Prevaricazioni Clericali
Apprendiamo con limitato stupore dal quotidiano Il corriere
di Rimini di domenica 5 dicembre '99, alla rubrica "Per
chi suona la campana" tenuta da don Oreste Benzi (Associazione
Papa Giovanni XXIII) che la Azienda USL di Pesaro "ha risposto
positivamente alla nostra richiesta di una presenza nei consultori
portando a termine la modalità di questa presenza. La
USL di Rimini non potrebbe fare altrettanto? Non sa che noi
quasi tutte sono nella fede cattolica? Perché ci si impedisce
di incontrarla per ridare loro la gioia di una vita liberata
finalmente dall'aborto? E cosa costa all'USL di Rimini rispettare
quello che la legge rende possibile?" (la citazione è
integrale, gli errori di sintassi sono riportati come sul testo
originale, N.d.A.). Tralasciamo, per rispetto della sensibilità
di chi legge, il resto del pezzo: "Fermiamo la strage degli
innocenti", "Quando siamo lì, sentiamo su di
noi una grande sofferenza per ciò che a pochi passi da
noi sta per compiersi", "Per la gente e per i farisei,
era una cosa giusta e doverosa eliminare Gesù.",
ecc.
Dunque, dopo i ripetuti picchetti di preghiera che da diversi
mesi la Associazione Papa Giovanni XXIII ripete davanti alla
clinica "Villa Assunta" di Rimini, il "prete
dei poveri" decide di mostrare i muscoli, suoi e della
legge. Purtroppo, abbiamo seri sospetti che il concordato fascista
rettificato da Craxi e ben condito dal governo D'Alema offrirà
ancora una volta alla chiesa cattolica i mezzi e gli strumenti
per imporsi ed imporre i propri dogmi, dispiegando nella sua
più autentica veste la vera essenza della religione,
delle religioni: annichilimento dell'individuo e della libertà
di scelta a tutto vantaggio del potere di giudizio morale, potere
evidentemente assoluto ed incontrollabile dal momento che è
fatto discendere direttamente dall'esistenza di un presunto
essere superiore - la divinità -.
E la sagra di quelle che oramai per tutti dovrebbero essere
banali ovvietà, si rende ancora una volta tristemente
necessario ricordare. Dopo secoli di atrocità e barbarie,
persecuzioni conosciute e sconosciute, appoggio incondizionato
fornito ad ogni sorta di brutale dittatura (come dimenticare
l'amicizia di Pinochet con il Papa e le frequentazioni vaticane
del dittatore cileno durante gli anni più bui del suo
potere? Come dimenticare il silenzio durante gli anni del nazifascismo,
con quell' eccezione di padre Kolbe, talmente eccezionale da
doverne poi fare un martire?), non è ancora possibile
per un uomo ed una donna vivere pienamente la propria condizione,
già compromessa dall'esercizio di altri poteri (economico,
militare, repressivo).
Per precauzione, avvisiamo i distratti dell'ultima ora di non
affaticarsi nell'elencare le repressioni subite dai cristiani
dalla dittatura sovietica: noi, gli anarchici, possiamo purtroppo
dar lezioni a chiunque quanto a persecuzioni e stragi subite
in Unione Sovietica ed in tutti i paesi dell' est, nessuno escluso.
Ma la storia, si sa, la fanno i vincitori: le chiese ortodosse
e cattoliche sono state restituite e riaprono i battenti, le
sedi degli anarchici dovranno come sempre essere riconquistate
al prezzo delle lotte politiche. Ci fermiamo qui. Raccontare
tutte le nefandezze in cui la chiesa cattolica - e certamente
anche altre religioni - si è generosamente adoperata
nei secoli ed ai giorni nostri richiederebbe volumi interi.
Non può bastare, non ci bastano, le dichiarazioni di
Papa Woytila in cui si ammettono errori e colpe del passato.
Non ci basta a maggior ragione perché tutt'oggi un signor
Oreste Benzi continua la propria crociata, questa volta contro
l'aborto. Non siamo favorevoli all'aborto (e chi lo potrebbe
essere?) come non siamo contrari. Si tratta di disquisizioni
viziate da un presupposto, quello per cui sia giusto e possibile
giudicare i comportamenti e le scelte altrui: noi non giudichiamo
nessuno, se non chi utilizza un qualunque potere per prevaricare
e soffocare le libertà altrui. Il signor Oreste Benzi,
e supponiamo gli aderenti della sua associazione, lamenta un
mancato accesso ad una struttura pubblica dove sono erogate
prestazioni sanitarie, e dove chiunque può aver necessità
di ricorrere.
Appellandosi alla più meschina delle contraddizioni democratiche
- le utenti del servizio sono quasi tutte cattoliche - accampa
una sorta di diritto. Un diritto ad un estremo tentativo nel
voler far recedere una donna dalla propria intenzione di non
avere un figlio. Un diritto che giustamente il signor Don Oreste
Benzi ritiene di avere: perché è convinto che
così voglia il suo dio, perché è un prete
della chiesa di Roma, perché lui è nel giusto
e la scelta di quella donna è sicuramente sbagliata;
perché è immorale e criminoso che un ente pubblico
sostenga quella scelta. Perché lui è LA MAGGIORANZA,
così come quella donna lo è. Un diritto il cui
esercizio è estremamente doveroso, visto che si tratta
di riportare nel giusto una "pecorella smarrita".
Che dire delle icone e dei crocifissi presenti, malgrado leggi
e divieti, in quasi tutti gli enti pubblici, ospedali compresi?
Che dire delle chiese e delle cappelle, anch'esse unica presenza
non sanitaria ammessa negli ospedali? Del libero accesso di
cui i religiosi godono in tutte le camere d'ospedale, sempre
e ad ogni ora, per portare "conforto agli ammalati"?
Addirittura nelle carceri, nelle peggiori sezioni dove si vive
in condizioni inumane, manca di tutto ma non manca mai il cappellano.
Per niente di tutto ciò è stato chiesto permesso:
lo Stato del Vaticano esiste ancora e si prende ciò che
vuole, perché è suo DIRITTO. Poco conta se nell'ostentato
numero di fedeli figurano uomini e donne portati in completa
incoscienza al battesimo cattolico a pochi mesi di vita, uomini
e donne che non frequentano da anni la chiesa né praticano
alcuna funzione religiosa. Poco conta se le parrocchie si svuotano
di giovani dopo che questi sono stati obbligati per convenzione
sociale all'ultimo indottrinamento canonico dell'adolescenza,
la cresima. Poco conta se per i figli di chi decide di "non
avvalersi" dell'ora di religione non esistano quasi mai
le ore di attività alternative, ragion per cui la stragrande
maggioranza dei genitori decide di "avvalersene" per
non veder stigmatizzati i propri figli. La chiesa cattolica
ha appreso bene e presto come muoversi all'interno delle contraddizioni
della democrazia: loro sono LA MAGGIORANZA, non devono chiedere
nulla. Chi deve chiedere - e deve combattere - per i propri
diritti, sono tutti gli altri.
Ci dispiace dover rifiutare la compagnia di chi condivide spesso
questa esperienza con noi, atei e agnostici: musulmani, testimoni
di geova, evangelisti ed altre religioni, abbiamo purtroppo
il fondato sospetto che si comporterebbero potendo allo stesso
modo della chiesa cattolica. Dobbiamo una volta di più
ed ancora lottare per ciò che dovrebbe essere normalmente
riconosciuto ad ogni essere umano: il diritto, perlomeno in
un servizio pubblico, a non essere giudicati nelle nostre scelte
personali, a non dover essere costretti ad intavolare dibattiti
politici o minacciar esposti in situazioni dove il dolore ci
dovrebbe dar diritto al sostegno ed alla tutela della dignità.
Non siamo, caro Don Oreste, carne da macello per le tue campagne
religiose: tu hai già le tue chiese e privilegi di ogni
genere. Ti definiscono il "prete dei poveri", ma cosa
si sa delle strutture dove accogli i sofferenti psichici, i
tossicodipendenti, i portatori di handicap? Cosa si sa delle
rette giornaliere che ti sono pagate dagli enti pubblici per
queste persone, per servizi dove è certo lo spessore
spirituale degli operatori quanto incerta la presenza di operatori
professionali? Perché mai io, se dovessi cadere in una
situazione di dipendenza o di disturbo psichico, dovrei essere
costretto a vivere in una struttura circondato da tanti buoni
e bravi volontari e volontarie che ritengono necessario per
la mia cura sottopormi varie volte al giorno a canti, preghiere
e funzioni religiose?
Il solo fatto di essere disperato dopo dieci anni di eroina
o di essere schizofrenico fa di me, una volta di più,
un soggetto senza diritti, un non-uomo, una non-donna che necessita
di qualcuno che giudichi e dirima su cosa è meglio per
me. Per me prostituta, per me rom, e così via.
Ci sono "sottigliezze" che, al prete dei poveri non
interessano: a differenza di alcuni suoi colleghi più
coraggiosi, il signor Oreste Benzi sa sbattere i pugni sul tavolo
solo quando non gli è concesso di salvare animelle perdute.
Sarebbe davvero interessante vederlo all'opera con la lobby
degli albergatori riminesi che ogni stagione sfrutta centinaia
di persone ponendole in condizioni bestiali, in nero e sottopagate.
O con chi affitta appartamenti agli immigrati a 3 milioni al
mese per farli poi vivere in dieci in un monolocale. O con gli
industriali locali che strillano come aquile ad ogni rinnovo
del contratto, licenziando esuberi e facendo ristrutturazioni
per sbattere intere famiglie sul lastrico. Salvo poi cavarsela
con qualche caritatevole donazione, vuoi mai che poi davvero
ci sia qualcosa nell'aldilà!
Cosa sarebbe mai il prete dei poveri senza tutta la sua umanità
sofferente? Forse disoccupato, forse non apparirebbe più
sulla ribalta di giornali e tv. L'importante è garantirsi
la materia prima: che nascano! Poi dio provvederà, ma
sembra che questo loro padreterno, forse per il surplus di lavoro,
provveda piuttosto male. Chiediamo a tutti i compagni, le compagne,
i gruppi e le individualità, gli atei, gli agnostici
ed i liberi pensatori, a chiunque in generale si riconosca nelle
libertà di pensiero e di espressione, di inviare un messaggio
alla Azienda USL Rimini - Unità Relazioni con il Pubblico
(e.mail urp-ausl@infotel.it, indirizzo via Coriano 38, RIMINI,
tel. 0541-707777 / 707785, fax 0541-707700), chiedendo che sia
interdetto l'accesso agli aderenti di qualsiasi confessione
religiosa ai luoghi di transito e attesa dove si operino interruzioni
di gravidanza, a tutela delle utenti del servizio e dei più
elementari diritti e dignità della persona.
Riteniamo che la Associazione Papa Giovanni XXIII disponga già
di più che sufficienti mezzi e spazi per esprimere le
proprie opinioni in tutti i contesti della vita cittadina riminese
e spesso nazionale, senza dover vedersi accordare ulteriori
intollerabili intromissioni nella sfera personale degli utenti
di un servizio pubblico.
Qualora dovesse essere accordato l'accesso agli aderenti della
Associazione Papa Giovanni XXIII (o di altre associazioni confessionali)
ai luoghi di cui sopra, ci attiveremo immediatamente in una
opera capillare di propaganda politica anticlericale presso
tutte le strutture socio-sanitarie ed ospedaliere della Azienda
USL di Rimini.
Al signor Oreste Benzi piace molto la pace, ne infarcisce ogni
suo discorso. A noi purtroppo tale condizione di beatitudine
personale, relazionale, sociale e civile non è concessa,
grazie anche a chi come lui utilizza un potere per avvilire
ed annullare chi diversamente pensa e agisce.
Poco importa se continuerà a presentarsi ipocritamente
come il difensore dei diritti dei deboli e degli oppressi, finchè
non ammetterà - come già l'evidenza dei fatti
dimostra - di tutelare e difendere chi rinuncia ad una parte
di sé e della propria dignità per sottomettersi
ad una religione, ad una chiesa, ad un uomo qualsiasi.
Non vogliamo alcun dialogo a queste condizioni, non vogliamo
questa pace. I muri delle ideologie che il coro belante dei
potenti sostiene di aver abbattuto ogni volta che sputa sentenze,
non ci riguarda, visto che permangono ben altri muri fatti di
prevaricazione, autoritarismo e dispregio della libertà
dell'altro e dell' ambiente.
Su questi muri, che svettano bel alti nel tentativo di convincerci
alla ineluttabilità del nostro ruolo di minoranze cui
spettano piccole dosi di "diritti medi giornalieri",
continueremo ancora e sempre a scrivere quel che disse Malcolm
X: Nessuna giustizia, nessuna pace. Gruppo Anarchico
Libertad Rimini F.A.I. - Federazione Anarchica Italiana di Rimini.

La sinistra che non c'è
La divertita finezza con cui Francesco Merlo ha stroincato
sul Corriere della sera ("La sinistra assente è
quella di Pandora", 18 gennaio) il buonismo culturale e
politico della relazione di Walter Veltroni all'ultraspettacolare
congresso Ds del Lingotto non si segnala tanto per l'ennesimo
"colpo di bravura" del giornalista ma per ciò
che suggerisce. Veltroni ha tirato in ballo a colpi di citazioni
quattrocento nomi e simboli da salvare per il ventesimo secolo,
da Kennedy ai Beatles, da Visconti a James Dean, da Modugno
a Sartre, sono perfino troppi e comunque non interessa a nessuno
fare il conto dei presenti e degli assenti per dar luogo al
vecchio gioco della torre e divertirsi a tirar via qualcuno
e a rimpiazzarlo. È più importante capire il significato
delle assenze a partire dal significato delle presenze. Quel
che delinea Veltroni, nota infatti Merlo, è un quadro
generale di progressismo rassicurante, sicchè "alla
fine l'uomo veltroniano è un intelligente senza scandali,
ricco di una cultura da happy end come il cinema americano degli
anni Trenta" e dunque siamo autorizzati anche noi a chiedere
"tutto qui?" e a interrogarci sul significato degli
assenti. Adesso Merlo si fa malizioso e brutale, elencando con
puntiglio fra gli assenti i grandi libertari come Camus e i
suoi epigoni (Bianciardi), che hanno indicato cosa significhi
sentirsi "straniero" nel mondo, i disincantati nostalgici
degli Asburgo come Roth, i grandi nichilisti come Nietzsche,
scrittori maledetti come Celine, disperati drogati e alcolisti
come Jim Morrison o Bukowski. E l'elenco potrebbe continuare
a lungo, solo che si voglia far rientrare nel giro degli assenti
i seminatori di dubbio, i "cattivi", gli eretici,
in fin dei conti i portatori di veleno, il veleno della libertà,
della critica, del dubbio. Ma a Merlo stesso non interessa costruire
a suo diletto un'altra linea, sarebbe un gioco stucchevole ,
meglio spiegare che dietro certi apparenti pieni c'è
un vuoto, che la stessa storia del secolo non si conclude con
le due guerre mondiali, i totalitarismi, Auschwitz ,ma prosegue
per molti rivoli che rischiano di non essere riconosciuti e
dunque anche la storia della sinistra non si confonde con il
fallimento del bolscevismo.
C'è da scoprire" la sinistra che non se la beve
perché il mondo è molto più complesso di
come ce l'eravamo immaginato... la sinistra delle incertezze
e delle sfarinature".Chissà se Merlo è a
conoscenza del fatto che poco prima dell'avvento del fascismo
Prezzolini scrisse a Gobetti proponendogli di costituire insieme
la società degli apoti (dal greco. La società
di coloro che non se la bevono) e ottenne una risposta negativa
in nome appunto dell'impegno civile e della responsabilità,
in nome di quell'I care citato da Veltroni. C'è
insomma un precedente in questa vicenda di coloro che non la
bevono, ma anche in quel caso se si andasse oggi a rileggere
la corrispondenza tra i due intellettuali si scoprirebbe che
le posizioni sono più affini di quanto non sembri. Perché,
qui Merlo ha ragioni da vendere, accanto all'esteriorità
pubblica della posizione ufficiale, alla solarità spettacolare
della sinistra buonista che vuole occuparsi di tutto, c'è
sempre una zona d'ombra. Ed è questa sinistra che sta
nell'ombra e predilige i chiaroscuri rispetto ai toni forti,
i dubbi rispetto alle certezze, a costituire il segnale vivente
che smentisce le " magnifiche sorti e progressive"
(Leopardi).
Che cos'è questa ombra? Nel linguaggio psicanalitico
il termine, che è di derivazione junghiana, designa la
zona oscura di ognuno, il fatto che la maggior parte di noi
non è propriamtente consapevole di tutti i tratti della
propria personalità. Per quanto si possa obiettare sul
ricorso a un simile concetto per analizzare le culture politiche,
la suggestione è grossa - la sinistra ha una sua zona
d'ombra, che spesso non può e non vuole venire a galla
perché contraddice e complica la sua rappresentazione
del mondo. (Al lettore interessato ad approfondire il tema dell'ombra
segnalo Il piccolo libro dell'ombra, del poeta Robert
Bly). A questo punto purtroppo credo lecito citare me stesso
- in un libro di quindici anni fa oggi introvabile (Il senso
della possibilità. La sinistra e l'immaginario, edizioni
Pellicani, con prefazione di Giorgio Galli) ho affermato apertamente
che la sinistra ha paura della propria ombra perché riconoscendone
la presenza si troverebbe costretta a fare i conti con la proprie
radici, con il suo immaginario. Perché per quanto la
sinistra voglia razionalizzare il proprio immaginario e farlo
diventare per bene, esso mescola una serie di tradizioni premoderne,
come ha del resto segnalato Giorgio Galli nei suoi studi. Orgia
dionisiaca, agape gnostica, culti delle streghe, fan parte ad
esempio a pieno titolo delle zone d'ombra, pochi sanno che la
festa del Primo Maggio in Germania coincideva con l'anniversario
della "notte di Valpurga".
La questione dell'ombra, dunque, apre una serie di piste del
tutto originali che vanno perfino al di là del Novecento
e del giudizio sui buoni e i cattivi del "secolo breve".
Oltre la retorica dei vincenti e dei perdenti ( dove sono i
libertari "vincenti"?) quanto contano poi le angolazioni
diverse con cui guardare le cose, i tabù che ritornano
a galla, il bisogno di sicurezza e di stabilità? Si può
e si deve fare la storia degli assenti, ricostruire il loro
contributo e la loro lotta contro "la pesantezza del pensiero
forte di partiti": perché il vaso di Pandora si
sta ormai aprendo e i veleni che ne fuoriescono ci sono davvero.
Attilio Mangano
Assolte le mongolfiere
Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia
pacifisti nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente,
e non solo simbolicamente, alla realizzazione della guerra.
Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo
di impedire i decolli dei bombardieri che seminavano strage;
tentativo che fu condotto con una impostazione rigorosamente
nonviolenta, accuratamente preparato, pubblicamente annunciato
e limpido nell'esecuzione.
Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo in collaborazione con il
movimento ecclesiale nonviolento "Beati i costruttori di
pace" tentò di fermare i decolli dei bombardieri
con l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per
la pace", cioè cercando di ostruire lo spazio aereo
circostante e sovrastante l'area di decollo dei bombardieri
della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo
quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio
recanti leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilitá
sia dei congegni elettronici degli strumenti militari.
L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo
per alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed
incompatibile manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente,
cosa che sopraffece e di fatto vanificò (e conseguentemente
cancellò dai mass-media, e quindi dall'attenzione dell'opinione
pubblica) l'azione nonviolenta che stava ottenendo un clamoroso
risultato positivo.
Il primo maggio nuovamente si tentò l'azione diretta
nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti
viterbesi furono fermati dalle forze dell'ordine che su disposizione
della magistratura territorialmente competente eseguì
il sequestro delle mongolfiere e dell'attrezzatura atta al loro
lancio controllato, e procedette all'azione giudiziaria contro
il responsabile del "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo, Peppe Sini, che dell'azione diretta nonviolenta
delle mongolfiere per la pace era l'ideatore e l'organizzatore.
Va notato che durante le operazioni di sequestro delle mongolfiere,
i bombardieri non decollarono.
Come è noto i promotori dell'azione nonviolenta delle
mongolfiere per la pace sostenevano che occorreva fermare la
guerra, che occorreva far cessare le stragi e che l'unico modo
per farlo concretamente senza mettere in pericolo nessuno era
impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo
circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti
come appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri
fogli di metallo, così da disturbare sensibilmente le
operazioni di partenza degli aerei-killer, la visibilitá
aerea e la strumentazione elettronica dei bombardieri e della
base.
I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria
azione come atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione
della Repubblica Italiana e deunciavano l'illegalitá
della guerra ai sensi sia della Costituzione italiana, sia della
Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso Statuto della Nato.
Per aver promosso l'iniziativa, Peppe Sini, (responsabile del
"Centro di ricerca per la pace" di Viterbo) venne
denunciato per i reati previsti e puniti dagli articoli 432
(attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414 (istigazione
a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che potevano
arrivare a più anni di detenzione.
Ora è stato emesso il decreto di archiviazione da parte
della magistratura di Pordenone.
Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento
della magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti
nonviolenti che l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati
scontri) hanno bloccato per alcune ore i decolli dei bombardieri,
e che il primo maggio hanno nuovamente tentato di bloccarli,
non sono pericolosi criminali, ma cittadini italiani che prendono
sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la
guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano
per far cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta
non devono essere puniti col carcere. È nostro parere
che in condizioni di non nuocere dovrebbero essere messi invece
tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e realizzato.
Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E
01100 Viterbo
tel/fax 0761 35 35 32

Le tasche cucite dei Ceceni
In un suo rapporto Amnesty Inte-rnational documenta come civili
ceceni siano vittime di persecuzioni da parte delle forze di
sicurezza di Mosca. Secondo l'organizzazione per la difesa dei
diritti umani la popolazione cecena non è solo vittima
di attacchi indiscriminati e diretti da parte dell'esercito
russo nel Caucaso, ma subisce anche una violenta campagna di
intimidazione contro le minoranze etniche a Mosca.
Dai giorni degli attentati dinamitardi alle abitazioni popolari
di Mosca dello scorso settembre, le autorità russe hanno
intrapreso una campagna anti-terrorismo dal nome in codice "Operazione
Turbine". Sebbene nessuno abbia rivendicato le bombe che
hanno ucciso quasi 300 persone, il sindaco di Mosca ha dichiarato
pubblicamente che ritiene responsabili i gruppi islamici delle
Cecenia.
Ai non moscoviti è ora richiesto di iscriversi presso
un registro redatto dalle autorità. La polizia di Mosca
ha radunato circa 20,000 persone e ne ha espulse 10,000 dopo
aver rifiutato loro un permesso di residenza nella città.
Negli ultimi tre mesi Amnesty International ha raccolto testimonianze
da ceceni e da membri di altre minoranze etniche a Mosca vittime
di arresti arbitrari, torture e maltrattamenti in prigione ed
espulsioni forzate. Secondo molti di loro, la polizia avrebbe
nascosto loro indosso armi e droga da utilizzare come prove
da usare per incriminazioni penali.
L'ingegnere ceceno Badrudy Eskiev venne prelevato dal suo appartamento
dalla polizia il 15 settembre, picchiato e poi arrestato. La
polizia sostiene che sarebbe stato arrestato in strada alle
2 di notte per possesso di droga. La famiglia di Badrudy ha
invece testimoniato che la polizia non trovo' nulla quando vuotarono
le sue tasche=20 nell'appartamento alle 5 del mattino. La polizia
avrebbe detto alla moglie russa di Badrudy che "l'unico
ceceno buono e' un ceceno=20 morto".
Molti ceceni hanno cucito le proprie tasche in modo da impedire
che, in caso di fermo da parte della polizia, venga messo loro
addosso qualcosa. Un giovane ceceno ha dichiarato: "Ormai
viviamo coì, grazie al Dipartimento di Lotta al Crimine
Organizzato. Prima eravamo banditi, poi siamo diventati terroristi,
adesso stiamo diventando sarti".
Malika Takayeya e suo fratello vivevano a Mosca dal 1995. I
loro permessi di residenza sono stati annullati quando sono
stati arrestati il 13 settembre e condannati a cinque giorni
di detenzione con l'accusa di "teppismo". Sono stati
messi in una cantina "a marcire" ed è stato
detto loro che la loro sorella sarebbe stata uccisa. Al momento
del loro rilascio hanno ricevuto l'ordine di rimuovere da casa
i loro effetti personali entro 24 ore. Un ufficiale di polizia
ha detto loro che i ceceni non dovrebbero essere soltanto espulsi
ma distrutti.
Amnesty International si appella al governo russo perché
cessi la campagna di intimidazione contro i ceceni e le altre
persone di origine caucasica residenti a Mosca e in altre città
e perché indaghi sulle denunce di violazioni di diritti
umani. Il rapporto di Amnesty International raccoglie inoltre
testimonianze dettagliate di civili fuggiti dall'offensiva militare
russa in Cecenia. Sulla base di queste testimonianze e delle
dichiarazioni ufficiali russe in merito ad alcuni incidenti,
sembra emergere che l'esercito russo abbia condotto attacchi
indiscriminati o diretti contro i civili. Amnesty International
si appella alle autorità russe perche' adempiano ai propri
obblighi di diritto umanitario internazionale.
I testimoni rivelano inoltre l'esistenza di "campi di smistamento"
dove sono detenuti donne e uomini ceceni sorpresi al confine
ed individuati all'interno di una lista di sospetti combattenti
o sostenitori dei gruppi armati di opposizione. Testimoni oculari
parlano di visibili segni di maltrattamento sulle persone sottoposte
allo "smistamento".
L'organizzazione per la difesa dei diritti umani documenta un
ampio numero di casi di tortura e di maltrattamenti nei "campi
di smistamento" durante il conflitto del 1994-96 e teme
che si stia ripetendo lo stesso tipo di violazione. Il governo
russo dovrebbe rivelare i nomi delle persone detenute nei "campi
di smistamento", compresi quelli vicini ai punti di attraversamento
del confine, e garantire al Comitato Internazionale della Croce
Rossa la possibilità di assistere immediatamente ogni
detenuto.
"La situazione per i ceceni è pessima ovunque. La
missione del governo russo per eliminare i "banditi"
dalle strade di Mosca e in Cecenia ha superato ogni limite.
Le autorità russe hanno il diritto di indagare ed assicurare
alla giustizia le persone sospettate di attività terroristiche,
ma non hanno assolutamente il diritto di=20 perseguitare un
intero gruppo etnico", sostiene Amnesty International.
L'organizzazione per la difesa dei diritti umani si appella
inoltre alle autorita' della Repubblica Cecena e alla leadership
dei gruppi di opposizione armata affinché rispettino
il diritto umanitario internazionale.
Amnesty International
Per ricevere una copia del rapporto:
www.amnesty.it
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