 |
L'Italia cittadina contro
il clerico-moderatismo |
La contrapposizione, antica e mai sopita, fra un'Italia "cittadina"
(politicamente rappresentata dai demo-radicali e dagli ambienti
massonici) e un'Italia "contadina" (moderata, poi
clerico-moderata) trova nello snodo giolittiano uno dei suoi
momenti di tensione più alta. Il movimento cattolico
- dopo che la Curia romana ha debellato il modernismo, e con
esso le istanze sociali del primo movimento democratico cristiano
- ha pagato intanto un duro prezzo sul piano della scristianizzazione
operaia. La risposta a questo vasto contraccolpo inferto dalla
proletarizzazione moderna si materializza, appunto, nelle prime
alleanze locali fra clericali e liberali, poi nella loro stabilizzazione
sul piano nazionale1. Al progetto
di Giolitti, volto ad "allargare le basi dello Stato"
dialogando con tutte le correnti transigenti dei vari movimenti,
si oppongono strati sociali e politici eterogenei. Ad esempio,
contro il clerico-moderatismo si schierano in modo risoluto
i radicali che certo rimangono ancorati alla tradizione anticlericale
di stampo risorgimentale2.
Espressione dei ceti professionali urbani emergenti, sebbene
prossimi ad una crisi irreversibile che li vedrà confluire
in massima parte verso i lidi nazionalisti e quindi interventisti,
essi si mettono alla testa di un effimero fronte di natura interclassista
che ben configura l'Italia "cittadina" del primo Novecento.
D'altro canto è anche da considerare il fatto che il
movimento operaio, nonostante le fiammate sindacaliste, si trovava
in parte, per tramite di alcune istituzioni camerali territoriali,
ancora sotto la tutela radicale o riformistica. A questo proposito
un esempio non isolato ci viene dalla Camera del Lavoro di Arezzo,
la cui direzione ha stabilito fin dalla fondazione, avvenuta
nel 1901, un rapporto preferenziale con gli ambienti democratici
radicali e quindi con la locale loggia massonica Cairoli, nella
organizzazione di comitati per le feste laiche e non solo3.
Agli albori del secolo - nell'imminenza del primo congresso
internazionale del Libero Pensiero (Roma, 20-22 settembre 1904)
- è già operante un comitato a livello nazionale,
funzionante tramite una commissione esecutiva che riunisce le
più disparate correnti politiche. Ne fa parte Luigi Fabbri
che esprime, a motivo di tale promiscuità, il suo disagio
all'amico Arcangelo Ghisleri:
"...Io sono parecchio scettico di fronte ad agitazioni
semplicemente anticlericali che vogliono abbracciar tutti. Questo
perché tra i sedicenti anticlericali c'è gente
la cui compagnia in qualsiasi agitazione è intollerabile
per chiunque abbia un senso di dignità personale, per
chi vede la questione un po' più in là d'una spanna,
per i veri anticlericali in una parola. Le pare che sia possibile
lavorare proficuamente noi, chiamiamoci così, sovversivi
(anarchici, repubblicani e socialisti) insieme ai bacati rappresentanti
di qualche sconosciuto e massonico circolo Re e Patria?..."4.
La Federazione internazionale del Libero Pensiero, le Associazioni
'Giordano Bruno' convogliano, insieme al diffusissimo podrecchiano
"L'Asino" ed alla stampa anarchica - ad es. "Il
Pensiero" - molte delle istanze di opposizione all'influenza
delle gerarchie ecclesiastiche nella vita civile e sociale italiana.
Ma, nonostante si siano manifestati da più parti seri
dubbi sull'efficacia di una battaglia anticlericale unitaria,
l'episodio Ferrer sarà occasione e pretesto per un'eccezionale
saldatura fra ceti borghesi e associazionismo di impronta socialista
e anarchica, in funzione antigiolittiana. Due anticlericalismi
dunque si fondono e, quasi, si confondono in uno. Da un lato
vi sono gli anticlericali 'storici', i promotori delle battaglie
laiche di sempre, custodi dei significati profondi delle ricorrenze
bruniane e del XX Settembre, inauguratori di lapidi e magari
presentatori di mozioni consiliari nei municipi al fine di emanare
"disposizioni per ridurre lo scampanio inutile e fastidioso
delle Chiese"5. Dall'altro
ci sono gli énragés della guerra al prete, giovanotti,
nuove figure sociali di sovversivi di paese o del suburbio che
per la prima volta hanno sperimentato un collegamento interregionale
intorno alla parola d'ordine dell'azione diretta contro le processioni
del Corpus Domini.
Da Roma erano partite nel 1906 'direttive' riecheggiate ampiamente
nella provincia italiana. Un manifestino, stampato in migliaia
di esemplari presso la tipografia Tiberina della capitale, viene
diffuso in molte parti del paese. Firmato "I Ribelli",
il suo contenuto è incendiario ed esplicito nell'istigare
all'assalto dei cortei religiosi, contro - si dice - il ritorno
dei 'Torqueimada'6.
Il movimento serve anche a cementare i mai interrotti rapporti
tra anarchici e socialisti, in particolare negli ambienti operai.
È un'unità d'azione che si formalizza nella costituzione
di comitati nei centri maggiori, che appare evidente dalla frequenza
delle sottoscrizioni finalizzate all'attività anticlericale
che si riscontrano dallo spoglio di certa stampa. La questione
antireligiosa assume un'ampiezza tale nel campo sovversivo che,
ad esempio, al Congresso Anarchico Italiano (Roma, 1907) il
primo ordine del giorno ad essere votato è quello su
"Gli anarchici e la religione" (presentatore Ignazio
Scaturro). In esso si afferma la necessità "...di
combattere senza tregua le religioni che nel campo del pensiero
rappresentano l'autorità come il governo e il capitalismo
nel campo politico ed economico; di sviluppare nei giovani l'irreligione
con l'amore della libertà, della natura, della verità,
del lavoro e della bellezza, insieme alla gioia dell'espansione
integrale della personalità dell'individuo, coordinata
con tutte le altre, nella solidarietà sociale..."
7.
Queste enunciazioni, di indole certo generale, sono comunque
integrate nella stessa sede da un altro o.d.g. approvato all'unanimità
proposto da Luigi Fabbri ed altri. Si tratta di indicazioni
pratiche quali: l'intensificazione della propaganda sulla stampa;
la promozione di scuole moderne, razionaliste scientifiche,
sull'esempio di quelle istituite da Ferrer in Spagna e da Luigi
Molinari in Lombardia; raccomandare maggiore coerenza antireligiosa
dei militanti nella vita privata; e, nella vita pubblica, "...a
partecipare in linea generale a tutte le manifestazioni d'Indole
anticlericale conservando però separata la propria fisionomia
antiautoritaria e rivoluzionaria, in contrapposto a tutte le
ideologie e le tergiversazioni dei politicanti e dei legalitari,
rimettendosi per le modalità di adesione ai singoli gruppi
locali..."8.
La remissione delle decisioni in sede locale, come prassi anarchica,
vanifica però la proclamata incompatibilità con
la Massoneria, principio solennemente sancito al congresso nazionale
9. Nel vasto movimento contro
il clericalismo le posizioni antimassoniche si rivelano dunque
minoritarie o, quantomeno, superate nell'attività contingente
dei comitati cittadini. Uno dei pochi esempi in tal senso è
costituito dal gruppo redazionale della rivista fiorentina "La
Blouse" e dal suo direttore Lorenzo Cenni 10.
Nel medesimo capoluogo toscano invece, proprio a partire dal
1907 in occasione delle ricorrenze laiche e non solo, si stabiliscono
fruttuose collaborazioni fra il gruppo "Né dio né
padrone", la sezione cittadina dell'Associazione del Libero
Pensiero, il Circolo anticlericale femminile. Manifestazioni
pubbliche hanno luogo in ogni parte della regione e con un largo
seguito di masse: a Firenze, Viareggio, Figline Valdarno, Scandicci,
Pietrasanta, Pistoia, Livorno, Pescia...11.
Nel mondo socialista, mentre i riformisti si apprestano a riconquistare
la direzione del partito e l'"Avanti!" appoggia con
vigore la proposta di legge di Leonida Bissolati per l'abolizione
dell'insegnamento religioso nelle scuole, si cerca anche di
arginare le manifestazioni più estremistiche della base
con la quale sembra prospettarsi un evidente scollamento. Il
quotidiano apre un vivace dibattito sulla possibile ammissione
dei cattolici nel P.S.I. specie dopo la condanna papale del
modernismo e del movimento di Romolo Murri. La turatiana "Critica
Sociale", dal canto suo, insiste richiamando i compagni
alla moderazione e, soprattutto, a non volere apparire "anticlericali
a quel modo che conviene ai preti".
"...Si danno parecchie forme, di anticlericalismo, perfettamente
clericali, le quali non accettiamo. Sgraziatamente sono le più
facili e le più in voga [...] Ma da troppi altri nostri
amici dissentiamo radicalissimamente, in questa come in altre
materie, su quello che è per noi l'essenziale: sui metodi
di lotta..." 12.
 |
L'onda lunga
dell'anticlericalismo
|
Tutte queste divaricazioni, o talvolta persino le sfumature,
si attenueranno di molto nel corso della straordinaria mobilitazione
pro-Ferrer. Essa, mantenendo picchi alti a tutto il 1910, sfumerà
in maniera quasi subitanea per il sopravvenire di altre circostanze
concomitanti sul piano nazionale: dalla guerra italo-turca alla
crisi per consunzione del Partito Radicale, dalla svolta rivoluzionaria
nel P.S.I. (non ultima la dichiarata incompatibilità
fra appartenenza a questo partito e affiliazione alla Massoneria)
alla rottura definitiva dei socialisti con l'esperienza democratica
e progressista dei blocchi popolari, fino all'affacciarsi prepotente
della questione sindacale. Così l'anticlericalismo, già
a partire dal 1911, non sarà più tema primario
nei punti all'ordine del giorno nei consessi delle organizzazioni
del movimento operaio.
Tuttavia in molte regioni dell'Italia centrale e nelle zone
dove più si è avvertito nel nuovo secolo l'impatto
dell'industrializzazione nel contesto contadino, sentitamente
in Toscana, un certo atteggiamento di ostilità popolare
verso le istituzioni religiose ha costituito una sotterranea
eredità che si è estesa ben oltre il periodo fascista.
Nel secondo dopoguerra sarà il Partito nuovo di Togliatti,
nonostante gli sforzi normalizzatori e di rielaborazione in
questo senso, a recepire nel suo seno e alla base buona parte
delle antiche istanze sovversive, ivi compresa l'onda lunga
dell'anticlericalismo. Di certo, questo fenomeno, sedimentato
proprio a far data dall'epilogo della mobilitazione pro-Ferrer,
assumerà poi in Italia i connotati prevalenti delle manifestazioni
estemporanee, autonome, soggettive, spontanee e localistiche.
Insomma si tratterà di una sorta di piccola guerra al
prete che continuerà nonostante non vi siano più
le direttive per condurla. Dunque non si potrà più
adombrare l'ipotesi classica di gruppi manovrati dalla massoneria,
oppure dai vertici delle organizzazioni di sinistra. Ed anche
nel biennio rosso, mentre lo scontro di classe è in atto,
continuerà a manifestarsi il fenomeno. Ne potrebbero
essere testimoni quelle fonti in genere poco frequentate dagli
studiosi di storia politica e sociale: i 'Liber Chronicus' dei
parroci. Il sacerdote Francesco Brami, proposto di Laterina,
piccolo centro del Valdarno aretino, in data 14 giungo 1920
così annoterà sul suo diario:
"[...] I disturbatori consueti dell'ordine (i socialisti)
erano andati via dal paese, e si dice si recassero con la loro
fanfara a Badia Agnano, di dove per avere attentato di profanare
la Chiesa, furono fatti partire a gambe levate, dal popolo indignato
e armato di forche, bastoni e fucili. Vennero però a
sfogare la loro rabbia in Laterina la sera circa le 21 (9 pom.)
affrontando senza ragione il sagrestano della Compagnia Pietro
Castellucci, che ferirono in più luoghi, alla testa,
alle spalle, all'addome, alle gambe, come pure percossero il
suo figliuolo Niccolino, e la figliuola Delfina. Ne avvenne
un disgustoso parapiglia, per cui i socialisti si nascosero
nelle case, riserbandosi di riuscire alla mezzanotte mentre
tutti dormivano o quasi, a sfogarsi in piazza, e dichiarando
che tutta la loro rabbia era stata per il successo insperato
della processione di quel giorno, come pure dell'altra di pochi
giorni innanzi, quella del Corpus Domini, bestemmiando da veri
demoni, uomini e donne; e vomitando le più abiette ingiurie
contro del sottoscritto come causa di tutte queste 'cose da
medioevo'! Il sottoscritto però, contentissimo del successo
della grandiosa dimostrazione religiosa devotissima, mentre
ne ringraziava il Signore, pregava per quei ciechi, non avendosi
a male di essere strapazzato da quelle lingue che così
villanamente ed empiamente vilipendevano il SS. Nome di Dio,
di Gesù. e di Maria: Pater, ignosce illis; non enim sciunt
quid faciunt" 13.
 |
La Toscana
pro-Ferrer
|
Il culmine della mobilitazione si raggiunge allorché
si diffonde nel mondo la notizia della fucilazione in Spagna
di Francisco Ferrer y Guardia avvenuta il 13 ottobre 1909. La
Chiesa e Alfonso XIII sono subito individuati quali maggiori
responsabili.
Con l'uccisione di Ferrer, anarchico e massone assai conosciuto,
apostolo laico e sostenitore di una pedagogia libertaria, si
conclude in modo tragico l'esperienza della "Escuela Moderna"
che molti seguaci aveva raccolto anche nel movimento operaio
italiano 14.
"Dopo l'immane delitto dei preti. Il significato della
protesta mondiale... Proclamiamo lo sciopero generale":
titola a caratteri cubitali "Il Libertario" in quei
giorni. Le manifestazioni di protesta dilagano ovunque e ve
ne sono in ogni città della Toscana, in qualche caso
organizzate da comitati ad hoc appena costituiti (come a San
Giovanni Valdarno e a Firenze) per domandare la liberazione
del pedagogo catalano 15. La
tensione politica e sociale si accresce enormemente fino a destare
le preoccupazioni di Giolitti, il cui governo sarebbe stato
dimissionario di lì a poche settimane, subentrando una
compagine ministeriale capeggiata da Sidney Sonnino. Un'ondata
vastissima di dimostrazioni nelle piazze d'Italia è preludio
ad un imminente scontro sociale. La parola d'ordine dello sciopero
generale di protesta, sebbene osteggiata in vari modi dalla
C.G.d.L.16, ha un notevole
successo nella regione. Un esempio eclatante ci viene da quanto
si verifica nella zona dell'Empolese dove la notizia della fucilazione
fa esplodere un tale risentimento che ne nasce uno sciopero
generale di imponente riuscita, che non solo immobilizza Empoli,
ma anche Castelfiorentino, Certaldo, Fucecchio, San Romano,
Montecalvoli, Le Capanne, S.Croce, Ponte a Egola e Montelupo
17.
La stessa cosa succede a Carrara dove, al comizio indetto dalla
Camera del lavoro in piazza Alberica, parlano dal medesimo palco
un monarchico in rappresentanza dei liberali, il deputato repubblicano
Eugenio Chiesa e l'anarchico Domenico Zavattero. A Massa, fra
gli altri, prende la parola nel comizio anche il giovane repubblicano
Pietro Nenni. Questa 'promiscuità' politica ed una certa
tensione unitaria si riscontrano ovunque nelle manifestazioni
che si tengono, fra le altre località, a Pontremoli,
Lucca, Viareggio, Grosseto, Prato, Pistoia... Anche i piccoli
centri sono coinvolti in pieno da quest'ondata di protesta popolare:
da San Casciano Val di Pesa a Pontassieve, a Castiglion Fiorentino
in provincia di Arezzo, dalla Val di Chiana senese alla Maremma,
dall'Isola d'Elba all'Amiata.
A Livorno e a Pisa, dove la tradizione sovversiva e razionalista
è ben radicata, si assiste ad imponenti mobilitazioni
di piazza con veri e propri tentativi incendiari portati contro
chiese ed edifici ecclesiastici 18.
Ad Arezzo la sera del 13 ottobre, quando ormai certe sono le
notizie dell'imminente fucilazione, le associazioni democratiche
aretine danno alle stampe un comune manifesto di protesta:
"Cittadini! La Spagna militare e retriva, la vecchia Spagna
cattolica in cui domina ancora l'anima fosca della Inquisizione,
sta per compiere un delitto che offende la coscienza di tutti
i popoli civili. Francesco Ferrer, il grande umanitario, il
pedagogista insigne, il filosofo razionalista, che nella Spagna
tenne vivo l'amore per tutte le libertà, che con la Scuola
Moderna da lui fondata fece opera santa di educatore e di apostolo,
oggi stesso sarà fucilato in quell'orribile Castello
di Montjuich dove si compiono ancora le orge di sangue del Santo
Ufficio dei papi [...]".
Il manifesto continua con una tirata antimonarchica, peraltro
censurata dal prefetto, e conclude inneggiando al Libero Pensiero.
Sedici sono le associazioni e circoli che lo sottoscrivono,
fra cui; loggia Cairoli, 'Giordano Bruno', radicali, repubblicani,
socialisti, anarchici, Camera del Lavoro, sindacato ferrovieri,
ecc... La Camera del lavoro aretina, con il suo segretario Decio
Bacchi, proclama lo sciopero per il pomeriggio del 16, organizza
al Campo di Marte una manifestazione: per il diritto alla vita,
per la libertà di pensiero. I negozi e i pubblici esercizi
vengono chiusi ed all'esterno si affigge il cartello "Per
lutto mondiale". Al comizio affluisce - ammettono le stesse
fonti clericali - una folla numerosissima e vi parlano, oltre
al segretario della Camera del lavoro, il senatore Giovanni
Severi, Alberto La Pegna radicale e un rappresentante socialista
che trovano anche modo "di inveire contro i preti d'Arezzo".
Al Politeama il pubblico, nell'intermezzo di una rappresentazione
teatrale, fa suonare all'orchestra la Marsigliese applaudendo
con gridi di: "W Ferrer, abbasso i gesuiti!". Altre
manifestazioni si tengono a Foiano della Chiana, Cortona e Montevarchi
19.
"A Firenze - secondo la testimonianza di un protagonista
20 - una colonna di centinaia
di cittadini e di operai, formatisi nel centro della città
nel pomeriggio del 14 ottobre, quasi di corsa, emettendo assordanti
grida di morte al re fellone Alfonso XIII, prese la direzione
del Lungarno del Tempio, dove allora trovavasi il consolato
spagnolo. Partecipai anch'io, con entusiasmo indescrivibile,
a questa manifestazione. Giunti che fummo sul posto vedemmo
che un nugolo di guardie di P.S. e di carabinieri in lucerna
presidiavano lo stabile del consolato. Malgrado ciò la
zona si prestava bene ai nostri intenti, poiché era estremamente
facile trovare pietre e sassi da scagliare sul nostro bersaglio.
Non mancarono le cariche, ma la fiumana del popolo era tale
che la forza era impotente a trattenerci. La lotta si prolungò
tanto che le guardie ed i carabinieri dovettero chiamare a rinforzo
i cavalleggeri, che ci caricarono a più riprese. Durante
una di queste cariche di cavalleria mi presi una piattonata
di sciabola sulla schiena, grazie alla mia prontezza nell'abbassare
la testa perché altrimenti non so come sarebbe andata
a finire. Verso le 18 era già buio e i fanali a gas della
zona rimasero spenti perché gli accenditori non poterono
eseguire il loro servizio. La folla, sempre più numerosa,
studiò un tranello per poter resistere alle cariche della
cavalleria. Tutto l'argine dell'Arno in quel tratto, dal ponte
di ferro fino alla zona di Varlungo, era cintato da rete metallica
ed il tranello consisté nello strapparne diversi metri
e distenderla, a onde, per tutta la larghezza della strada.
Quando tutto fu a posto, come ubbidendo a un preciso comando,
partì dalla moltitudine dei dimostranti una fitta e ben
diretta sassaiola contro le forze che ci fronteggiavano, provocando
come noi pensavamo una ennesima carica della cavalleria. Quando
questa giunse al trabocchetto della rete avvenne quello che
speravamo: una catasta di cavalli e cavalleggeri, da cui partivano
urla, nitriti e bestemmie, poiché certamente qualcuno
di quei cavalleggeri ne uscì malconcio. In quella confusione
il Consolato rimase sguarnito e la folla poté assaltarlo
e segnarlo a dovere. A ricordo del martire spagnolo Francisco
Ferrer il popolo fiorentino cambiò la denominazione di
via dell'Arcivescovado, l'attuale via Roma, in quella di via
Francisco Ferrer. Purtroppo tale denominazione, voluta dal popolo,
ebbe vita corta e fu cambiata in via Roma".
Nel giro di poco tempo, senza difficoltà eccessive e
spesso con la benevola tolleranza delle autorità locali
laiche e progressiste, sono installate lapidi in memoria del
martirio. La maggior parte di esse sarà però distrutta
o rimossa con l'avvento del fascismo21.
A Bibbiena invece, in Casentino, nel febbraio 1910, senza permesso,
uno sparuto gruppo di anarchici, socialisti e 'liberi pensatori'
appone ed inaugura un marmo con il testo: "Francesco Ferrer
- libero pensatore e maestro - assassinato a Barcellona il 13
ottobre 1909 - dice col suo martirio - ai popoli civili - dove
il prete impera è barbarie - Bibbiena ai suoi liberi
figli - ricorda".
Per questa lapide abusiva protesta il console spagnolo a Firenze
informando l'ambasciata di Roma. Il prefetto di Arezzo interviene
in capo a una settimana per la rimozione. "Bibbiena insegna!"
ammoniscono i clericali 22.
Sono anche intitolate in molte città e paesi della Toscana,
fatto di grande novità per l'epoca, strade e piazze a
Ferrer e a Giordano Bruno. Intransigenza e moderazione convivono
dunque nel movimento anticlericale. Ma di una ulteriore virulenza
dei settori più estremi testimonia l'inasprirsi del linguaggio
nella propaganda, tendente a sottolineare la necessità
della pratica dell'azione diretta contro le processioni religiose
intese come manifestazioni pubbliche clericali. Vede la luce
in questo periodo una serie notevole di opuscoli di intonazione
battagliera e dai titoli espliciti (es.: Abbattiamo il Vaticano,
di Pasquale Binazzi)23.
 |
La tappa
e i colli torti
|
Si rilancia la campagna già iniziata un lustro avanti
contro le processioni del Corpus Domini definite, peraltro in
modo poco rispettoso, del "porcus domini" 24.
Dodici anticlericali sono processati e condannati per aver partecipato,
il 2 giugno 1910 a San Giovanni Valdarno, ad una di queste manifestazioni,
ossia per aver messo in atto il tentativo di abbattere il baldacchino
ed impossessarsi dell'ostensorio. La Corte di appello di Firenze
confermerà le condanne inferte dal Tribunale di Arezzo
rilevando nei fatti gravi offese al culto cattolico, per aver
"turbata la processione del Corpus Domini, usando anche
violenze, minacce e contumelie e offeso il decoro e la reputazione
del delegato di P.S. e dei Carabinieri" 25.
In Valdarno - dove interviene anche il direttore de "L'Asino"
Guido Podrecca - continuerà a lungo la sfida fra "teppa"
(così venivano definiti gli anticlericali) e gli avversari,
detti "colli torti". Un mese dopo l'assalto del giugno,
a margine di manifestazioni concomitanti di opposta tendenza
si verificano ancora tafferugli con spari, denunce e arresti.
A Montevarchi un corteo di protesta promosso dalla diocesi aretina
si conclude al grido ripetuto di: "Viva il Papa Re! viva
Pio X e abbasso il governo anticlericale!"26.
Il foglio cattolico di Cortona "L'Etruria" molto esplicitamente
scrive: "Contro la teppa bisogna difendersi; alla violenza
è lecito rispondere con la violenza [...]". Ed è
certo che vivaci forme di autodifesa sono messe in atto dai
clericali27.
Per tutto il 1910, sull'onda della commozione popolare per Ferrer,
si registrano pubbliche iniziative in ogni città della
Toscana. Pisa in particolar modo si rivela come un centro molto
attivo da questo punto di vista. Qui viene lanciato il "manifesto
anticlericale" curato dal Comitato di Porta a Piagge, composto
in gran parte da anarchici fra cui Virgilio Mazzoni, Egidio
Facciaddio, Rizieri Sbrana e altri. Un gruppo giovanile lavora
intorno al progetto di un giornale, da intitolarsi "Il
Povero" ma che uscirà due anni più tardi
con la testata "Il Prete", per "fare - appunto
- propaganda contro il prete". Intanto il periodico "Satana",
portavoce della locale Associazione Razionalista, viene incriminato.
Di non poco peso è da considerare certo la presenza a
Pisa del siciliano Paolo Schicchi, attivo pubblicista e conferenziere,
collaboratore de "L'Avvenire Anarchico". Lo Schicchi,
il 26 giugno 1910 a Pisa, parla ad un 'comizio antireligioso'
presenziato da oltre duemila persone e rappresentanti di vari
circoli e associazioni con bandiere; la manifestazione, promossa
dal Comitato di Porta a Piagge, si conclude con tafferugli fra
carabinieri e manifestanti 28.
Un imponente corteo anticlericale sfila a Pontedera il 3 luglio
successivo. Nel nome di Ferrer, per commemorare Garibaldi, per
dare una dimostrazione di forza e rispondere ai clericali cinquemila
persone per sessanta associazioni economiche e politiche, presenti
con i loro vessilli, assistono ancora ad un incendiario comizio
di Schicchi. A Santa Croce sull'Arno si arriva addirittura a
proclamare uno sciopero specifico "contro la carnevalata
del pellegrinaggio". L'iniziativa, che ha una buona riuscita,
è promossa congiuntamente da: Municipio, Società
cooperative e di ricreazione, Gruppo femminile antireligioso,
Assistenza Pubblica, Lega fra pellettieri, Giovani Socialisti,
Sezione Socialista, Gruppo giovanile anarchico 'F.Ferrer', Gruppo
anarchico 'Argante Salucci' 29.
A partire dal 1911 si verificano le prime rotture del fronte
anticlericale in Toscana con le dimissioni alla spicciolata
dai vari comitati anticlericali cittadini di anarchici, sindacalisti
e socialisti rivoluzionari. Come ultimo atto di una stagione
turbolenta e 'unitaria' si registra un convegno regionale a
Empoli nel giugno 1912. L'iniziativa, organizzata da un inconsistente
Segretariato Anticlericale Toscano da poco costituito, si rivela
fallimentare 30.
Giorgio Sacchetti

NOTE
1 Cfr. LORENZO BEDESCHI, Interpretazioni e sviluppo del
Modernismo cattolico, Milano, Bompiani 1975; e FRANCESCO TRAINELLO,
GIORGIO CAMPANINI (a cura di), Dizionario storico del movimento
cattolico in Italia 1860-1980, I/1, I fatti e le idee, Casale
Monferrato, Marietti 1981, pp.29-34.
2 Cfr. GIOVANNI SPADOLINI, Per una storia dell'anticlericalismo,
in I repubblicani dopo l'Unità, Firenze, Le Monnier 1980;
e ALDO A. MOLA, Storia della Massoneria italiana dalle origini
ai nostri giorni, Milano, Bompiani 1992.
3 Cfr. "L'Appennino" Arezzo, n.39 del 25 settembre
1909; e Un'altra Italia nelle bandiere dei lavoratori, Torino,
Museo Nazionale Risorgimento Italiano 1980, pp. 150 e ss.
4 Carte Ghisleri, Domus Mazziniana, Pisa, ora in PIER
CARLO MASINI, Storia degli anarchici nell'epoca degli attentati,
Milano, Rizzoli 1981, pp.257-268. Cfr. anche "Il Pensiero"
Roma, giugno-ottobre 1904, passim.
5 Cfr. "La Rivendicazione" Città di
Castello, n.378 del 27 novembre 1909.
6 "LAVORATORI! Uno dei più potenti ostacoli
che inceppano la emancipazione della classe operaia è
il prete. Esso è sempre contro di voi. Nelle contese
fra capitale e lavoro - che ognor più si acutizzano col
rinnovarsi delle coscienze lavoratrici - l'opera di questo rettile
velenoso si snuda e mostra la sua cruda, ma ineluttabile realtà.
E' lui che si schiera dalla parte dei padroni in ogni occasione;
è lui che - invece di occuparsi soltanto di cose chiesastiche
- organizza il crumiraggio, perpetrando così il più
alto tradimento verso i lavoratori che fanno valere i loro sacrosanti
diritti. E' questo predicatore di umiltà passiva, di
rassegnazione inconscia, che tiene nell'oscuro popoli che sudano
da mane a sera fecondando le messi e producendo quanto fabbisogna
al consorzio umano, che li rende ligi all'ingiustizia che da
secoli e secoli soggioga. L'ingannatore dalla veste nera, nera
come l'anima sua, tutti gli anni, per conculcare nel popolo
vieppiù il feticismo e l'adorazione dei pezzi di legno
adattati ad effigi diverse, organizza le processioni nelle quali
mette in mostra e santi e madonne che, in tempi migliori, resteranno
a trofeo di furfanterie che furono.
Così anche quest'anno la pagliacciata degna del medio
evo si ripeterà in onta alla scienza che trionfa ed al
pensiero libero che si avanza. Questo è un insulto che
non va oltre tollerato! Noi, propugnatori della vera libertà,
assetati di uguaglianza, noi ribelli ad ogni forma di sfruttamento
e dominio e dogma, facciamo appello ai lavoratori tutti, onde
possano una buona volta porre fine a queste coreografie, non
degne di noi.
I lavoratori si trovino nei luoghi ove - con beneplacito delle
regie autorità - si fanno le processioni, sieno là
compatti e numerosi per opporre la loro processione di pensatori
liberi, senza cristi ne' madonne, che si pone in marcia diretta
verso l'avvenire, - E quando questa venga impedita oppongano
con ogni mezzo che non continui quella che rappresenta il risorgimento
dei Torquemada -. Proviamoci, o compagni! sarà la più
bella manifestazione del proletariato, sarà la dimostrazione
schietta della vostra fede redenta dal pregiudizio religioso,
sarà il migliore esempio per dimostrare i diritti del
corpo e della mente di chi lavora.
Non mancate! W. IL PROLETARIATO. I RIBELLI".
(ARCHIVIO DI STATO DI AREZZO, Processi Penali, luglio 1906,
n.132, c/ Scoti Dante).
7 Cfr. "Il Pensiero" Roma, n. 14 del 16 luglio
1907.
8 Ibidem. Le questioni della coerenza nella vita privata
e del conflitto fra militanza e tradizione religiosa familiare
saranno molto insistite sulla stampa. Grande importanza viene
attribuita, anche da parte degli anticlericali, al rito della
benedizione pasquale delle case. Ecco due perle tratte, la prima
da "Il Libertario" n.290 del 8 aprile 1909, e da "L'Appennino",
settimanale radicale massonico di Arezzo, 19 marzo 1910, la
seconda.
"San Giovanni Valdarno, 6 aprile - Io sfido chiunque a
trovare messeri più sfacciati dei preti di questo paese
i quali abusando delle cretinerie delle donne entrano nelle
case per innaffiarle d'acqua sporca senza chiedere autorizzazione
ai padri, ai fratelli, agli sposi di queste donne. Facciamo
sapere a questi maleducati impostori che se ciò capita
per caso in casa di noi, il prete si avrà l'azione che
si merita". Nel foglio aretino leggiamo proprio in prima
pagina:
"È già cominciato il giro dei negromanti
per la città e la campagna in cerca di uova, per cui
si dà in compenso un'abbondante annaffiatura di acqua
benedetta e, quel che più conta, si penetra nel domicilio
della gente a curiosare ed investigare i fatti altrui [...]
persone che, mentre al caffè si mangiano vivo un prete
in un boccone, viceversa hanno tollerato che penetrasse nel
loro domicilio e che spruzzecchiasse anche il talamo nuziale!
[...]".
9 "Gli anarchici e la massoneria. Ordine del giorno
di Cesare Zanotti di Forlì, per l'Unione Anarchica Forlivese.
Il Congresso, ritenendo incompatibile con le idee anarchiche
e la loro filosofia, il misticismo e il settarismo massonico,
passa all'ordine del giorno. Approvato all'unanimità,
senza discussione" ("Il Pensiero" n.14 cit.).
Cfr. anche GIORGIO SACCHETTI, Sovversivi in Toscana (1900-1919),
Todi, Altre Edizioni 1983, pp.21 e ss. (cap.II, La battaglia
anticlericale).
10 Cfr. LORENZO CENNI, Contro la peste nera. Il vero
pericolo del momento, massoneria e clericalismo, in "La
Blouse" Firenze, n.18 del settembre 1907. Lo stesso Cenni
si era già occupato dell'argomento qualche anno prima
pubblicando l'opuscolo La Massoneria dinnanzi al Socialismo
(cit. in "Il Libertario" La Spezia, n.77 del 19 gennaio
1905), conducendo un'aspra polemica personale con Giovanni Domanico,
pubblicista anarchico divenuto massone.
11 Cfr. "Il Libertario", agosto-ottobre 1907,
passim.
12 Non tacebo!, in "Critica Sociale" Milano
(XVII, 1907).
Cfr. anche GAETANO ARFE', Storia dell'Avanti!, Roma, Mondoperaio
Edizioni Avanti! 1977, pp.51-4.
13 DON SILVANO PIERI, Le Compagnie di Laterina dal 1300
a oggi, Cortona, Calosci 1988, pp. 80-2 (Dalle memorie di don
Francesco Brami, proposto a Laterina dal 1911 al 1933, appendice
a cura di don Alberto Gallorini).
14 I principi cardine della Scuola Moderna, che avevano
allarmato le autorità religiose e militari, possono riassumersi
in: le scienze esatte come base del sapere, il laicismo, l'antimilitarismo,
il gioco come strumento didattico, l'abolizione dei premi e
dei castighi, l'eliminazione del testo scolastico e l'istituzione
della biblioteca scolastica, l'igiene della scuola, classi miste,
abolizione degli esami. A Ferrer anche Giovanni Pascoli aveva
dedicato una vibrante epigrafe.
Cfr. Francisco Ferrer Guardia. La Scuola Moderna e lo sciopero
generale, introduzione di MARIO LODI, Lugano, Edizioni La Baronata
1980; e LEONARDO CENTONZE, Il rito dei sacrifici umani come
fenomeno politico. Considerazioni sul supplizio di Francisco
Ferrer, Bologna s.d.
15 Cfr. "Il Libertario" n.315 del 30 settembre
1909.
16 Si veda il verbale del Consiglio Direttivo del 19-21
ottobre 1909 (da "La Confederazione del Lavoro" del
23 ottobre 1909) ora in LUCIANA MARCHETTI (a cura di), La Confederazione
Generale del Lavoro negli atti, nei documenti, nei congressi.
1906 - 1926, Milano , Edizioni Avanti! 1962, pp.102-3.
17 Cfr. LIBERTARIO GUERRINI, Il movimento operaio nell'Empolese,
Roma, Editori Riuniti 1970, p.103.
18 ARCHIVIO CENTRALE DELLO STATO, Ministero dell'Interno,
Direzione Generale della Pubblica Sicurezza, 1909, busta n.9,
fasc. "Agitazioni pro Ferrer". Una mappa delle manifestazioni
di protesta anticlericali in Toscana nell'ottobre 1909 è
stata ricostruita da FRANCO BERTOLUCCI, Luoghi e miti nell'anarchismo
in Italia fra '800 e '900, manu scriptus, in corso di pubblicazione.
19 Cfr. GIORGIO SACCHETTI, Presenze anarchiche nell'Aretino
dal XIX al XX secolo, Pescara, Samizdat 1999, pp. 85 e ss. (cap.
IV, Anti-clericali).
20 Si tratta delle memorie dattiloscritte di ANGELO CANTINI,
depositate presso l'ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA IN TOSCANA
a Firenze.
21 E' il caso della lapide a Ferrer inaugurata a Ponte
a Poppi (Arezzo) il 21 novembre 1909 ("La Rivendicazione",
n.378 cit.) e distrutta dai fascisti il 14 aprile 1921 ("La
Nazione" Firenze, 16 aprile 1921).
22 La vicenda è ora ricostruita, sulla base delle
fonti giornalistiche locali ("Il Risveglio", "L'Appennino"
e "L'Etruria" del gennaio-marzo 1910), in G.SACCHETTI,
Presenze anarchiche... cit., pp.91-2.
23 Si veda, in proposito, anche il catalogo pubblicato
in occasione del XVI Meeting anticlericale, Bologna 1-4 luglio
1999: "La menzogna religiosa". Libero pensiero e anticlericalismo
nell'Italia a cavallo del secolo (1878-1928), mostra documentaria
a cura di MASSIMO ORTALLI.
24 Cfr. "L'Avvenire Anarchico" Pisa, n.6 del
19 giugno 1910, p.3, corrispondenza da Castelfiorentino.
25 Le condanne ammontano complessivamente a 51 mesi e
11 giorni di reclusione, 3.715 lire di multa più le spese
processuali. Di seguito alcuni stralci dalla sentenza: "Sulle
20 del 2 giugno in S.Giovanni Valdarno a celebrazione dell'ottava
del Corpus Domini si faceva l'usuale processione col trasporto
del Santissimo. La processione percorreva il tratto fra piazza
Masaccio e Cavour, quando una raccolta di individui si diede
ad emettere grida e fischi e ingiuriare: buffoni, vagabondi,
sfruttatori, inquisitori, mascalzoni, ecc.. La dimostrazione
ingrossò e si ravvivò, partirono anche dei sassi
e avvennero tafferugli e colluttazioni e si cercò di
strappare lucernari ai procedenti, sì che la processione
dové essere interrotta e fu obbligata a rifugiarsi nella
chiesa e senza poter compiere le funzioni predisposte all'Oratorio
della Madonna delle Grazie e dare la consueta benedizione [...]
Il delegato testimoniò in modo speciale che vide Bartoli
e Pintucci che si erano avventati contro il gruppo che attorniava
il baldacchino e che il Bucci aveva tentato di strappare il
lucernario ad un portatore, onde una colluttazione e il lucernario
andò spezzato [...] I perturbatori continuarono ancora
all'uscire di chiesa dopo la funzione a fischiare. Eravi una
qualche protesta per essersi fatta la processione nel giorno
della morte di Garibaldi. Un testimone avrebbe anzi deposto
che la dimostrazione principiò quando la processione
fu a girare attorno al monumento di Garibaldi, e dopo essersi
accorti che i preti da una finestra facevano atti osceni loro
rivolti [...] Avevano quindi i fedeli e i cattolici diritto
a che l'esercizio della loro funzione venisse rispettato in
omaggio alla loro libertà ed al loro sentimento religioso..."
(Sentenza Corte d'Appello di Firenze, 5 dicembre 1910, in ARCHIVIO
DI STATO DI AREZZO, Processi Penali, ottobre 1910, n.165, procedimento
c/ Bucci Ugo e altri).
26 "L'Appennino" Arezzo, 2 luglio 1910. Cfr.
"Il Libertario" n.356 del 21 luglio 1910; e ARCHIVIO
DI STATO DI AREZZO, Processi Penali marzo-aprile 1911, n.36,
procedimento c/ Gambassi Alfredo e altri.
27 A Bibbiena ad esempio i socialisti parlano di "processione
armata" allorché vengono dissuasi da qualsiasi contestazione
dalla presenza di un frate che mostra "di sotto la tonaca
un elegante revolver a sei colpi". Alla Traiana nel Valdarno
il sacerdote don Fausto Brizzi, mentre si trova in compagnia
dell'arciprete, viene a diverbio con i socialisti Eugenio Casini
e Angiolo Sarocchi, verso i quali spara un colpo di rivoltella
a scopo intimidatorio. Il relativo processo, che si tiene alla
pretura di San Giovanni, si conclude con l'assoluzione del sacerdote
dalla imputazione di sparo di arma da fuoco in luogo abitato
e con la condanna degli anticlericali per lesioni a 60 lire
di multa più le spese processuali. Una relativa manifestazione
di protesta inscenata davanti alla stessa pretura viene dispersa
dai carabinieri. Alla periferia del paese alcuni anticlericali
si vedono costretti "prima di rincasare di condursi all'ospedale
a disinfettare qualche ammaccatura". Su questi episodi
di violenza clericale si vedano i fogli cattolici "L'Etruria"
del 12 giugno 1910 e "Il Risveglio" del 22 gennaio
1910 e del 5 marzo 1910. Cfr. inoltre "L'Appennino"
del 26 marzo 1910.
28 Cfr. "L'Avvenire Anarchico" Pisa, n.7 del
3 luglio 1910. Sull'anticlericalismo anarchico a Pisa nel 1910,
cfr. "Sempre Avanti!" Livorno, n.4 del 4 giugno 1910
e "Il Libertario", n.344 del 28 aprile 1910 e n.356
cit. Per la testata "Il Prete", Pisa 1912-1913, vedasi
E.S.M.O.I., Bibliografia del Socialismo e del Movimento Operaio
Italiano, vol. I, Periodici, Roma-Torino 1956.
29 Cfr. "L'Avvenire Anarchico" n.8 del 10 luglio
1910; e "Il Libertario" n.370 del 27 ottobre 1910,
rispettivamente per le cronache delle manifestazioni di Pontedera
e Santa Croce sull'Arno.
30 Cfr. "L'Avvenire Anarchico" n.97 del 8 giugno
1912.

|