Vorrei segnalare alla vostra attenzione
un tabellone pubblicitario di ROBE DI KAPPA, che raffigura un
radioso e sorridente Marco Tardelli. Interessante tabellone
autoreferenziale, in cui lallenatore della nazionale under
21 fa da testimonial e quindi da sponsor a ROBE DI KAPPA, a
sua volta sponsor della nazionale di calcio under 21, di cui
è allenatore Tardelli. E il cerchio si chiude, se non
fosse per il fatto che Tardelli, che tutti ricordiamo per essere
stato lautore di uno dei più bei goals di tutti i tempi,
almeno dal punto di vista emotivo, quello che chiuse il discorso
nella finale di Spagna 82 contro la Germania, quello che fece
esclamare la storica interiezione al commentatore brasiliano:
"que gollazo!", quello che fece alzare in piedi sbracciandosi
Sandro Pertini ("un partigiano come presidente", cantava
Cotugno), se non fosse, dicevo, che Tardelli è un po
ingrassato. Ma quello, si sa, è effetto delletà
e dei radicali liberi.
Un tabellone autoreferenziale, dunque. E volete che non ci sia
qualche strana implicazione? Tardelli ha una maglietta rosa,
e fin qui se ne accorgono tutti: guarda un po che bella idea,
un azzurro vestito di rosa, e abbiamo la solita supposizione
materiale che saccavalla con quella formale, che abbiamo già
visto nel caso del preservativo ("se mi ami, mettiti NUDO");
azzurro e rosa sono i colori dei neonati, maschietto e femminuccia,
ed ecco qui, la bella famigliola. Però, però:
Tardelli ha sulle spalle una stecca di calcio balilla cui si
tiene aggrappato. La stecca è quella di centrocampo,
quella con cinque pupazzetti. I pupazzetti, naturalmente, sono
azzurri, e il Marco nazionale, rosa, enorme, pende dal centro
della stecca, nascondendo col simpatico capoccione il giocatore
centrale, al quale, nella sintassi del messaggio, si sostituisce.
Questo gran spenzolare, che occupa quasi tutto lo spazio del
cartellone, non ci ricorda qualcosa? Quelliperesposizione sessuale
che nelle scimmie è messaggio gerarchico? Noi, tra le
scimmie, siamo il massimo. Desmond Morris ci ricorda che luomo
è, fra le scimmie antropomorfe, quella che possiede il
pene di maggiori dimensioni. Non vi convince laccostamento?
Credete che io cerchi lideologia dappertutto? Osservate meglio
il tabellone. Avete mai visto una stecca di calcio balilla CON
LE MANOPOLE DA TUTTE DUE LE PARTI? Ah, gran cosa la simmetria
bilaterale. Bel servizio che fa ROBE DI KAPPA al Tardellone
nostro. Se solo Marco sapesse che epiteto gli sattribuisce
con questimplicito che sfugge (?) al controllo dei pubblicitari
che invece volevano soltanto (?) riferirsi al gioco del calcio...
Questoggi mi sento rapsodico e voglio proporvi ancora un paio
di leggere meditazioni, quasi di sottofondo, cosìcome
in sottofondo mi sono pervenuti gli argomenti che sto per presentarvi.
Il primo caso lho colto mentre facevo un annoiato zapping postprandiale.
Qualcuno, in qualche spot televisivo, ha scritto: "Internet
logora chi non ce lha", spingendomi ad amare riflessioni
sulle motivazioni che spingono gli uomini a ricordare i propri
simili. Giulio Andreotti, nel bene e nel male personaggio storico
di questo secolo che sta per terminare, verrà ricordato
per la sua bella frase furbetta sul potere, pronunciata quando
il potere ce laveva da un pezzo, piuttosto che per la sconosciuta
buona azione compiuta da giovanissimo, quando il potere non
ce laveva ancora, fornendo a mio padre, appena sfuggito dal
carcere di Regina Coeli dopo lotto settembre del quarantatre,
un paio di sandali da cappuccino perché potesse almeno
non andare scalzo sulla lunga strada del ritorno a casa.
Il secondo lho afferrato a orecchio una recente Domenica mattina,
mentre andava in onda un programma per fanciulli. Ahimé,
i fanciulli sono lo specchio di ciò che sono gli adulti
che li hanno generati, e quello degli adulti che saranno. Cera
in corso un quiz facile facile: "che alberi sono il leccio,
il faggio, ecc.: conifere o latifoglie?". Il primo bambino
risponde: "conifere". Pazienza, ignorare è
umano. La domanda viene riproposta al secondo, il quale risponde:
"conifere". Daccordo, i fanciulli sono facili alla
distrazione. Il terzo, a sua volta sollecitato, risponde ai
conduttori sempre più veementemente manifestanti a gran
voce la loro sorpresa incredulità: "conifere".
Solo il quarto, finalmente, afferra la logica dellalternativa
e scioglie il dilemma, rispondendo: "latifoglie".
é mai possibile che il meccanismo stimolo-risposta venga
così mesmerizzato dallessere ripresi da una telecamera?
Forse la parola conifera è più familiare ai fanciulli
i quali, date le condizioni funzionali della scuola italiana
e quelle mentali degli insegnanti, lavranno appresa dai genitori.
(Nel bosco il papà indica un pino a Pierino e dice: la
vedi, quella è una conifera. Purtroppo, anche se è
duro da accettare, non è verosimile che il padre indichi
un leccio a Pierino, dicendo: quella è una latifoglia.
Lidea di foglia rappresenta di per sé qualcosa di "lato",
largo.
È del tutto normale, una foglia è larga per default.
Strana è una foglia aghiforme, che, guarda caso, è
quasi sempre associata ad alberi che hanno pigne, "coni",
come frutti. Cono sassocia al gelato, e il bambino non dimenticherà
mai quegli alberi strani e appuntiti). Possibile che a tal punto
la psicologia del bambino sia così poco avvezza alla
logica elementare che se chiedo loro di indovinare se desidero
pere o mele e mi portano una pera e io dico che no, non la voglio,
loro mi portino ancora e ancora pere, come nellantica barzelletta
del gelato al pistacchio? O forse sono influenzati dai quiz
per adulti, dove se aggiungi un articolo determinativo al titolo
di una canzone perdi ottocento milioni che vengono vinti dallaltro
concorrente che si limita a correggere la risposta. Io la chiamo
la "sindrome di Sarabanda". Forse il secondo e/o il
terzo bambino hanno pensato che il precedente aveva pronunciato
male e lo correggono. O, più ottimisticamente, i bambini
sono diabolicamente rivoluzionari e fanno esplodere il gioco,
alla Bresci, senza sapere che da adulti verranno poi cannoneggiati,
alla Bava Beccaris.
Sinceramente, non so cosa pensare, se non male dei quiz, della
scuola, e degli esseri umani. So solo che pensarci mi fa venir
mal di testa. Vi lascio eredi della mia perplessità e
della mia emicrania.
Carlo E. Menga
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