Rivista Anarchica Online


L'europa delle democrazie
di Maria Matteo

Centri-profughi, movimento anti-razzista, obiettivi e modalità di lotta:
con questo intervento di Maria Matteo si apre (speriamo) un dibattito.

 

 

Selezione, eliminazione, lager, kapò: la politica del governo italiano nei confronti dell'immigrazione può essere riassunta in queste poche parole. Certo, nell'Italia buonista di D'Alema e Veltroni, tutto questo va condito con un po' di vaselina ed adeguatamente infiocchettato, ma la sostanza resta.
Ciampi dice che il nazista Haider, rievocando i fantasmi del Terzo Reich, offende i valori su cui si fonda l'Unione Europea: chissà come sarebbero stati accolti nella Germania degli anni '30 il trattato di Schengen, l'Europa delle polizie, i centri di detenzione, i kapò...
Non sto esagerando: basta dare un'occhiata alle recenti cronache nostrane per rendersi conto di quanto sfacciata e vergognosa sia la politica del governo italiano nei confronti dell'immigrazione. L'anno che si è appena concluso con la strage di S. Silvestro, costata la vita ad una cinquantina di uomini, donne e bambini naufragati nell'Adriatico nel tentativo di raggiungere le coste italiane dall'Albania, è stato un anno assai duro per i tanti poveracci che hanno cercato un'opportunità di vita nel nostro paese. Siamo di fronte ad una vera e propria guerra che il governo italiano combatte per difendere il fianco sud della Fortezza Europa. E i morti sono ormai centinaia. Morti affogati, bruciati vivi, asfissiati: sono i "clandestini" sprofondati nel mar Egeo a bordo della motonave italiana affondata durante la tempesta del 2 gennaio; sono quelli trovati cadavere in un container diretto in Canada dal porto di Livorno; sono gli immigrati rimasti intrappolati nel traghetto da Patrasso in fiamme; sono i cinque nordafricani bruciati nel lager di Trapani alla fine di dicembre.

 

Ma quale umanizzazione?

L'ipocrisia dimostrata dai politici nostrani di fronte a queste tragedie è a dir poco disgustosa. Il copione, recitato con differenti sfumature a destra non meno che a sinistra, è il seguente: lacrime di coccodrillo di fronte alle vittime e dura condanna dell'attività degli scafisti che lucrano sulla altrui povertà. Taluni recitano meglio, altri peggio ma nessuno riesce a convincere. Nessuno riesce a convincere, perché la "clandestinità" non l'hanno inventata gli scafisti ma lo Stato italiano per il quale svolgono un compito utile. Lo Stato italiano è il vero responsabile delle stragi e delle morti, perché consapevolmente fa operare la scelta della manodopera ai gruppi criminali che gestiscono, guadagnandoci, il traffico di clandestini. Solo chi ha abbastanza soldi ed è abbastanza forte da superare le difficoltà del viaggio potrà rimanere in Italia, dove non c'è posto per vecchi, bambini, poveri e malati.
Il passaggio successivo è la dichiarazione, anche questa comune a tutti i politici, che gli immigrati ci servono ed il loro ingresso deve essere regolamentato tramite la politica dei flussi. In tal modo alla durissima repressione nei confronti di chi tenta di entrare in Italia fa da contrappunto una lunga serie di sanatorie e, la costruzione di campi lager per quelli comunque "indesiderabili". Lo Stato quindi istituzionalizza il reato di ingresso clandestino, ingrassa i mafiosi che gestiscono il traffico di carne umana, favorisce di fatto le stragi nei mari, costruisce i lager in cui rinchiudere i prigionieri di questa guerra non dichiarata.
Il sistema è chiaro: la selezione agli scafisti, la regolarizzazione di quelli che riescono ad inserirsi nel sistema di sfruttamento selvaggio della manodopera immigrata, l'eliminazione degli scarti tramite i lager.
La protesta contro i lager ha indotto il governo a parlare di umanizzazione dei centri di detenzione per immigrati. Le misure prospettate da Bianco fanno rabbrividire: istituzione della figura dell'immigrato-kapò per il controllo dei prigionieri, apertura di campi di detenzione in Albania, l'ingresso nei campi del volontariato per umanizzarli.

 

Occorre distinguere

Dopo le manifestazioni del 29 gennaio è stato chiaro che il ministero degli Interni si prefigge l'obiettivo di isolare coloro che lottano per la chiusura dei centri, consolidando al contempo i rapporti con chi si mostra più disponibile "al dialogo", alla cogestione.
In quell'occasione il ministro degli Interni Bianco si è subito affrettato ad evocare i fantasmi del terrorismo per isolare i centri sociali dal "mondo variegato, pittoresco e colorato della sinistra tradizionale, dagli ambientalisti, dai sindacati, dai partiti tradizionali" contraddistinti da "una tensione morale molto grande". Bianco inoltre non ha mancato di rispondere alle accuse di Fini che denunciava la presenza in manifestazione di esponenti della maggioranza di governo sostenendo che "Bisogna distinguere tra i valori, anche molto spinti, che si raccolgono in queste manifestazioni. Luigi Manconi, per esempio, ha svolto una funzione molto importante tra i manifestanti e il governo". Per una volta siamo d'accordo con il ministro: occorre distinguere. Distinguere tra i valori certo. Ma soprattutto distinguere tra chi con chiarezza persegue l'obiettivo della chiusura dei lager per immigrati e il diritto alla libera circolazione degli individui e chi invece si accontenterebbe di "umanizzare" i centri, lasciando intatto un quadro legislativo fondato sulla regolazione dei flussi di fatto affidata agli scafisti. Obiettivo quest'ultimo che vede il governo più che disponibile: lo stesso Bianco ha dichiarato che la chiusura del centro milanese di via Corelli era un fatto già deciso da tempo, a Torino il lager di corso Brunelleschi sarà probabilmente spostato in località più periferica e meno visibile agli occhi sensibili della sinistra buonista e ipocrita, quella che, veltroniamente, "si preoccupa" (di non perdere voti).
Occorre distinguere tra chi si scontra con la polizia per chiudere i centri e chi invece organizza la movida per consentire al verde Manconi di fare il mediatore "tra istituzioni e società civile". Ormai in questo paese abbiamo esponenti dell'area governativa che con una mano aprono i lager e l'altra la allungano a chi (a parole) vi si oppone.

Il manganello e la carota

Non è possibile aprire tavoli di discussione con questa sinistra ipocrita e assassina! Chi chiede l'ingresso nei lager per controllare che non avvengano abusi non fa che legittimarne l'esistenza. In fondo al governo italiano basta buttar fuori i clandestini: non ha bisogno di ammazzarli. Specie se trova qualche anima bella disponibile a dare una mano in questo sporco lavoro. La tanto sbandierata chiusura del centro di via Corelli, certo in se positiva, non rappresenta la fine di questa mostruosità ma solo il trasferimento in luogo "più umano".
Il centro-sinistra tenta, purtroppo con efficacia, di stare insieme al governo e all'opposizione, usa il manganello e la carota, dosandoli con cura e scegliendo nelle piazze le schiene da "massaggiare" con rudezza e quelle da carezzare e blandire. In quest'operazione è favorito da un'area politica, quella dei centri sociali del Nord Est, del Leoncavallo e soci, che parlano di confronto con "la società civile", di protagonismo dei soggetti sociali ma nella pratica si pongono al servizio del miglior offerente: i Verdi, Rifondazione, il movimento di Cacciari... E i risultati si vedono: centri sociali come il "Rivolta" di Marghera comprato per farne dono agli occupanti, posti nelle liste elettorali, passaggi televisivi... L'essenziale è incarnare l'anima buona dei movimenti di opposizione sociale, quella "dialogante", quella capace di sdoganare a sinistra questo governo a caccia di voti.
Il fatto drammatico è che questi giochetti elettorali avvengono sulla pelle di uomini e donne che quotidianamente rischiano la vita sui nostri mari, vengono vergognosamente sfruttati da chi si arricchisce sul loro lavoro, finiscono in galere in cui non godono nemmeno dei diritti riservati ai carcerati.
I governi d'Europa che in questi giorni si sono schierati contro il governo nero-blu in Austria forse pensano di avere la coscienza a posto, di aver allontanato i fantasmi di un passato terribile, mentre costruiscono un presente in cui campi di concentramento, morte nei mari, pestaggi nelle piazze, razzismo istituzionale rappresentano una sordida quotidianità.

Maria Matteo