Non so a voi, ma a me il trascorso anno 2000 ha lasciato
in bocca il sapore amaro del sospetto e della paranoia. Cominciando dall'antipasto.
Il giorno 21 dicembre, perpetuando il vizio di seguire su Canale 5 la trasmissione
condotta da Gerry Scotti, PASSAPAROLA, assisto ammutolito al quiz finale, in cui,
poiché uno dei due concorrenti non aveva saputo rispondere alla domanda
di cui alla lettera M, e cioè quale fosse la città capoluogo (sic!)
dell'isola di Lesbo, il Gerry Scotti medesimo si performa in un: "Ma è
Mitilene! La città nota per il suo colore: il blu di Mitilene". Naturalmente,
tutto intorno a lui non succede niente, né in seguito vengo a sapere che
un giudice abbia mai messo sotto inchiesta lo Scotti per asinità molesta,
o che ne abbiano parlato i giornali o la televisione. Ma io rimango sconcertato.
Sono settimane che ne sto facendo una malattia. La trovo una sanguinosa offesa
ai danni della residua intelligenza del genere umano. Possibile che siamo già
arrivati a un punto così basso della parabola discendente della nostra
specie da assistere impassibili all'invenzione di un elemento folkloristico inesistente
dovuto a un'errata connessione nelle sinapsi di un imbonitore tra le reminiscenze
dei suoi studi superiori (!) durante i quali sentì nominare una sostanza
(il blu di metilene) che serve a colorare i tessuti da analizzare al microscopio?
Ratti e blatte sono già pronti a prendere il nostro posto sul pianeta.
Altra portata. La realtà supera la fantasia. Per quanto pessimistica potesse
essere la visione di George Orwell nel paventare il Grande Fratello di 1984, egli
non sarebbe mai arrivato a immaginare una bieca vacuità ipnotica e omologante
come il Grande Fratello del 2000. Gli italiani sono evidentemente contenti di
osservare il nulla, rispecchiandovisi. D'altra parte, siamo tutti osservati sin
nei nostri gesti minimalisticamente riprovevoli, come metterci le dita nel naso,
dal gran numero di satelliti che hanno soppiantato l'antica connivenza della luna
con il singolo individuo. I moderni satelliti sono al servizio dei governi e degli
stati. Però, guarda caso, non riescono a individuare qualcuno che si arrampica
sul Duomo di Milano a piazzare un tentativo di bomba. A noi, ci contano ogni giorno
i villi intestinali e se ne scambiano le fotografie tra servizi segreti come fossero
le figurine dei calciatori, poi non riescono a vedere chi fosse uno che "si
sollevava senza autorizzazione dalla crosta terrestre" per andare ad appendere
a una guglia mitteleuropea un gadget natalizio di tritolo. E, con lo stesso criterio
con cui si guardano bene dal mandare a squagliare la neve in Siberia uno come
Gerry Scotti, ci ripropongono la rivomitata favola degli anarchici, dove si scorgono,
per citare Aldo Giovanni e Giacomo, la peperonata di oggi e il caprino di ieri.
Fortunatamente la televisione divora tutto velocemente e dopo il pasto ha più
fame che pria, e della bomba anarchica non se ne parla più, anche perché
non è scoppiata, e dunque spazio alle irritazioni di Berlusconi e alla
respirazione addominale di Arrigo Sacchi, altrimenti avrei dovuto incominciare
a preoccuparmi per la mia libertà e incolumità. Si dà il
caso che io, nel lontano 1996, pubblicai su una rivista culturale (Malvagia,
n. 42, p. 29) una poesia (romantica, lo confesso) intitolata Venticinque d'aprile,
nella quale si possono leggere i versi: "Tu, che sei come una madonnina /
ritrovata mentre ero a Milano, / devi darmi una mano / aiutarmi a salire in cima
/ per deporti sul tetto del duomo". Voi capite che rischio grosso. Non so
se cercarmi un avvocato o fuggire in Patagonia. Potrebbero venire a prendere un
oscuro tranquillo bancario di provincia, trascinarlo in manette fino all'ultimo
piano della questura di Milano, e buttarlo dalla finestra. (Con me avrebbero qualche
difficoltà: peso circa 110 kg.). Nel frattempo Pietro Taricone appare ogni
sera allo show di Costanzo. L'equilibrio della bilancia della giustizia è
salvo. L'immortale poetessa di Lesbo si domandava, con le parole di Afrodite:
"Chi, o Saffo, ti fa ingiustizia?". Oggi la risposta sarebbe presto
detta: gli anarchici, ovviamente, non Gerry Scotti.
Passiamo al dolce. Tra le altre bufale che ci sono state propinate in questa fin
di secolo, specie riguardo a scienze, medicina e biologia, e alle loro connessioni
etiche, oltre alla "mucca pazza" (malattia statisticamente comprovata
a livelli di conclamazione inferiori a quelli delle madonnine marmoree che piangono
sangue) e alla clonazione (che ha prodotto due candidati isomorfi alla presidenza
degli Stati Uniti: invece di ricontare le schede della Florida avrebbero dovuto
controllare a entrambi i cromosomi, per scoprire chi fosse l'originale e chi la
copia), siamo stati recentemente allietati dalla manipolazione genetica degli
alimenti (che, non si sa bene perché, sarebbe mostruosa, mentre, rafforzando
i vegetali, impedisce l'uso in agricoltura dei pesticidi, l'obbrobrio per i quali
andava di moda fino a non molto tempo fa) e dal trapianto di cellule staminali
embrionali (che, non si sa perché, sarebbe immorale, mentre potrebbe curare
malattie irreversibili come il parkinsonismo e il morbo di Alzheimer). E lasciamo
perdere il plutonio impoverito: noialtri nati negli anni degli esperimenti nucleari
senza preservativo, tra i '50 e i '60, abbiamo senz'altro arricchito le nostre
inutilizzabili cellule staminali con uranio, plutonio e altri simpatici isotopi
radioattivi. Quando moriremo di tumore daremo la colpa ai cavolini di Bruxelles.
E dunque, che cosa t'inventa il signor Paluani? Il pandoro "con ingredienti
non manipolati geneticamente". Loro, che clonano panettoni in una catena
di montaggio sulla quale di quando in quando pisciano comprensibilmente astiosi
lavoratori extracomunitari imopagati, si preoccupano di farci mangiare farine
prodotte con grano della stessa purezza di quello coltivato dagli Ittiti, perché
è necessario abituarsi all'idea che il lavoro ritornerà a essere,
fra poco, della stessa purissima qualità di quello praticato dagli Egizi
che costruivano le piramidi.
Ma finalmente capisco il motivo di tutta questa recrudescenza di moralità
e purezza. E la prospettiva è davvero terrificante. Ray Bradbury non ci
aveva pensato, scrivendo Fahrenheit 451. Impedendo il trapianto di cellule
staminali, saranno al sicuro da fronde e resistenze. Una volta bruciati tutti
i libri, il bosco sarà pieno di profughi col morbo di Alzheimer, e nessuno
potrà più imparare a memoria La Repubblica di Platone.
Io, già da adesso, non riesco a ricordare più che giorno è
oggi.
Carlo E. Menga
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