Cosa è l'associazione Tai?
L'associazione Tai nasce nel 1998 da un gruppo di 12 terapeuti
all'interno della cooperativa Alekos.
Lo scopo dell'associazione è di informare in ogni modo
l'opinione pubblica su tematiche inerenti l'educazione alla
salute, all'ecologia e all'ambiente, alle tradizioni e culture
dei popoli. L'associazione intende inoltre promuovere a livello
sociale la riflessione, la conoscenza e il confronto sullo stato
dell'uomo in relazione organica con il contesto in cui vive,
vale a dire un approccio olistico alla salute e alle attività
intraprese, rispetto alle quali si vuole favorire una quanto
più ampia interdisciplinarità e interconnessione.
Quali sono le attività svolte?
Corsi di educazione alla salute e di autocura (Riequilibrarsi
attraverso l'esperienza artistica, dieta: curarsi con l'alimentazione,
gemmoderivati e fitoterapici associati, automassaggio Shiatsu,
medicina dell'orecchio, oligoelementi, ecologia) e consulenze
diagnostiche (iridologia, medicina tradizionale cinese)
Teniamo a precisare che i nostri corsi sono aperti ai soci dell'associazione
e che prevedono momenti teorici e momenti pratici integrati
tra loro. Il nostro scopo è quello di favorire nei partecipanti
una presa di coscienza sul proprio stato di benessere/malessere
proponendo semplici azioni quotidiane che forniscano gli strumenti
per un percorso di autocura.
Quale è la storia dell'associazione?
L'associazione nasce dall'esigenza di una medica agopuntrice
di confrontarsi con altri terapeuti sul tema della salute come
bene primario da svincolare dalla logica delle prestazioni specialistiche
a pagamento, ricercando percorsi alternativi alla prassi che
vede il medico come unico depositario delle conoscenze necessarie
al benessere del paziente.
Dopo una fase di confronto il gruppo ha focalizzato alcuni punti
che ritiene fondanti:
1) perseguire un concetto di salute globale: l'uomo è
in relazione all'intorno sociale e ambientale nel quale vive
2) considerare la salute un bisogno primario: abbiamo scelto
di non vagliare i servizi forniti agli associati secondo criteri
economici, ovvero differenziazione dei contributi a seconda
delle possibilità
3) stimolare la responsabilizzazione e la riappropriazione dello
stato di salute.
In seguito si sono aggiunte altre persone con competenze differenti
nel campo della salute, che condividevano un'idea del lavoro
di équipe che tenesse conto delle varie specificità,
senza ingabbiarsi in una linea unica di approccio alla cura.
Consci del fatto che la salute non possa essere isolata dai
diversi contesti della vita delle persone, soprattutto il lavoro,
e tenendo conto che tre dei terapeuti ne erano soci, abbiamo
scelto di nascere all'interno della cooperativa Alekos.
La cooperativa Alekos nasce nel 1993 con l'intento di realizzare
e sperimentare un'ambiente di lavoro e mantenimento economico
dei partecipanti che permettesse loro di esprimere le potenzialità
personali con attenzione al rispetto di tempi e modi di lavoro
di ognuno e con un approccio multidisciplinare con integrazione
delle specificità, con una distribuzione degli stipendi
in base ai bisogni, e non in base alla quantità del lavoro
svolto o alla sua redditività. Quest'unione è
stata motivata dalla necessità di considerare anche i
fattori economici e culturali che spesso determinano gli squilibri
psico-fisici delle persone e di ipotizzare proposte alternative
di soluzione.
Abbiamo praticato questa comunione per circa due anni, condividendo
e integrando i reciproci percorsi; anche se ci siamo man mano
resi conto che uno spazio di cura ha bisogno di tempi, ritmi
e attenzioni in alcuni casi non conciliabili con un ambiente
di lavoro ad elevata socialità, quale è la cooperativa.
Per questo motivo, pur riconoscendo l'idealità e la sinergia
di percorso e di intenti, abbiamo optato per la ricerca di un
luogo che favorisse in tutti i suoi aspetti il percorso di ascolto
e di cura.
In cosa consiste la vostra idea del lavoro di equipe?
Partiamo dalla semplice constatazione che nessun metodo terapeutico,
di per sè, è in grado di sviluppare un approccio
organico necessario a inserire l'uomo e le sue malattie all'interno
dell'ambiente e del contesto sociale nel quale vive, lavora,
si ammala. Siamo stimolati dalla volontà di valorizzare,
in un ottica di non gerarchizzazione dei ruoli, la singola specificità
dei terapeuti, la storia personale e le risorse dei soci che
a noi si rivolgono.
Il nostro non è un gruppo omogeneo per formazione, competenze
e biografie: il lavoro al nostro interno è incentrato
sulla sperimentazione di modalità relazionali tese a:
1) favorire il confronto fra i diversi terapeuti su singoli
casi: in questo modo ricerchiamo un'integrazione tra punti di
vista differenti
2) offrire ai soci un ventaglio di percorsi di autocura ponendoli
nella condizione di scegliere quello che sentono più
appropriato in un determinato momento della loro vita
3) fornire le conoscenze di base indispensabili per la consapevolezza
e il percorso di autocura.
Su cosa è basato, secondo voi, uno stato di buona
salute?
Per salute intendiamo quello stato che in un tempo dato e una
persona data, permette all'individuo di manifestare ed esprimere
le sue peculiarità. Quindi, al limite, può essere
anche uno stato patologico. Ci sono persone che stanno bene
con i loro sintomi, quello è il loro modo di vivere ed
esprimersi. Non esiste un a priori astraibile di salute, ogni
persona ha un proprio sistema di equilibrio differente, che
è il migliore per quella singola persona.
Bisogna valutare caso per caso, verificare ogni sintomo e collocarlo
all'interno della biografia di quella persona, cercando di capire
se è in grado o meno di fare a meno del sintomo. Questo
significa gestirsi un nuovo equilibrio, dato che, tolto il sintomo,
si arriva a svelare ciò che di più profondo ha
determinato il sintomo stesso.
Altre volte si può agire sul sintomo, consapevoli che
non sempre si possono eliminare le cause sottostanti, perciò
il sintomo continuerà ad emergere.
In uno stato esistenziale convivono entrambe queste situazioni,
ascoltando un paziente, quello che dice di sé, si possono
mettere in relazione tutta una serie di condizioni, che non
necessariamente sono dei sintomi, ma sono degli eventi, fanno
parte della sua vita e hanno un significato per quella persona.
In altre parole, non crediamo l'accanimento terapeutico metodologicamente
corretto. Fondamentale invece la capacità d'ascolto del
terapeuta e la capacità di far sorgere domande al paziente
fornendogli elementi per intraprendere un percorso di conoscenza
di sé e di autocura. È importante dare al paziente
delle indicazioni perché impari ad ascoltarsi, rendendolo
indipendente. È il soggetto stesso che deve in prima
persona prendersi carico di sé stesso, il medico può
creare delle condizioni, può suscitare delle domande,
può favorire il percorso.
Il divario di conoscenze tra medico e paziente non presuppone
quindi necessariamente l'instaurarsi di un rapporto gerarchico
e di dipendenza.
Questo approccio alla salute e alla cura è uno dei punti
di vista che caratterizza l'associazione.
Da quello fin qua detto mi sembra di capire che abbiate
scelto di dare soprattutto spazio ad un discorso di tipo preventivo
legato ad un progetto di autoeducazione alla salute...
Pensiamo che un lavoro sulla prevenzione, come già accennato
sopra, parta proprio dalla considerazione che la gestione del
proprio benessere dipenda dalla persona stessa e per questo
noi cerchiamo di favorire l'autonomia e la comprensione delle
ragioni che ci portano allo stato di malessere e delle possibili
soluzioni che ogni individuo può adottare.
Vengono da noi persone il cui malessere è determinato
da una quotidianità fatta di tempi, di lavoro, di situazioni
sociali che si reiterano e che rendono necessaria una presa
di coscienza della necessità di uscirne da parte della
persona stessa. Difficilmente qualunque tipo di intervento terapeutico
senza essere preceduto da questa presa di coscienza può
mantenere a lungo i suoi effetti curativi.
Prevenire significa anche saper osservare il proprio corpo.
È importante rieducarsi ad un attenzione fiduciosa a
quello che ci dice il corpo, superando quella dicotomia tra
psichico e fisico che ci caratterizza. Nella medicina cinese
non è concepibile una sfera psichica separata da quella
fisica, ogni organo ha una parte più sottile di energia
che noi traduciamo con il termine psiche. Non bisogna però
dimenticarsi che un buon funzionamento del corpo dipende anche
dall'ambiente in cui si vive. Per ambiente si può intendere:
l'aria che si respira, l'alimentazione, il ritmo delle nostre
giornate, l'ambiente fisico, umano e sociale in cui viviamo,
le forme di inquinamento chimico e fisico a cui siamo sottoposti...
...e a questo punto si aprono gli orizzonti. Salute non
solo come terapia ma come riflessione più ampia...
Occuparsi di salute inevitabilmente significa avere dei rimandi
molto ampi legati ad un discorso sociale e politico. Malattia
e salute non possono essere solamente condizioni individuali
ma sono lo specchio dei problemi sociali e culturali dell'epoca
in cui l'individuo si trova a vivere.
Abbiamo affrontato ad esempio il modello economico imperante
cercando di connetterlo alle conseguenze sulla salute e ai modelli
di cura che propone e sviluppa.
Per questo motivo come associazione Tai abbiamo scelto di non
richiedere un contributo uguale per tutti i soci ma di dare
alla singola persona la responsabilità di interrogarsi
e di scegliere come contribuire al mantenimento dell' associazione.
Questa modalità ci permette di considerare costitutiva
per il benessere dell'individuo e della società la relazione,
il rapporto umano e la fiducia reciproca.
Proviamo a definire concludendo la questione delle cosiddette
medicine alternative e della dicotomia con la medicina prevalente
nel nostro sistema culturale.
Quando si parla di medicina alternativa si intende di solito
una serie di tecniche differenti dalla medicina cosiddetta allopatica,
una medicina che utilizza l'agopuntura piuttosto che l'omeopatia,
lo shiatzu... Ragionando tra di noi abbiamo preferito considerare
l'approccio che applichiamo non tanto alternativo nelle metodiche
ma quanto nel significato che noi diamo al termine di salute,
alla relazione con il paziente, considerando la malattia come
segnale del corpo, come momento di equilibrio e di ripensamento
personale. Cerchiamo di avere una visione olistica in cui non
ha senso cercare dicotomie e separazioni. Nessuno di noi esclude
l'utilizzo dei contributi che può offrire, ad esempio,
un antibiotico o la chemioterapia, che in molti casi risultano
fondamentali. Il mondo è pieno di medici "alternativi"
i quali dispensando le loro cure non pongono il paziente nella
condizione di prendere coscienza della sua situazione. La figura
del medico rimane quella di un dispensatore di ricette e di
farmaci, sia pure alternativi alle preparazioni di sintesi.
Spesso, ad esempio, nei libretti che dovrebbero spiegare "l'omeopatia
per famiglie" il lettore sa che farmaco prendere di fronte
a un determinato problema ma non è messo in grado di
interrogarsi su cosa significa il suo malessere, e sul fatto
che non può essere assimilato a quello di un'altra persona
che soffre degli stessi sintomi.
Il nostro è un percorso di ricerca nel quale non abbiamo
schemi di riferimento fissi ai quali appoggiarci per interpretare
la realtà.
Invitiamo tutti coloro che hanno esperienze, riflessioni e proposte
a mettersi in contatto con noi.
Intervista a cura di Giuseppe Gessa

via Tadino, 60
20135 Milano
Tel. (provvisorio presso la
Cooperativa Alekos) 0239264592
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