Il mondo non è fatto a misura
di bambino. I tavoli, le sedie, tutto troppo alto, gli interruttori,
be per forza, e anche i lavandini. Soprattutto gli adulti non
sono fatti a misura di bambino. Perché tutti avevano
dimenticato comera vedere il mondo sempre dal basso verso lalto.
A scuola tutti i bambini venivano accompagnati dalla mamma,
ma non lei perché sapeva la strada e lei era grande.
Qualche bambino non aveva la mamma e questo era molto triste.
Mauro invece non aveva il papà, ma non perché
fosse morto. Il papà di Mauro era andato via con unaltra
donna e la mamma di Mauro era una signora bella e triste con
i capelli biondi come una principessa.
La scuola era divertente però, perché cera Marco
che divideva sempre la merenda con lei. Poi cera Laura, la
sua compagna di banco, che era proprio tanto piccola, ma siccome
loro due chiacchieravano sempre, la maestra, la maestra le aveva
fatte sedere in fondo alla classe perché Paola era troppo
alta per stare in primo banco. Addirittura una volta che non
avevano smesso di parlare le aveva chiamate e aveva ordinato
loro di andare alla cattedra e di mettersi dello scotch sulla
bocca. La maestra aveva ordinato e loro avevano ubbidito. Cosera
allora quella sensazione di caldo allo stomaco? E la vista
che tremava come se stesse guardando da dietro la fiamma di
una candela? Ma quando si girò verso Laura, lei stava
ridendo. Ridevano entrambe dopo poco e la maestra si arrabbiava
sempre di più. Non ci fu niente, nessun ordine che le
fece smettere, le altre bambine cominciavano ad agitarsi, così
la maestra fu costretta a chiamare la bidella per farle accompagnare
fuori.
Però cerano anche i giorni belli a scuola, la cosa che
le piaceva di più era fare le ricerche. Soprattutto quando
stavano imparando i nomi degli alberi e dei fiori e il pomeriggio
andava con Laura, ma spesso anche sola, a raccogliere foglie
cadute dagli alberi per metterle a seccare nel quaderno a quadretti
piccoli. La storia invece lannoiava un po. Tutti quei nomi
di quella gente sconosciuta che andava sempre in guerra. Non
mangiavano mai? E avevano dei bambini quei guerrieri? E gli
antichi romani andavano mai al bagno? Con la geografia invece
era bello studiare. Perché il mondo era grande. Cera
anche un mare più profondo di quello dove andava lei
tutte le estati con la sua famiglia.
E cerano città che si chiamavano Parigi e Lisbona. Un
giorno sarebbe partita per andare a vederle. Anche da sola perché
non aveva paura. Un giorno il fratellino aveva cominciato a
parlare con lei. Non era più tanto piccolo. Lei a dire
il vero avrebbe preferito una sorellina, ma non le avevano fatto
scegliere e cos", anche se non lo voleva, dopo avere visto
la sua faccia rotonda e i suoi occhi neri, le era sembrato simpatico.
Avrebbero giocato insieme comunque, anche se non era una femmina.
Quando lei leggeva, lui andava vicino e stropicciava le pagine
del sussidiario con le sue mani piccole e sempre sporche di
terra. Ma era bello giocare con lui, anche se qualche volta
lo faceva piangere e poi se lo stringeva tra le braccia per
farlo smettere, perché le dispiaceva vederlo così
sconsolato.
Quando finì di leggere tutti i suoi libri, iniziò
a prenderne altri dalla libreria senza chiedere niente ai genitori.
La mamma era impegnata a cucire, papà lavorava tutto
il giorno in un ufficio. Quando aveva finito li rimetteva al
loro posto e nessuno sapeva niente. Fu così che ebbe
conferma che i bambini non li porta la cicogna, che stavano
prima nella pancia della mamma, come il fratellino.
Faceva sempre disegni per le sue ricerche ma non era tanto brava.
Invece le piaceva scrivere i pensierini e poi i temi. Cos"
a Natale i suoi genitori - aveva appena scoperto con grande
dolore che i regali non li portava Babbo Natale e figuriamoci,
tanto meno Gesù Bambino - le avevano fatto trovare sotto
lalbero un vocabolario enorme con le pagine leggere. Aveva
la copertina rossa e tutte le parole in ordine alfabetico. Che
era un buon modo di leggere se non si sapeva da che parte iniziare.
Poi il papà le aveva dato un libro di poesie. Che era
un libro per bambini grandi pensava lei.
- Ma no Ninni - le disse il papà - le poesie sono per
tutti, grandi e piccoli, anche se forse adesso ci sono cose
che non capirai. Ma un giorno sarà diverso, le leggerai
e ti piaceranno.
Il poeta si chiamava Federico García, come il sergente
di Zorro, ed era morto giovane perché durante una rivoluzione
in Spagna, i nemici lo avevano ucciso.
La poesia della lumaca era la più bella e le piaceva
anche quella del pioppo caduto.
Portava il libro sempre con sé, anche a scuola, a volte
lo leggeva con Laura di nascosto mentre la maestra parlava.
Il vocabolario invece era troppo pesante per portarlo a scuola
e così lo lasciava, suo malgrado, a casa.
Nei pomeriggi invernali, quando si poteva giocare in cortile
solo poche ore, si sedeva sulla grande poltrona rossa della
cameretta con il fratellino accanto e gli leggeva le parole
e gli spiegava. Lui era contento anche se non capiva, però
preferiva quando lei gli raccontava la fiaba dei tre porcellini
per farlo addormentare. Cerano tante parole che non avevano
senso, non si potevano vedere, non si potevano toccare.
Un giorno che stava facendo le ricerche lavevano chiamata perché
andasse a tavola. Ma lei non voleva muoversi. Papà quel
giorno era stanco e non li aveva presi in braccio quando era
tornato a casa dallufficio. Cos" lei disse che non andava,
che non aveva fame.
Il papà la chiamò a voce più alta. Lei
disse ancora no.
- Aiuta la mamma allora, quando ti dico una cosa la devi fare.
Lei lo guardava senza abbassare gli occhi.
- Chi non sa obbedire non sa neanche comandare, continuò
luomo.
La bambina sorrise.
- Io non voglio obbedire perché non voglio comandare
- gli rispose.
- Unanarchica, adesso mi ritrovo anche con una figlia anarchica,
replicò lui - e poi non seppe più cosa dirle.
Prima che decidessero di metterla in castigo ci andò
da sola, nellangolo dove si rifugiava quando era troppo arrabbiata.
Si era portata il libro del poeta Federico e il vocabolario.
Nel vocabolario la parola anarchia laveva già letta
perché era arrivata alla lettera E, ma non avrebbe saputo
dire cosa fosse perché era una cosa che non si toccava
e non si vedeva, cioè non era proprio una cosa. Le parole
a volte venivano prima dellesperienza completa, ma anche questo
la bambina, ancora, non lo sapeva.
Non sapeva che le avrebbero detto sei unanarchica con aria
di scherno e lei avrebbe ricordato quellepisodio con il padre.
Anarchia non era quello che cera scritto nel vocabolario dalla
copertina rossa.
Ma questo lo scoprì da sola molti anni dopo leggendo
la vita di una donna anarchica che si chiamava Emma.
Anarchica, le piaceva scoprire a ventanni di essere anarchica
senza averlo saputo prima. Ora sapeva di esserlo sempre stata.
Anarchica, anarchia si ripeté e le parole avevano sulla
lingua il sapore salato di una focaccia e il sapore dolce del
miele. Cera tutto in quelle parole, anche quel che ancora lei
non sapeva.
Elena Petrassi
Ora
sapeva
di esserlo
sempre
stata.
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