Selezione, eliminazione, lager, kapò:
la politica del governo italiano nei confronti dell'immigrazione
può essere riassunta in queste poche parole. Certo, nell'Italia
buonista di D'Alema e Veltroni, tutto questo va condito con
un po' di vaselina ed adeguatamente infiocchettato, ma la sostanza
resta.
Ciampi dice che il nazista Haider, rievocando i fantasmi del
Terzo Reich, offende i valori su cui si fonda l'Unione Europea:
chissà come sarebbero stati accolti nella Germania degli
anni '30 il trattato di Schengen, l'Europa delle polizie, i
centri di detenzione, i kapò...
Non sto esagerando: basta dare un'occhiata alle recenti cronache
nostrane per rendersi conto di quanto sfacciata e vergognosa
sia la politica del governo italiano nei confronti dell'immigrazione.
L'anno che si è appena concluso con la strage di S. Silvestro,
costata la vita ad una cinquantina di uomini, donne e bambini
naufragati nell'Adriatico nel tentativo di raggiungere le coste
italiane dall'Albania, è stato un anno assai duro per
i tanti poveracci che hanno cercato un'opportunità di
vita nel nostro paese. Siamo di fronte ad una vera e propria
guerra che il governo italiano combatte per difendere il fianco
sud della Fortezza Europa. E i morti sono ormai centinaia. Morti
affogati, bruciati vivi, asfissiati: sono i "clandestini"
sprofondati nel mar Egeo a bordo della motonave italiana affondata
durante la tempesta del 2 gennaio; sono quelli trovati cadavere
in un container diretto in Canada dal porto di Livorno; sono
gli immigrati rimasti intrappolati nel traghetto da Patrasso
in fiamme; sono i cinque nordafricani bruciati nel lager di
Trapani alla fine di dicembre.
Ma quale umanizzazione?
L'ipocrisia dimostrata dai politici nostrani di fronte a queste
tragedie è a dir poco disgustosa. Il copione, recitato
con differenti sfumature a destra non meno che a sinistra, è
il seguente: lacrime di coccodrillo di fronte alle vittime e
dura condanna dell'attività degli scafisti che lucrano
sulla altrui povertà. Taluni recitano meglio, altri peggio
ma nessuno riesce a convincere. Nessuno riesce a convincere,
perché la "clandestinità" non l'hanno
inventata gli scafisti ma lo Stato italiano per il quale svolgono
un compito utile. Lo Stato italiano è il vero responsabile
delle stragi e delle morti, perché consapevolmente fa
operare la scelta della manodopera ai gruppi criminali che gestiscono,
guadagnandoci, il traffico di clandestini. Solo chi ha abbastanza
soldi ed è abbastanza forte da superare le difficoltà
del viaggio potrà rimanere in Italia, dove non c'è
posto per vecchi, bambini, poveri e malati.
Il passaggio successivo è la dichiarazione, anche questa
comune a tutti i politici, che gli immigrati ci servono ed il
loro ingresso deve essere regolamentato tramite la politica
dei flussi. In tal modo alla durissima repressione nei confronti
di chi tenta di entrare in Italia fa da contrappunto una lunga
serie di sanatorie e, la costruzione di campi lager per quelli
comunque "indesiderabili". Lo Stato quindi istituzionalizza
il reato di ingresso clandestino, ingrassa i mafiosi che gestiscono
il traffico di carne umana, favorisce di fatto le stragi nei
mari, costruisce i lager in cui rinchiudere i prigionieri di
questa guerra non dichiarata.
Il sistema è chiaro: la selezione agli scafisti, la regolarizzazione
di quelli che riescono ad inserirsi nel sistema di sfruttamento
selvaggio della manodopera immigrata, l'eliminazione degli scarti
tramite i lager.
La protesta contro i lager ha indotto il governo a parlare di
umanizzazione dei centri di detenzione per immigrati. Le misure
prospettate da Bianco fanno rabbrividire: istituzione della
figura dell'immigrato-kapò per il controllo dei prigionieri,
apertura di campi di detenzione in Albania, l'ingresso nei campi
del volontariato per umanizzarli.
Occorre
distinguere
Dopo le manifestazioni del 29 gennaio è stato chiaro
che il ministero degli Interni si prefigge l'obiettivo di isolare
coloro che lottano per la chiusura dei centri, consolidando
al contempo i rapporti con chi si mostra più disponibile
"al dialogo", alla cogestione.
In quell'occasione il ministro degli Interni Bianco si è
subito affrettato ad evocare i fantasmi del terrorismo per isolare
i centri sociali dal "mondo variegato, pittoresco e colorato
della sinistra tradizionale, dagli ambientalisti, dai sindacati,
dai partiti tradizionali" contraddistinti da "una
tensione morale molto grande". Bianco inoltre non ha mancato
di rispondere alle accuse di Fini che denunciava la presenza
in manifestazione di esponenti della maggioranza di governo
sostenendo che "Bisogna distinguere tra i valori, anche
molto spinti, che si raccolgono in queste manifestazioni. Luigi
Manconi, per esempio, ha svolto una funzione molto importante
tra i manifestanti e il governo". Per una volta siamo d'accordo
con il ministro: occorre distinguere. Distinguere tra i valori
certo. Ma soprattutto distinguere tra chi con chiarezza persegue
l'obiettivo della chiusura dei lager per immigrati e il diritto
alla libera circolazione degli individui e chi invece si accontenterebbe
di "umanizzare" i centri, lasciando intatto un quadro
legislativo fondato sulla regolazione dei flussi di fatto affidata
agli scafisti. Obiettivo quest'ultimo che vede il governo più
che disponibile: lo stesso Bianco ha dichiarato che la chiusura
del centro milanese di via Corelli era un fatto già deciso
da tempo, a Torino il lager di corso Brunelleschi sarà
probabilmente spostato in località più periferica
e meno visibile agli occhi sensibili della sinistra buonista
e ipocrita, quella che, veltroniamente, "si preoccupa"
(di non perdere voti).
Occorre distinguere tra chi si scontra con la polizia per chiudere
i centri e chi invece organizza la movida per consentire al
verde Manconi di fare il mediatore "tra istituzioni e società
civile". Ormai in questo paese abbiamo esponenti dell'area
governativa che con una mano aprono i lager e l'altra la allungano
a chi (a parole) vi si oppone.
Il
manganello e la carota
Non è possibile aprire tavoli di discussione con questa
sinistra ipocrita e assassina! Chi chiede l'ingresso nei lager
per controllare che non avvengano abusi non fa che legittimarne
l'esistenza. In fondo al governo italiano basta buttar fuori
i clandestini: non ha bisogno di ammazzarli. Specie se trova
qualche anima bella disponibile a dare una mano in questo sporco
lavoro. La tanto sbandierata chiusura del centro di via Corelli,
certo in se positiva, non rappresenta la fine di questa mostruosità
ma solo il trasferimento in luogo "più umano".
Il centro-sinistra tenta, purtroppo con efficacia, di stare
insieme al governo e all'opposizione, usa il manganello e la
carota, dosandoli con cura e scegliendo nelle piazze le schiene
da "massaggiare" con rudezza e quelle da carezzare
e blandire. In quest'operazione è favorito da un'area
politica, quella dei centri sociali del Nord Est, del Leoncavallo
e soci, che parlano di confronto con "la società
civile", di protagonismo dei soggetti sociali ma nella
pratica si pongono al servizio del miglior offerente: i Verdi,
Rifondazione, il movimento di Cacciari... E i risultati si vedono:
centri sociali come il "Rivolta" di Marghera comprato
per farne dono agli occupanti, posti nelle liste elettorali,
passaggi televisivi... L'essenziale è incarnare l'anima
buona dei movimenti di opposizione sociale, quella "dialogante",
quella capace di sdoganare a sinistra questo governo a caccia
di voti.
Il fatto drammatico è che questi giochetti elettorali
avvengono sulla pelle di uomini e donne che quotidianamente
rischiano la vita sui nostri mari, vengono vergognosamente sfruttati
da chi si arricchisce sul loro lavoro, finiscono in galere in
cui non godono nemmeno dei diritti riservati ai carcerati.
I governi d'Europa che in questi giorni si sono schierati contro
il governo nero-blu in Austria forse pensano di avere la coscienza
a posto, di aver allontanato i fantasmi di un passato terribile,
mentre costruiscono un presente in cui campi di concentramento,
morte nei mari, pestaggi nelle piazze, razzismo istituzionale
rappresentano una sordida quotidianità.
Maria Matteo
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