L'ultimo mio colloquio telefonico con Marcello Bernardi
è avvenuto giovedì 4 gennaio 2001, quattro giorni prima che ci lasciasse.
Gli argomenti di cui parlammo erano diversi fra loro: dalla frivolezza delle lunghe
vacanze invernali agli atteggiamenti napoleonici di Berlusconi, ma anche problemi
certamente più impegnativi. Infatti gli dissi che stavo preparando la recensione
per "Tuttolibri", della "Stampa", del suo ultimo lavoro L'infanzia
fra due mondi. Le condizioni dell'infanzia attraverso il tempo e lo spazio (ed.
Fabbri, ottobre 2000) e che le sue considerazioni - come al solito precise e inequivocabili
- intorno alla scuola italiana mi avevano ricordato quanto scrisse Evariste Garlois
il 2 gennaio 1831 sul giornale Gazette des Ècoles. Dopo un esame
analitico della situazione, lo studioso afferma: "Lo studente si preoccupa
più di superare l'esame che di imparare" (P. Pagli -L. Toti Rigatelli,
Evariste Gallio, morte di un matematico, Archinto 1998).
Centosettant'anni non hanno cambiato molto il modo di insegnare -commentò
Bernardi - chiedendomi di fargli avere il libro perché voleva approfondire
la conoscenza di questo incredibile personaggio il quale, morto in duello a ventun
anni, aveva fatto a tempo a gettare le fondamenta della moderna algebra astratta,
non prima di venire messo in prigione con l'accusa di essere un pericoloso radicale.
Marcello Bernardi era molto curioso e seguiva con attenzione, approfondendoli,
tutti i temi che hanno costituito l'impegno culturale e morale della sua vita,
dedicata a difendere l'infanzia e a proporne in modo concreto le speranze di libertà.
Una sua caratteristica, fra le tante, era l'ironia. Sempre durante l'ultima chiacchierata
telefonica, gli dissi che gli avrei regalato la recente edizione di Cuore
di De Amicis, con le tavole di Federico Maggioni e Alberto Rebori (ed. Corraini,
2000). I due illustratori sono riusciti a proporre attraverso le immagini un commento
ironico e satirico di pagine che per lunghi decenni hanno costituito il breviario
di quei genitori e insegnanti cosiddetti "benpensanti". Inoltre lo informai
che avrei presentato questo libro (originato da una mostra dei lavori di Maggioni
e Rebori sul tema), come avevo già fatto nel mese di novembre, con un dibattito
dal titolo "Il terrorismo di De Amicis". Bernardi commentò la
notizia con una allegra risata perché, fra le sue qualità, c'era
anche quella di saper ridere al momento opportuno.
Se ricordo questo ultimo incontro telefonico con lui, parlando in particolare
del libro di De Amicis, è perché, nel 1984, Bernardi aveva pubblicato
presso un editore svizzero ("Stamperia della frontiera") un volumetto
dal titolo Per una gioventù senza "Cuore", misconosciuto
ma ancor oggi attualissimo, in attesa - come siamo - del serial televisivo di
Mediaset. Questo lavoro di Bernardi, pur essendo poco noto, rappresenta uno dei
suoi impegni più esemplari: sarebbe, mi pare, il momento di ripubblicarlo.
I titoli dei capitoli sono, di per sé, significativi: Guida ai valori
intramontabili, La Scuola, La madre Patria, Il lavoro, L'obbedienza, La rassegnazione,
L'istituzione, Il Padre e l'Autorità, La beneficenza, Il sacrificio, Il
dolore, Nota sui valori intramontabili. Nell'ultimo capitolo, Bernardi scrive:
"L'accordo, fra conservatori, esiste solo sul valore-autorità, che
tutti giudicano fondamentale e inviolabile. Infine c'è chi nonostante tutto
crede in alcuni valori di rango inferiore, non eternati dal Testo di Enrico Bottini,
come la fratellanza fra gli uomini e la libertà. Ma, trattandosi di valori
capaci di sovvertire l'Ordine stabilito ove siano presi troppo sul serio, non
entrano generalmente in alcun discorso."
Invece Bernardi un discorso lo ha portato avanti, con forza e con incrollabile
fede, attraverso tutti i suoi libri. In particolare, nel 1974, nel
Discorso a un bambino
Se ti dicono sempre che sei bravo, sta' in guardia:
qualcuno cercherà di sfruttarti.
Se ti dicono sempre che sei intelligente, sta' in guardia:
qualcuno cercherà di farti schiavo.
Se ti dicono sempre che sei buono, sta' in guardia:
qualcuno cercherà di opprimerti.
Ma
Se ti dicono Studia, non temere;
tu potrai fare un mondo senza scuole;
se ti dicono Taci, non temere;
tu potrai fare un mondo senza bavagli;
se ti dicono Obbedisci, non temere;
tu potrai fare un mondo senza padroni;
se ti dicono Chiedi perdono, non temere:
tu potrai fare un mondo senza inferni.
Non credere
A chi ti comanda, a chi ti punisce,
a chi ti ammaestra, a chi ti insulta, a chi ti deride,
a chi ti lusinga, a chi ti inganna, a chi ti disprezza.
Essi non sanno che tu sei ancora un uomo libero.
Gli argomenti del "Discorso" restano sempre validissimi. Una ragazza,
qualche mese fa, mi ha domandato se era stato scritto di recente. Qualche genitore,
entusiasta, mi ha invece chiesto se fosse difficile spiegarne i contenuti a un
bambino. Li ho rassicurati: mentre gli adulti hanno bisogno di mettere in moto
le proprie capacità razionali, i bambini capiscono d'istinto.
Marcello Bernardi ha portato avanti la sua lotta con una coerenza e una chiarezza
esemplari. Fra le sue caratteristiche peculiari, quella della scrittura resta
fondamentale: a un pensiero limpido corrisponde sempre una prosa affascinante,
comprensibile a tutti (indipendentemente dal grado di istruzione) anche se dietro
l'apparente semplicità si nasconde una cultura profonda, che si estende
alla scienza, alla medicina, alla filosofia, alla sociologia, alla psicologia,
alla psicanalisi.
Anche quando ha affrontato il romanzo, la sua scrittura risultava affascinante:
La fine del giorno ha atteso quasi cinquant'anni per venir pubblicato.
Scritto poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, l'autore lo ha tirato
fuori dal cassetto quando ha ritenuto che fosse necessario ricordare alcuni momenti
della lotta di liberazione dai fascisti e dai tedeschi, vissuti in prima persona
(si tratta di esperienze che, attraverso pericoli e vicende drammatiche, lo portarono
anche alla detenzione nel carcere di San Vittore).
Tutti gli scritti di Marcello Bernardi costituiscono dei modelli per la loro assoluta
intelligibilità, anche se non sempre risulta facile determinare a quale
specifico ambito culturale appartengono. O, forse, a un solo ambito appartengono:
alla libertà, a una libertà senza confini. Anche quando parlava,
in privato come in pubblico, il fascino di Bernardi appariva inimitabile. Dopo
un incontro con lui, rimasti soli, ci lasciava - almeno per il resto della giornata
- una sgradevole sensazione di vuoto, dovendo noi bastare di nuovo interamente
a noi stessi.
Molte delle affermazioni di Bernardi sono permeate da un profondo pessimismo.
Si vedano, ad esempio, le accuse presenti nell'ultimo libro, citato in precedenza,
L'infanzia tra due mondi:
"Per questa via i paesi più poveri del mondo seguitano a impoverirsi,
ogni giorno di più, grazie a quella geniale trovata che è la guerra.
Senza pensare, si direbbe, che esiste anche una fetta di umanità che non
c'entra, ma che è la prima a essere schiacciata dal compressore della pazzia:
i bambini. E coloro che potrebbero opporsi a una simile situazione, che fanno?
Non occupiamoci tanto dei nostri rappresentanti, dei governi, i quali dopo tutto
hanno fatto e stanno facendo qualche cosa. Convenzioni, dichiarazioni, appelli,
convegni, conferenze. E non occupiamoci neppure delle associazioni, governative
o private, nazionali e internazionali, che si impegnano ancor più, e lavorano
spesso sul terreno della realtà concreta, talora con ammirevole coraggio.
No, parliamo della gente, dei cittadini, dei protagonisti della "pubblica
opinione". Parliamo di noi, personalmente di ognuno di noi abitanti del mondo
più ricco e privilegiato. Noi che cosa facciamo? O, almeno, ci pensiamo
qualche volta?"
Giudizio impietoso
Un campo che ha sempre suscitato l'interesse di Bernardi è inoltre quello
della scuola, sulla quale il giudizio era del tutto impietoso. Ad esempio nel
suo libro (anch'esso già citato) Per una gioventù senza "Cuore"
- dove "Cuore" si riferisce al libro di De Amicis - Bernardi scriveva,
riferendosi a una delle lettere scritte dal padre ad Enrico, il protagonista:
"Comunque è un fatto che la scuola prediletta dal nostro brav'uomo,
questa specie di lavaggio collettivo del cervello, è un'ottima introduzione
a una qualsiasi forma di oppressione e di stolido dominio supinamente accettata
da individui che hanno imparato a credere nei legittimi Superiori, a obbedire
senza tante discussioni e a combattere qualsiasi battaglia, anche la più
dissennata, purché definita come "santa". E, più in generale,
ad affidare se stessi alle decisioni altrui".
L'assunzione delle proprie responsabilità contro i condizionamenti del
potere, della società, del consumismo, è elemento peculiare del
pensiero di Bernardi, che ha individuato nell'infanzia il momento adatto per intervenire,
in quanto in una società adulta ormai i giochi sono fatti e le opportunità
di cambiamento sono impossibili - se non in casi isolati. Un bambino fa scoppiare
le contraddizioni del sistema più di quanto possa fare un adulto, ormai
assuefatto alla dipendenza e all'accettazione del sistema in cui vive.
Nell'analisi dei problemi che di volta in volta affrontava, Marcello Bernardi
impiegava un suo spietato metodo di analisi, espresso sempre con lucida chiarezza.
Anche se le sue considerazioni erano certamente improntate al pessimismo, lui
pessimista non era: attraverso la profonda conoscenza del mondo dell'infanzia,
continuava infatti a credere che il mondo avrebbe potuto, una volta o l'altra,
anche cambiare.
Non è casuale che ci abbia lasciato un messaggio consolante, come la
Speranza per un bambino
Che egli sia diverso da noi.
Che non abbia genitori né figli né famiglia
né maestri né discepoli né casa né rifugio.
Che non incontri Conquistatori né Condottieri
E neppure Santi.
Che non conosca Legge né Ordine né Patria né Religione.
Che non abbia ricchezza né povertà né successo
e che non provi mai l'amarezza della vittoria
né il rancore della sconfitta
e nemmeno l'illusione della pace.
Che tutti gli uomini siano per lui padre e madre e figlio
Che la mente sia il suo maestro
ed egli stesso il suo discepolo.
Che il cielo e la terra siano per lui casa e patria e chiesa.
Che il suo ordine sia la fermezza
e la benevolenza la sua legge.
Che l'immaginazione e il coraggio siano la sua ricchezza
e il suo potere.
Che non lasci cadere mai la sua spada
e che la lotta sia per lui vittoria e sconfitta.
Che la gioia dell'attimo presente
sia per lui vita e morte.
Che egli non sia come noi
e che possa credere,
almeno lui,
in un mondo nuovo.
Roberto Denti
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