Rivista Anarchica Online






Hacklab, Hackespace, Hackermeeting, ecc.
(Che cosa sono? Quali differenze?)

Che cos'è un hacklab? Perché è diverso da un hackespace?
Un hack-lab è un laboratorio dove si riuniscono gli hacker. In Italia e in molti altri paesi, gli hacklab sono autogestiti, non hanno un consiglio d'amministrazione, non ricevono finanziamenti da aziende private né da istituzioni pubbliche e, spesso, sono ospitati in spazi occupati.

Si gioca e si sta insieme

Dal punto di vista delle attività svolte, le differenze con gli hackerspace possono essere minime o nulle. Wikipedia, in molte versioni, considera questi termini sinonimi. Dopotutto, in un hacklab gli hacker solitamente ammassano computer e oggetti digitali di ogni tipo, ma anche macchine non digitali (dalla radio al frullatore), che vengono smontate, riparate, modificate, ricombinate fra loro. In un hacklab, magari in network tra loro, si svolgono progetti artistici, corsi di formazione di vario livello, esperimenti «scientifici»; ci si confronta, si litiga, si impara; si organizzano feste e altri momenti conviviali. Si condividono i propri progetti, spesso riguardanti lo sviluppo di software e hardware libero; si gioca e si sta insieme.
Tutto questo si può fare anche in un hackerspace, con una differenza fondamentale: nessuno chiede il permesso a un'istituzione pubblica o privata per creare un hacklab, mentre un hackerspace è spesso sovvenzionato da strutture istituzionali. Ciò non significa che un hacklab debba per forza costituirsi in maniera illegale. Ci può essere un'associazione o un'altra forma collettiva, legalmente riconosciuta; gli spazi possono essere affittati, in comodato e così via. Però l'approvazione legale non è un tratto distintivo degli hacklab, perché non si tratta di progetti esclusivamente legati all'uso della tecnologia.
Gli hacklab sono nati negli anni Novanta, più o meno in contemporanea all'avvento del Web. Si distinguono dagli hackerspace per l'attitudine politica con cui svolgono attività di hacking. Si posizionano nello spazio pubblico in maniera dissonante rispetto alla narrazione del «libero mercato capitalista»; non di rado, pongono in maniera esplicita dei vincoli identitari di (non)appartenenza, quali l'antirazzismo, l'antisessismo, l'antifascismo, l'antiautoritarismo.
Ciò si contrappone in maniera esplicita al paradigma dell'Open inteso come «Apertura a chiunque», e in particolare al «libero mercato». In questo senso, la distinzione fra hacklab e hackerspace ripropone la differenza fra Open Source e Free Software. Si potrebbe dire che come l'Open Source corrisponde all'apertura al libero mercato del progetto politico del Free Software, in un certo senso anche gli hackerspace si propongono come normalizzazione istituzionalizzata, e possibilmente produttiva, degli hacklab.

Un raduno completamente autogestito

Gli incontri fra hacker sono una consuetudine ormai da decenni.
In Italia si svolge annualmente, dal 1998, un raduno (inter)nazionale di hacker che spesso provengono dagli hacklab: è l'Hackmeeting. Si svolge in spazi occupati, a volte per l'occasione, in maniera itinerante lungo la penisola. A volte in altre paesi, ed è allora chiamato Trans-hackmeeting. Un raduno completamente autogestito, nel quale non esistono organizzatori, fruitori o spettatori, ma solo partecipanti. Un raduno per chi si appassiona di hacking nel senso più ampio del termine. Non c'è bisogno di sapere scrivere codice o autocostruire antenne, non c'è bisogno nemmeno di essere esperti di computer, perché l'hacking è un'attitudine, è sociale, tecnica, politica, artistica, culturale... significa metterci sopra le mani, smanettare, cambiare, insieme. Hackmeeting è un esempio, ci sono altre ricorrenze affini in giro per l'Europa e non solo.
Anche gli hackaton sono raduni di hacker di vario genere (persino culinari!). Il termine è una contrazione di hacker + marathon, una maratona per hacker. Fin dal nome richiama quindi uno sforzo competitivo. Vengono chiamati anche hackday o hackfest. Con una proporzione per semplificare, possiamo dire che un hackaton sta a un hackmeeting come un hackerspace sta a un hacklab. Infatti gli hackaton sono nati alla fine degli anni Novanta per iniziativa di società di sviluppo software o associazioni che desideravano coinvolgere programmatori ed altri esperti informatici nei loro progetti.
A differenza di un hackmeeting, in cui i partecipanti decidono quali argomenti discutere e come condividerli con gli altri, con tutte le difficoltà organizzative del caso, un hackaton prevede di solito un programma preciso e stabilisce finalità chiare, ad esempio la messa a punto di un'interfaccia grafica per un certo software, la soluzione a un certo problema tecnico, il miglioramento di una piattaforma. Il contesto degli hackaton è solitamente istituzionale o esplicitamente commerciale, come nel caso degli hackaton che prevedono premi in denaro per i vincitori di gare predisposte dagli organizzatori. A volte gli hackaton vengono utilizzati dalle aziende per selezionare i coder migliori, ovvero quelli che rispondono meglio alle esigenze espresse dalla società, non necessariamente legate alla qualità del software.
La conclusione di un hackmeeting coincide solitamente con un'assemblea plenaria nella quale i partecipanti si confrontano e valutano i giorni trascorsi insieme. La discussione prosegue poi durante l'anno su mailing list dedicate e in altre occasioni d'incontro. Si tratta quindi di eventi creati da un insieme di comunità e individui che si definiscono per le loro pratiche.
Invece alla conclusione di un hackaton i partecipanti, che sono di regola in competizione fra loro (a gruppi/squadre o singolarmente), espongono i risultati ottenuti nei giorni di lavoro. Spesso la valutazione è affidata a una giuria che premia i più meritevoli. Nel caso di eventi con montepremi in denaro, i componenti della giuria sono le società che promuovono l'evento o gli sponsor. Negli hackaton in stile BarCamp (I BarCamp sono nati come risposta ai Foo Camp organizzati dall'editore Tim O'Reilly noto anarco-capitalista) i partecipanti presentano delle non-conferenze sui temi più vari, solitamente i giurati sono altri partecipanti all'evento.

Hacking come attitudine

Esistono quindi molte possibili formule che si accavallano fra loro, in continua evoluzione. Non è agevole né auspicabile tracciare confini netti fra diverse tipologie di raduni hacker, sarebbe come voler individuare dei «veri» hacker e stabilire livelli di purezza, quando invece l'hacking è un'attitudine, non un'essenza. Una modalità in evoluzione e non una sostanza fissa. Possiamo però senz'altro evidenziare alcune differenze che ci aiutano a orientarci. L'aspetto competitivo, l'organizzazione separata dai partecipanti, l'assenza di un chiaro quadro politico e la presenza di elementi di gamificazione caratterizzano in maniera chiara gli hackaton. Anche quando sono dedicati a cause di interesse sociale, gli hackaton si configurano come eventi tipici della società della Prestazione, in cui si misurano le attività, si quantificano, e si restituisce ai partecipanti una valutazione per gratificarli. Non di rado sono esplicitamente situazioni di sfruttamento delle capacità dei coder/esperti, chiamati a partecipare e a impegnarsi «gratuitamente» per un obiettivo.
Vi sono anche raduni esplicitamente politicizzati in senso libertariano e anarco-capitalista, orientati alla costruzione di piattaforme e app che mirano a riconfigurare le interazioni fra umani e non umani, i rapporti interpersonali e la società tutta nel senso della privatizzazione, dell'estrazione di profitto e in un ultima analisi del dominio.
D'altra parte gli hackmeeting o eventi analoghi non si svolgono in mondi separati, in società ideali. Molti dei partecipanti circolano anche in altri raduni non autogestiti, la contaminazione è un elemento sempre presente. Perciò, come gli hackaton possono essere influenzati dall'attitudine politica degli hacklab, così gli hackmeeting possono essere in varia misura «infiltrati» da tematiche e pratiche commerciali, per esempio attraverso il merchandising; ma anche da atteggiamenti fortemente competitivi, di chiusura e non ascolto nei confronti dei meno tecnici (o dei troppo tecnici: anche l'eccessiva semplificazione è un problema), e così via.
Insomma gli hacklab e gli hackmeeting non sono certo utopie realizzate (per fortuna!), ma solo Zone Temporaneamente Autonome, TAZ. Rimane però un fondo di convivialità, un desiderio di condivisione per il gusto di farlo, di organizzarsi in maniera autonoma. Attitudini non riducibili a formule prestabilite, fragili perché sempre da rinegoziare e riconfermare (oltre che sottoposte al controllo e alla repressione poliziesca), solide perché capaci di costruirsi come comunità d'elezione, luoghi di affinità.

Ippolita
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Immagine di lewistse/Depositphotos.com