Non si può negare che esistano
tutte le ragioni, sociali, politiche ed umane, per opporsi alla
situazione esistente. Viviamo in un mondo in cui 358 persone
hanno beni e redditi equivalenti a quelli posseduti da 2,3 miliardi
di persone. Diseguaglianza di opportunità e discriminazione,
polarizzazione dei redditi a livello locale e globale, negazione,
per le classi ed i gruppi subalterni, del diritto di decidere
sulla propria vita e sull'ambiente in cui si vive, squilibri
territoriali fra aree privilegiate ed aree marginali. Controllo
sociale diffuso, giustificato con la sicurezza sociale, ma che
travalica lo scopo dichiarato per diventare negazione assoluta
di uno spazio pubblico, in cui sia possibile socializzare ed
autogestire le relazioni al di fuori delle regole del mercato
capitalistico, oltre ad essere veicolo di esclusione di emarginati
e di chi non segue le regole: telecamere che dai grandi magazzini
si diffondono nella città, a controllarti quando mangi
il gelato o saluti gli amici. Glasgow, città di tradizione
comunista, lotte operaie e occupazioni di case fin dal dopoguerra,
oggi ha telecamere ad ogni incrocio, su ogni palazzo. La disoccupazione
è elevata e la riconversione in città turistica,
non la risolve, sono altre le competenze richieste ai nuovi
occupati, rispetto a quelle della vecchia classe operaia. I
nuovi posti di lavoro sono solo quelli funzionali a rendere
i luoghi competitivi in una logica di mercato. La città
come merce da vendere, del marketing urbano, corrispettivo spaziale
della società o del paese azienda, adottata a Glasgow,
prevede una riqualificazione che avvantaggia in modo selettivo
i gruppi sociali dominanti, per peggiorare la vita dei più,
che si vedono sempre più esclusi e marginalizzati da
un mondo di lussi e sprechi esasperati.
L'incontro annuale dell'International Network for Urban Research
and Action si è tenuto a Glasgow a fine luglio 1999.
Secondo la tradizione, ormai decennale del gruppo, il convegno
è stato organizzato da una delle 9 sedi regionali, quest'anno
quella di Durham, nord del-l'Inghilterra, ed è consistito
in una visita ad una città ritenuta peculiare per il
tema trattato: "Rigenerazione e rinnovo", e in un
"ritiro" in un contesto in cui, vivendo sotto lo stesso
tetto, si discute, si organizza, si impara, ci si diverte insieme,
si produce una conoscenza collettiva basata sulla prassi e sulla
teoria per il cambiamento sociale. La visita di Glasgow, ha
dato a tutti i partecipanti, l'opportunità di ascoltare
funzionari ed attivisti che raccontano del loro lavoro, di frequentare
strade e birrerie, di conoscere luoghi ed abitanti. Gli iscritti
alla rete sono 150, originari di 25 diversi paesi, dall'Inghilterra,
al Messico, alla Malesia, alla ex Jugoslavia, al Canada, all'India,
Svizzera, Belgio, Sudafrica, Italia, per fare solo degli esempi.
I partecipanti ai convegni annuali ruotano fra i 40 ed i 50.
Essendo un gruppo autofinanziato non riesce a pagare sistematicamente
i viaggi di chi non ha risorse perché disoccupato o sottoccupato
o perché originario di paesi del 3° o 4° mondo.
L'iscrizione è bassa, 30 franchi svizzeri, ridotta a
20 per chi ritiene di aver bisogno di un sostegno. La sede che
organizza il convegno si fa carico anche della redazione di
due bollettini. L'onere organizzativo è quindi sostenuto
a turno e spesso si avvale delle strutture universitarie in
cui alcuni di noi lavorano.
INURA è un'organizzazione non governativa, non a scopo
di lucro, autogestita, anti-gerarchica e decentrata. Non esistono
presidenti, direttori, comitati direttivi o segretari. Desideriamo
mantenere un approccio informale e di impegno collettivo. Le
decisioni vengono prese in assemblea, ma la fiducia reciproca
assegna ad ognuno gradi di autonomia organizzativa. Nel corso
del tempo si è creato un senso di amicizia, condivisione,
fiducia, solidarietà, affetto e amore reciproco, che
grazie alle profonde convinzioni ed ai valori dei partecipanti
non ha dato origine ad un gruppo chiuso ed esclusivo. Il convegno
Possible Urban World di Zurigo del 1997, tenutosi in
parte alla Rote Fabriek e in parte al Museo di arte e design,
con 200 partecipanti, equamente ripartiti fra teorici e attivisti
politico-sociali, è stata un'occasione ricercata per
aprire il gruppo all'esterno e trovare nuovi membri. Con il
Convegno abbiamo voluto offrire, da un lato una interpretazione
ricca e fondata del contesto di ristrutturazione globale in
cui ci troviamo, avvalendoci della produzione intellettuale
di teorici di sinistra, e dall'altro mostrare la molteplicità
di lotte ed azioni intraprese in luoghi diversi, con il comune
scopo di creare uno sviluppo urbano sostenibile e socialmente
giusto. L'attivismo si muove su aree diverse come: l'ecologia
urbana, l'esclusione sociale, le economie locali e gli sviluppi
comunitari, lo spazio pubblico, la cultura urbana e la pianificazione
partecipata, ma è possibile rintracciare un filo rosso
che unisce questa molteplicità.

Frankraik: centro sociale e casa occupata
dagli anni '80.
"C'è
un altro modo"
Lo scopo prioritario dell'INURA è di creare un luogo
di scambio e di confronto fra chi fa ricerca sulla città
ed il territorio e chi è un attivista politico-sociale
o un partecipante di movimenti urbani. In realtà molti
di noi sono stati o sono appartenenti a movimenti sociali o
politici e sono stati attratti dal lavorare nel campo della
ricerca dalle potenzialità politiche che questa attività
offre, altri, funzionari o professori universitari di sinistra,
offrono ausilio e consulenze specializzate a movimenti o attivisti.
Chi siamo? Solo per fare qualche esempio gli Zurighesi sono
quasi tutti provenienti dal movimento di occupazione degli anni
1980, che ha ottenuto come parziale risposta la Rote Fabriek,
io ho fatto parte del movimento dei circoli giovanili del 1977.
Michael, un professore marxista dell'University College of London
ha offerto la sua consulenza ai gruppi di abitanti che si opponevano
agli sviluppi immobiliari che li avrebbero espulsi attraverso
i meccanismi di valorizzazione immobiliare e gli aumenti dei
prezzi. Louann è da sempre un'attivista dei movimenti
che si sono opposti agli sviluppi immobiliari a Londra, fra
cui quello di Coin street il cui slogan era "There is another
way" (c'è un altro modo) e che ha vinto contro una
della maggiori immobiliari londinesi. Il collettivo Exodus di
Luton, a nord di Londra iniziato nel 1992, è composto
da disoccupati e sottoproletari che hanno elaborato un modo
che permettesse loro di risolvere collettivamente il loro bisogno
di casa, socialità, cultura, autogestione, autodecisione.
Dai Rave (feste illegali con occupazione temporanea di terreni),
come diritto a riappropriarsi del territorio, che coinvolgono
fra le 500 e le 10.000 persone con una media di 3.000, sono
passati all'occupazione di un terreno incolto residuale fra
ferrovia ed autostrada trasformato in fattoria, e di un ex ospizio
trasformato in casa comune auto-ristrutturata, la HAZ Manor.
Hanno costruito una filosofia di vita che sfida con coraggio
le profonde ingiustizie sociali che connotano la società
in cui viviamo: "la filosofia che ci guida si basa su un
modo di vedere spirituale, che cerchiamo di tradurre nelle nostra
vita quotidiana. Fondamentalmente, noi crediamo che l'essenza
di una esistenza spirituale sia semplicemente di fare del bene
agli altri_ al contrario, questa società, che noi chiamiamo
Babilonia, funziona esattamente sull'opposto, perché
per poter progredire c'è bisogno di essere competitivi,
o di fare bene contro gli altri. Così, applicare questa
semplice filosofia nella pratica è il nostro obiettivo,
e questo implica chiedere in restituzione terre e proprietà,
per questo scopo. Queste terre e proprietà possono così
essere trasformate in base ai principi della proprietà
comunitaria e della cooperazione, contrapposta alla proprietà
privata ed alla competizione, che permette una evoluzione naturale
organica dei progetti"1.
Exodus non è una religione, ma un modo di vivere e di
fare le cose fondato sul collettivismo e l'autogestione. Ora,
con la consulenza di un altro membro di INURA, stanno chiedendo
all'amministrazione locale di ottenere un vecchio capannone
industriale dismesso per realizzare The Ark community and
activity centre, un centro comunitario e di istruzione professionale
autonomo, dove i giovani possano andare ad imparare un lavoro.
Potrebbe occupare 150 persone, in un lavoro socialmente significativo,
che costituisca un beneficio per tutta la comunità e
non semplicemente un lavoro retribuito, senza guardare a cosa
e per chi si lavora. Sono disoccupati, ma non credono che il
problema sia non avere un lavoro, quanto piuttosto non avere
controllo sulla propria vita e sul proprio spazio. Vogliono
poter svolgere attività che abbiano un significato sociale
e non lavori finalizzati a permettere di comperare merci di
cui non sentono il bisogno. Hanno lavorato ed imparato molto
auto recuperando collettivamente le 40 unità presenti
nella HAZ Manor, così facendo ne hanno ridotto il costo
e hanno reso accessibili le case ai disoccupati. Lo stesso vorrebbero
fare per altri beni. Esiste la possibilità di creare
una economia al di fuori di quella capitalistica. I Rave vengono
utilizzati per chiedere contributi volontari al progetto del
centro comunitario di quartiere.
Il Collettivo Exodus è convinto che vada posta attenzione
all'infrastruttura sociale della città, agli interventi
significativi gestiti autonomamente dagli abitanti, invece di
spendere milioni di sterline nella rivitalizzazione della città
finalizzata al profitto, alla competizione commerciale e alla
protezione della rendita fondiaria. Di questo ci ha raccontato
Exodus quest'anno: della voglia di confrontarsi con gli abitanti
del quartiere, per far capire che loro non sono solo Rave e
spinelli, ma anche e soprattutto un collettivo desideroso di
lavorare attivamente alla costruzione comune di occasioni migliori
di vita per l'intero quartiere e la città. Stanno organizzando
un referendum per verificare cosa pensano gli abitanti di Luton
della loro idea di centro comunitario. La prima volta che li
ho conosciuti, sono rimasta colpita dal modo in cui si pongono
di fronte agli altri: fiducia e rispetto, attenzione ed interesse.
Arrivati ad INURA come attivisti, sono stati capaci sia di imparare
da chi fa il teorico a tempo pieno, sia di offrire la loro elaborazione
cresciuta nella prassi. Donne e uomini provenienti dai campi
più disparati: un ex ferroviere, una ex agente immobiliare,
operai, studenti, militari, un buttafuori, hanno una capacità
analitica e propositiva invidiabile. Così lontana dalla
protervia di chi si pone come l'attivista che fa (ma cosa e
con quali risultati?) e non si perde in chiacchiere, mentre
lo studio e la memoria sono un'attività irrinunciabile
di chiunque sia teso al cambiamento sociale. Il senso di INURA
è di cercare di mettere in collegamento teorici ed attivisti
e gruppi diversi, che possono imparare e trarre ispirazione
uno dall'altro, perché condividono una visione del mondo
in cui vale più la relazione con l'altro che i soldi
o il potere o la fama. INURA intende fare contro informazione,
perché non possiamo contare sull'informazione ufficiale,
per diffondere la conoscenza dell'opposizione e della resistenza
esistente nel mondo. Mark è un regista che fa parte di
Spectacle una compagnia di produzione televisiva indipendente
specializzata in documentari e giornalismo investigativo condotto
dalla base. Distribuisce video indipendenti, offre servizi a
produttori indipendenti e laboratori di istruzione sulla comunicazione,
la produzione e i mezzi di comunicazione basati nella comunità.
Ha prodotto fra gli altri alcuni video su Exodus per Channel
four ed uno True lies in Rostock su un assalto di
fascisti ad una casa per lavoratori vietnamiti, in parte filmato
dagli stessi vietnamiti, nato da una collaborazione con un altro
membro di INURA che vive a Rostock appunto. Ora, fra i progetti
collettivi di INURA c'è la produzione di un video che
mostri gli scopi e le proposte insite nell'organizzazione, utilizzando
un mezzo di comunicazione più immediato della carta stampata.
Per la prima volta quest'anno c'è Dragon, di Novi Sad.
Insegna arte all'università e ha fatto coraggiosamente,
sulla strade della sua città, interventi artistici con
il suo gruppo LED. A riprova che l'arte simbolizza e rappresenta
ed ha valenze politiche profonde, il suo gruppo ha saputo aprire
la discussione contro la guerra Nato e contro Milosevic, attraverso
la metafora degli oggetti immersi nel ghiaccio che si scioglie,
della spazzatura o dei corpi distesi su fogli di carta per la
strada, il cui contorno viene tracciato con un pennello per
"la ricostruzione del crimine". Nel video che ci ha
mostrato ci sono poliziotti allibiti e passanti che capivano
perfettamente di cosa si stava parlando, in un mondo dove la
repressione politica rende difficile il confronto ed il dibattito.
L'espressione artistica è anche questo, è anche
attivismo politico, quando decide di non essere succube alle
logiche del mercato dell'arte e alla rappresentazione simbolica
del potere e delle classi dominanti.
Philipp oltre ad essere un ricercatore che si occupa di urbanizzazione
e di spazio pubblico ed un ex occupante di case, suona il violino
e partecipa ai nostri incontri anche suonando. Fred, uno degli
organizzatori del convegno di quest'anno, professore di Sociologia,
passa molto del suo tempo libero come volontario nel Waddington
Street Centre di Durham, che ha contribuito a fondare. Si
tratta di un centro che offre supporto e cura alle persone che
hanno sperimentato problemi di salute mentale permanenti, come
la schizofrenia e la depressione grave. Offre un centro sociale
dove le persone possono incontrarsi, ottenere consigli e sostegno
e avere un pasto oltre ad una vasta gamma di corsi di istruzione
e professionali ed occasioni per imparare tecniche artistiche.
È utilizzato da circa 120 persone che vivono nelle loro
case nel quartiere ma che spesso sono isolate e beneficiano
di un sostegno sociale in un ambiente amichevole ed informale.
L'auto aiuto fa parte delle logiche del centro, finanziato dal
Comune ed in cui operano sia lavoratori retribuiti che volontari.
Il responsabile delle attività artistiche per esempio
ha fatto uso del centro e ora vi è occupato.
Andreas non c'è quest'anno per via del progetto di casa
collettiva e di lavoro autogestito KraftWerk che si sta trasformando
in realtà: un'area industriale dismessa di Zurigo, di
20.000 mq, darà case a 700 persone e lavoro a circa 300.
L'intervento sarà suddiviso in 30-40 appartamenti, unità
di 450-600 mq su due piani, che ospitano ognuno 15 -20 persone.
Ogni appartamento definirà la propria struttura sociale.
Il progetto vuole rispondere anche alla mancanza di lavoro:
fra lavoro domestico non retribuito e lavoro retribuito che
va scomparendo, vuole sperimentare nuove forme per mantenersi
nel contesto sociale. L'ipotesi è che lavoro retribuito
non monetariamente, servizi comunitari, scambi interni di servizi
e prodotti, creano una vita migliore con meno lavoro. Kraftwerk
vuole ridefinire vita, lavoro e reddito, con lo scopo di provvedere
una distribuzione egualitaria di lavoro fra donne e uomini.

Frankraik
In
modo non autoritario
Quello che rende così speciale INURA è una visione
complessiva ed internazionale delle questioni ed una capacità
di agire nel concreto e nel locale, nella convinzione che sono
molte le lotte necessarie per costruire una società più
giusta. Proveniamo da paesi diversi, ma condividiamo cultura,
valori, principi, obiettivi, che a ben guardare fanno parte
della memoria collettiva di tutti gli individui ed i movimenti
che si sono opposti alle ingiustizie sociali, alle discriminazioni,
alle prevaricazioni ed al potere delle classi dominanti, del
capitalismo, della mercificazione. In questo caso come in altri
si percepisce chiaramente come l'opposizione sociale sia riuscita
a superare i confini, le supposte appartenenze etniche o nazionali.
Se il capitalismo si globalizza, non sono solo le culture locali
a potersi opporre ad esso, ma anche altre culture internazionali
fondate su opposti principi. La sfida oggi è proprio
quella di mettersi in rapporto, di fare rete attraverso i confini,
perché è necessario avere una visione capace di
comprendere le interrelazioni fra i fenomeni e di dare origine
a forme di resistenza ed opposizione interconnesse. Quest'anno
abbiamo discusso molto del futuro della nostra organizzazione.
Vogliamo incrementare le nostre attività comuni: sia
di ricerca che di azione. In questi nove anni abbiamo imparato
molto gli uni dagli altri. Lavorando insieme in modo non autoritario
si verifica nel concreto che si possono adottare modi di vivere
e di operare ben diversi di quelli della competizione e della
mercificazione. Gli obiettivi sono nei mezzi, nei modi in cui
ci si organizza e si fanno le cose insieme, e aiutano ad arricchirli.
Ogni lotta o movimento urbano o sperimentazione che cerchi di
dare concretezza agli obiettivi di giustizia sociale, di eguaglianza
di opportunità, ed INURA è una comunità
internazionale che ha questi scopi, rende possibile l'esperienza
di rapporti veri fra le persone, profondi, che danno una ragione
in più, se ce ne fosse bisogno, per creare strutture
alternative ed opporsi alle ingiustizie sociali. L'idea è
che possa esistere un'altra economia che non sia basata sul
profitto, le merci ed un consumismo privo di spessore e di cultura,
che possa esistere un'altra città con più luoghi
di socializzazione e di produzione di cultura ed arte, con abitazioni
a prezzi accessibili, che non si limiti a svilupparsi in relazione
alla valorizzazione immobiliare e al profitto. Perché
"c'è un altro modo"...
Marvi Maggio
(socia e co-fondatrice dell'INURA)

Zurigo: casa occupata, 1991.
I
principi dell'INURA
I principi
fondatori del gruppo sono stati elaborati nel 1991, al
primo convegno tenutosi a Salecina, fra le alpi Svizzere
in un rifugio, la cui organizzazione collettiva e comunitaria
è ispirata dalle teorie del comunista svizzero
Pinkus.
1. INURA è una rete di persone coinvolte in azione
e ricerca in luoghi e città. Siamo impegnati a
condividere le nostre esperienze ed informazioni per migliorare
la comprensione dei problemi che affliggono le nostre
aree;
2. Noi siamo impegnati alla riappropriazione di potere
da parte della popolazione nei loro quartieri, comunità,
città e regioni;
3. Nel nostro lavoro riconosciamo l'importanza delle diversità
etniche e culturali e il bisogno di opporsi al razzismo,
e dalle discriminazioni di classe e di genere;
4. I cambiamenti nelle forme di lavoro e della vita domestica
e comunitaria devono essere comprese e progettate in relazione
fra di loro;
5. Noi dobbiamo opporre resistenza e rovesciare il processo
di polarizzazione dei redditi e di qualità dell'ambiente,
sia nella frammentazione sociale presente nelle nostre
città che nella divergenza fra regioni centrali
e periferiche;
6. La nostra rete in particolare vuole ampliare i collegamenti
con campagne per la casa, il lavoro e l'ambiente;
7. Noi miriamo a favorire i processi di sviluppo ambientalmente
sostenibili;
8. Noi cerchiamo di resistere alla centralizzazione e
agli effetti dannosi della globalizzazione;
9. Noi stiamo lavorando per elaborare una visione forte
e differente della futura vita urbana;
10. INURA lavorerà con una molteplicità
di metodi di ricerca, comunicazione, interazione e disseminazione
di informazione, incluso il lavoro accademico, produzioni
con i mezzi di comunicazione di massa, documenti di attivisti,
dibattiti e racconti di esperienze urbane. INURA invita
futuri contributi da accademici, le arti, attivisti politici
e movimenti sociali.
per informazioni
Chi volesse iscriversi all'INURA e ricevere i bollettini
ed avere l'accesso alla listserve, può rivolgersi
alla sede svizzera di INURA:
Philipp Klaus,
Nordstrasse 151,
CH 8037 Zurich;
(e-mail: klaus@smile.ch)
oppure in Italia:
marvi@archi.polito.it
Presto avremo un sito web. Ve lo faremo sapere.
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Il libro in
inglese, che raccoglie una antologia di scritti di torici
e di attivisti, nato dal Convegno di Zurigo del 19997,
è: INURA, Possible Urban World. Urban Strategies
at the end of the 20th Century, (IBSN 3 7643-5986-2).
E' stato stampato in 1.000 copie ed è esaurito.
Ora si attende una ristampa: potete rivolgervi all'editore
svizzero:
Birkhauser Verlag. PO Box 133.
CH-4010 Basel, Switzerland;
fax 0041 61 205 07 92
e-mail: orders@birkhauser.ch
I video di Spectacle su Exodus, Rostock o altro, possono
essere richiesti a:
info@spectacle.co.uk
website: www.spectacle.co.uk
fax 0044 (0) 171-978 1361.
INURA, Possible
Urban World, Basel, Birkhauser Verlag, 1998, pag.
40.
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