Nel 1914, pochi mesi prima della Settimana
Rossa, Errico Malatesta scriveva a Luigi Fabbri:
A Roma potetti finalmente andare a vedere la tua Luce. Mi
parlò di te e della mamma come una donnina tenera, affezionata
e saggia saggia. (1)
Malatesta ha ben osservato linfanzia di Luce - che aveva allora
solo sei anni.
Quasi ottantanni dopo, nel 92, ho avuto modo di domandare
a Paolo Finzi Cè qualche anarchico con cui, secondo te, io
dovrei incontrarmi? Mi ha risposto Luce Fabbri: unanarchica
di cuore. È una delle persone più meravigliose che abbia mai
incontrato. Mi ricordo molto bene il suo viso entusiastico
e serio, quando mi ha raccomandato di andarla a trovare.
Conoscevo senzaltro il suo nome come la figlia di Luigi Fabbri,
amico del cuore di Errico Malatesta, ed anche come la militante
anarchica che aveva continuato a pubblicare Studi Sociali
fino al 1946, dopo la morte di suo padre (1935). Avevo spesso
trovato suoi articoli nei giornali anarchici, dagli anni Trenta
in poi. Ero appena stata ad Amsterdam, a visitare lIstituto
di Studi Sociali, avevo consultato Studi Sociali ed avevo
fatto richiesta di riceverne lintera collezione in microfilm.
Nel 1976 ero a Venezia, per partecipare al Convegno Internazionale
di Studi su Bakunin (in occasione del centenario della sua morte),
quando appresi che Luigi Fabbri a suo tempo era emigrato a Montevideo.
Poco prima di questo Convegno avevo conosciuto alla Biblioteca
Max Nettlau di Bergamo Pier Carlo Masini: era stato lui che
mi aveva invitato ad intervenire al Convegno con una relazione
su Bakunin e Mechinikov in Giappone. Sempre Masini mi ha insegnato
limportanza di quella rivista edita da Luigi Fabbri per i miei
studi su Malatesta. E fu sempre lui a presentarmi Paolo Finzi,
che aveva appena finito di scrivere la sua tesi di laurea su
Malatesta nel primo dopoguerra (2). In quelloccasione ho conosciuto
parecchi compagni giovani e vecchi. Ho potuto anche sentire
parlare Artur Lehning, famoso curatore degli scritti di Bakunin...
Ma non avevo mai pensato di poter conoscere personalmente Luce
Fabbri e non mi era venuto in mente quale vita lei vivesse o
quale personalità lei avesse. Le parole di Paolo mi hanno fatto
sentire, quasi allimprovviso, lesistenza di Luce tanto vicina
a me. È nata nel mio cuore la speranza di andare, un giorno,
a trovarla. Purtroppo quel giorno non è venuto subito. Il Sud
America è lontano ed io ero occupatissima.
Allinizio del 97, appena la mia Università decise di concedermi
un anno di studio allestero, ho mandato un fax a Paolo Finzi,
chiedendo lindirizzo ed il telefono di Luce Fabbri, che appunto
abita a Montevideo, in Uruguay. Insieme con i dati richiesti,
Paolo ha aggiunto due righe: Luce è una persona bella, bella.
Fai bene ad andare a trovarla. Ha 90 anni, credo.
La seconda bella era sottolineata.
Aria libera e sincera
Ho scritto una lettera a Luce Fabbri per presentarmi, spiegandole
il perché del mio desiderio di incontrarla e le ho spedito una
copia in italiano del mio libro su Malatesta giovane. (3). (Le
ho scritto dandole del tu: sono anarchica e chiamo Errico Malatesta
tu nel mio cuore, perciò non mi è possibile darti del Lei.)
Calcolando il tempo necessario perché ricevesse la mia lettera,
le ho poi telefonato con il cuore che mi batteva (fra Uruguay
e Giappone ci sono 12 ore di differenza). Sentivo una voce chiara,
sincera e vivace come se fosse quella di una giovane signora.
Le sue parole erano veramente degne di lei, tale quale la sua
prima lettera che mi è arrivata dopo quella telefonata.
Non puoi immaginare come mi ha commosso ricevere un messaggio
così affettuoso e così sorprendente da così lontano! E ancora
con lannunzio dun prossimo incontro! Sarà molto bello vedersi,
sedere e chiacchierare come due vecchie amiche, anche se tu
sei dun altra generazione. (Hai solo sei anni più di mia figlia).
Le idee comuni, il comune affetto per Malatesta e - credo -
molte altre cose che scopriremo ci uniscono al di sopra delle
differenze detà. (4)
La sua voce mi trasmetteva la paura di darmi una delusione
rispetto alle parole che Paolo aveva usato per presentarmela.
Temeva che mi facessi unidea esagerata della sua personalità:
in fondo aveva già 89 anni, era una vecchia... In questa prima
conversazione al telefono io sentii la sua voce, nonostante
la lontananza, così vicina ed affettuosa, mentre mi incoraggiava
a parlare di me, dei miei compagni giapponesi, vecchie e vecchi
ma tuttora attivi, fra cui Yuriko Mochizuchi di 97 anni, Saburo
Miyamoto di 90 anni. Mi sentivo come se fossimo veramente vecchie
amiche - parlavo nellaria libera e sincera sua, in cui tutti
diventano naturali e liberi senza accorgersene. Luigi Fabbri
credo abbia avuto unemozione simile nel suo primo incontro
con Errico Malatesta.
Questa mia impressione è stata rafforzata quando lho poi conosciuta
personalmente a casa sua il 9 maggio dello scorso anno.
Per incontrare Luce, per sedere e chiacchierare come due vecchie
amiche, ho organizzato il mio viaggio dal Giappone al Sud America
via Spagna. A Barcellona, aiutata da Abel Paz, vecchio amico
fin da quando lui era venuto in Giappone nel 1986, e da altri
compagni, ho partecipato alla dimostrazione del primo maggio
e sono andata a vedere il punto in cui è morto Camillo Berneri
(5). Dalla Spagna ho chiamato Luce per sapere se qualcuno sarebbe
venuto allaeroporto. Sì! Verrà qualcuno della Comunidad.
Non le ho chiesto che cosa fosse la Comunidad.
Allaeroporto di Montevideo mi aspettavano due persone: un giovane
ed un vecchio. Il giovane mi ha chiesto in inglese: Are you
Misato, who comes from Japan?. Ho risposto di sì. Questi era
César, laltro era Ruben, uno dei fondatori della Comunidad
(lho appreso dopo). Mi hanno detto che Luce mi stava aspettando
per pranzare insieme, ma prima saremmo passati alla Comunidad
per lasciare i bagagli. Tutti e due sembravano simpatici e sinceri.
Che cosé la Comunidad? ho chiesto loro quando siamo saliti
in auto. È la Comunidad del Sur, una comunità ecologista/anarchica
che cè qui in Uruguay. Mi sono immensamente rilassata, allo
stesso tempo ero incuriosita.
Con Ruben sono andata per la prima volta a casa di Luce. A tavola
per il pranzo, preparato da Maddalena - indispensabile segretaria
di Luce - cera anche sua nipote, giovane dottoressa medico.
Tutti sono simpatici ed affettuosi, non mi pareva che quello
fosse il nostro primo incontro. Era veramente come se fossimo
stati tutti vecchi amici! Lì sono anche venuta a sapere che
Luce è professoressa emerita dellUniversità dellUruguay (la
Universidad de la Republica Oriental del Uruguay).
La pipa di Malatesta
La mia vita, in Uruguay, trascorreva così: abitavo fuori città,
nella Comunidad, insieme con compagni di ambo i sessi inclusi
sei bambini; frequentavo ogni giorno la casa di Luce per parlare
con lei. Lesperienza di quei dieci giorni, in due modi, è ora
inseparabile dentro di me. (6)
Luce abita con la coppia della nipote, che allora era incinta
(subito dopo la mia visita è nato un bambino).
Verso le dieci del mattino io arrivavo a casa sua e rimanevo
fino a sera. Portavo con me la sua biografia di suo padre Luigi
Fabbri, Storia dun uomo libero (Biblioteca Franco Serantini,
Pisa, 1996), che avevo trovato al Salone del Libro a Torino
nel 96. Su mia richiesta mi ha scritto una dedica A Misato
Toda, questamica nuova che ho trovato così tardi e sta così
lontano. Luce, Montevideo 12.5.1997. A Luce spontaneamente
facevo tante domande, incoraggiata sempre dalle sue parole:
Tu puoi chiedermi tutto quello che vuoi.
Prima di tutto volevo sentire la sua impressione di Errico Malatesta.
Nella biografia scrive spesso di lui. Fin dalla sua infanzia
Luce si era avvicinata alla generosità ed alla tolleranza, allaffetto
e allamore di Malatesta. Io che non lo conosco, lo immagino
soltanto tramite gli scritti. Le ho spiegato il motivo della
mia richiesta: non tanto perché io voglia seguire quello che
Malatesta faceva, ma perché voglio partecipare con la mia volontà
a creare quella bellezza umana in cui lui sperava.
Era per me la prima occasione di ascoltare qualcuno che aveva
conosciuto Malatesta di persona: Dentro al tuo cuore esiste
anche Malatesta, per favore descrivimi la sua personalità...
Sì - mi ha risposto Luce - ...Forse non è facile. Perché io
ho tanti ricordi, un affetto grande. Però quando uno cerca di
tradurre in parole, diventa come povero. La capivo...
Per me, per un primo lungo periodo - continuava Luce - Malatesta
è stato un nonno, una cosa molto speciale. Perché lui veniva
a casa, mio padre lo considerava come fosse stato suo padre
e così lo sentivamo noi. Con noi bambini lui era proprio come
un nonno: ci portava i giocattoli, si metteva a giocare con
noi, e poi parlava e diceva cose che erano molto simili a quelle
che diceva mio padre. Ciò era però molto diverso da quello che
dicevano gli altri, e la cosa allora ci faceva impressione.
Era buono, buono, buono... unanimo buono. Si vedeva che lui
aveva affetto per gli altri, ma non lo esprimeva con le parole.
Era molto sobrio, non parlava molto e non scriveva molto. Si
metteva al tavolino... Lui non doveva prendere il caffé, ma
gli piaceva e lo chiedeva. Arrivava la mamma, diceva che papà
voleva il caffé, ne preparava due tazzine, una per uno. E scherzavano
sempre su questo modo di chiedere il caffé.
Non so che cosa dirti...
Lui stava al tavolino e scriveva, poi venivano i compagni e
cerano di-scussioni. Lui, con la pipa così, stava più zitto
che poteva, poi quando parlava diceva tutte le cose in modo
molto sostanziale. Io mi ricordo molto della sua pipa, ta ta
ta ta ta... (Luce ride), perché la cenere cadesse, poi ci metteva
il tabacco. Erano tutte cose che interessavano noi bambini.
Luce mi ha raccontato che Malatesta era andato a trovarla a
Roma, durante il periodo in cui era molto occupato con Umanità
Nova. Luce era a casa dei nonni, suo padre non stava con lei.
Malatesta andava a prenderla e poi andavano in giro insieme.
In quel periodo lha visto due o tre volte, non molto spesso.
Poi con lavvento del fascismo, quando suo padre era espatriato,
lei non ha più visto Malatesta, a parte una volta il giorno
prima di partire anche lei per lestero. Invece suo fratello
Vero, che era rimasto a Roma, ogni tanto lo vedeva ed ha anche
partecipato ai funerali. Lui si ricordava degli ultimi giorni
di Malatesta.
Nello Zen Buddhismo
Ascoltavo il racconto di Luce nel suo studio, sotto un ritratto
di Malatesta con sorriso, al cui fianco cera una finestra aperta
sul giardino. Eravamo circondati dai libri nelle librerie a
vetri, quello era lArchivio di Luigi Fabbri. Qui un pomeriggio
si è tenuta una riunione della redazione di Opciòn ed io sono
stata invitata ad ascoltare. Parlavano in spagnolo, ogni tanto
Luce mi traduceva in italiano.
Nella sala da pranzo cera un ritratto di Kropotkin e nella
camera da letto di Luce cè quello disegnato di suo padre.
Trovandomi a fianco di Luce nella sua casa, sentivo la presenza
dellanima di Luigi e Bianca Fabbri, laffetto e lamore di
tutta la loro famiglia nel seno della cultura anarchica. Luce
ha detto: Dal babbo noi abbiamo sempre sentito che lanarchia
era realizzabile, perché poteva essere unestensione della famiglia.
Cresciuta nel mondo dellamore malatestiano (7), Luce Fabbri
avrebbe ereditato da suo padre lessenza di una cultura anarchica
da cui sarebbe scaturita tutta la sua coscienza. E similmente
sarebbe successo a Luigi Fabbri.
Nello Zen Buddhismo noi diciamo che il Darma (la verità) viene
trasmesso come se lacqua da una vasca si riversasse in unaltra
vasca. Si potrebbe dire la stessa cosa anche nel mondo anarchico.
In questo senso si capiscono le parole dette da Luigi Fabbri
a sua figlia: Sei il migliore articolo che io abbia mai scritto.
Da parte sua, Luce ha offerto una dedica a suo padre nella sua
(prima?) raccolta di poesie: A mio padre, / lamico mio / il
compagno / nello studio e nella battaglia (I canti dellattesa,
M.O. Bertani Editore, Montevideo, 1932). La raccolta contiene
anche Fossa comune, dedicato alla salma di Malatesta.
Nel tempo trascorso con Luce, assorbivo laria dolce e fresca,
essenziale per lanima mia. Cercavo di chiarire il mondo malatestiano
che avevo intuito solamente tramite i libri e talvolta tramite
gli insegnamenti di vecchi compagni giapponesi, come Shin e
Tetsu Furukawa (una coppia di tipografi, ora non cè più). Le
risposte riflessive di Luce Fabbri mi ritornavano sempre come
uneco del mio cuore. La sua sensibilità e delicatezza penetravano
serenamente dal suo seno al mio, creando un mondo in comune
fra noi, che pure apparteniamo a diverse culture etniche.
Nel novembre 1906, Errico Malatesta scriveva al padre di Luce:
Io ho per te il più grande affetto: ammiro la tua attività
ed il tuo zelo e sono tutto disposto a prestarti il concorso
dellopera mia. Temo solo che tu esageri a te stesso ed agli
altri la mia capacità e la mia influenza e che poi tu abbi a
restare dolorosamente disilluso (...) Ho bisogno dessere indipendente
per poter essere io e, poiché si aspetta molto da me, bisogna
chio mi metta in posizione, se non di fare grandi cose, almeno
di poter dare la mia misura. Ho ferma convinzione - continuava
Malatesta - che tutto questo si possa conciliare con soddisfazione
reciproca e con vantaggio della causa comune. (8) Lo stesso
modo di pensare lo troviamo in Luce, per esempio, nella lettera
sua, sopra citata.
Alla Comunidad ho osservato una specie di anarchia in atto:
con il suo esperimento che dura da 43 anni, con gli adulti che
hanno la loro privacy, dove tutti si occupano dei bambini come
fossero tutti madri e padri o fratelli e sorelle. Ho visto allopera
un movimento teso a fondare una società in cui ciascuno possa
vivere con felicità e libertà, partendo dallidea collettivista
proposta da Kropotkin e fatta propria dalla Rivoluzione spagnola.
(9).
Il coraggio della speranza
Prima della mia partenza Luce ha organizzato unassemblea con
compagni vecchi e giovani, inclusi degli studenti. Mi è stato
chiesto di parlare sul tema: Perché è necessaria lidea anarchica
malatestiana nella società giapponese? Molti giovani fecero
domande ed i vecchi rispondevano. Luce partecipava con il ruolo
di traduttrice. Si andò avanti fino a tarda sera, con discussioni
vivaci. Per me è stata unesperienza commovente ed incoraggiante.
Luce si è poi interessata con Ruben anche del mio viaggio a
Buenos Aires, dove intendevo fare un po di ricerche sullesilio
di Malatesta negli anni 1894-1889. In Argentina ho fatto la
conoscenza dei compagni della Biblioteca Ingenieros e della
FLA (Federaciòn Libertaria Argentina). Con il loro aiuto ho
potuto visitare i luoghi dove si era sviluppata lattività di
Malatesta, il quale si era occupato della pubblicazione de La
questione sociale, contribuendo ad organizzare gli operai emigrati
italiani e spagnoli. (10)
Nel continente sudamericano si sarebbe così andato formando
un ambito internazionale, nel quale lidea malatestiana di amore
e solidarietà avrebbe ispirato il cuore degli operai immigrati.
Allimprovviso mi venne unidea: Luigi Fabbri, che qui era emigrato
con la sua famiglia, avrebbe fatto molto in questo senso, costruendo
- per così dire - un centro di coscienza malatestiana. Questo
compito è stato poi portato avanti da Luce, ed ora, insieme
alla Comunidad del Sur di Ruben questo lavoro fornisce tenacemente
la speranza e la luce.
Luce è la luce, non soltanto in Uruguay, ma dappertutto in
Sud America!. Dopo essere ritornata in Giappone, così ho istintivamente
gridato al telefono a Paolo Finzi, che mi aveva chiamato per
sapere del mio incontro con Luce. Dallincontro non soltanto
con Luce, ma con tutti i compagni sudamericani, ho tratto un
coraggio fondamentale: il coraggio di avere la speranza ed il
coraggio di essere me stessa.
Misato Toda
1) Malatesta a Luigi Fabbri, Ancona,
28 febbraio 1914, in: Errico Malatesta, Epistolario.
Lettere edite ed inedite, 1873-1932, a cura di Rosaria
Bertolucci, Centro Studi sociali, Avenza (1984).
2) Paolo Finzi, La nota persona. Errico Malatesta in
Italia (dicembre 1919/luglio 1920), con prefazione
di Maurizio Antonioli, La Fiaccola, Ragusa, 1990.
3) Misato Toda, Errico Malatesta da Mazzini a Bakunin.
La sua formazione giovanile nellambiente napoletano (1868-1873),
con presentazione di Alfonso Scirocco, Guida, Napoli,
1988.
4) Luce Fabbri a Misato Toda, Montevideo, 13 marzo 1997.
Luce mi ha dato lautorizzazione per citare delle sue
lettere, al telefono, 17 maggio 1998.
5) Cfr. Abel Paz, Viaje al passado (1936 - 1939),
Barcelona 1995.
6) Cfr. Misato Toda, Esperimento di Utopia - Comunidad
del Sur in Uruguay (in giapponese), in Seikei Kenkyu
(studio politico-economico), n° 70 (marzo 1998)
7) Cfr. Malatesta a Luigi Fabbri, Roma, 18 maggio 1931,
in: Errico Malatesta, Epistolario cit. La risposta
di Malatesta alla domanda di Luigi Fabbri riguarda la
frase: «... il programma anarchico che, basandosi sulla
solidarietà e sullamore, va al di là della stessa
giustizia». Cito qui solo alcune parole: «Lamore invece
dà tutto quello che può e vorrebbe dare sempre di più,
senza contare, senza calcolare.»
8) Malatesta a Luigi Fabbri, (s. l.), 12 novembre 1906,
ibid.
9) Cfr. Ruben Prieto, La comunidad del sur, in
Volontà di Milano, 3/1989
10) Cfr. Misato Toda, Viaggio in Spagna/ viaggio in
Sud America, (in giapponese), in: «News Letter dellassociazione
della storia italiana moderna e contemporanea» (relay
essay, settembre 1997).
|
|
|