Impegno. Alla ripresa autunnale, la rivista si presenta
con un nuovo numero con più pagine: questa volta +8,
rispetto alle consuete 44. Lo scorso numero +32. Il nostro impegno
è volto ad offrire ai nostri lettori una rivista sempre
più ricca e varia, in cui tutte le persone con sensibilità
libertaria possano trovare almeno qualcosa che sia di loro interesse.
Anche in futuro, dunque, contiamo di aumentare la foliazione
con maggiore frequenza.
Sul piano redazionale, vogliamo proporre articoli, interviste,
contributi su di un ventaglio sempre più ampio di tematiche,
acuendo la sensibilità a cogliere quanto di libertario
si esprime in tanti settori della società - in gran parte
slegati dall'anarchismo come filone di pensiero ed ancor più
come movimento politico. E, nel farlo, intendiamo compiere uno
sforzo per essere (e risultare) meno "pallosi": dunque,
pezzi più veloci, sintetici - tanto per intenderci, al
massimo 3 o 4 pagine della rivista. A parte qualche nobile eccezione,
della serie "quando ci vuole, ci vuole".
Coerentemente con la storia e l'evoluzione di "A",
intendiamo accentuare il carattere "aperto" della
nostra rivista: aperto alle mille diverse sensibilità
libertarie che si incontrano in giro, attento a quanto di libertario
(o comunque di interessante in questo senso) nasca anche in
altre "parrocchie" e soprattutto nel sociale, disponibile
a confrontarsi con chiunque... sia disponibile al confronto.
Più che nella riproposizione dei capisaldi teorici e
delle più significative pagine storiche dell'anarchismo
(che, comunque, non mancheranno), il DNA anarchico di "A"
dovrebbe emergere sempre più dal suo approccio metodologico,
da questa sua accentuata voglia di pluralismo, di confronto,
di apertura al nuovo.
Qualche piccolo esempio si potrebbe trovarlo anche in questo
numero della rivista: accanto ad un breve resoconto del 16°
Meeting Anticlericale, tenutosi ai primi di luglio a Bologna
(al quale dedicammo due numeri fa la copertina ed un corposo
dossier), pubblichiamo un articolo di un prete, il comboniano
Alex Zanotelli. Già qualche anno fa Gianni Sartori lo
intervistò su queste colonne. Ora la sua denuncia del
ruolo degli accordi interstatali e delle multinazionali nello
sfruttamento dell'Africa ci pare interessante: e lo pubblichiamo
volentieri.
Un altro esempio: nella rubrica "Fatti&misfatti"
trovate una presa di posizione sulla scuola, firmata dall'Unione
Sindacale Italiana - una piccola ma combattiva organizzazione
radicata nella storia del sindacalismo rivoluzionario e libertario.
Nella rubrica della posta, ampio spazio viene assicurato ad
un intervento di Fabio M. Nicosia: un "libertarian",
un anarco-capitalista per dirla non all'americana. Già
negli anni scorsi abbiamo pubblicato alcuni interventi di anarco-capitalisti,
suscitando accesi dissensi (compagni "bulgari" di
Reggio Emilia, vi ricordate quell'assemblea di "A"
nella vostra sede?). A noi parve allora e continua ad apparire
oggi del tutto evidente che le distanze tra noi e loro sono
abissali: ma nel momento in cui uno di loro, con un contributo
di indubbio spessore, prende chiaramente le distanze dall'anarco-leghismo
(altro obbrobrio che abbiamo ritrovato sui media) e propone
un terreno comune e degli spunti di riflessione anche a noi
anarchici "classici", in noi prevale la disponibilità
al confronto.
Certo, la rivista non può e non vuole essere un terreno
neutro, una specie di palestra delle idee e delle proposte aperta
a tutto ed a tutti. Noi siamo nati, più di 28 anni fa,
cresciuti e maturati nell'ambito del movimento anarchico, nel
solco della tradizione che amiamo definire "classica"
dell'anarchismo: né dio né stato, né servi
né padroni, per intenderci. Se non rifiutassimo, per
istinto prima ancora che razionalmente, qualsiasi personalizzazione
ideologica, potremmo definirci "malatestiani" - dato
che all'approccio etico e metodologico anarchico di Errico Malatesta
(1853-1932) ci sentiamo profondamente legati.
Nell'ambito delle numerose iniziative editoriali, culturali,
politiche presenti nel movimento anarchico (non solo di lingua
italiana), la nostra rivista è andata sempre più
ad occupare questo posto "di frontiera", sempre meno
di propaganda dell'Ideale, sempre più di approfondimento,
di riflessione, di critica. Anche aldifuori dell'anarchismo,
sono purtroppo davvero poche - pochissime - le riviste programmaticamente
aperte al dibattito, come "A".
Con tutta la coscienza dei nostri limiti - coscienza che, credeteci,
non ci abbandona mai - anche per questo siamo convinti di occupare
un posto certo piccolo, ma non insignificante né inutile
e soprattutto felicemente stonato nel concerto mediatico che
quotidianamente ci circonda e ci rintrona.
Lira. Tutti questi bei propositi hanno una simpatica
caratteristica: costano. In particolare, l'aumento delle pagine.
Lo scorso numero (con le sue 32 pagine in più) ci è
costato 4 milioni in più. Questo (+8 pagine), "solo"
un milioncino, più o meno.
Dal momento che: 1) il prezzo di copertina è sempre quello
(... ma non sarà così in eterno); 2) non riceviamo
finanziamenti pubblici; 3) ci basiamo sul lavoro volontario
(quindi non è possibile ridurre i costi del personale
né licenziare); 4) non intendiamo diminuire la qualità
della rivista (riducendo il numero di pagine, stampando la copertina
in un solo colore, ecc.), anzi vogliamo aumentarla... Fine del
discorso.
(Ne riparleremo più approfonditamente quando, prossimamente,
presenteremo un quadro della situazione diffusionale ed amministrativa
di "A". Ma il messaggio è chiaro fin d'ora.
Servono soldi, tanti soldi. E noi li chiediamo proprio a te
che ci stai leggendo. Non agli altri. A te. Scusassero l'impertinenza.)

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