a cura della redazione
“Né capi né
padroni. Comunismo e libertà” è la scritta
murale, in catalano, che campeggia sulla copertina del n. 46
(aprile 1976) di “A”. La scritta “Speciale
Spagna - Ricostituita la C.N.T.” rimanda appunto ai numerosi
articoli e interviste realizzati tutti da Elis Fraccaro, inviato
dalla nostra rivista e dal Comitato Spagna Libertaria.
Riproduciamo qui [di seguito] una sua foto pubblicata su quel
numero e visto che, come la nostra rivista, Elis è ancora
“in circolazione” (è tra gli animatori dell'Ateneo
degli Imperfetti, e delle sue interessanti attività culturali,
in quel di Venezia-Marghera), si potrà verificare che
gli anni indicati nel titolo di questa rubrica... passano per
tutti.
“Chi si loda s'imbroda” recita un antico proverbio,
ma preferiamo correre il rischio di “imbrodarci”
pur di sottolineare la vivacità e multitematicità
di quel dossier e anche la significatività della scelta
di dare tanto spazio alle vicende libertarie in un altro paese.
Un paese decisamente importante, innanzitutto nel cuore dell'antifascismo
italiano, con il pensiero che torna alla mobilitazione anti-golpista
e alla rivoluzione autogestionaria che caratterizzò la
penisola iberica (e la Catalogna in primis) nel 1936-37.
Ma anche una scelta di attualità, perchè la ripresa
dell'anarcosindacalismo iberico, nell'imminenza della morte
del dittatore Francisco Franco, poteva costituire un segnale
forte anche per le esperienze di sindacalismo di base, alternativo
e combattivo che dal 1968 caratterizzavano il panorama sociale
europeo (e non solo). Lo costituì solo in parte, molto
inferiore alle nostre aspettative e al nostro impegno di allora.
Ma questa è un'altra storia, che attiene alle difficoltà
interne (spagnole, per capirci) della ripresa della Cnt (e poi,
dopo varie fratture, delle Cnt), nel comune contesto delle difficoltà
dei settori più combattivi della “classe operaia”
e dei nuovi soggetti sociali emergenti a dire la loro, un po'
dappertutto.
Oltre ai consueti editoriali di attualità (Luciano
Lanza su “congressi e inflazione”, Roberto Ambrosoli
sui telegiornali, ecc.) ci piace ricordare l'inizio, su questo
numero, della collaborazione degli anarchici del “centro
redazionale della provincia di Napoli”, che esordiscono
su “A” con una vivace intervista ai “disoccupati
organizzati”: esplicito il titolo “cercano di fotterci,
ma noi...”
E sempre attinente alle lotte nel mondo del lavoro è
lo scritto di Angelo Gaccione, anarchico di Acri (Cosenza) trapiantato
a Milano, che riferisce delle lotte die lavoratori all'Hotel
Cavalieri, nel centro di Milano. “C'è un nuovo
cameriere: il sindacato” è il titolo. Angelo, che
di quelle lotte era uno degli animatori, l'abbiamo ritrovato
sullo scorso numero di “A” (febbraio 2013, appunto...
37 anni dopo) con un suo bel racconto per bambini (e non solo).
Sarà una piccola soddisfazione, ma fa piacere ritrovare
dentro la nostra rivista, qualche decennio dopo – durante
i quali sono trascorse intere vite; chi ne aveva allora 25,
per capirci, oggi ha 62 anni), anche numerose firme di allora.
Il pentitismo e la ritirata nel privato, pur così diffusi,
da queste parti pare si siano visti meno.
“Quindici anni dopo la revolucion cubana. Ma il socialismo
dov'è?” è il titolo del (come sermpre) acuto
intervento di S. Parane,pseudonimo dell'anarchico cileno Luis
Mercer Vega, allora residente in Francia e una delle penne più
vivaci della nostra rivista. Da lì a poco metterà
fine alla proprialunga e internazionale esistenza, suicidandosi.
Avremo modo di riparlarne in una delle prossime puntate di questa
rubrica. Oggi, a 52 anni da quegli eventi caraibici, su queste
pagine ritrovate degli scritti (e delle foto) per meglio conoscere
la situazione cubana.
L'ultima citazione è per la terza di copertina, con la
foto di una giovane donna in piazza e la seguente scritta, eternamente
valida: “Non c'è proprio bisogno che le donne tengano
sempre la bocca chiusa e la vagina aperta.” Emma Goldman
(1869 - 1940)
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