinto la guerra.
E ogni tanto
lascia involontari spazi aperti alla congettura, o addirittura, poiché ancora non ha il completo controllo
su tutto,
forza la congettura verso ipotesi del tutto controproducenti. Chi di voi ha visto la partita di andata relativa
allo spareggio per accedere ai prossimi mondiali di calcio in
Francia, giocata a Mosca tra la nazionale russa e quella italiana, avrà avuto modo di fare qualche
osservazione
e di porsi qualche domanda forse destinata a rimanere senza risposta. Io, per esempio, ho avuto la netta
impressione, che in nessun modo saprei giustificare (se avete qualche idea in proposito, fatemelo sapere), che da
un'eventuale proposta di giocare qualunque partita di campionato esclusivamente su un campo appesantito
dall'infuriare di una tormenta di neve, sia il gioco che lo spettacolo non potrebbero che ricavarne beneficio. Io
mi sono divertito moltissimo, e Maldini figlio era come se non avesse subito nessun infortunio che l'avesse tenuto
lontano dal pallone per due settimane. Unica eccezione: Albertini che, dall'alto della mia incompetenza, mi
sembra rimanga sotto qualunque clima (qui lo dico e qui lo nego) la solita incommensurabile bufala, il Grande
Bluff del secolo. Ma io sono ormai quasi vecchio e purtroppo ho la sfortuna di ricordarmi di Rivera e di
Antognoni, tanto per nominarne due. Ma questo è un altro discorso, e su ciò (sia la bufala che
la neve) solo Gianni
Brera, che ormai siede accanto agli dèi, può avere conoscenza certa. A noi è lecito solo
congetturare. Sempre durante quella partita, al buon Pizzul è sfuggito un paio di volte di chiamare
i giocatori russi "sovietici"
e la loro squadra "Unione Sovietica". Per altro si è corretto subito, senza neanche perder tempo a scusarsi,
dato
che ormai la psicanalisi è divenuta bagaglio volgare di conoscenza incongetturabile dell'odierno uomo
a una
dimensione, e siamo tutti svelti a fare i collegamenti fra un lapsus e la teoria che individua nei popoli la
necessità
del "capro espiatorio" per proiettare all'esterno il senso di colpa collettivo. Una domanda che tutti si sono
posti, e alla quale lo stesso Pizzul aveva dato voce, era questa: come mai il portiere
Gianluigi Buffon, subentrato a Pagliuca infortunato in uno scontro di gioco, non riusciva a rinviare gran che
lontano la palla in occasione delle rimesse da fondo campo, lui che pure, sempre a detta di Pizzul, non mancava
mai di darci dentro in altre circostanze più o meno analoghe? Quasi quasi qualcuno avrebbe potuto
pensare che
la colpa fosse della neve, di quella stessa neve di Russia che aveva fermato Napoleone e Hitler, e, alla fine della
partita, accontentarsi tranquillamente del pareggio, senza pensarci troppo su, anzi considerandolo un risultato di
tutto rilievo. Ma il giorno dopo, ecco presentarsi un'imprevista possibilità di spiegazione alternativa,
una congettura resa
plausibile dall'accostamento temporale. Anzi, dal punto di vista pubblicitario, forse l'imprevisto consisteva,
ancorché nell'infortunio di Pagliuca, nella stessa partita, "rielaborata" dalla neve e dall'inquietudine
pizzuliana
sul rinvio "moscio" del portiere Buffon. In quanto il medesimo Buffon, appunto l'indomani, lo vediamo
partecipare come testimonial di uno spot della FILA. Coloro ai quali la Siberia delle comunicazioni di massa non
ha ancora congelato il cervello, l'avranno pure fatto questo due più due. Voi che dite? Qualcuno, oltre me,
l'avrà
pensato che il rinvio moscio poteva anche essere effetto delle scarpe, anziché della neve? Certo,
congettura
involontaria. Probabilmente subito cancellata. Certo: non è possibile. Ma il dubbio rimane. Il cervello
umano è
un organo così complicato. E se a qualcuno dovesse rimanere il dubbio anche mentre sta per comprare
un paio
di scarpe sportive? Sarebbe bello che alla FILA avessero letto Popper, e si rendessero conto che oltre le congetture
esistono anche le confutazioni. V'immaginate che divertimento assistere a uno spot confutatorio delle nostre
congetture?
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