Rivista Anarchica Online



Calabria/ La denuncia di Save the Children

“Il 29% dei piccoli calabresi vive in condizioni di disagio e uno su quattro vive in famiglie costrette a ridurre la spesa alimentare. Il 29% di bambini è costretto all'indigenza. In Calabria 768 famiglie sono sotto sfratto e quasi 104 mila sono i minori che vivono in povertà assoluta. L'88,7% di famiglie calabresi è stata costretta a ridimensionare la spesa anche di generi alimentari.
In Calabria appena otto bambini su 100 giocano liberi in strada. Anche il livello di istruzione scolastica è sconvolgente ed inizia già dalla prima infanzia: nell'anno scolastico 2012/2013, infatti, appena il 2,1% dei bambini tra 0 e 2 anni hanno frequentato i nidi pubblici e convenzionati (a fronte del 13,5 % nazionale) e la situazione peggiora con aumentare dell'età, il 16,4% dei giovani interrompe il percorso scolastico fermandosi al diploma della scuola secondaria e, per quanto riguarda i servizi solo il 20% delle scuole primarie offre il tempo pieno.
Quasi il 70% dei bambini calabresi, inoltre, non ha mai letto un libro, né è mai stato in un museo, l'83,2% non è mai andato a teatro, il 39,9% mai al cinema, l'84% mai stato a un concerto, l'87,9% non ha mai visitato un sito archeologico”.
Questi sono solo alcuni dei dati drammatici che emergono dalla lettura dell'ultimo Atlante dell'infanzia di Save the Children.
Leonardo Sciascia, che il Sud d'Italia lo conosceva bene, nel suo saggio su Goethe e Manzoni (contenuto in Cruciverba, pubblicato da Giulio Einaudi Editore nel 1983 e ripubblicato dalla casa editrice Adelphi nel 1998) rivisita i Promessi Sposi abbandonando la lettura provvidenzialistica che abbiamo studiato a scuola a favore di una lettura molto pragmatica, fondata sugli interessi più che sui sentimenti o sulle ideologie.
In un testo ormai introvabile: “Il Sistema di don Abbondio” del critico letterario Angelandrea Zottoli, stampato nel 1933 e pubblicato da Laterza, Sciascia affermò a proposito dei Promessi Sposi:
A scuola, il libro si riduceva a una specie di scacchiera su cui figure che non arrivavano ad essere personaggi venivano mosse da invisibili mani dal buio alla luce, dalla sventura alla salvezza. Le mani della Grazia, le mani della Provvidenza. (...) Protagonista del libro è la Provvidenza” assicuravano commentatori e professori.
Io invece il libro l'avevo letto, prima, con la convinzione che protagonista ne fosse Don Abbondio, personaggio perfettamente refrattario alla Grazia e che dalla Provvidenza si considerava creditore; né c'è stato, da allora ad oggi, commentatore o professore che sia riuscito a farmela mutare”.
E in una famosa intervista di più di trenta anni fa, lo scrittore di Racalmuto affermava: “Lo Stato è per me la Costituzione e la Costituzione non esiste più”. Quella di Sciascia appare, ancora oggi, un'indagine lucidissima sulla società italiana, e sul Sud in particolare, popolato da gattopardi, congreghe, massonerie, associazioni, consorterie, mafie ecc.
Molti dei politici calabresi che hanno contribuito e contribuiscono quotidianamente, con grande impegno, all'affanno di una regione che ormai è l'ultima in quasi tutte le graduatorie, somigliano molto a Don Abbondio. A volte vili, bugiardi, comici, arroganti, intenti solo a preservare i loro vitalizi, si considerano gli unici vincitori tra un popolo di vinti, la metà del quale sopravvive nella più assoluta povertà e che ormai rinuncia persino alle cure mediche o alla ricerca di un lavoro.
La sanità in Calabria è al tracollo, i giovani plurilaureati emigrano a Londra, Berlino, Dublino per lavorare nei bar, le università sono in crisi, l'ambiente è avvelenato, l'illegalità divora gli enti ma i regnanti, i tanti Don Abbondio, sono lì da decenni, in pancia e cravatta, sempre gli stessi, vittoriosi e trionfanti su tutto e tutti. Prima sui Don Rodrigo, poi sui tanti Renzo e Lucia costretti a lasciare il loro paese e adesso, anche sui bambini.

Angelo Pagliaro
Paola (Cs)
angelopagliaro@hotmail.com



Violenza contro le donne/ Tutto questo dispiace anche a noi

Ci dispiace Marco, se ieri sera, sulla strada, avvertendo la tua presenza a pochi metri da noi, abbiamo accelerato il passo e abbiamo telefonato alla nostra coinquilina chiedendole di aprire il portone, per evitare di trascorrere molto tempo sull'uscio: ma capisci, proprio (anche) per strada ci hanno fischiato, hanno cercato di attirare la nostra attenzione con termini offensivi ed espressioni umilianti, ci hanno inseguite, hanno fatto tremare le nostre gambe al ritmo del loro passo sempre più vicino al nostro.
Ci dispiace Alessandro, se vedendo solo te nel vagone, abbiamo proseguito verso quelli successivi e ci dispiace Paolo, se scorgendo la tua sagoma scendere verso il sottopasso che avremmo dovuto attraversare anche noi, abbiamo preferito imboccare la strada più lunga: ma sai, è accaduto anche lì, è accaduto anche così.
Ci dispiace Francesco, se sull'autobus il tuo sguardo ci è pesato così tanto da scendere ad una fermata che non era la nostra: ma sapessi quante volte siamo state accusate di non aver evitato, di non aver previsto, di non aver prevenuto.
Ci dispiace Emanuele, se quando ci hai chiesto l'ultimo appuntamento non ci siamo presentate o se lo abbiamo fatto, eravamo più agitate di quanto lo fossimo al primo: comprendi, tante sono le donne che da quell'incontro non sono tornate.
Ci dispiace Giovanni, se quando abbiamo accettato di avere un colloquio con te, per quel posto di lavoro domiciliare, abbiamo chiesto alla nostra amica di accompagnarci: lo saprai, una donna non si sente sicura mai.
Ci dispiace Massimo, se non ci siamo prestate per scatti fotografici neanche con te, neanche per ricordare quel bacio o per riguardarci in quelle pose assunte per scherzo o per sentirci sensuali: ti risulterà che abbiamo visto le nostre foto, la nostra intimità, i nostri corpi, dati in pasto sui social a uomini frustrati, come la carcassa di un animale lanciata ad un branco di leoni affamati.
Ci dispiace Stefano, se non abbiamo accettato il tuo soccorso, il tuo aiuto, se neanche la divisa che indossavi è bastata per rassicurarci nei tuoi confronti: a qualcuno, vestito nel tuo stesso modo, invece, non è dispiaciuto affatto approfittare, usare, abusare.
Ci dispiace sacerdoti e vescovi e diaconi, se vi dedichiamo qualche sfogo: non è bello sapere di essere state la costola di Adamo, e in alcuni casi si tratta di esserlo ancora.
Ci dispiace papà, se a volte abbiamo cambiato prospettiva e ti abbiamo guardato con gli occhi di donna e non con quelli di figlia chiedendoci se anche noi, al posto di nostra madre, ti avremmo sposato: è contro natura, ce ne rendiamo conto, ma una donna impara presto a mettere tutto e tutti in discussione.
Ci dispiace amore mio, se davanti alle continue, tragiche vicende che raccontano di Donne uccise in tutti i modi in cui la morte può essere inflitta, abbiamo rivolto lo sguardo verso te che magari preparavi la cena o mettevi a letto nostra figlia o ti arrabbiavi quanto noi, e ti abbiamo fissato pensando: che non accada mai a me, che lui non sia così, che non sia diverso dall'uomo che amo e che credo sia il più rispettoso tra tutti.
Ci dispiace Matteo, Gabriele e Roberto, e ci dispiace Fabio, Loris e Michele, se durante le nostre manifestazioni, le nostre marce, le nostre proteste, vi siete sentiti presi di mira come colpevoli, responsabili delle sofferenze e della morte che tante, troppe Donne hanno incontrato: sappiamo che, sia noi e sia voi, siamo vittime di questa cultura maschilista e misogina e patriarcale, sappiamo che sia noi e sia voi siamo vittime di questa società che ci vuole rendere diffidenti e indifferenti.
Tutto questo dispiace anche a noi: dover essere sempre sulla difensiva in un mondo che non ci difende; esserlo anche davanti a voi che non ci avreste fatto del male, anche davanti a voi che non ce ne avete fatto e anche davanti a voi che mai ce ne farete. Ma comprendeteci: la paura è preferibile alla morte ed è preferibile anche all'accusa di non aver temuto abbastanza. Lo sarebbe anche per voi, se foste donne. Donne, in un mondo che sembra esser fatto per gli uomini.

Deborah Biasco
Lecce



Movimento anarchico/ Cooperazione non competizione

Al convegno di Reggio Emilia dell'1 e il 2 dicembre scorsi su “gli anarchici e la rivoluzione russa” Pietro Adamo, alla fine della sua relazione riguardante l'interessantissimo confronto epistolare tra Emma Goldman e Alexander Berkman sul dopo rivoluzione, sottolineando come da sempre tra gli anarchici c'è una pluralità di pensieri e di proposte per come autogestire una società emancipata e libera, ha detto che si metteranno in campo comparativamente esperienze e modelli differenti. Purtroppo ha caratterizzato questo auspicabile confronto dicendo che i diversi esperimenti saranno “in competizione” tra loro.
Mentre ritengo fondamentale che le diverse visioni si misurino cercando di trovare nell'esperienza la giustezza o meno delle ipotesi su cui si fondano, non condivido affatto l'impostazione “concorrenziale”.
Ciò che non mi convince è la dimensione competitiva, cioè della gara, che in quanto tale spinge a definire vincitori e perdenti e a stabilire una gerarchia di risultati. È un'impostazione tipica del mercato capitalista, come quello che ora stiamo cercando di contrastare perché comporta morti e feriti, annessioni e annullamenti, accumuli oltre misura e impoverimenti annichilenti.
Personalmente sono invece convinto che il confronto fra ipotesi e visioni differenti che cercano di realizzare la libertà sociale ed economica, debba avvenire su basi di comparazione e scambio in una prospettiva di reciprocità. La riuscita o meno di un'esperienza dovrebbe servire come stimolo alla comprensione e alla ricerca di ciò che funziona meglio e di ciò che non funziona. Provare e sperimentare scambiandosi dati e risultati delle differenti esperienze, in modo che alla fine tutti riescano a comprendere cosa è meglio e aggrada di più, nel rispetto delle reciproche differenze e mettendosi in condizione di scegliere con grande consapevolezza.
A mio modesto parere è questo uno spirito autenticamente anarchico e libertario, che induce a immergersi creativamente nell'esperienza e ad ampliare le conoscenze. Quello competitivo, della gara per la vittoria e della facile esaltazione della rivalità, spinge invece a cimentarsi l'un contro l'altro. In una società altra, emancipata dallo spirito della competizione capitalistica, si dovrebbe esercitare e praticare la voglia di cooperazione, di autocorrezione, di miglioramento attraverso il confronto, rinunciando alla ricerca e alla voglia della vittoria, perché questa, invece di portare a collaborare, induce a scontrarsi.

Andrea Papi
www.libertandreapapi.it



Atleti antifascisti/ Un errata corrige

Cara redazione,
nel numero 410 (ottobre 2016) della rivista, nell'articolo “Atleti fascisti? No, grazie” di Sergio Giuntini credo ci sia un errore nella data di nascita di Antonio Vincenzo Gigante che viene riportata come 5 gennaio 1901, ma dai documenti di Gigante risulta che sia nato il 5 febbraio 1901.
Allego la foto della scheda di Gigante. Abbracci e affettuosi saluti.

Laura Rapone
Serra Sant'Abbondio (Pu)

Nelle nostre frequenti incursioni in campo sportivo, particolarmente interessante ci è parsa questa di un anno e mezzo fa, operata da Sergio Giuntini. Il Gigante di cui si parla fu uno sportivo, che per la propria militanza comunista (ma era nella corrente di Tresso, Leonetti ed altri trotzkysti e per questo fu visto con sospetto dall'apparato comunista) ebbe a soffrire numerosi anni tra carcere e confino. Sconfinato nel luglio 1943, mentre combatteva nella resistenza slovena, venne rinchiuso, torturato e ucciso nella Risiera di San Saba, a Trieste. Contrariamente a Tresso, ucciso da agenti staliniani in Francia, dopo che lo liberarono dal carcere nazi-fascista per poi eliminarlo, facendone scomparire la salma.




I nostri fondi neri

Sottoscrizioni. Angelo Pagliaro (Paola – Cs) 10,00; Ivano G. (Ancona) 70,00; Carmine Mancuso (Bianchi – Cs) 5,00; Roberto Di Giovannantonio (Roseto degli Abruzzi – Te) 20,00; Rinaldo Manganelli (Villafranca in Lunigiana – Ms) 20,00; Angelo Roveda (Milano) 20,00; Daniele De Paoli (Novate Milanese – Mi) “sostegno anarchico”, 50,00; Rino Quartieri (Zorlesco – Lo) 50,00; Gavino Puggioni (Como) 20,00; Simone Gatti (Borgo Val di Taro – Pr) 10,00; Luigi Vitiello (Firenze), 60,00; Nicola Piemontese (Monte Sant'Angelo – Fg) 40,00; Claudio Cormio (Milano) 100,00; Filippo Nizzoli (San Secondo Parmense – Pr) 10,00; Elide Cilliano (Alghero – Ss) 5,00; Franco Schirone (Milano) 100,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Amelia Pastorello e Alfonso Failla, 500,00; Giorgio Nanni (Lodi) 10,00; Sandro Remoto (Alpignano – To) 10,00; Benedetto Valdesalici (Villa Minozzo – Re) 10,00; Angelo Zanni (Sovere - Bg) 30,00; Claudio Albertani (Città del Messico – Messico) 50,00; Milena Soldati (Clermont-Ferrand – Francia) ricordando Paolo, 300,00; Claudio Neri e Gabriella Gianfelici (Arezzo) 10,00; Augusto Piccinini (Ravenna) 10,00; Luca Vitone (Milano) 100,00. Totale € 1.560,00.

Ricordiamo che tra le sottoscrizioni registriamo anche le quote eccedenti il normale costo dell'abbonamento. Per esempio, chi ci manda € 50,00 per un abbonamento normale in Italia (che costa € 40,00) vede registrata tra le sottoscrizioni la somma di € 10,00.

Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti specificato, si tratta dell'importo di cento euro). Marco Galliari (Milano); Gian Paolo Zonzini (Borgo Maggiore – Repubblica di San Marino); Marco Pavani (Ronco di Gussago – Bs); Nicola Farina (Lugo – Ra); Claudio Stocco (Saonara – Pd); Mariella e Massimo (Milano); Selva e Davide (Lugano – Svizzera); Michele Piccolrovazzi (Rovereto – Tn); Mario Sughi (Dublino – Irlanda); Antonella Trifoglio (Alassio – Sv); Battista Saiu (Biella); Luigi Natali (Donnas – Ao); Lorenzo Guadagnucci (Firenze); Marcella De Negri (Milano); Fabio Palombo (Chieti); Fabrizio Tognetti (Larderello – Pi); Arnaldo Androni (Vigolo Marchese – Pv); Andrea Anfosso (Bordighera – Im); Rodolfo Altobelli (Canale Monterano – Rm); Luciana Castorani (Magagnino – Cr) 500,00; Gianni Forlano e Marisa Giazzi (Milano) ricordando Errico Malatesta; Marco Galliari (Milano) un abbraccio, 200,00; Enrico Massetti (Washington, D.C., Usa); Aimone Fornaciari (Nattari – Finlandia); Giacomo Dara (Certaldo – Fi); Valerio Gandolfi (Genova); Loredana Zorzan (Porto Garibaldi – Ferrara); Tomaso Panattoni (Coventry – Regno Unito) 150,00; Silvio Gori (Bergamo) ricordando Egisto, Marina e Minos Gori, 150,00. Totale € 3.400,00.