donne
Variazioni del/sul genere
di Samuele Grassi / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti
Per Goldman, Chiesa e Stato hanno istituzionalizzato
genere, sessualità e potere come forme di dominio.
L'autore di “Anarchismo queer” fornisce alcuni elementi di riflessione.
Ebrea di origine russa, Goldman
era scappata da un padre autoritario che la voleva moglie e
madre, prima che donna. All'interno dei circoli anarchici di
fine Ottocento-inizi Novecento, in cui si pianificavano i primi
attentati a figure chiave del potere, Goldman intravedeva possibilità
di delegittimare concetti, linguaggi e strutture del potere
e la loro inseparabilità dall'ordine patriarcale. Nell'anarchismo
scopriva “la filosofia di un nuovo ordine sociale, fondato
sulla libertà non limitata da leggi fatte dagli uomini;
la teoria secondo cui tutte le forme di governo si basano sulla
violenza, e pertanto sono sbagliate e dannose, oltre che inutili”
(1910; trad. it. 2009: 31).
Goldman credeva in un duplice ostacolo a una piena emancipazione.
Esistevano due ordini di tiranni, i “tiranni esteriori”
delle strutture patriarcali come lo Stato e la Chiesa, e i “tiranni
interiori”, che in maniera non dissimile da quanto sosteneva
anche Mary Wollstonecraft erano il vero impedimento per le donne,
ad esempio l'idea del suffragio come primo passo verso l'emancipazione
(1910; trad. it. 2009; v. Bettini 1999). Per liberarsi dai tiranni
interiori le donne dovevano prima liberare il loro istinto –
un concetto piuttosto generico e astratto, ma al quale faceva
chiaramente riferimento mentre predicava l'amore libero, adattato
dagli scritti dei sessuologi della fine dell'Ottocento, dai
concetti di impulso in Havelock Ellis e di pulsione in Freud
(Haaland 1993: 123). Durante un viaggio in Europa nel 1895,
Goldman aveva scoperto i testi di Ellis, Edward Carpenter e
Richard Krafft-Ebing, e in una celebre lettera all'amico sessuologo
Magnus Hirschfeld aveva sostenuto l'omosessualità, principalmente
come risposta al processo contro Oscar Wilde (1895). La liberazione
dell'istinto si scontrava, nel sociale, con la visione di una
sessualità normativa codificata dal matrimonio, un regime
di controllo dei corpi delle donne. La monogamia era “il
risultato dell'addomesticamento e del possesso della donna”,
la causa del “monopolio sessuale” e della gelosia.
La gelosia, “effetto artificiale di una causa artificiale”,
rimaneva una predisposizione affettiva carica del sessismo con
cui il patriarcato proibiva l'idea di sessualità libere
da vincoli. Genere, sessualità e potere, per Goldman,
erano stati istituzionalizzati in base a una logica gerarchica
costituiva dell'impalcatura di Chiesa e Stato, che consideravano
queste forme di dominio sull'altro come presupposti di un'etica
“del giusto vivere e agire” (1910; trad. it. 2009:
120, 121, 123).
Non sempre Goldman era in grado di mettere in pratica nel privato
l'ideale di una sessualità fluida alla base dell'amore
libero ma non è trascurabile che questo scarto, in effetti,
la spingesse a rimettere in discussione continuamente il suo
impegno politico e le sue passioni private: Goldman è
stata la prima rappresentante di un discorso aperto sulla sessualità
libera, tuttavia credeva fermamente nell'amore come unione di
due anime (Buhle, cit. in Borghi 2002a: 8)1,
e in questo si ispirava ancora a Wollstonecraft. Come precisa
Lori Jo Marso riflettendo su questa cruciale, ma, almeno all'apparenza,
incongrua componente del femminismo anarchico di Goldman, la
sua è stata una vita di espressione sessuale libera e
aperta, di impegno nell'azione diretta delle campagne per il
controllo delle nascite, la libertà di parola e la legittimità
di pratiche sessuali anticonvenzionali. Allo stesso tempo, Goldman
non rifiuta né condanna l'amore romantico; mette al centro
della vita e della politica le connessioni intime con gli altri;
e propone che la base per l'emancipazione delle donne abbia
inizio dall'espressione libera e totale di quello che chiama
“istinto femminile” (2007: 72).
|
Emma
Goldman nel 1917 |
A favore delle svariate sfumature di genere
Discutendo il rapporto di Goldman con l'etero- e l'omosessualità,
Bonnie Haaland (1993: 146) si interroga sullo scontro, nei primi
del Novecento, tra il femminismo pro-sesso (di Alice Echols,
Anita van Herk) e la liberazione dell'istinto, e i movimenti
per il suffragio e la purezza sociale, le cui sostenitrici concepivano
il sesso solo in termini di sfruttamento e abuso maschili. Goldman,
scrive Haaland, non dimostra mai una disposizione apertamente
ostile nei confronti dell'eterosessualità; anzi, proprio
negli scritti in cui si riferisce al movimento per il suffragio
e la desessualizzazione sembra rifiutare l'esistenza di possibilità
alternative all'assenza di sesso e/o all'eterosessualità,
come avveniva nei racconti dei suoi contatti con le anarchiche
Almeda Sperry e Louise Michel. Per i sessuologi che influenzarono
Goldman l'omosessualità maschile era una questione di
natura, il lesbismo una scelta. Nelle teorie di Ellis e Kraftt-Ebing,
“l'omosessualità femminile è relativa e
condizionata – relativa a e condizionata dalla qualità
delle relazioni che le donne hanno con gli uomini” (Haaland
1993: 163). Nella corrispondenza con l'attivista socialista
Kate O'Hare, conosciuta in prigione, continua Haaland, Goldman
non approfondì mai il loro legame, diversamente da O'Hare;
ed è solo quando Hirschfeld le dette la possibilità
di difendere Michel in un saggio pubblicato per la sua rivista
che Goldman intervenne apertamente in favore delle “svariate
sfumature e varianti del genere” (1993: 168). Di recente,
alcune teorie che incrociano postanarchismo e sessualità
hanno rilevato l'inevitabilità di un dialogo con l'eterosessualità,
nelle sue espressioni non-normative e non-normativizzate, per
una politica anti-autoritaria che attraversi la sessualità.
Per Jamie Heckert (2004), ad esempio, considerare l'eterosessualità
a-politica fa perdere di vista il vero problema, cioè
le gerarchie prodotte dall'istituzionalizzazione dell'orientamento
sessuale come categoria con cui, almeno dalla fine dell'Ottocento,
si considera la verità del sesso, che è anche
la verità del corpo.
Le variazioni del e sul genere in Goldman potevano essere lette,
in effetti, dal punto di vista di una “androginia intellettuale”
rintracciabile anche nell'appello di Wollstonecraft alla maschilizzazione
delle donne in uno dei passi più interessanti di A
Vindication of the Rights of Woman [Rivendicazione dei diritti
della donna] (1792): “se è contro l'imitazione
delle virtù maschili, o più propriamente, il raggiungimento
di quelle capacità e virtù il cui esercizio nobilita
il carattere e innalza le femmine nella scala degli esseri animali,
quando le si include entro il termine comune di umanità,
credo che tutti coloro che le osservano con occhio filosofico
si augurino con me che esse diventino sempre più mascoline”
(1792; trad. it. 2008: 29).
Wollstonecraft continua qui una discussione precedente, nella
quale ha discusso abitudini e comportamenti non contenibili
negli stereotipi di femminilità 'sensibile' in base ai
quali alcune donne sono tagliate fuori dalla società
per il loro aspetto, come quando aggiunge che “se una
donna di intelletto tenta di dare un'inclinazione più
razionale alla conversazione, la fonte comune di consolazione
è che questa donna difficilmente troverà marito”
(1792; trad. it. 2008: 123). Appropriandosi di questi stereotipi
e ribaltandone gli esiti, il suo obiettivo non è sostituire
il potere femminile a quello maschile, poiché questo
comporterebbe solo un temporaneo spostamento di confini, ma
lavorare in un'ottica di ri-significazione del genere. Un'ottica
che attraversi il maschile e il femminile verso articolazioni
mobili, fluide, antitetiche al potere repressivo della società
e della cultura messa sotto accusa attraverso la sua disamina
del sistema educativo.
In uno dei primi tentativi di leggere i riferimenti al lesbismo
in alcune lettere di Goldman, Alice Wrexler (1984) pone le “variazioni
sessuali” al centro del rapporto di Goldman con Margaret
Anderson, fondatrice della celebre rivista letteraria The
Little Review (cit. in Borghi 2002b: 6)2.
Goldman e Anderson riconoscono l'esistenza di percorsi intermedi
liberi dalle convenzioni sociali e biologiche disponibili, in
base alle quali alle lesbiche si sono attribuite le categorie
del “terzo sesso, [della] mutante, [della] deviata, [della]
invertita”, per aprire possibilità imprevedibili
di ricostruzione dei termini e dei confini dell'umano: un processo
interiore ma anche relazionale in cui il genere diventa “solo
un'altra maschera da togliersi per ottenere quel vuoto del sé
in grado di attrarre una nuova coscienza dalle ampie vedute”
(Borghi 2004: 11-12). Si tratta di un processo complesso di
sottrazione, all'interno del quale l'io è materiale plasmabile
in continua rivoluzione; ciò diventa il presupposto teorico-politico
di quel femminismo che incontra la politica anti-autoritaria,
sviluppando realizzazioni e rappresentazioni altrettanto complesse
della differenza di genere.
|
Goldman e Berkman nel 1917, dall'United States National Archive. Accusati di cospirazione, entrambi sono stati condannati a due anni di carcere. Nella foto: Goldman e Berkman durante il processo |
Amore e sessualità: rinegoziazione di termini
[...] Anziché esprimermi in direzione di un confronto
programmatico tra le due importanti tattiche di decostruzione
del sesso/genere riassunte in questo paragrafo, ho scelto di
proseguire il discorso sulla sessualità e l'amore evidenziando
il modo in cui sia Wollstonecraft che Goldman hanno rinegoziato
i due termini, operandone i limiti all'interno di uno spazio
in cui i loro significati si espandono, talvolta confondendosi.
Abbattere il sessismo è faticoso. Se si sceglie di abitare
un solo genere è probabile che si riveli un compito irreparabilmente
destinato a una chiusura. Il costo umano di questo progetto
è una pratica costante del “dis-imparare”
(Jeppesen, in Heckert and Cleminson 2010) che riconosce in ciò
che non appartiene al sé il prerequisito della sua costituzione,
e cioè di un vuoto instabile, effimero, fatto di possibilità
e articolazioni molteplici, incroci, di successi ma ancor più
di (un certo tipo di) fallimenti. Partire dalle interconnessioni
di sesso, genere e potere può dare un senso alla discussione
di etiche della responsabilità agli incroci tra postanarchismo
e queer.
Samuele Grassi
Il testo è composto da stralci estratti dal libro
“Anarchismo queer un'introduzione” (ETS Edizioni,
Pisa 2013 pp. 201, € 18,00). Altri estratti sono stati
da noi pubblicati in “A”
382 (Estate 2013); inoltre, il volume è stato recensito
da Claudia Piccinelli
in “A” 385 (dicembre 2013-gennaio 2014).
Note
- La citazione originale è contenuta nel volume di
Mari Jo Buhle, Women and American Socialism, 1870-1920
(1983), a pagina 260.
- Anderson, infatti, sceglierà di darsi all'arte anziché
alla politica dopo l'incontro con Jane Heap che segna la crisi
delle affinità teoriche, politiche e sentimentali tra
le due (v. Borghi 2002a; 2002b).
|